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Autore: Hypnotic Poison    28/08/2014    5 recensioni
Il Dipartimento Speciale di Investigazione era un reparto riservato dell'Agenzia di Intelligence per la Pubblica Sicurezza. Dislocato lontano dal palazzo del quartier generale, era uno di quei reparti di cui tutti sapevano, ma che nessuno conosceva davvero.
Genere: Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo cinque: And the thrill of the chase moves in mysterious ways



Ryo Shirogane doveva essere grato che le pareti delle sale riunioni fossero insonorizzate; forse per fare in modo che informazioni riservate non ne uscissero, decisamente non progettate per contenere le sue urla ma perfettamente funzionali.
L'oggetto della sua ira funesta era, ovviamente, Minto, tornata quel lunedì mattina al lavoro con un'aria troppo soddisfatta per poter calmare l'americano.
Ti rendi almeno conto del pericolo che avresti potuto correre? E se si fosse accorto che gli avevi messo addosso una cimice?”
La ragazza alzò gli occhi al cielo: “Per l'ennesima volta, lo so, ma non è successo niente.”
Non puoi andare in giro a fare quello che vuoi!”
Non stavo facendo quello che volevo, stavo andando a piantare ancora più microspie di quanto sarei riuscita a fare se fossi rimasta al locale!”
C'è momento e luogo per iniziative del genere che possono mettere a repentaglio la tua copertura, e questa missione non ne ha bisogno!”
Le guance di Minto si arrossarono mentre anche il suo tono di voce aumentava: “Questa missione ha bisogno di essere risolta il più presto possibile, ecco di cosa ha bisogno! E
io sono stata quella che ha rischiato la pelle, portandosi a casa altre quattro microspie! Adesso abbiamo uno dei luoghi in cui si incontrano, costantemente sorvegliato, e un numero di telefono. Quindi, prego, Shirogane.”
Ryo sospirò, spostandosi la giacca all'indietro mentre poggiava le mani sui fianchi. “Potrei licenziarti per insubordinazione.”
La ragazza scosse le spalle, adagiandosi sullo schienale della poltrona: “Fallo, ma poi il numero lo tengo io.”
Smettila di tirare la corda.”
Minto alzò le mani in segno di difesa, girando pigramente sulla sedia mentre un sorrisetto soddisfatto le si disegnava in volto.
Shirogane scosse la testa, facendo un cenno verso le altre ragazze: “Purin, dì a Taruto che metta qualcuno a controllare le microspie continuamente, non voglio perdere neanche una parola. Voi altre, chiedete le registrazioni di questi ultimi giorni e ascoltatele, segnatevi qualsiasi cosa possa sembrarvi importante, o strana, anche minimamente preoccupante.”
Dobbiamo ascoltare anche la registrazione di sabato sera?” sghignazzò Purin, ignorando la risatina nascosta di Ichigo e l'occhiataccia di Zakuro.
Ryo fece finta di nulla, così come fece finta di non notare le tre dita che Minto aveva alzato e che Retasu si affrettò prontamente ad abbassare con una faccia sconvolta, e con un gesto della mano fece loro intendere che era meglio che se ne andassero.
Prima che Retasu fosse uscita, però, Shirogane la trattenne. “Volevo solo dirti che hai fatto un ottimo lavoro, sabato sera. Ero un po' sovrappensiero per dirtelo subito, ma sei stata davvero brava.”
Le guance della ragazza si tinsero piacevolmente mentre abbozzava ad un inchino. “Grazie, Shirogane-kun. Ho fatto solo il mio dovere.”
Be', sì, spero di vederti ancora così piena di iniziative positive.”
Retasu raggiunse le altre alla loro postazione, scuotendo la testa con fare ammonitorio nel sentirle discutere di questioni poco adatte all'ambiente lavorativo.
Purin, potresti andare a prendere le registrazioni, per favore?”
“Sì, sì, aspetta, voglio sentire come finisce la storia,” le rispose brevemente la biondina, che sembrava pendere dalle labbra di Minto.

