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Autore: Vala    20/09/2008    1 recensioni
Vorrei, vorrei, vorrei. Se solo, se solo, se solo. Quante volte sentiamo queste parole risuonare alla tv, per le strade, nelle nostre conversazioni? Si infiltrano nella nostra mente, con un unico scopo distruttivo: renderci tutti uguali.

Serie di one-shot/flashfic ideate sui pensieri e modelli ideali con i quali sono più spesso in contatto...più spesso per scelta degli altri che mia.
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ciao, sono di nuovo io, vi ricordate di me? …no? Dai, come fate a non ricordarvi? Sono l’amica di vostra sorella, la compagna che vi fa ridere in classe, la ragazzina che avete quasi investito quel giorno in centro. Non vi ricordate? Beh, non è che ci sia poi molto da ricordare in fondo…
Nervosa, guardo spesso nella vostra direzione. Mi piace stare con voi, mi piace farvi ridere, mi piace avervi come amici. Ma voi non volete mai essere solo amici. Voi volete sempre qualcosa di più. e quando io mi tiro indietro, vi arrabbiate, mi dite che non posso aspettarmi chissà che, che non sono poi così bella. Non ho mai detto di essere bella. Come non ho mai detto di voler essere la vostra ragazza.
Cammino per strada, la maglietta troppo attillata che mi ha preso mia madre mi lascia scoperto un filo di schiena, nulla di eccezionale, ma già voi vi girate a guardarmi, le ragazze a studiarmi e valutarmi, i ragazzi  a cercare di alzare la maglietta solo con lo sguardo. Io non sono un oggetto, e allora perché mi trattate come se lo fossi?
Cammino per strada, e tutto quello che vedo attorno a me sono sguardi di disprezzo. Le ragazze non si avvicinano perché mi reputano snob, mentre i ragazzi non si avvicinano perché pensano che sia bella…o se si avvicinano è solo per provarci spudoratamente. Non mi dispiace, non fraintendetemi! Ma essere additata, fissata, seguita e molestata non è esattamente quello che intendo io come primo approccio. Forse voi pensate che un “ehi bella!” sia l’ideale, ma a me non piace proprio vedere i vostri occhi fissarvi sempre sul mio sedere. Lo so che non c’è altro da fissare. Sono magrolina, lo sono sempre stata. Ma non per questo siete autorizzati a parlare con me guardando il mio fondoschiena.
Accanto a me passa una ragazza. È solare, ride con le sue amiche e con i suoi amici, si diverte. Ha dei morbidi capelli scuri e lo sguardo dolce. Si volta un attimo nella mia direzione, probabilmente si è accorta che la sto scrutando con curiosità attraverso la folla. Mi vede. Mi riconosce per un essere umano. Un essere umano, non un suo simile. Lo sguardo della ragazza si è allontanato immediatamente da me, mi ha dimenticata. E io resto lì, a vederla allontanarsi, lei così solare, lei che cammina quasi saltellando mentre scherza con i suoi amici. E loro ridono davvero delle sue battute, la spalleggiano, vedo che non lo fanno con un secondo fine.
Smetto di guardare e mi concentro sul mio riflesso attraverso le vetrine di negozi alla moda. Vedo il manichino. È uguale a me. Ha la mia stessa taglia. Per tirarmi su il morale, mi basterebbe entrare in quel negozio e comprarmi un completo. Ma non me la sento. Sarebbe solo un altro modo per sfogarmi, per far finta di nulla.
La ragazza sta ancora ridendo, ride di me probabilmente. Della acciughina dalle gambe a stecchetto che si è ridotta in quello stato per accalappiare uomini. Magari qualcuno dovrebbe dirle che ci si nasce, non è sempre una propria scelta. Magari lei può usare la scusa delle ossa grandi per mascherare il suo sovrappeso evidente, ma tu no. Tu non puoi dire come fosse una disgrazia che hai le ossa di un uccellino. Tu sei magra, non hai motivo di lamentarti.
Le dita si stringono attorno al cellulare che tengo in mano. Potrei chiamare qualche amico e fare come ha fatto quella ragazza, girare per il centro e godermi la vita ridendo. Ma con chiunque io rida, ho sempre l’impressione che non guardino me ma il mio corpo. Se solo avessi qualche chilo in più, sarebbe tutto più semplice. I ragazzi non mi correrebbero dietro sbavando come assatanati, e potrei finalmente parlare come se nulla fosse con le altre ragazze, ragazze solari che stanno bene con il proprio corpo. Ragazze che non hanno paura di essere reali, di essere più di un uccellino da coccolare.
Ma poi guardo il telefono. È una chiamata. Qualcuno mi cerca. Rispondo con voce suadente, è un ragazzo. Mi chiede di uscire. Mi piace quel ragazzo, so che anche un’altra sua amica gli correva dietro, ma lui le ha riso in faccia dicendo che il suo modello era Cameron Diaz, non Moby Dick. E allora guardo quel vestito striminzito davanti a me nella vetrina e sorrido tranquilla. Io posso mettermi quel vestito senza apparire una balena. Il ragazzo mi dice ora e luogo, sono felicissima.
Metto un piede dentro il negozio. Ecco, ci sono. mi fiondo tra le taglie S e comincio a cercare. Tanto so già che mi andrà bene tutto…tutto, purché sia amorfo e non abbia forme particolari. Si, perché i vestiti scollati, quelli troppo sfiancati, quelli fruscianti, quelli…non mi stanno proprio tanto bene. Se avessi qualche chilo di troppo, potrei permettermi quel bel vestito che ho visto la settimana scorsa mentre facevo un giro nel reparto delle L assieme a qualche amica, per prendere in giro una sua compagna di classe che neanche alla L trovava qualcosa in quel negozio di taglie striminzite.
Guardo il vestito che ho in mano. È bello, è morbido, so che mi può entrare tranquillamente, ma mi starà bene come l’amica rotondetta stava bene in quella XL?

