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Autore: Mel_mel98    27/08/2014    3 recensioni
Quella che ora sta sfrecciando nel cielo non è una stella cometa.
È una aereo.
È partito oggi da Tokyo. New York è la sua meta.
Pieno zeppo, come sempre, ha spiccato il volo alle 16.45 di questo pomeriggio.
Chissà che cosa ci va a fare tutta questa gente in America.
Di tutti quei passeggeri, due sono in viaggio per lavoro.
Lei, guarda fuori dal finestrino, fa finta di dormire.
È un po' lunatica, non ha più voglia di parlare.
Lui, il ragazzo più misterioso di tutta la metal saga, è immerso nei suoi pensieri.
Forse non vorrebbe essere lì, in quel momento.
Sarà un bene o un male che questi due giovani siano stati costretti a lavorare insieme?
Solo leggendo potrete scoprirlo.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tsubasa Otori, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Che la vendetta cominci
 
“And days feel like years when I'm alone”
When you're gone, Avril Lavigne
 
Angolo dell’autrice (prima che inizi il capitolo):
Akane: “Frena frena frena… Angolo dell’autrice? Qui? Ma tu non dovresti parlare alla fine del capitolo? Che cavolo c’entri tu adesso?!”
Calma, fammi spiegare un attimo. La situazione di questo nono capitolo è alquanto delicata, è bene dire due paroline prima di cominciare…
Allora…
Dobbiamo festeggiare!
Akane: “Cosa?! Festeggiare? E per cosa, scusa? Sono mesi che non aggiorni… Cosa c’è da festeggaire? Di questo passo la ff la finisci tra vent’anni…”
Beh, anche fosse, dobbiamo festeggiare ugualmente: con questo capitolo mi sono ufficialmente collegata agli episodi della serie Masters! Sembrava un sogno, e adesso…
Detto questo, cercherò di rimanere più fedele possibile ai fatti che accadono nella serie, anche se ho già sperimantato essere una cosa molto difficile! Secondo, c’è un bel salto temporale dalla fine del cap 8 a questo, ma penso di aver spiegato tutto ciò che è successo con i flashback abbastanza chiaramente…
Se così non fosse non esitate a farmelo presente nelle recensioni…
Vi aspetto!
Mel
 
 

Cominciamo dall'Africa...
Dove sei adesso, Akane?
Domanda retorica, lo so che sei tornata in America.
Stupida, stupida sorella testarda.
Ma ci batterai la testa, prima o poi. Ti renderai conto che stai sbagliando.
Vorrei potertelo dire io. Ma ormai sono nella squadra africana e ho altro a cui pensare.
E tanto lo so che non mi ascolteresti. Tu non dai mai retta a nessuno.
Kyoya si rigirava tra le mani il suo bey.
Era agitato, non poteva negarlo.
Era in pensiero per lei. Si stava mettendo nei guai, lo sentiva.
“Kyoya... che fai ancora alzato? Vai a letto, è tardissimo...”- una voce lo risvegliò dai suoi pensieri.
“Che vuoi Nile... lasciami in pace”
Il compagno di squadra si sedette vicino a lui.
“Voglio vincere il torneo. E non posso vincere se il mio capitano dorme in piedi mentre gareggia!”
Kyoya soffocò una risata. “Non abbiamo mai perso fino ad adesso, mi sembra...”
“Sì, è vero... Ma non bisogna rischiare”- convenne Nile.
Entrambi si alzarono e si diressero nella stanza che dividevano.
Si coricarono e Nile spense la luce sul comodino.
Ma il blader dai capelli verdi continuava a girarsi e rigirarsi tra le coperte.
“Cos'è, pensi alla tua ragazza?”- la voce di Nile risuonò nel buio.
“Non ce l'ho la ragazza...”- sbuffò Kyoya irritato.
“Con il caratteraccio che ti ritrovi, non mi sorprendo.”
“Ah ah ah... ah”- fece Kyoya- “Fai del sarcasmo con il tuo capitano?”
“Dai smettila, Kyoya. A cosa stai pensando?”- chiese l'egiziano con tono serio.
Calò il silenzio per qualche secondo.
Kyoya non era un tipo socievole. Non era certo uno che va a raccontare i fatti suoi a chiunque incontrasse.
Ma Nile non era chiunque. Nile era diverso.
Era intelligente. Sapeva come comportarsi.
Anche se Kyoya non lo voleva ammettere... beh, era felice di essere in squadra con lui.
“Sto pensando a mia sorella. È in America e si sta cacciando nei guai. Ma io sono a posto, non ti preoccupare.”
Nile era una persona intelligente. Sapeva quando fermarsi e quando invece poteva spingersi oltre.
Per questo chiuse gli occhi, fece un bel respiro e lasciò il suo compagno solo con i suoi pensieri.
Mancava poco all'incontro con la squadra giapponese.
Kyoya aveva iniziato il torneo con il solo ed unico obiettivo di sconfiggere Ginka, il capitano.
Ne avrebbe viste delle belle.
***
 
