Cap
2
There's a hero
If you look inside your heart
You don't have to be afraid
Of what you are
There's an answer
If you reach into your soul
And the sorrow that you know
Will melt away
Katty
La
ragazza ferita si era ripresa in fretta,
addirittura prima di quanto avrebbe mai immaginato, e doveva ammettere
di
esserne contenta. Sì, perché quel figlio di Zeus
si stava rivelando di
un’insistenza e un’apprensione inaudita.
Si
asciugò la fronte con il dorso della mano,
sospirando, mentre finalmente usciva dall’infermeria.
Seth,
appoggiato distrattamente a una delle
pareti del corridoio, puntò le iridi scure su di lei.
-
Ehy, va tutto bene? –
Annuì.
– Sono solo un po’ stanca, nulla di grave.
–
Barcollò
leggermente, in preda alle vertigini.
Evidentemente aveva usato molto più potere di quanto
immaginava. Le mani forti
del figlio di Ares però erano pronte e la sorressero con
gentilezza.
-
Ti accompagno nella tua stanza, è meglio se ti
stendi un po’. –
-
Non serve, Seth, ce la faccio da sola –
protestò, ma con scarsa convinzione. La verità
era che non le dispiaceva
affatto che il ragazzo si mostrasse così interessato alla
sua salute.
-
Certo, come no, ce la fai da sola – le fece il
verso, chinandosi per prenderla tra le braccia e portarla fino alla
zona notte
della residenza.
-
Non sono un pacco che sballottoli da una parte
all’altra, sai? –
-
Questo lo vedo anche io. Tanto per cominciare
sei troppo carina per essere un pacco e poi non ne hai né la
forma né tantomeno
l’aspetto – replicò.
Katrine
sentì le guance tingersi di una lieve
tonalità di rosa a quelle parole.
-
Smettila di prendermi in giro. –
-
Lo farei se ti stessi prendendo in giro,
ma sono assolutamente serio. Ecco fatto, arrivata sana e salva.
–
Katty
stava cercando qualcosa con cui ribattere
quando vennero interrotti da un rumore di passi. Da dietro
l’angolo sbucò un
ragazzo dai capelli biondo cenere e gli occhi blu. Il nuovo arrivato
tossicchiò
leggermente, scambiandosi un’0cchiata d’intesa con
Seth di cui a Katty sfuggì
il significato.
-
Mi spiace interrompervi, piccioncini, ma Evanna
ha ricevuto un messaggio iride da Bellamy. Sembra che abbia trovato dei
semidei
dalle parti della zona industriale. Vuole che Seth vada a controllare
insieme a
Jem e al figlio di Zeus – spiegò.
Il
figlio di Ares sbuffò, passandosi una mano tra
i capelli scuri. – D’accordo, vado subito. Tu cerca
di riposarti, raggio di
Sole – aggiunse, rivolgendosi a Katty e facendole
l’occhiolino. Poi imboccò il
corridoio che portava verso la zona centrale del quartier generale.
Ethan
sorrise divertito davanti all’espressione
frastornata della ragazza.
-
Sei proprio cotta, eh Katty? –
Scosse
la testa, facendo ondeggiare i lisci
capelli biondi e creando per un attimo l’illusione che fosse
illuminata davvero
dai raggi del Sole.
-
Smettila di dire cretinate, Et. –
-
E tu smettila di chiamarmi come quel coso –
protestò piccato.
-
Oh, ma dai, è talmente carino. Ti ci vedo
proprio bene nei panni dell’alieno coccoloso –
rise, prendendolo amichevolmente
in giro.
-
Okay, Sunlight, credo proprio che sia ora che
tu vada a fare la nanna – disse, spingendola delicatamente
dentro la sua stanza
e chiudendole la porta alle spalle.
Mentre
si dirigeva nuovamente verso l’infermeria,
scosse la testa in un misto di divertimento ed incredulità.
Possibile che fosse
perennemente circondato da gente senza qualche rotella?
