Film > Altro - Disney/animazione
Segui la storia  |       
Autore: The Wretched And Divine    26/08/2014    1 recensioni
[Disney/Dreamworks]
'E vissero per sempre felici e contenti.'
E' la frase alla fine di ogni storia. E se invece non vivessero felici e contenti?
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Glass Slipper
 

Era una bella giornata di mezza estate; i raggi di sole trapelavano dalle finestre creando un magnifico gioco di luci sul pavimento appena lucidato della sala da ballo, a causa dei motivi colorati dei vetri.
Cenerentola –così la chiamavano le sorellastre- era intenta a lucidare il grande pianoforte a coda nero, quando un bussare incessante al portone della villa la costrinse ad interrompere il suo lavoro.
Chi potrà mai essere a quest’ora? Si chiese, andando ad aprire.
Si trovò di fronte un omino basso e sovrappeso, con una folta barba nera che contrastava con la testa completamente priva di capelli. Era vestito con un elegante completo rosso rifinito in oro; un completo che sarebbe risultato elegante e sofisticato addosso a qualcun altro, ma che rendeva l’omino una visione alquanto stravagante.
«Buongiorno signorina! Sono qui per ordini del Re.» Disse l’omino, porgendo una lettera a Cenerentola.
«Oh» Rispose lei, esitante. «Grazie! E buona giornata a lei.»
Chiuse il portone alle sue spalle e si diresse nella sua stanza, incuriosita da quella strana lettera color ocra; aveva apposto un sigillo di ceralacca rosso con il simbolo della famiglia del Re.
Stava aggraziatamente percorrendo la lunga scalinata, quando due ragazze –avevano la stessa età di Cenerentola- le bloccarono la strada.
«Anastasia, hai visto? Cenerentola ha una lettera in mano!» Gracchiò una delle due.
«Sì, Genoveffa. Ha una lettera. Lei!» Si affrettò a rispondere la sorella, con una voce altrettanto stridula.
Prima che la povera Cenerentola avesse tempo di fare qualsiasi cosa, Anastasia agguantò la lettera con le mani ossute; quindi la strappò e la lesse ad alta voce.
«Essendo Sua Maestà in procinto di lasciare il Trono al suo primogenito nonché unico figlio, si invitano tutte le fanciulle in età da marito a partecipare ad un ballo a Corte. La giovane con le qualità più gradite al Principe verrà scelta come Sua futura moglie.»
«Oh Santi Numi, è fantastico! Dobbiamo dirlo alla mamma!» Esclamò Genoveffa.
Le tre ragazze si avviarono di corsa verso la camera da letto più grande della casa. Anche chi fosse entrato per la prima volta nella villa avrebbe saputo dire qual era la stanza principale, quella in cui dormiva la Signora: un sontuoso letto a baldacchino ornato di velluto color bordeaux era posizionato al centro della stanza. Alla sua destra torreggiava un enorme armadio a tre ante; era pregiatissimo legno di noce nero –la Signora teneva molto a precisarlo-.
Anche in quella stanza, come nella sala da ballo, i vetri della finestra erano decorati con motivi colorati.
«Mamma! Mamma, dove sei?! Mamma!» Chiamarono a gran voce Anastasia e Genoveffa mentre Cenerentola stava in disparte, appoggiata allo stipite della porta.
Una sagoma si mosse nell’ombra, per poi posizionarsi davanti alla finestra. Era una donna con i capelli bianchi e indossava un lungo ed elaborato vestito viola. Aveva gli zigomi scavati, le labbra serrate, gli occhi blu vitrei ma crudeli. Sebbene il viso fosse scavato da rughe, era facilmente intuibile che molti anni prima quello stesso volto avesse incantato molti uomini.
«Non c’è bisogno di gridare.» Disse con voce pacata. «Ricordate ciò che vi dico: una signora non si scompone e non alza la voce. Mai. E ora ditemi: a cosa è dovuta tanta urgenza?»
Le due ragazze si spintonavano, parlavano troppo velocemente e si interrompevano a vicenda, ma alla fine riuscirono a riferire alla madre della lettera ricevuta.
La donna spese qualche istante a squadrare Cenerentola ancora ferma sulla soglia della porta, come se attendesse una tacita conferma di poter mettere piede nella stanza, poi parlò.  «Un ballo…molto bene. Siete in età da marito, e quale occasione migliore per presentarvi?» Fece una pausa. «Cenerentola, entra per favore.»
La ragazza fece come ordinato, e si fermò accanto alle sorellastre. «C’è qualcosa che posso fare, Signora?» Chiese.
«In effetti, sì. Il ballo ci sarà domani, ma Anastasia e Genoveffa non hanno un vestito adatto all’occasione. Dovresti andare in città e procurarti i due abiti più belli che trovi. Poi pulirai la cucina, spazzerai il camino, laverai il bucato e…»
«Scusi se mi permetto.» Disse Cenerentola. «Ma sull’invito era espressamente richiesto che tutte le ragazze in età da marito dovrebbero partecipare al ballo. Se andrò al ballo, non riuscirò a fare quanto chiedete.»
«Credevo di essermi espressa nel migliore dei modi, ma a quanto pare non è così. Tu non andrai al ballo, Cenerentola.»
Così dicendo lasciò la stanza, seguita da Anastasia e Genoveffa che sghignazzavano.
 