Zakuro alzò gli occhi al cielo, afferrando velocemente il portafoglio per scendere velocemente al bar del piano terra. Le serviva un caffè, e non le andava decisamente di doversi sorbire l'acqua sporca della macchinetta in dotazione che ancora non si decidevano di riparare.
Aveva talmente tanto a cui pensare che la salita e la discesa dal suo ufficio le sembrarono passare in un momento, tra visi confusi e parole incomprensibili tra la miriade di altri discorsi che le scorrevano in mente. Si sentiva nervosa, e non le era mai piaciuto. Era sempre stata abituata ad avere il controllo di sé e della situazione, e le poche volte in cui lo perdeva le sembrava di fallire.
Solo il calore dei bicchieri di carta che aveva in mano la manteneva in contatto con la realtà mentre attraversava veloce il corridoio, i grossi tacchi degli stivali che risuonavano leggeri contro la moquette consunta e ruvida.
Sbatté le nocche contro il vetro, attenta a non rovesciare il caffè, e non aspettò risposta per entrare, chiudendo la porta con un colpo d'anca.
Appoggiò una delle tazze sulla scrivania di Ryo, sedendosi poi in una delle comode poltrone girevoli. Era il loro modo di fare pace, quello; senza dirsi molto, si portavano solamente delle tazze di caffè in segno di scuse – americano, nero, bollente.
Ho bisogno di un paio d'ore di permesso, nei prossimi giorni,” iniziò dopo qualche secondo, prendendo un tentennante sorso per non bruciarsi la lingua.
Ryo sollevò appena lo sguardo dalle carte che aveva davanti, il rapporto di sabato sera senza dubbio. “Devi firmare i documenti?”
Zakuro non lo guardò in volto, limitandosi ad annuire mentre sospirava. “Sì.”
Shirogane batté le dita contro il tavolo, fissandola. “Nel mezzo di un'operazione?”
Non ho scelto io la data, sai.”
Lui sospirò, digitando svelto sulla tastiera. Non sapeva quanto i superiori fossero tenuti a sapere della vita privata dei loro agenti, ma si rendeva anche conto che il rapporto che manteneva con le ragazze non era proprio da manuale.


Stava piovendo incessantemente quando suonò il campanello. Non aspettava nessuna visita, decisamente; era da più di un anno che abitava a Tokyo ormai, ma non aveva avuto molto tempo per farsi tanti amici. O almeno, amici che si prendevano la libertà di suonare a casa sua un giovedì sera alle dieci.
D'altronde, non si sarebbe nemmeno aspettato di vedere nello schermo del citofono Zakuro, grondante d'acqua.
Le chiese subito se c'era qualcosa che non andava, quando arrivò sulla soglia del suo appartamento. Gli venne naturale chiederglielo in inglese, visto che molte volte si trovavano a parlarsi in quella lingua senza pensarci troppo. C'era qualcosa che li accomunava, ma non sapeva il perché nemmeno di quello, o che cosa fosse esattamente. Fujiwara non si apriva mai con nessuno, e lo stesso faceva lui... forse, erano capaci di farlo solo l'uno con l'altra.
Promettimi che questa conversazione sarà off-the-records, e che in questo momento tu non sei il mio capo.”
Shirogane alzò le sopracciglia, allungandosi in bagno per prenderle un asciugamano: “Mi stai chiedendo qualcosa di importante.”
Lo puoi fare o no?” insistette lei.
D'accordo. Prima cambiati, però, non voglio essere il non-responsabile della tua polmonite.”
Le porse una vecchia felpa di Harvard e un paio di pantaloni della tuta in cui probabilmente lei avrebbe navigato, ma non aveva di meglio da offrirle.
Si stava decisamente preoccupando. Non era da lei chiedergli determinate cose; nei mesi in cui l'aveva conosciuta, aveva capito che le piaceva testare i limiti senza però uscirne del tutto. Sperò che non fosse qualcosa di troppo grave.
Quando Zakuro ritornò in cucina, i lunghi capelli avvolti come in un turbante nell'asciugamano, la guardò con sguardo interrogativo, senza chiederle oltre – di sicuro pressarla era la scelta peggiore.
Sono andata a letto con Akasaka-san.”
E di sicuro, Zakuro non usava mai mezzi termini.
Il sorso di decaffeinato che Ryo aveva appena preso gli andò di traverso, facendolo tossire. “C-come scusa?”
O forse andati a letto non è il termine migliore, visto che è successo in ufficio.”
Shirogane si lasciò sfuggire un gemito e si passò una mano tra i capelli: “Ti prego, dimmi che nessuno vi ha visti.”
Lei scosse la testa: “Eravamo solo io e lui, gli dovevo consegnare tutti i documenti per l'ultimo caso chiuso.”
Gli occhi azzurri si fissarono su di lei: “Lo sai che adesso dovrei trasferirti, giusto?”
“No, perché questa conversazione non è mai accaduta e tu non sei il mio capo.”