Bellamy
Lanciò
un’occhiata ai semidei che aveva
trovato. Fino a pochi giorni prima era ritenuto il segugio
più in gamba dell’
Antàrtes e adesso si ritrovava a fare da baby sitter a dei
fuggiaschi che non
avevano la minima idea di come si sopravvivesse in strada. Okay, forse
il
ragazzo sapeva cavarsela da solo, ma era un miracolo che quelle due non
si
fossero ancora fatte ammazzare.
“Pensaci
tu, Bell, sei il nostro
migliore segugio. Nessuno sa muoversi nell’ombra come te, sei
il più adatto per
questo compito”.
Dannazione
ad Evanna e alla sua
capacità di far sembrare ogni ordine come la cosa migliore
in questo mondo. Ah,
ma questa volta la stramaledetta figlia di Chione
gliel’avrebbe pagata.
-
Credo che stiano arrivando. Ho paura –
l’informò la figlia
di Atena, gli occhi grigio verdi leggermente sgranati.
-
Lo so, ragazzina, adesso perché non stai un po’
zitta? –
L’unico
ragazzo del terzetto, un moro dagli occhi verdi in
cui guizzava una scintilla di furbizia, gli lanciò
un’occhiata eloquente e si
mise in ginocchio per riuscire a guardare negli occhi la più
piccola.
-
Va tutto bene, Alessandra, non gli permetterò di farti del
male – assicurò, scompigliandole affettuosamente i
capelli castani.
Poi
si rivolse al figlio di Tanato. – Cosa ti hanno detto i
tuoi amici? –
-
Dovrebbero mandare una squadra di recupero a darci una
mano. Arriveranno tra poco, viaggiano nell’ombra. –
-
Per caso hanno un grosso cane? – domandò Annelise,
indicando con un cenno del capo il segugio infernale che stava
trotterellando
verso di loro.
Il
cane si fermò davanti ad Alessandra, leccandole le mani e
facendo ridacchiare la tredicenne. Quando si mise su due zampe,
uggiolando
contento, il suo padrone lo richiamò con voce ferma.
-
Shadow, cuccia bello. –
Sempre
scodinzolando, Shadow tornò verso Jem e chiuse gli
occhi quando il figlio di Ate lo ricompensò con una bella
grattatina dietro le
orecchie.
-
Ve la siete presa comoda. –
-
Non pensavamo che bastassero un paio di semidei a renderti
la vita complicata – replicò Seth, con un ghigno
beffardo.
-
Non alzare troppo le penne, ragazzino, non vorrai costringermi
a prenderti a calci proprio davanti a tutti? –
-
Già, vorrei proprio vedere se ci riesci. –
James
si frappose tra loro, fulminando entrambi con
un’occhiataccia.
– Vi pare questo il momento di mettervi a discutere? Portiamo
questi ragazzi al
quartier generale, poi potrete scannarvi quanto vi pare. –
Seth
si fece indietro, alzando le mani con aria innocente,
mentre Bellamy lanciava un’occhiata in direzione di Jace e
Dean.
-
Si può sapere che gli prende a quei due? –
Jace
Aveva
accolto l’idea di una spedizione di salvataggio con
entusiasmo. Non era il tipo di persona a cui piaceva l’idea
di starsene con le
mani in mano, ma quando aveva raggiunto il gruppo di semidei era
rimasto senza
parole. E no, non era per la figlia di Eris che portava i segni della
prigionia
nel centro dell’O.R.G. e nemmeno per la sorpresa nel trovare
una figlia di
Atena così giovane. Quello che l’aveva
letteralmente lasciato senza fiato era
la sensazione di conoscere il ragazzo che si trovava davanti. La cosa
era
assurda perché lui non dimenticava mai una faccia conosciuta
né tantomeno
avrebbe potuto scordare l’incontro con un semidio
così potente. Eppure sentiva
di conoscerlo, di essere in qualche modo unito a lui.
-
Chi è il tuo genitore divino? – chiese,
continuando a
girargli intorno con circospezione.
