Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: MIKYma    20/09/2008    6 recensioni
Una ragazza si risveglia nel buio della sua casa grazie alla sua segreteria telefonica. Da quel momento comincerà una lunga nottata alla ricerca della sua memoria e cercando un perchè a quegli orribili segni sui suoi polsi...
Genere: Dark, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
storia

4. Camera

Erano un invito ad entrare tutte quelle scritte senza senso che troneggiavano imperiose e terrorizzanti sulla porta della mia cameretta.

Mi venne quasi da ridere leggendo certe scritte che, sicuro come l’oro, in momenti tranquilli e sereni mi avrebbero fato accapponare la pelle. Ma in quel momento non me ne fregava nulla, tutta la mia vita, tutti i miei ricordi e il motivo della mia disperazione erano dietro quella porta.

Misi la mano sul pomello freddo e, senza attendere oltre, entrai.

Rimasi un attimo meravigliata come se la vedessi per la prima volta. Era come se non entrassi nella mia stanza da secoli, anzi, sentivo quasi nostalgia.

Entrai e chiusi la porta alle mie spalle.

Rimasi a contemplare le figure in semi-ombra per qualche secondo, poi andai a tentoni a scostare le tende della finestra. Come aveva potuto constatare in precedenza ero come al centesimo piano di un grattacielo: intorno a me c’era solo cielo e la luna, quella bianca sfera lucente, l’altra faccia del sole, l’astro che illuminava la mia notte tormentata, come se ne fosse portavoce.

Cominciavo davvero a dare di matto così preferii appoggiare la schiena alla porta finestra e a fissare da quell’angolazione la mia camera.

Non che con quella fioca luce si potesse notare qualcosa in più, sia chiaro, ma i miei occhi oramai abituati al buio mi mostravano qualche dettaglio in più.

Alla mia sinistra c’era un enorme armadio di legno scuro, forse ebano, che correva per tutta la parete; incastonato ad arte c’era il letto basso, sfatto, con una trapunta scura e un cuscino rosso. Davanti a me, vicino alla porta c’era un mobiletto con sopra il telefono e un pupazzo(sentii la testa farmi male), inoltre, alla mia destra, uno scrittoio dello stesso colore dell’armadio, tutto scritto con pennarelli indelebili e inciso con il taglierino ancora fuori dall’astuccio. Sulla scrivania c’erano alcuni libri, forse di scuola, non li riconoscevo, ma al solo guardali mi venne la nausea. Per terra c’erano le mie scarpe scure, alcuni miei piccoli gioielli di bigiotteria, cose da nulla, alcuni fermacapelli e un diario aperto su una pagina bianca.

Sospirai: certo che quella stanza era un porcile! Dovevo proprio mettere a posto.

Mi avvicinai alla scrivania e la misi a posto senza, però, non sentire una certa ansia; ogni volta che toccavo qualcosa mi sentivo accapponare la pelle, i brividi mi percorrevano velocemente, tanto che pensai di avere la febbre.

Ma appena mi fermavo, rimanendo in piedi nella stanza, senza fare nulla, mi sentivo bene; quindi capii che c’era qualcosa che non andava IN quella stanza.

"Forse è solo una mia impressione..." mi dissi a bassa voce con la gola roca, era da troppo che non parlavo.

Misi le scarpe sotto il letto assieme alle altre scarpe sportive e sulla scrivania i gioielli.

Solo allora mi accorsi che una cosa mi era completamente sfuggita, scappata dalla mente. Normalmente mi avrebbe dato davvero fastidio, ma in quel momento, scombussolata a confusa com’ero, non era nulla.

Fissai il letto e inclinai la testa. La coperta, che di solito era rigidamente composta a coprire il letto, era tirata dall’altro lato, portandosi dietro parte del cuscino.

Strano, mi dissi, certe cose le facevo davvero con cura, non ero il tipo da lasciare le cose mezze disfatte: o a posto o del tutto in disordine, non c’erano mezzi termini.

Mettendomi ad un lato del letto cercai di tirare la coperta al proprio posto, di metterla a posto, come avrebbe dovuto essere.

Tirai, ma non ce la feci, stranamente era pesante. Forse qualcosa si era impigliata e mi impediva di alzarla. Mi sporsi dall’altro lato e sbattei più volte le palpebre: non mi era chiaro cosa ci fosse.

Era qualcosa di scuro, qualcosa di...decisamente spaventevole.

Deglutii pesantemente, mentre i miei occhi cercavano di mettere a fuoco la forma davanti a me.