Cenerentola passò il giorno seguente a casa, a sbrigare le faccende assegnatele dalla matrigna. Forse, si era detta, se riesco a finire le commissioni prima del ballo, riuscirò a parteciparvi. Uscirò di nascosto. Non verranno mai a saperlo.
E così fece. Le sorellastre e la matrigna erano uscite qualche minuto prima, raccomandandosi di badare alla casa, così Cenerentola corse in camera sua. Aprì il grosso baule ai piedi del suo letto e ne estrasse un bellissimo abito di seta bianco, ornato di pietre preziose. Era uno dei pochi oggetti ereditati da sua madre, e decise che era giunto il momento per usufruirne.
Come previsto l’abito le cascava a pennello; una collana, un’acconciatura raccolta, delle scarpe di un tessuto talmente candido da sembrare vetro, e Cenerentola era pronta per la festa.
Era entusiasta. Non le capitava spesso di uscire, e non era mai stata fuori di notte. Non faceva freddo, c’era solo una lieve brezza ma era molto piacevole.
La strada da percorrere per arrivare al Castello era la via principale. Ma non poteva permettersi di essere scoperta dalla matrigna e dalle sorellastre, perciò decise di imboccare una delle stradine parallele. Non dovrei perdermi, dicono che alla fine tutte le strade siano collegate, e che portino tutte al Castello. Anche se questa non mi sembra nemmeno definibile ‘strada’.
Effettivamente aveva ragione. La strada era larga solo il necessario per permettere il passaggio di due persone contemporaneamente. Era costernata di cassonetti dell’immondizia, scatoloni e reti abbandonate. Non esattamente il posto adatto ad una fanciulla che si accinge ad andare ad un ballo a Corte, pensò Cenerentola.
Purtroppo, nemmeno su questo si sbagliava. Vide una sagoma muoversi nell’ombra, e in un batter d’occhio si trovò davanti un uomo. Era alto, robusto, con capelli neri e una barba ispida, anche quella nera. Dall’abbigliamento si intuiva che non doveva avere molti più soldi di quanti ne avesse Cenerentola. Ma aveva un luccichio negli occhi che alla ragazza non piacque per niente.
«Ma buonasera signorina. A cosa devo il piacere della sua visita?» Chiese l’uomo sorridendo, mostrando dei denti gialli e storti.
«Sto andando al ballo.» Rispose Cenerentola.
«Oh giusto, il ballo. Tutte le ragazze sognano un bel principe da sposare, non è vero? E nessuno che si cura dei poveri uomini come me. Com’è ingiusta la vita, lei non crede?» L’uomo si grattò il mento.
«Tremendamente ingiusta.» Convenne Cenerentola. «Ma ora dovrei andare. Se fosse così gentile da lasciarmi passare…»
«Quanta fretta. Che bel vestito, dove l’ha preso?»
«E’ un regalo della mia povera madre.»
«Le mette in risalto gli occhi. E così, signorina, si è vestita bene per il ballo. Spera di conquistare il principe?»
«In effetti no, ma…sarebbe bellissimo. Non crede?»
«Certamente. Ma vede, mia cara, come dicevo prima: la vita è ingiusta. Io sono caduto in rovina a causa dell’amore per una donna. E tu…posso darle del tu?» L’uomo la squadrò, in attesa di una risposta.
«Va bene.» Rispose Cenerentola, titubante.
«Stavo dicendo…» Continuò l’uomo. «La vita è ingiusta. E tu non andrai al ballo.»
Cenerentola lo guardò, confusa. «E perché mai?»
«Oh» L’uomo lentamente si stava avvicinando, e arrivò a farle scorrere le dita sulla stoffa del vestito. «Perché hai incontrato me. Come ti dicevo, mi sono ridotto così a causa dell’amore di una donna. E ora le donne devono pagare.»
«E io cosa c’entro in tutto ciò?» Cenerentola cercò di allontanarsi, la l’uomo la bloccò prontamente.
«Te l’ho detto. La vita è ingiusta.»
Cenerentola si girò, dando le spalle all’uomo, e tentò una disperata fuga, ma fu interrotta da due braccia che le si serrarono attorno al busto.
«La prego, mi lasci andare…non ho fatto niente…io…» Implorò la ragazza.
«Tranquilla, mia cara. Non posso lasciarti andare. Non fino a quando non avrò soddisfatto la mia sete di vendetta.»
Lentamente l’uomo la voltò, in modo da poterla guardare negli occhi. Poi, sempre con una calma irritante, la spinse contro il muro, poggiando le mani accanto alla testa della ragazza, in modo da intrappolarla tra il muro e il suo corpo.
«Ti hanno mai detto che è pericoloso girare da sole, la notte, nei vicoli bui?» Chiese l’uomo, che iniziò ad armeggiare con il vestito di Cenerentola.
«Per favore…» Continuò a supplicare la ragazza, ma l’uomo sembrò non accorgersene, e le sfilò il vestito.
«Molto bene. Ti dirò una cosa, per il tuo bene.» Alzò l’orlo sgualcito della giacca, rivelando un coltellaccio da macellaio. «Se provi a gridare o opponi resistenza, dolcezza, questo coltello avrà piacere di lacerare il tuo bel corpicino. Ci siamo capiti?»
Cenerentola annuì, il viso rigato dalle lacrime.
 
L’uomo aveva ragione. Cenerentola non arrivò mai al ballo. La mattina seguente, lo strillone del paese annunciava di una giovane ragazza ritrovata in un vicolo; aveva un coltello conficcato nella schiena.
Violentata e uccisa.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Altro - Disney/animazione / Vai alla pagina dell'autore: The Wretched And Divine