Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Eriok    29/08/2014    1 recensioni
Il continuo di "Cacciatori e Vittime".
Cosa è successo dopo la morte di Elisa? Chi è questa donna dai capelli color rosso fuoco? Perché è così importante...?
I Cacciatori sono veramente tutti estinti...?
La guerra per la sopravvivenza non è ancora giunta al termine, e altre minacce spingono gli Eroi degli Dei a ritornare a camminare sulla Terra.
"L'Apocalisse....sta arrivando.
E io... sono il suo araldo.".
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Sovrannaturale
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cacciatori E Vittime'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cacciatori e Vittime.

La Profezia

Capitolo 2.

 

Raindrops fall from everywhere

I reach out, for you, but your not there

So i stood, waiting, in the dark

With your picture in my hands

Story of a broken heart.

 

[Gocce di pioggia cadono ovunque

Ti cerco, cerco te, ma non ci sei

E me ne sto qui, aspettando, nel buio

Con la tua foto nelle mie mani

La storia di un cuore spezzato.]

(Stay with me – Danity Kane)

 

Cassandra non comprendeva cosa stava accadendo in quel momento, si stava solo disperando. Piangeva, sommessamente nel silenzio intorno a lei, brontolando il nome di sua figlia così tante volte nelle lacrime da trasformarla in una litania. Il ragazzo al suo fianco, giovane allievo e suo aiutante, le stringeva le spalle, in silenzio, mentre osservava ciò che accadeva a bocca aperta. Le catene tintinnavano, e la donna anziana non aveva ancora capito che quel tonfo non era il rumore sordo della testa di sua figlia che cadeva ma di un essere vestito di nero, calato – letteralmente – dal cielo.

Lo sguardo rivolto al patibolo mentre la gente, tutta intorno, la fissava stranita.

Un fruscio di coda.

Gli occhi si sgranarono. E poi la folle corsa ai ripari.

«UN INFETTATO! AI RIPARI!».

«SONO ANCORA VIVI, AIUTO!».

«SI SALVI CHI PUÒ!».

«CI UCCIDERANNO TUTTI!».

La folla di persone scappò per tutte le vie laterali in pochi istanti, creando il panico. L’uomo sul patibolo si alzò, mostrandosi al sole. Vestiva le vesti sacerdotali, bianche e azzurre con caratteri strani, e in mano teneva un bastone rilucente di luce propria. Gli occhi penetranti di un azzurro opaco, i capelli tenuti in un codino, lunghi e biondi, la barba curata e gli zigomi rendevano la sua faccia sottile, oblunga. Sibillina.

Ci fu un attimo di silenzio, le guardie, il boia, il sacerdote, fermi come statue ad osservare una figura lontana, nera, familiare agli occhi di tutti.

 

Don, suono di campana.

Ricorda la Profezia.

Ricorda gli odori, i sapori, la luce.

L’amore.

Gli occhi di chi amavi, e sorridi.

La Vista.

Ricorda la luna.

 

«Joshua, cosa sta succedendo?!» domandò l’anziana al ragazzo tra le lacrime, sentendo le urla. Non capiva cosa era successo, e cosa stava accadendo adesso. Sentiva solo il respiro trattenuto del ragazzo, il silenzio dopo le urla e il terreno fermo, un odore vago, lontano. Familiare.

Nella sua mente spuntò, come un fiore in piena campagna, il ricordo di un nome lontano, quasi dimenticato.

Ma il ragazzo non rispose, era letteralmente sbiancato.

Quella donna era...

 

La figura nera osservò la statua, di medie dimensioni, poco lontana dal patibolo. Mostrava il momento della Purificazione, il sacrificio di Elisa per salvare il mondo, e per volere della Dea. Era realistica, quella statua, i tratti – forse troppo femminili – cozzavano con la figura reale che ora vi camminava vicino. Ogni falcata mostrava la coda che, dolce e morbida, si muoveva sinuosamente dietro di lei.

Era bianca, come la luna.

I capelli erano lunghi e ricci che morbidi si muovevano all’udire del vento.

“Fastidiosi.” Pensò la donna, scostandoli dalla vista.

«Guardie, uccidetelo!» sentenziò il giovane sacerdote, risvegliatosi dal torpore del momento. La punta del bastone indicava lei, e Elisa lo guardò con occhi gialli e furenti.

 

Don, suono di campana.

Ricorda la Profezia.

 

Un manipolo di soldati si avvicinò di corsa, spade alla mano.

La donna chiuse gli occhi. Aprì le braccia, assaporando il movimento pacato del vento, il tepore del sole, e ricordò – come un ricordo di bambina che scalpita tra la gente – le parole dette dalla Dea.

 

“E l’eroe cadrà dalle nuvole,

quando alto si leverà

l’urlo della madre bianca

per salvare la dama di fuoco.”

 

I suoi movimenti, fluidi, impedirono il primo attacco degli uomini, stordendoli e lasciandoli a terra, svenuti. I suoi muscoli rispondevano ancora bene ai movimenti, il suo corpo era scattante e pieno di energia. Si guardò le mani, strinse i pugni e li rilasciò. Quella sensazione di adrenalina ed euforia, le mancava.

Elisa sorrise.