Quasi gli scappò un sorriso. “D'accordo, allora... perché sei venuta a dirlo proprio a me?”
Zakuro si strinse nelle spalle, chiudendo le dita attorno alla tazza: “Perché non sapevo a chi altro dirlo senza iniziare una lunga sequela di domande, e non potevo non dirlo a nessuno.”
Shirogane annuì. Il rumore della pioggia fece loro da sottofondo per qualche minuto, mentre il suo cervello cercava un modo educato di iniziare l'altro argomento che gli premeva. “Lo so che probabilmente non vorrai parlare nemmeno di questo, ma... pensavo fossi sposata, Zakuro.”
Lei scosse nuovamente le spalle: “No, non ne voglio parlare. Non fingerò di essermi innamorata di Akasaka-san, per carità... probabilmente sappiamo entrambi che è stata davvero solo una cosa di una volta. Non ti dirò nemmeno di essere stata presa alla sprovvista, perché era da un po' che ci giravamo intorno, così. Credo che, in fin dei conti, mi servisse solo una scusa.”
Si chiuse nel suo silenzio, girando pigramente il cucchiaino nel liquido scuro. Shirogane sapeva che il discorso era stato chiuso lì, e lui non voleva premere oltre per non esserne ulteriormente coinvolto.
Man, I won't be able to sit at that desk anymore, now.”
Zakuro rise a quella battuta, e poi continuò a ridere di cuore, trascinandolo con sé tra sollievo e il timore di vedersela cadere in una crisi isterica.


La stampante vibrò mentre il foglio usciva a scatti prima di essere afferrato con una mossa veloce da Shirogane.
Domani pomeriggio, pausa pranzo allungata fino alle cinque. Di più non posso fare, lo sai.”
Lo allungò a Zakuro, che lo prese annuendo. “Grazie,” fece un cenno verso la tazza di caffè quasi intoccata “Pensi di finirlo?”
Oh, sì,” sospirò lui, allentandosi la cravatta “Dopo lo scherzetto di Minto e vista la quantità di roba che dovremo osservare, ne ho più che bisogno.”
Dovresti darti a tè e tisane, forse ti calmerebbero più i nervi.”
E' proprio la tua amica che beve tè come se non ci fosse un domani, e guarda com'è andata a finire.”
Zakuro abbozzò un sorriso: “Come se non sapessi che sotto sotto sei rimasto stupito dal suo fegato.”
Non credo fosse il fegato quello per cui lei andava...”

§§

Taruto si stropicciò gli occhi, sbadigliando senza remore. Era da solo nel laboratorio in quel momento, ed anche se ci fosse stato qualcuno, non gli sarebbe importato molto. Erano ormai giorni che tenevano sotto controllo la situazione nella camera dell'hotel che Minto era riuscita a infestare di cimici.
Non succedeva molto, a dire la verità; era molto probabile che quella stanza non fosse nient'altro che il luogo in cui Kisshu Fukazawa abitava e dormiva per il tempo necessario in cui doveva trattenersi a Tokyo, ma Shirogane non voleva perdersi nemmeno un fotogramma.
Sbadigliò ancora, lanciando un'occhiata all'orologio che aveva al polso. Almeno Fukazawa sembrava avere una routine regolare. Si svegliava alle sei e mezza, usciva e non tornava fino alle nove di sera, solitamente con qualcosa da mangiare dietro. Questo voleva dire che, se tutto fosse andato come al solito, Taruto avrebbe avuto ancora due ore da passare osservando uno schermo fermo, tranne per l'eventuale cameriera, e le altre quattro di totale inerzia sarebbero toccate a qualcun altro.
E stavano pure registrando il tutto, pensò un po' stupito, così che se qualcosa fosse davvero successo, Shirogane avrebbe potuto vederlo con i suoi occhi.
Ringraziò che non fosse comparsa nessuna ragazza insieme a Kisshu; per lui sarebbe stato maledettamente imbarazzante, Purin l'avrebbe preso in giro e il capo si sarebbe senz'altro irritato. Per non parlare di Minto, quella ragazza poteva avere reazioni imprevedibili per le cose più strane.
Shirogane doveva avere proprio tanta pazienza con loro, si disse. Non sapeva se un altro capo avrebbe sopportato tutte le loro storie.
Taru-Taruuuuu,” la voce di Purin rimbombò tra i computer della sala vuota mentre la biondina arrivava saltellando, in mano due sandwich impacchettati “Ti ho portato da mangiare, ho immaginato che come al solito te ne saresti dimenticato.”
Grazie mille,” esclamò lui, realizzando solo in quel momento quanto in realtà fosse affamato “Come vanno le cose al piano di sopra?”
Oh, sai com'è, il solito. Shirogane brontola, Ichigo borbotta, Minto beve il tè. Ormai stiamo diventando tutti un po' ciechi a forza di stare davanti al computer.”
Mhmm,” rispose Taruto, la bocca già piena di cibo “Non succede niente di interessante.”
Infatti la sorveglianza è la parte più noiosa, ma almeno non dobbiamo stare in macchina nascosti dietro un giornale.”
Tu guardi troppi film, Purin.”
Forse,” la ragazza rise, inclinandosi in avanti per avvicinare il viso a quello di lui “Ma è Minto quella che si comporta come James Bond.”
Guarda che se ti sente si arrabbia.”
Ma è vero! Però è brava a raccontare storie. Particolari piccanti a parte.”
Taruto alzò gli occhi al cielo: “Va bene, raccontamelo.”


