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Autore: ElfoMikey    20/09/2008    6 recensioni
....“la Preside ha deciso di riaprire la scuola Dray.” Aggiunse passandosi una mano scura fra i riccioli neri. “tu ci vai?” chiese Draco e vide l’amico annuire. Rimase in silenzio, contemplando nuovamente il sole. Anche se non disse una parola, la risposta di Draco era piuttosto chiara. Anche lui, come tutti, aveva voglia di ricominciare. E chissà, forse, di cambiare....|la mia prima fic su harry potter! commentate per favore!=)<3
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Blaise Zabini, Hermione Granger, Neville Paciock, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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drarry4

 

Le parti in corsivo sono Flash back, ovvero ricordi dei protagonisti.

Spero sia una buona lettura.

 

Ringrazio la mia adorata Beta e adorata migliore amica, mcr_girl che ha avuto la pazienza di correggere i miei madornali errori! Ti voglio bene.

 

 

 

CAPITOLO TRE

 

 

“Harry vieni?” chiese Hermione, ferma sulle gradinate del secondo piano a Grimmauld Place.  Harry indugiò un attimo, guardando con insistenza le scale.

“Voi andate, io devo controllare se Fierobecco sta meglio…” sussurrò prima di salire velocemente le scale.

Hermione scosse le spalle, sbuffando.

Da quando Hagrid, aveva affidato a loro il povero Ippogrifo, il Golden Boy aveva la malsana abitudine di controllarlo più volte al giorno.

E i suoi migliori amici lo lasciavano fare, senza realmente capire che diamine combinasse Potter in quella stanza, in tutte quelle ore.

Harry si fermò davanti alla porta dove l’Ippogrifo era stato rinchiuso, la guardò per un attimo, per poi voltarsi e far comparire dal muro di fianco una grande porta in noce. Tolse un paio di incantesimi di protezione e vi entrò, facendo meno rumore possibile.

“Ti aspettavo Potter…” una voce arrochita e impastata dal sonno, fece nascere sul viso serio di Harry un ghigno.

“La colazione era di tuo gradimento Malfoy?” chiese e con gesti esperti e veloci prese da un cassetto una lunga garza immacolata.

“Levati la casacca, devo cambiarti le bende.” Disse autoritario, senza modo di replica da parte della Serpe che con una smorfia di dolore si tolse la maglia che Harry gli aveva prestato qualche giorno prima.

“Posso sapere perché lo fai?” chiese Malfoy, con il respiro affannato dalla fatica.

Harry non rispose subito, rimase concentrato a togliere le bende del giorno prima che erano intrise di sangue.

“La ferita si è riaperta.” Sussurrò, cominciando a disinfettarla.

Il Grifondoro ripose solo dopo che ebbe cambiato la benda.

“Vuoi la verità Malfoy?” chiese, sedendosi a bordo del letto che il biondo occupava da più di una settimana. “non ne ho la più pallida idea.” E Draco rise, buttandosi stancamente sui cuscini morbidi.

“Io vado. Ti porto il pranzo alle due.” Disse, alzandosi.

“Aspetta!” esclamò Draco. “Manca poco alla fine?” chiese toccandosi con brutalità il marchio che portava al braccio.

Si e alla fine o io o il tuo signore dobbiamo morire.” Draco ringhiò. Odiava quando Potter sottolineava il fatto che Draco era un servo di Voldemort. Si vergognava abbastanza da solo, senza bisogno che quello sfregiato gli sbattesse il faccia la realtà.

“Spero che sia tu quello a soccombere sfregiato.” Disse con cattiveria.

Harry non rispose, sapeva e sentiva che il biondo mentiva.

Draco era diverso da come voleva far credere e Harry se ne era accorto e per questo che sorrise.

Cominciava a volergli bene.

Passata qualche ora il Grifone ritornò da Draco con un abbondante piatto pieno di leccornie preparate dalla signora Weasley.

Alla buon’ora! Cominciavo a morire di fame.” Esclamò alzandosi dal letto e sedendosi vicino a un piccolo tavolo ricoperto di centrini.

Draco cominciò a divorare con voracità le patate e la carne. Harry rimase sorpreso. Non aveva mai visto un aristocratico come lui abbuffarsi in quel modo. Harry si ricordava di tutte le volte che l’aveva visto alla sua tavolata. I suoi gesti delicati e raffinati gli invadevano la mente, in netto contrasto con quelli rudi e più comuni di ora. Lo guardò con il mento appoggiato su palmo della mano, sorridendo.