“Sì... sono ancora viva” pensò, gli occhi castani scivolarono al patibolo. La ragazza dai capelli rossi la fissava dall’alto del patibolo, legata al ceppo dove un boia, incoscientemente, aveva fermato la sua sentenza di morte. I loro occhi cozzarono, e rimase abbagliata dalla sua bellezza. Tumulto al cuore.

E capì.

«Boia, uccidila!» intimò il sacerdote, e lui alzò la lama, pronto a colpire.

Bastarono pochi istanti, e la lama si bloccò. Un braccio fermò la sua discesa, scontrandosi contro la superficie metallica della corazza. Elisa, in poche falcate aveva raggiunto e saltato il patibolo, e bloccato la lama. Il boia spinse, con tutta la forza che aveva nelle poderose braccia muscolose, ma la lama non si mosse. Elisa la fece scivolare di lato, colpendo con un calcio il volto celato del boia che, lasciando la presa della spada, cadde a terra rovinosamente.

La donna prese possesso della spada al volo girandola tra le mani come se non avesse peso e la usò per spezzare le catene della ragazza, sciogliendola dal ceppo, e alzandola bruscamente in piedi.

«Chi sei?!» domandò la donna dai capelli rossi, ma quando si tirò su e vide il suo volto rimase pietrificata.

Quei tratti, quelle cicatrici...quella coda bianca...

«Tu sei...Elisa?» quel nome volò nell’aria, scivolando all’interno delle membra della donna. E prese possesso oltre che di sé, anche della propria identità. Elisa assaporò con dolcezza il suo nome sussurrato da quelle labbra così calde, così rosse...da baciare.

«Guardie, uccideteli!» ordinò il sacerdote, indispettito. Non si accorse che la sciabola, lanciata da Elisa, si conficcò pochi millimetri più in là del suo piede. I suoi occhi la fissavano, al di là della distanza. E poteva vederne l’anima, e le intenzioni, e le emozioni. Era nera, era ferma, fredda e... arrabbiata. Molto.

Le guardie le circondarono, con picche e spade, ma poco intenzionate ad attaccare. Avevano paura di un incubo sorto dalle più fervide favole per bambini, avevano terrore della leggenda fattasi carne davanti a loro.

Un Infettato era caduto dal cielo.

Erano circondati, ed Elisa doveva assolutamente proteggere la dama di fuoco che stava vicino a lei.

L’abbracciò, stringendola a sé.

«Ti fidi di me?» domandò, con voce sottile e roca, all’orecchio.

Andrea, sentendola così vicina andò come in estasi. Il suo corpo, la sua essenza, la sua voce, il suo respiro... erano qualcosa di al di là dell’umana percezione, di qualcosa di più, oltre l’anima e i sentimenti. E ne rimase turbata. Non aveva mai sentito una cosa simile, nel proprio animo. E non rispose subito alla sua domanda.

Si voltò, la guardò in volto, era vicina, molto, e le sua labbra sorrisero. E allora rispose.

«Sì.» e la strinse forte, chiudendo gli occhi.

Sentì rumori di ossa rompersi, e di un vento forte sferzarle i capelli, il petto batteva all’impazzata e il suo stomaco faceva le capriole, e tutto intorno sentiva solo l’odore di lei. Di Elisa. E sentì di preferirlo a qualsiasi odore al mondo, perché sapeva – in qualche maniera – che quell’odore era tutto ciò di cui aveva bisogno per respirare.

Joshua rimase abbagliato. La donna, con un secco rumore di ossa, aveva fatto spuntare fuori dalla sua schiena un paio di ali – bianche come la neve – enormi che, con una poderosa spinta, si innalzò in aria di parecchi metri, effettuò una mezzaluna in aria e atterrò morbidamente a pochi passi da loro. E il ragazzo, con la bocca ancora spalancata, rimase ancora più stordito e meravigliato di così come erano nate le ali, così morirono nella schiena della donna, come per magia.

Le guardie erano rimaste basite tanto quanto lui.

Joshua non si accorse nemmeno che a capo della catena che teneva lui e la sacerdotessa imprigionati in un angolo non esisteva più, tranciata di netto dalla spada che Elisa rubò con grazia dalla guardia rimasta lì a sorvegliarli, ora stordita a terra.

Andrea li raggiunse, aiutando l’anziana a sollevarsi.

«Forza madre, alzatevi!» disse, prendendola per un braccio.

Cassandra sobbalzò, non aspettandosi che sua figlia fosse ancora viva.

«Andrea, sei viva?! Grazie alla Dea!» e l’abbracciò, stringendola come mai prima d’ora.

Ma non c’era tempo per le tenerezze. Le guardie li stavano raggiungendo.

«Ci penso io.» disse la donna pantera, muovendosi sinuosa verso le guardie. Ora aveva più spazio di manovra.

Si liberò di quel manipolo in pochi minuti, senza eccessivo spargimento di sangue. Il sacerdote svanito. Erano soli ora, in quella piazza. Ma non sarebbe stato così ancora a lungo. Stavano arrivando rinforzi, Elisa lo sentiva nell’aria.

«Chi è?» domandò Cassandra alla rossa, indugiando. Aveva paura di quella risposta.

«È Elisa, madre. Caduta direttamente dal cielo.» e si girò, sorridendole in modo impacciato. La donna pantera rispose al sorriso.

Elisa si avvicinò, e rimase come paralizzata dallo sguardo dell’anziana, bianco. Perso nel nulla.

E capì.

«...Cassandra?».

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Eriok