Io non mi preoccupo di quello che mangio, perché io posso mangiare tutto. Io non ho paura di mettermi una maglietta più aderente, perché so che non ho grasso in eccesso. Io cammino a testa alta per strada, perché so che i ragazzi mi notano. Io mi reputo bellissima, perché è così che mi dicono. Ma davanti allo specchio, con quel vestito indosso, con la telefonata appena ricevuta, vorrei tanto avere qualcosa di più da mostrare a parte le mie ossa sporgenti. Così, mentre ti ripeti che va tutto bene, che sei alla moda, che è meglio così, dentro di te vorresti essere altro. Magari come tua madre, che con i suoi quarant’anni suonati riesce a farti invidiare il suo corpo armonioso.  O forse come quella donna che hai visto in tv, quella simpatica che tutti correvano ad abbracciare perché morbida. Lei faceva il pane, era una pasticcera. Ed era rotondetta. Hai voglia di pasticcini ora, e di cioccolata. E anche di qualcosa di enormemente calorico. E di nuovo, lo stereotipo sta vincendo.

[trullitrulli, bravissima! In effetti era uno sfogo, così come è uno sfogo questo. Mio? Non è importante saperlo. Io mi limito a usare gli spunti che ho a disposizione, e in questo senso di spunti me ne capitano continuamente. La raccolta è atta a mettere nero su bianco le paranoie e le insicurezze varie con le quali sono entrata o entro tutt’ora in contatto nella mia cerchia di conoscenze. Man mano che si presenta alle mie orecchie una nuova forma di desiderio, io la scrivo.
Rispetto a te vivo dall’altra parte del Nord Italia, quindi non posso sapere quali siano le paranoie della tua zona. Per la mia esperienza al liceo, i ragazzi si fissavano sulle cosiddette “anoressiche” e/o ben dotate nelle parti…superiori. Ed è anche l’esperienza di tante altre amiche.
Può essere che a Milano il mondo giri alla rovescia, se è così presto potresti ritrovarti invasa da orde di giovani donne in cerca di un po’ di pace. ^^
Kissu kissu]
  
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