“Cosa c’è Potter ti sei incantato?” Chiese, con la bocca piena. Harry scosse il capo, sempre sorridendo. Il biondo scosse le spalle senza capire, scostandosi i capelli dal viso.

“Ho un assoluto bisogno di una doccia.” Proruppe guardando la sua pelle sudata e appiccicosa come se fosse melma.

Harry annuì alzandosi dalla sedia.

“Hai ragione, ma penso che ti dovrai accontentare di una bacinella, del sapone e dell’acqua.” Disse il moro, trasfigurando un paio di oggetti, così che Draco potesse usufruirne.

“Ti do una mano.” Disse appena vide che il ragazzo biondo si era alzato dalla sedia e con fatica si levava gli abiti sporchi di dosso.

Draco fece un piccolo sorriso, che Harry tradusse come un ringraziamento.

“Fai attenzione…” Sussurrò, con dolcezza, mentre il biondo si calava nella grande tinozza riempita per metà d’acqua calda e limpida, non prima di aver tolto la benda che gli fasciava metà busto.

Harry tirò su le maniche del suo pesante maglione e impugnando una morbida spugna gialla, cominciò a passarla sulla pelle del ragazzo.

“Va bene così?” Sussurrò mentre dolce gli strofinava le spalle. Draco rabbrividì. Il suo cuore messo a dura prova stava agonizzando dentro al suo petto.

Da quanti anni era innamorato di quel ragazzo?

Erano talmente tanti che non si contavano nemmeno sulle dita di una mano.

Anni in qui quel terribile odio e quella innata gelosia nascondevano le lacrime di dolore per ogni sconfitta o gioia per ogni vittoria che Harry si portava sulle spalle.

Anni in cui Draco si era procurato quella fantomatica maschera di odio e arroganza.

“Si…” Rispose, con voce leggermente tremante.

 Harry aveva trovato il corpo di Malfoy in una delle sue missioni. Quella notte era solo e notò il corpo della sua nemesi nascosto per metà dalla neve macchiata di sangue. L’aveva soccorso e non si era fermato neanche dopo aver scoperto chi in realtà era.

L’aveva portato a casa sua e nascosto in quella camera all’ultimo piano, l’aveva curato con una sapienza e calma, portando quasi in via di guarigione in una settimana.

“Potter… ?” Harry si asciugò le mani con una piccola stuoia ruvida.

“Si?” Draco parlò soltanto quando il Grifondoro, dopo qualche secondo puntò lo sguardo in quello del Serpeverde.

“Io…beh… Grazie…” Non ci fu bisogno di altro, Harry gli sorrise sotto quegli occhiali che Draco ha sempre trovato buffi.

 

 

 

 

Il binario nove e tre quarti era insolitamente pieno. Non che negli anni precedenti non lo fosse stato, ma quell’anno era regnato da una infinita schiera di marmocchi pronti ad iniziare il loro primo anno alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Ron era scocciato e guardava irritato quello sciame di ragazzini che eccitati e impauriti, strillavano in coro parole senza senso. 

“Ti prego non dirmi che eravamo così  anche noi sette anni fa!” Implorò il rosso, osservando la sua ragazza che con grazia riponeva il suo baule nel bagagliaio.

“Mi dispiace darti questa notizia, ma si.” Rispose, prendendolo sottobraccio e sorridendo ironica.

“Harry?” Chiese Ron, con una faccia rassegnata alla dura realtà. “Dove si è cacciato?” 

“Non lo so.” Rispose, leggermente preoccupata della sua assenza, in coincidenza con quella di un certo biondino Serpeverde.

“Pensi che sia con lui?” Chiese Ron, raccogliendo risposta solo osservando gli occhi di Hermione.

I loro occhi saettavano da una parte all’altra, in cerca del loro amico e sobbalzarono quando Harry si presentò alle loro spalle, salutandoli cordiale.

“Harry! Ci hai fatto prendere uno spavento!” Esclamò Hermione, portandosi una mano sul cuore. Harry si scusò, sorridendo sotto i baffi.

“E lui che ci fa qui?” Chiese Ron, indicando un giocherellone Teddy, che con profonda concentrazione cercava di levare gli occhiali al suo padrino.

“La signora Tonks ha pensato che volessi salutare Ted prima di partire, così mi hanno fatto questa sorpresa, vero Teddy?” Chiese infine al bambino che con un sorriso stupendo e sdentato dava  la sua conferma. Hermione e Ron sorrisero, ora più tranquilli. Volevano a tutti i costi che il loro amico stesse alla larga da Malfoy. Si erano ripromessi di farlo felice.