Quindi è questo che vi insegnano alle accademie del balletto?”
Minto rise, spostandosi una ciocca di capelli sudati dalla fronte. “Chi lo sa.”
Kisshu le scoccò un'occhiatina divertita, piantandole un dito nel fianco per farle il solletico: “Di sicuro ti hanno insegnato a essere sfacciata.”
Ah, senti chi parla!” lei lo spinse via, arrotolandosi poi nel lenzuolo per coprirsi mentre si avviava verso il bagno. Prese con sé la sua pochette e la biancheria intima; non aveva la minima intenzione di allontanarsi dai suoi effetti personali visto il loro contenuto, e sapeva che era ormai ora di andarsene... purtroppo.
Fece scorrere l'acqua del lavandino, spruzzandosene un po' sul viso per cancellare le tracce di trucco sbavato. Si rivestì in fretta e poi, lanciando un'occhiata veloce alla porta chiusa del bagno, aprì la borsetta.
Aveva afferrato le microcamere poco prima di uscire, giusto in caso, si era detta. Al tempo non aveva saputo cosa farsene, ma ora sarebbero potute tornare utili.
Si guardò intorno, cercando di individuare un angolo utile. Taruto era davvero bravo a minimizzare le dimensioni dei loro aggeggi, ma non voleva comunque correre altri rischi.
Il water sembrava l'appoggio giusto, calcolò velocemente; se fosse riuscita a salirci e ad arrivare nell'angolo dietro la porta, la telecamera avrebbe avuto il panorama adatto della stanza e forse – forse – sarebbe stata abbastanza nascosta.
Sapeva che ci stava mettendo troppo tempo, quindi cercò di affrettarsi, maledicendo per l'ennesima volta la sua bassa statura. Azzardò a posare un piede sulla cassetta del water, facendo partire lo scarico in modo da nascondere i suoi sbuffi di fatica. Temeva che avrebbe ceduto sotto il suo peso, ma con un ultimo sforzo e un'impuntata di piedi, la microcamera si attacco alle piastrelle del muro e diede un leggero bip per indicare che era accesa.
Saltò giù, riassettandosi velocemente e prendendo la borsetta per poi uscire dal bagno.
Kisshu la osservò nuovamente da capo a piedi, facendo una smorfia scontenta: “Oh, non dirmi che te ne vuoi già andare.”
Lei sorrise, prendendo il vestito abbandonato sul tavolo: “Sono le cinque del mattino, direi proprio di sì. Le ballerine hanno bisogno del giusto riposo, sai.”
Immagino,” con l'ennesimo ghigno da schiaffi, Kisshu si alzò, incurante del fatto che il lenzuolo fosse rimasto nel bagno mentre si avviava lentamente verso di esso.
Tirandosi su la zip del vestito, anche Minto si concesse un'ultima occhiatina prima di decidere di tentare un'ultima volta la fortuna. La poltrona nell'angolo della stanza, proprio accanto alle pesanti tende color crema, faceva al caso suo.
Tendendo l'orecchio verso il bagno,nuovamente si arrampicò sulla poltrona, tenendosi in equilibrio sullo schienale mentre si allungava il più possibile per posizionare la seconda microcamera sul bastone a cui erano attaccate le tende.
Saltò giù proprio nel momento in cui sentì aprirsi la porta, atterrando con grazia su un bracciolo come se fosse sempre stata seduta ad aspettare il ragazzo – che, almeno, aveva avuto la decenza di coprirsi con il lenzuolo questa volta.
Posso almeno avere il tuo numero?” le chiese ironico.
Minto si strinse nelle spalle: “Dipende. Cosa ottengo in cambio?”
Kisshu alzò gli occhi al cielo, ridendo. Afferrò il bloc notes dell'hotel, strappandone una pagina, e vi scrisse velocemente il proprio numero. Allungò il foglietto alla mora che, con un sorriso simile al suo,vi scribacchiò il proprio per poi strappare il pezzetto che aveva usato.
Ti chiamo un taxi mentre scendi,” le disse poi, prima di avvicinarsi ulteriormente e baciarla.