Dean
resse bene la sua occhiata, per nulla intimorito, e ciò
era un grosso punto a favore.
-
Zeus. –
Gli
occhi blu si sgranarono, increduli. Trovare dei figli
dei Pezzi Grossi era di per sé molto difficile, ma il fatto
di avere un
fratellastro era qualcosa di impensabile.
-
Jace, figlio di Zeus … suppongo che questo faccia di noi
dei fratellastri. –
Lo
sguardo di Dean passò per un attimo dallo sconcerto
all’allegria.
Si fece avanti, porgendogli l’avambraccio in un saluto
virile. Jace lo strinse,
accompagnando il gesto con una pacca sulla spalla.
-
Quando sei nato? – domandò il moro.
-
Due gennaio di diciannove anni fa, e tu? –
-
Il quindici luglio, stesso anno. –
Il
sorriso di Jace si trasformò in un ghigno malandrino.
–
Quindi farai bene a darmi retta, fratellino.
–
Jem
tossicchiò leggermente. – Tutto ciò
è veramente carino,
ma abbiamo una squadra di scienziati pazzi alle calcagna, nel caso ve
lo foste
dimenticati. –
-
Ciò che Jem vuole dire è che è ora di
muovere il culo e
rimandare queste scene da femminucce all’arrivo al quartier
generale – chiarì Bellamy.
Fece
schioccare le dita, aprendo un portale
nell’oscurità
mentre Jem e Shadow facevano la stessa cosa.
Si
divisero in due gruppi mentre la piccola figlia di Atena
puntava i piedi. – Io non ci vado con lui. Posso stare con
te, Dean? – domandò,
sgranando gli occhioni cangianti e atteggiandosi a damigella in
pericolo.
-
Sembra che qualcuno qui faccia conquiste. Dimmi,
fratellino, non sei un po’ troppo grande per avere una
ragazza così giovane? –
lo prese in giro Jace, ricevendo per tutta risposta una leggera
spallata.
-
Di immortales, prenditi questa mocciosa e facciamola
finita – sbottò Bellamy, entrando
nell’ombra insieme ad Annelise e Seth.
Katherine
Ci
aveva messo circa un’ora per convincere Ethan che era
perfettamente in grado di alzarsi e fare un giro per il quartier
generale e
tutto ciò solo per scoprire che Jace era uscito insieme agli
altri per
recuperare dei semidei e a lei non era stato permesso di andare con
loro.
Così
si era trovata qualcos’altro da fare e aveva chiesto ad
Evanna delucidazioni sull’organizzazione ribelle e
sull’O.R.G.
La
figlia di Chione era stata felice di rispondere a tutte
le sue domande e ora non le restava che metabolizzare tutte le
informazioni.
-
Quindi l’Antàrtes al momento ha tagliato tutti i
contatti
con il Campo Mezzosangue? –
-
Quasi nessuno di noi è mai stato al Campo. Alcuni, come
Ethan, provengono da distaccamenti ribelli che sono stati annientati.
Altri,
come Seth e te, sono stati catturati dagli scienziati e si sono uniti a
noi
dopo essere riusciti a fuggire. Poi ci sono quelli come Bellamy e
Katrine,
perennemente in fuga, che qui hanno trovato un rifugio sicuro. Siamo
una
popolazione eterogenea, ma mi piace pensarci come una grande e
confusionaria
famiglia. –
Katherine
sorrise. Lei non ce l’aveva mai avuta una
famiglia, se si escludeva Jace, e l’idea che tutti quei
ragazzi potessero
diventarlo le piaceva.
-
Dell’O.R.G. invece che mi dici? –
Evanna
si battè un dito sul labbro inferiore, pensierosa.
–
A dire la verità non ne sappiamo poi così tanto.
È un’organizzazione di ricerca
genetica che studia e manipola i nostri geni, ma non abbiamo idea di
quale sia
lo scopo finale. Quello che sappiamo per certo è che si sta
preparando qualcosa
di grosso e dobbiamo farci trovare pronti. Una delle nostre fonti mi ha
fatto
sapere che anche al Campo è sparita una semidea, credo sia
una figlia di Afrodite,
e che è stata organizzata una squadra per andare a cercarla.