Andiamo poi in America...
Questa volta era nei guai fino al collo.
Se ne rendeva conto da sola.
 
“Io vado”
“Ciao Akane, che piacere vederti. Qual buon vento ti porta qui?”- fece Ryo bonario.
“Sì, certo Ryo... Hai voglia di scherzare, ma io sono seria”
“Dov'è che vai, Akane?”- continuava a sorridere, non avendo ancora inteso la gravità della situazione.
“In America”
Silenzio. Si guardarono negli occhi per diversi secondi, l'uno studiando l'espressione dell'altro.
 
Eppure procedeva apparentemente tranquilla per le strade americane già precedentemente percorse, in direzione dell'accademia HD.
Era tutto così deserto, così silenzioso.
 
“A-Akane... Ti prego non dirmi che tu...”
“Sì, l'ho fatto. Ma se vuoi posso dirti che non ho assolutamente rubato e letto il fascicolo di mio padre dall'archivio. Come preferisci...”- un sorriso beffardo comparve sul suo volto.
Ryo intanto era diventato improvvisamente pallido.
“Perché, Akane?”
“Non credi che dovessi sapere la verità?”- fece lei per tutta risposta.
 
Il rumore dei suoi passi era l'unico suono udibile. O quasi.
Akane era tremendamente nervosa, continuava a mordicchiarsi il labbro inferiore.
Quella era... paura.
Rischiava, rischiava grosso, questa volta.
 
“Akane... sei in pericolo”- sentenziò il direttore.
“No, ti sbagli. Cancer è in pericolo”
“Akane, ragiona: se ti beccano in America senza permesso ti tolgono Storm Cancer e lo affidano ad un altro agente. E cos'è un blader senza il suo bey?”
Lei sospirò: “Hai... hai ragione. Ma io devo andare.”
 
Si sentiva osservata.
Non poteva più fermarsi ormai. Aveva raggiunto il punto di non ritorno.
 
È rischioso andare nell'accademia HD adesso, con il torneo mondiale in corso... È pericoloso, e comunque non credo che riuscirai ad ottenere il tuo faccia a faccia con il Dottor Ziggurath”- fece Ryo.
“E perché, non è pericoloso per me anche rimanere qui? Ancora qualche giorno e il presidente verrà messo al corrente dell'accaduto. E se non vuoi andarci di mezzo anche tu e Hikaru sarà bene che io sparisca di qui!”- disse con tono cupo e serio.
Ryo rimase in silenzio.
Apprezzò quelle ultime parole, dopo mesi e mesi passati ad aiutarla di nascosto.
“Va bene...”- disse solo alla fine.
“Ryo, non vado dal Dottor Ziggurath per vendicarmi”
“Ah, Tsubasa ti ha convinto a lasciar perdere?”- disse, sicuro di ricevere una risposta negativa.
“Nient'affatto. Voglio dire che prima della vendetta il mio obiettivo è un altro.”
“Sono davvero molto curioso di sapere cosa la tua mente malata di odio ha partorito...”
Detto questo si ritrovò puntato addosso lo sguardo assassino di Akane Tategami.
Nessuno aveva mai sfidato così apertamente la sua pazienza nella WBBA.
 