Non sopportavano più di vedere quello spirito malinconico che attanagliava Harry da quando Draco se ne era andato.

Anzi, più che andato, Malfoy era fuggito da Potter.

Quante volte Ron ed Hermione erano stati attaccati da dure parole, dopo aver espresso il loro commento negativo verso il biondo Serpeverde.

Voi non lo conoscete.” Sbraitava Harry, per poi abbandonarsi dietro una porta sbattuta.

Dopo il tradimento di Malfoy, Harry non osò parlare con i suoi migliori amici per giorni, sicuro che quest’ultimi gli avrebbero rinfacciato il suo enorme sbaglio e la sua innocenza, ma quando, una settimana dopo, Ron era riuscito ad abbattere la porta chiusa della camera del suo amico, lo aveva abbracciato, seguito subito da Hermione.

Ron si ricordava ancora le lacrime calde che lente gli scendevano nel maglione.

Non aveva mai sentito Harry così debole.

“Che ne dite di salire e cercare un posto?” Propose la piccola di casa Weasley, che aveva appena raggiunto il trio e Teddy. “Mancano dieci minuti alle undici!” I ragazzi annuirono e salirono in fretta sul treno, lasciando Harry da solo con il piccolo Teddy.

Gli baciò i capelli turchini stringendolo in un lieve abbraccio, poggiando la guancia fresca sulla profumata testolina del bimbo.

Gli sarebbe mancato quell’ enorme calore che Ted gli riusciva a procuragli ogni volta.

“Harry non vieni?” Gli chiese Hermione, appena sbucata da un scompartimento di fortuna.

“Dammi qualche minuto.” Rispose gentile, andando incontro alla signora Tonks che con il solito sorrisino affabile e birichino si dirigeva verso Harry e Ted.

“E’ ora…” Gli sussurrò, con quella voce materna che Harry aveva sentito solo dalla signora Weasley. Il ragazzo annuì, sospirando e porgendo contrariato Teddy fra le braccia della nonna.

“Ci vediamo a Natale.” Gli sussurrò, lasciandogli una lunga carezza.

“Fai a modo Harry.” Quest’ultimo annuì alle parole di Andromeda.

“Vi scriverò presto.” E detto questo corse verso il treno che aveva lanciato il fischio di partenza.

Agitò la mano in segno di saluto finché Teddy e sua nonna non diventarono un piccolo puntino in lontananza.

 

 

“Nott ha perso il treno.” Proruppe Pansy Parkinson leggendo  una missiva che un povero gufo ambrato e infreddolito gli aveva recapitato. “Ci raggiungerà con la metropolvere.”

“Tutte cazzate.” Disse Zabini, impegnato a leggere un tomo che Neville gli aveva regalato qualche giorno prima. “Sappiamo tutti del perché Nott ha voluto perdere il treno…” Dichiarò allusivo,  guadagnandosi una brutta occhiata dal suo migliore amico che sedeva comodamente di fronte al lui.

“Beh, Draco non è mica una novità.” Rincarò la dose Pansy. “Tutto il settimo anno è venuto stranamente a sapere dei tuoi modi alquanto rudi sotto le coperte.” Disse con una risatina. Draco scattò in piedi uscendo dallo scompartimento con uno sbuffo spazientito.

E con la scusa della sua ronda cominciò a cercare Harry. Sentì per caso la voce di Paciock che rideva, squillante e cristallina. Si fermò in cerca di Harry e ascoltò ogni rumore o frase detta, ma della sua voce calda e roca nulla. Sospirò accostandosi alla parete consunta del treno e chiudendo i suoi occhi d’argento.

“Tu cosa ci fai qui?”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Okay lo so, finale bastardo.

Chiedo perdono anche per il ritardo smisurato e imperdonabile! ç_ç scusatemiiiiii!!! Il capitolo non è dei migliori, ma almeno una cosa buona l’ho fatta… si comincia a scoprire qual cosina sul rapporto di Harry e di Draco!

Ringrazio le persone che hanno recensito, ma purtroppo non posso farlo come si deve:

 

meg89 

Ina 

Hollina

dany23

strega_del_lago

Chemical Lady(questa volta amore mio ti ho avvisatoooooooo)

 

 

 

 

A voi la parola,

Grè<3

 

  
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