§§

Ichigo bussò a raffica alla porta di Ryo, aprendola senza aspettare risposta: “Shirogane-kun, devi venire subito.”
“Cos'è successo?” le domandò lui, alzandosi di scatto e raggiungendola.
“E' ovvio che dopo una settimana e mezza di sorveglianza in cui non è successo niente, adesso abbiano deciso di muoversi.”
In due minuti raggiunsero il laboratorio, dove erano già raccolte tutte le altre ragazze.
Retasu lasciò a Shirogane il posto accanto a Taruto, che digitò velocemente sulla tastiera per rimandare indietro il viso che stavano visionando.
Sullo schermo apparve la figura di Kisshu, che stava entrando nella sua stanza digitando sul cellulare. Lo osservarono portare il telefono all'orecchio, camminare ancora un po' per la camera probabilmente aspettando una risposta, e poi appoggiarsi con una spalla contro il muro.
«Ehi, Pai», la voce risuonò incredibilmente chiara «Abbiamo un nuovo cliente. Vediamoci tra mezz'ora.»
Taruto fermò il video con un tasto: “E' di dieci minuti fa.”
Zakuro si voltò verso il biondo: “Credo che sia ora di muoversi. Se hanno un nuovo cliente, vuol dire che sono pronti a vendere. Dobbiamo agire prima che possa succedere, e dobbiamo farlo in fretta, perché non sappiamo quando accadrà.”
Fare le cose troppo in fretta non porta mai a qualcosa di buono.”
Non abbiamo tempo, Shirogane-kun,” insistette Minto.
Il biondo prese il telefono alla sua sinistra: “Io chiamo Keiichiro, voi continuate a guardare in caso Pai arrivi lì.”
Si alzò dalla sedia, parlottando velocemente mentre le altre riprendevano il video in diretta, che mostrava però soltanto una camera vuota.
Shirogane-kun ha ragione, non abbiamo abbastanza informazioni,” commentò Retasu, mordendosi un labbro.
Ichigo annuì: “Per questo dobbiamo ottenerle. Dobbiamo avvicinarli di nuovo.”
Non correre,” la voce di Shirogane era tesa “Nemmeno a Keiichiro piace questa situazione. Non siamo nemmeno sicuri che non si siano accorti di essere intercettati.”
Minto si strinse nelle spalle: “Non ne hanno dato segno fino ad ora. Si sono comportati in modo normale, hanno parlato abbastanza liberamente. Non ne possiamo essere certe al cento per cento, ma non possiamo lasciarci scappare l'occasione.”
Ryo le puntò un dito contro: “Niente colpi di testa, d'accordo?”
Lei gli fece un finto saluto militare: “Signorsì.”














Lo sooooo, sono terribile, ci ho messo una vita :( Ma sono stata pressissima dalle vacanze (LOL), dal moroso e dal dolce far nulla... ma siccome domani (o meglio, stanotte) devo partire ancora, oggi mi sono messa d'impegno e ho scritto tuuuuuuuuutto il capitolo ^_^
Ringrazio tutte voi che avete commentato perché mi avete dato la carica :) Spero che le vostre vacanze siano andate bene, e che gli ultimi giorni siamo buoni :)
A presto, un bacione!!

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