Quando all'orizzonte apparve il grande edificio diretto dal Dottor Ziggurath, quel terribile ed incontrollabile sentimento la investì in pieno.
Allungò il passo.
Era come se una forza sconosciuta la guidasse, impedisse alle sue gambe di fermarsi.
Era come se aspettasse quel momento da tempo immemorabile.
Aveva passato ore, giorni a pensare solo a quel secondo.
Il secondo che avrebbe segnato l'inizio della sua vendetta.
Un passo alla volta, avrebbe mostrato a Ziggurath in persona di cosa era capace.
 
“Devo scoprire come funziona la speciale ruota di fusione di mio padre. Non è solo magistralmente realizzata, nasconde un segreto in sé e tu lo sai, Ryo.”
“Akane solo tuo padre sapeva farla funzionare, perché lui l'ha costruita. Nessun altro nella WBBA lo sa, persino quelli che hanno lavorato con lui ignorano questo particolare. Come pensi di scoprire i segreti del tuo bey in America?!”
“Ziggurath sa tutto. Ha rubato i progetti a mio padre, no? Il bey di un componente della squadra americana è uguale al mio. Stessa ruota di fusione, stesso giunto di rotazione. Non è un caso, Ryo.”
 
C'era così vicina. Mancava così poco.
Ancora qualche passo per essere finalmente completa.
Per essere finalmente pronta.
Era quasi euforia quella che sentiva nella pancia, quasi gioia quella che la faceva sorridere.
Quasi.
Perché quella che aveva sulla bocca era un sorriso sadico, maligno.
E qual vuoto che sentiva nello stomaco terrore.
 
“Akane... Sta' attenta, mi raccomando”- finì Ryo, sconsolato.
“Non c'è da preoccuparsi. Se quell'americano sa usare la ruota di fusione al massimo delle sue potenzialità, entrando nell'accademia anche io imparerò.”
 
Ma aveva un problema. La WBBA.
L'avevano scoperta.
 
 
Qualche tempo prima, in Giappone....
Entrò in quell'ufficio buio con fare titubante.
Non era del tutto sicuro di quello che stava facendo.
“Entra figliolo... forza!”
“Ehm, sì signore. Voleva vedermi, signore?”
“Certo che volevo vederti. Perché ti avrei mandato a chiamare, altrimenti?
Era stato l'uomo seduto dietro la scrivania a parlare.
Non incuteva terrore, anzi. Sembrava un tipo a posto, un uomo con cui si può tranquillamente scambiare due chiacchiere.
Sembrava saggio e competente nel suo lavoro.
Bastava guardarlo per provare stima ed ammirazione nei sui confronti.
Ma tutto questo sembrava non riguardare Jay, il ragazzo appena entrato.
Le gambe gli tremavano visibilmente.
Non capita tutti i giorni di entrare nell'ufficio del presidente dell'intera WBBA!
 