La sentivo, la percepivo, ma non capivo cosa fosse, non capivo il senso di quel brivido lungo la schiena.

Mi sarei dovuta spostare, ecco quello che sapevo. Con calma e inerzia mi spinsi da sola all’indietro rimanendo vacillante, appoggiata al bordo del letto con il fiato mozzato.

Tremando mi alzai, ma dovetti ri-accucciarmi, le gambe non mi reggevano.

Solo dopo qualche secondo mi feci forza e, alzandomi appoggiata al letto, ne percorsi il bordo, fino al lato opposto.

"Oh merda" riuscì soltanto a dire,

fu l’unica cosa che dissi, che mi uscì dalla bocca e l’unica che pensai.

Si, oh merda.

Perché ciò che c’era per terra era qualcosa di impossibile.

Impossibile.

Senza pensarci mi toccai il viso, mi guardai le mani. Avevo paura di essere davvero impazzita, fuori di senno, magari ciò che vedevo era parte di un illusione, un incubo, un qualcosa, qualsiasi cosa dovuto a una malattia, a una giornata stancante, al nervosismo per la scuola.

Perché non era possibile. Non era sinceramente possibile, umanamente possibile, scientificamente impossibile.

Mi vedevo a terra, io stessa, al lato nascosto del letto, la mano pallida e rigida che teneva stretta la coperta. Il viso nascosto dai lunghi capelli scuri, appiccicati alle guance, dove risplendevano gocce d’acqua. Forse lacrime.

Per alcuni istanti mi guardai, è proprio il caso di dirlo, senza pensare a nulla. Senza saper che dire, senza respirare. Senza muovermi. Ero in catalessi, in un certo modo non ragionavo più, non riuscivo a capire.

Dopo qualche minuto riuscii a svegliarmi e ad osservare meglio la figura. E mi parve strano.

Stessa maglia, stessi pantaloni. Stesse calze e stesse unghie imbrattate di sangue.

Sangue?.

Senza riuscire a farne a meno dovetti avvicinarmi al corpo...al mio corpo. lo guardai, impaurita lo toccai. Era gelido. Non riuscivo a capire se ero ancora viva o meno...in quella massa che mi apparteneva.

Scostai pian piano i capelli dal viso, dolcemente pulii le lacrime, seppur ora i miei occhi ne fossero inondati.

Non è stato bello vedere la morte nei miei occhi. Ancora più orribile di vedere quella di altri. Lo sguardo puntato proprio verso di me, come se mi attendessi, come se quella IO sapesse che io sarei arrivata a veder...la?.

Osservo con attenzione il mio viso, niente sangue.

Allora mi colse l’illuminazione, una macabra intuizione che mi avrebbe fatto venire in mente altre immense domande.

Con calma spostai il corpo per vedere la mano destra...il polso destro. Temevo di pensare il giusto.

E infatti fu così. Il sangue veniva dalla mano destra, dal polso lacerato.

Lo vedevo inerte, appoggiato al mio palmo senza vita, freddo, come un blocco di marmo bianco coperto da schizzi rossi. Riuscivo a intuire la leggera diversità del pallore rispetto a quello delle ossa interne messo in risalto tra tendini e muscoli tagliati con poca grazia.

Mi alzai di scatto e indietreggiai.

Qualcosa di appuntito mi passò sotto il piede. Sembrava proprio...

Abbassai gli occhi e la vidi: la lama.

Il coltello che poco prima avevo lavato. Il coltello sporco di sangue.

Cosa ci faceva lì?.

C’era davvero qualcosa che non andava, sapevo benissimo di averlo rimesso a posto!.

Chiusi gli occhi per un secondo e sospirai, forte.

Non è vero.

Perché?.

Non è vero.

Perché?.

Non è vero.

Perché?.

Mi facevo delle domande. Senza senso, senza il minimo criterio. Parole a vanvera che ne mio pensiero acquisivano un significato particolare.

Non è vero: non posso essere io quella per terra.

Perché? Perché tutto questo?.

Non è vero che questa è realtà.

Perché tutto a me?.

Non è vero che sono morta.

Perché dovrei esserlo?.

I miei pensieri andarono avanti, ma un colpo secco mi fece rinsavire.

Guardai la porta. Era ancora chiusa.

Eppure avevo sentito un rumore, ne ero certa. Nella stanza buia nulla si muoveva, ma qualcosa aveva fatto rumore.