–
La
figlia di Ares stava giusto per fare un’altra domanda
quando uno scalpiccio lungo il corridoio annunciò
l’arrivo dei ragazzi.
Uscirono alla svelta e non le sfuggì l’espressione
ansiosa dipinta sui tratti
dalla gelida eleganza di Evanna.
Jem
fu il primo a voltare l’angolo e raggiunse la sorella,
stringendole delicatamente una mano come a volerle silenziosamente
comunicare
che andava tutto bene e non c’era stato alcun problema.
Subito dopo fece
capolino Jace.
Katherine
corse da lui, saltandogli in braccio e sorridendo
quando avvertì la stretta dell’amico chiudersi
intorno ai suoi fianchi e
sorreggerla.
-
Quindi ti hanno dimesso? –
-
Più o meno. Diciamo che in realtà ho quasi fatto
impazzire
Ethan e così ha deciso di farmi uscire. –
-
Chissà perché la cosa non mi sorprende affatto
– rise il
ragazzo.
Quando
l’ebbe messa giù, sentì Dean che si
chinava a
sussurrargli all’orecchio: - Ti prego, dimmi che quella non
è la tua ragazza né
una figlia di Zeus. –
Jace
scosse la testa, divertito.
-
Katherine, figlia di Ares, ti presento Dean, figlio di
Zeus. –
Kat
lo scrutò attentamente. Era alto quanto Jace, ovvero
intorno al metro e ottanta, e aveva un fisico allenato. Per il resto le
somiglianze con il fratello finivano lì. Dean era moro,
dagli incantevoli occhi
verdi screziati d’oro, la carnagione olivastra che gli
derivava dalle sue
origini brasiliane e il sorriso dolce e smagliante come quello di un
bambino.
-
Piacere di conoscerti – disse, accettando la mano che le
porgeva.
Dean
la trattenne un po’ più del dovuto, facendo
tossicchiare Jace. Era un attacco di tosse che nascondeva una risata,
Kat ne
era più che sicura, e pertanto si voltò a
fulminarlo con gli occhi chiari.
-
Ehy, fratello, hai rovinato l’atmosfera –
protestò il
moro, assestandogli una spintarella giocosa.
-
Ma quale atmosfera, fammi il piacere – rise a sua volta.
-
Stavo pensando che voi due non vi assomigliate poi molto,
ma evidentemente mi sbagliavo – commentò
Katherine, alzando gli occhi al cielo
tra l’esasperato e il divertito. Due figli di Zeus con cui
combattere, che gli
Dei l’aiutassero.
Madeleine
- É tutto pronto? –
Blake
sospirò, alzando gli occhi al cielo.
-
Sì, Madds, così come lo era due secondi fa,
quando l’hai
chiesto per la centesima volta. –
La
ragazza si voltò verso il figlio di Ecate, lanciandogli
un’occhiata omicida.
-
Ascoltami bene, Lexington. Trovare Lissa è la
priorità di
quest’impresa, quindi tutto deve essere perfetto in ogni
minimo dettaglio. –
-
Credevo che la priorità fosse impedire che questo Moros
prendesse il potere e ci distruggesse tutti – intervenne
Remus, arrivato in
quel momento insieme a Zoey e Marco, figli rispettivamente di Poseidone
ed Era nonché
suoi migliori amici.
-
Quello è scontato, Rem, ma la vita di Lissa è una
nostra
responsabilità. –
Il
figlio di Atena fissò le iridi castane della ragazza,
annuendo in silenzio. Malgrado Madeleine fosse entrata in
modalità sergente
istruttore, riusciva a leggere la preoccupazione nel suo sguardo. Non
si
sarebbe mai perdonata se alla sua amica fosse accaduto qualcosa per
colpa di un
loro stupido errore.