“Allora ehm... ehm... come ti chiami, figliolo?”
“Jay, signore. Jay Kisosawa”
“Bene Jay, sì voglio chiamarti per nome. Allora, sai perché sei qui?”- chiese con il tono più innocente del mondo. Come se stesse per consegnargli un panettone invece che affidargli un'importante missione.
“A dire il vero no, non mi è stato anticipato niente.”- rispose timidamente.
“D'accordo allora: siediti che ti spiego come stanno le cose.”
Jay si avvicinò piano piano alla scrivania e si sedette su una bella sedia di legno intarsiato.
Aveva paura di sciuparla solo a guardarla, figuriamoci a sedercisi sopra!
“Allora, dimmi Jay, conosci una certa Akane Tategami?”
Eccome se la conosceva! Chi all'interno della WBBA ignorava l'esistenza di quella ragazza?
“Sono sicuro che sai chi è e come è fatta... dopo tutto è un'agente segreto come te”
“Sì la conosco... ma a dire il vero signore io sono solo uno stagista, sto ancora imparando ad essere agente...”- disse il ragazzo perplesso.
Il presidente non si scompose minimamente: “Bah, che differenza fa? Agente segreto, stagista... si vede che sei in gamba, ragazzo!”- e detto questo scoppiò in una fragorosa risata.
Nessuno dei presenti credeva in quelle ultime parole.
Di differenza tra un'apprendista e un agente già formato ce n'era di certo.
Jay, ne era cosciente lui stesso, non aveva neppure un quarto dell'esperienza della Tategami.
Per tutti gli apprendisti lei era piano piano diventata come un mito. Inarrivabile.
“Ehm, certo signore...”- si limitò a dire.
“Comunque, stavo dicendo... questa è la tua missione: dovrai andare in America e pedinare Akane Tategami”
“E come mai è in America?”- domandò senza pensare.
“Non farti troppe domande e ascolta bene che cosa devi fare: seguila, pedinala, non la perdere di vista neanche un secondo. Entra ovunque lei entri, ascolta tutto ciò che lei dice.”
Jay era decisamente confuso.
Perché seguire di nascosto Akane Tategami in America? In America!?
“E ovviamente non devi farti scoprire...”- e giù un'altra risata.
Jay era sempre più sconvolto, al solo pensare che di lì a poco si sarebbe dovuto imbarcare per l'America e che avrebbe dovuto mettersi alla ricerca di una della agenti più temute della WBBA.
E intanto il presidente continuava a ridere.
Che cavolo ci troverà da ridere...
Ma Jay era per natura un tipo curioso. Voleva sapere perché Akane se n'era andata, e senza permesso a quanto pare.
“Mi scusi se mi ripeto... Ma come mai l'agente Tategami non torna indietro da sola? Non può semplicemente chiamarla?”
La faccia del presidente si fece più scura.
“Non hai capito figliolo. Mi stai ascoltando? Non devi riportarla qua (ché sarebbe troppo per uno stagista come te) ma voglio che tu la controlli e mi riferisca tutto. Akane è in America e lì resta. Ma la WBBA deve sapere cosa sta facendo.”
“Ehm... sì, adesso è tutto più chiaro!”- Jay era seriamente impaurito dal tono che l'uomo aveva usato. Quella conversazione doveva finire al più presto.
“Sono pronto per la missione! Osservo l'agente Tategami, ma non interferisco con i suoi progetti! Ma quindi... Akane in America ce l'ha mandata lei?”- azzardò il ragazzo.
“Non esattamente...”- disse seccato il presidente- “...e adesso sparisci.. ehm, volevo dire, sbrigati e vai all'aeroporto! La tua missione inizia... adesso!”
E a queste parole Jay corse via verso il suo appartamento per preparare i bagagli.
Però che sfiga... la sua prima missione e doveva avere a che fare con una ragazza come Akane.
Nessuno sarebbe mai voluto essere al suo posto, anche se per gli apprendisti come lui era difficile ottenere una missione.
Se fosse stato scoperto dall'agente... sicuramente lei lo avrebbe fatto nero. E se non avesse completato bene l'incarico, sarebbe sicuramente stato cacciato dalla WBBA.
Situazione spinosa. Jay non era affatto entusiasta.
 
 
E così, adesso Jay Kisosawa, si era ritrovato in poche ore catapultato in America a seguire a debita distanza Akane Tategami.
Il ragazzo era stremato. Da quando l'aveva trovata non aveva avuto un attimo di posa.
Praticamente lei non si era mai fermata.
Notte, giorno. Avrà dormito sì e no cinque ore.
Era davvero stanco.
Ma che poteva fare? Non aveva molta scelta.
Sperava solo che Akane non si accorgesse di essere pedinata...
 
 
 
Era arrivata davanti alla porta di ingresso del personale di servizio dell'accademia americana.
Ma era ferma, immobile con gli occhi fissi sulla maniglia.
Non poteva entrare. Perché?
Il perché si trovava qualche metro dietro di lei, nascosto malamente dietro alcune rocce e cespugli.
Se fosse entrata, lui l'avrebbe seguita.
Non si sarebbe fatta fregare da un pivellino della WBBA.
Si sedette a terra ad aspettare. Incrociò le braccia dietro la testa, e si perse con lo sguardo nel cielo.
Anche se ne aveva tante di cose a cui pensare, non poteva fare a meno in quell'occasione di ricordarsi di Tsubasa.
Era preoccupata per lui.
 
“Ryo... tieni d'occhio Tsubasa.”
“Come dici, scusa?”- rispose quello confuso.
“Sta' attento a Tsubasa Otori, direttore dei miei stivali. Hai visto cosa gli è successo durante lo scontro con Kyoya, l'altro giorno?”
“Sì, Akane... Ma non starai esagerando? Era uno scontro importante, lui era molto preso...”
Lei arrivò a pochi centimetri dal volto del direttore: “Stiamo parlando di Tsubasa Otori, il ragazzo più tranquillo e riflessivo di tutta la cerchia di amici di tuo figlio. Ascoltami: tienilo sempre d'occhio.”- si allontanò, scandendo bene le ultime parole.
Uscì dall'ufficio di Ryo, trovandosi Hikaru scura in volto davanti agli occhi.
“Akane...”
“Hikaru, promettimi che mi avvertirai se la situazione dovesse degenerare. Promettimelo”
“Va bene.”
 
 
Concludiamo infine in Grecia...
Un torneo mondiale. Una squadra formidabile. Amici, compagni.
L'adrenalina che ti corre dentro a mille. Il tuo bey in forma smagliante.
Cosa poteva desiderare di più?
Era tornato tutto alla normalità, no?
Finita la missione, finiti i pensieri.
Avrebbe dovuto essere rilassato, godersi le sfide che gli si presentavano davanti in quei giorni. E invece...
Le sue paure erano triplicate.
Non era più lo stesso ragazzo di prima.
Ma non riusciva a capire cosa gli fosse successo.
Tsubasa continuava a tormentarsi, seduto sul divano della hall dell'albergo assieme a Yu.
Aveva un grande problema, se ne rendeva conto. Ma non poteva parlarne ai suoi amici.
Si sarebbero solo allarmati inutilmente.
No, doveva risolvere la situazione per conto suo. Ma più passava il tempo più questo risultava difficile. Giorno dopo giorno quella strana sensazione era sempre più forte dentro di lui.
 
Guardò l'orologio, sospirò e dopodiché passò una mano nella chioma bionda del suo piccolo amico.
“È tardi Yu, andiamo in camera”
L'altro non rispose, era crollato dal sonno sul bracciolo del sofà.
“Va bene”- bisbigliò il possessore di Eagle- “Faccio io”
Lo prese i braccio e cominciò a salire lentamente le scale.
“Tsu-Tsubasa...”- biascicò a metà rampa Yu.
“Ehi... scusa non volevo svegliarti”- disse l'altro rimanendo concentrato sugli scalini, per evitare di far cadere entrambi.
“Non importa... Senti Tsubasa, c'è una cosa che volevo chiederti da quando siamo partiti per il torneo...”- fece Yu, infilandosi sotto le coperte, una volta raggiunta la camera- “Che fine ha fatto la tua compagna di viaggio?”
Tsubasa gli rivolse uno sguardo sorpreso. Proprio di Akane voleva parlare?
No, non voleva nemmeno pensarci, a che fine avesse fatto. Gli veniva il batticuore solo a nominarla.
“Non lo so, Yu... perché me lo chiedi?
“Non è venuta a salutarci, in aeroporto.”
Tsubasa rimase interdetto.
È vero, non era venuta. Ma perché mai avrebbe dovuto?
“Beh, Akane non è tipo da saluti in aeroporto, non so se mi spiego”- disse dopo un po' il blader dai capelli argentei, anche lui adesso nel suo letto.
“Quindi vuoi dire che vi siete salutati prima della partenza?”- azzardò il compagno dopo un po'.
“Diciamo di sì...”- e spense la luce, per evitare che la conversazione prendesse un brutta piega.
Per qualche secondo la stanza rimase silenziosa.
Poi, ecco di nuovo la voce di Yu: “Tsubasa, ti piace Akane, vero? Ti piace... in quel senso, intendo.”
Sembrava una domanda così semplice, così facile. O sì o no.
Ma non lo era affatto.
Tsubasa avrebbe potuto spegnere la luce, infilarsi i tappi per le orecchie e anche coprirsi la testa con le coperte.
Ma quella domanda, così chiara, limpida, lo avrebbe raggiunto comunque.
Perché Yu in fondo, stava semplicemente dando voce ai suoi stessi pensieri.
 
“Tsubasa... ci sei?”
“Sì, sono qui”- sospirò.
“E allora?”- c'era una strana euforia nella voce del biondino.
Ma l'altro non rispondeva. Restava muto, con gli occhi spalancati verso il soffitto.
Gli piaceva Akane Tategami?
Complicata, testarda, sensibile, forse troppo sensibile, impulsiva, abile. Abile con le parole, abile con i bey. Con le persone magari un po' meno. Non era la persona più socievole del mondo.
Gli piaceva sul serio una tipa così?
Solo per quel bacio?
Certo erano amici.
Certo aveva sofferto nel vederla scoprire piano piano la verità sul suo passato.
E, alla fin fine, Akane era sempre nei suoi pensieri.
Poteva negarlo, poteva fare finta che non fosse così. Ma lei rimaneva lì, impressa nella sua mente.
Ma quello era davvero amore?
Non era poi così semplice da capire.
“Yu, io...”- disse esitante.
“Tsubasa, non preoccuparti se non sai rispondere. Io posso aspettare”- disse con una risatina, tra uno sbadiglio e l'altro.
“Grazie Yu”- rispose l'altro sollevato.
“Ma posso darti la mia opinione?”- chiese infine il biondo, con una punta di malizia.
Tsubasa sospirò. “Spara”
“Secondo me siete perfetti insieme. L'ho pensato subito, quando vi ho visto allontanarvi verso l'aeroporto per partire per l'America.”
Tsubasa ripercorse con la mente quell'ultima missione.
I misteri attorno ai membri della squadra americana, il Dottor Ziggurath, l'accademia HD.
La prima impressione che aveva avuto vedendo la sua nuova compagna di viaggio, il loro alloggio sperduto in chissà quale via di New York, l'attacco dei blader locali e la risposta di Akane.
Sì lasciò cullare dai ricordi e chiuse gli occhi.
Non sapeva se quello che provava per l'agente Tategami era amore.
Ma di una cosa era certo: gli mancava da morire.
Con questa convinzione si addormentò definitivamente e finalmente nella stanza calò il silenzio.
 
 
Angolo dell’autrice (quando il capitolo è ormai già finito):
Comincio con il ringraziare tutti coloro che sono riusciti ad arrivare alla fine di questo capitolo fatto di salti nel tempo ed in giro per il mondo.
Ho durato una fatica per scriverlo, nemmeno l’avessi fatto a piedi quel giro! :P
Grazie mille davvero a tutti quelli che pazientemente continuano a seguire questa storia, nonostante i miei lentissimi aggiornamenti (ma sono un po’ migliorata in fatto di tempi dall’ultima volta, no?).
Non ho granché da dire , avendo già scritto l’angolo dell’autrice, ma volevo farvi notare una cosa.
Ho, per quanto mi consentano le mie capacità, aggiustato la grafica della ff.
Sono abbastanza soddisfatta devo dire.
Adesso tolgo il disturbo…
A presto!
   
 
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