Feci un passo verso la porta, ma un altro colpo secco mi fermò: veniva dalla cucina.

Il cuore accelerò.

Chi era? Era il rumore della porta che si apriva e chiudeva?. Chi era? Magari un papà o una mamma? Chi era? E se fosse stato un altro brutto < scherzo >? Chi era?.

Non lo sapevo.

Forse dovevo uscire da lì. Dovevo andare a vedere.

Ero decisa, ma guardai un ultima volta il corpo.

...corpo?...

Ma non c’era. Scomparso, svanito. Come se non ci fosse mai stato. Guardai la stanza: tutto in perfetto ordine, niente sangue, niente aria viziata.

Mi appoggiai al tavolo sentendo il mal di testa farsi insistente, si faceva largo nel cervello...

"Dannazione!".

Spalancai gli occhi.

La porta si era aperta.

E sta volta una persona viva ne varcava la soglia.

E un ennesima volta...ero io.

_____________________________________________________________________________________________________________

Buon giorno e ben tornati a leggere Messaggi personali. ^^.

Mi fa davvero piacere che questa storia abbai così tanti ammiratori. Spero continuiate a seguirmi e a leggere questa storia un po' (tanto) strana. Grazie!!!

Xara...brividi? Oh bene, allora il mio intento è stato raggiunto!!! eh eh, scherzo comunque. Tranquilla, la protagonista entrerà nel panico solo ed esclusivamente quando la sottoscritta comincierà a desiderarlo...per ora stai tranquilla...^^ Ciao!!!

Gotick...chiedo ancora scusa...cmq alla fine ho commentato. ^^. Silvia sta leggendo, mi ha detto oggi tornando a casa da scuola. Quindi aspettati anche che la pazza scatenata ti riempia di commenti strappalacrime su come le dispiace che xxx sia morto (non posso scrivere il noem perchè starà leggendo...forse...) e che so io...quindi preparati. Per quanto riguarda il modo di scrivere...beh...spero di essermi avvicinata almeno un po' al mio modello shinigamesco...anche tu però continua!!!!!! Le poesie le commenterò al più presto...per il resto...ci sentiamo! ciao!!! (p.s. è deciso, i capitoli di Messaggi Personali sono 5 ^^).

l_s...non so oramai se quel O_O sia un riflesso condizionato alla storia o meno...ma è così terribile?...cmq abolito anche il piccione viaggiatore?...peccato, se passavo da Diagon Halley potevo prenderne due...aspetta...aspetta che mi passino i brividi x aver parlato di HP senza motivo...brr...ok, passati! HP mi causa una strana reazione allergica, non so perchè, ma non centra nulla. ^^. Cmq, dopo anche un lungo cunsulto con Iryuchan siamo giunte alla decisione che non c'è motivo di litigare...GAARA E' PUCCIOSISSIMO!!!!! Tradotto: GAARA E' CUCCIOLO!!! Quindi...essendo questo il mio verdetto...sia così,amen! eh eh scherzo. Cmq la penso in questo modo...^^. spero di aver dato la risposta appropriata. Ah!!!!!! Ecco che mi stavo pire dimenticando!!!!!!!!!!!!!!!! Avevi detto che ti piaceva il latino, no? (Purtroppo io non ho questa passione smisurata...mi piace di più biologia >.<)...sappi che ho un cognome latino...un complemento di argomento...De+ablativo plurale..."riguardo alle guerre" non è proprio un bel cognome...^^'''' Ora che tutti lo sanno e se ne fregano...posso salutare! Ciao!!!!!!

Vegeta4ever...finalmente è entrata nella stanza!!! Ti starai dicendo...ma purtroppo la storia non finisce qui...perchè ce ne sono 3?! Bo...spero di riuscire a spiegarlo nel prox capitolo...con caaaaalma ^^. Grazie, ciao!!!!!!!!

Marluxia25 Ecco una nuova arrivata!!!!! Benvenuta! Benuvenuta!!!! Sono felice che ti piaccia, sono felice che tu l'abbia letta!!! ^^ Spero che anche il seguito ti piaccia anche se ho un po' perso la mano...Ed ecco il capitolo principe...spero ti piaccia, ciao!!!!!

P.S. per Iryuchan alias Silvia "Iryu Komachi" Bxxxxxxi TI VEDO!!!!!!!DEVI COMMENTARE PURE QUESTA!!!!!!!MI RACCOMANDO!!!! E AGGIORNA PRESTO!!!!! Baci Miky.

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: MIKYma