Zoey
si avvicinò alla figlia di Afrodite, posandole una mano
sulla spalla e sorridendole fiduciosa. – La troveremo, Madds,
ne sono sicura. –
-
Certo che la troveremo. Lissa è uno schianto di ragazza,
non possiamo mica permettere che le accada qualcosa di male –
confermò Marco.
Madeleine
osservò uno ad uno i volti dei ragazzi intorno a
lei. Sapere che così tante persone avevano fiducia nella
riuscita dell’impresa
la rincuorava.
-
Blake, va a cercare gli altri e dì loro di darsi una mossa
– ordinò, rivolgendosi all’albino.
Stranamente
il figlio di Ecate non obbiettò nulla, anzi si
dipinse un ghigno divertito sulle labbra sottili e puntò in
direzione della
Capanna numero Undici in cui alloggiavano i figli di Ermes e tutti
coloro che
non avevano ancora una loro Capanna.
Blake
Bussò
piano alla porta, stando attento a non farsi
travolgere da una mandria di ragazzini che scelsero proprio quel
momento per
spalancarla e uscire fuori come se avessero Crono alle calcagna.
Fermò
l’ultimo del gruppo, ignorando lo sguardo impaurito
con cui il dodicenne fissava i suoi capelli albini e le iridi scure e
profonde
come due buchi neri. Faceva questo effetto a molte persone
lì al Campo e la
cosa non gli dispiaceva particolarmente.
-
Prysons, Fritjof e Harrison sono qui dentro? –
-
Solo … Solo Jude. Lyn e Vel sono andati alla Capanna
tredici da Nathan – mormorò, prima di defilarsi
rapidamente verso i suoi amici.
Un
nuovo ghigno divertito si dipinse sulle sue labbra.
Quando si diceva il caso. Entrò piano nella Casa, stando
attento a fare il
minor rumore possibile, e individuò facilmente il ragazzo
che stava cercando.
Era seduto sul bordo del suo letto e stava armeggiando con alcune
frecce. Non era
un mistero per nessuno il fatto che fosse bisessuale, del resto con una
madre
come Ecate sarebbe stato strano il contrario, e Jude Harrison era
proprio il
tipo di bocconcino che faceva al caso suo.
-
Ehy, angioletto, non dovresti aver già finito di preparare
le tue cose? –
Jude
sussultò, preso alla sprovvista, e si voltò a
folgorarlo con un’occhiataccia.
-
Non farlo mai più. –
-
Cosa, sorprenderti o chiamarti angioletto? –
Le
gote del figlio di Eros assunsero una tonalità di rosa un
po’ più acceso e allo stesso tempo provocarono un
moto di soddisfazione nell’albino.
-
Tutte e due le cose. –
Gli
si avvicinò lentamente, con l’andatura sinuosa di
un
grosso felino a caccia. – Se ti dessi retta non ti vedrei
più arrossire e
sarebbe un peccato perché diventi ancora più
carino quando sei imbarazzato,
sai? –
Jude
deglutì nervosamente, alla ricerca di qualcosa con cui
ribattere. Fortunatamente l’arrivo di Lyn e Vel lo tolse
d’impaccio.
-
Lexington, non starai importunando Jude di
nuovo?! – domandò Evelyn,
avvicinandosi al figlio di Eros e incrociando le braccia con aria
risoluta.
-
Io non importuno proprio nessuno, Prysons. –
-
Voglio sperarlo, o sarò costretta a riempirti il letto di
serpenti un’altra volta – disse, sorridendo con
aria fintamente angelica.
Il
ragazzo rabbrividì. I serpenti erano una mossa scorretta
e la figlia di Ermes lo sapeva bene.
-
Madeleine ci sta aspettando, sarà meglio darsi una mossa
–
tagliò corto.
Spazio
autrice:
Ho
quasi presentato tutti gli OC, me ne mancano un paio ma
nel prossimo capitolo li troverete sicuramente (così come ci
sarà finalmente un
po’ d’azione). Spero di essere riuscita a renderli
tutti come volevate. Fatemi
sapere che ne pensate. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt