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Autore: GibsonGirl51    29/08/2014    2 recensioni
Agosto duemila. Una donna piuttosto anziana è in una stanza d’ospedale, dormiente. Accanto a lei una bambina che le accarezza la mano, io. Questa è la storia più difficile da scrivere, perché vissuta sulla pelle. Come ho visto il cancro in questi sedici anni, come ci ho convissuto indirettamente. Questo è per te Umi, mi manchi.
Genere: Fluff, Generale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Silvi Marina, parte due.
 
 
Non era previsto che Matteo venisse a trovarci e rimanere a dormire.
Quello era il motivo del litigio con mio padre, che non faceva altro che urlare e sbraitare che non gliene avevamo parlato, nonostante a tavola fosse il tema di conversazione che veniva usato più spesso. Alla fine riuscemmo comunque a convincerlo a lasciar venire il mio migliore amico di allora, perché quattro anni stavano diventando troppi, per incontrarci.
 
E finalmente arrivò la mattinata del 22 Agosto.
 
Mi svegliai relativamente presto, sapendo che sarebbe stata una giornata speciale. Lo avrei visto.
Non saprei dirvi esattamente se già allora fossi innamorata di lui, ma probabilmente sì, solo che non volevo ammetterlo.
In ogni caso, prima dell’arrivo di Matteo a Silvi fu tutto un susseguirsi di “Fai ordine” “Cosa mangiamo stasera?” “Ah, allora arriva il tuo amico?” fino al fatidico “Ciop, andiamo a prenderlo.”, che mi fece rabbrividire. Era arrivato il momento.
Mi sistemai come meglio potevo, ricordando a me stessa che la prima impressione si dà una volta sola, prima di salire sulla classe A con mia madre e mia cugina, che si era intrufolata dopo avermi visto così entusiasta. Se ci ripenso adesso ancora sorrido, nonostante tutto, siamo cambiate tanto.
 
La strada per la stazione sembrava ancora più lunga del solito, quel giorno. Matteo mi stava chiamando per avvisarmi che era arrivato. Non potevo rispondergli, ma sapevo che era lì, così quando entrammo nel piccolo posteggio degradato dalla spazzatura, mi lanciai vedendolo.
Non ero nemmeno sicura che fosse proprio lui, ma sentivo che era così. Infatti non mi sbagliai.
Caricammo in macchina lui e la sua chitarra, tornando al campeggio, mentre partivano le chiacchere tra me e lui, senza imbarazzo, solo tanta felicità.
 
Arrivammo al campeggio e dopo le varie questioni amministrative per lasciarlo entrare e stare con me e la mia famiglia. Lo trascinai al mare senza dargli possibilità di scelta, sapevo molto bene che non amava il mare e che quest’ultimo lo annoiava, nonostante venisse da poco lontano dal Gargano.
 
In spiaggia venimmo assaliti dai miei amici, curiosi di conoscerlo, e dopo le varie presentazioni lo strappai dagli sguardi dei curiosi, trascinandolo in acqua con me, dove scoprii che aveva paura dell’acqua alta.
 
Lo abbracciai, mentre continuavamo a parlare. Gli baciavo la guancia. Lo stringevo. Ero felice.
 
Il bacio.
 
Non fate troppe domande, non lo so nemmeno io come sia successo. Mi sono ritrovata con le sue labbra sulle mie e la sua lingua nella bocca. E da lì cominciò il secondo casino di tutto questo periodo.
Nonostante pensassi “Ma che cazzo sto facendo?” non smisi di baciarlo, almeno fino a quando non mi fu necessario respirare.
 
Non so, ora che ci ripenso, era anche il mio primo bacio non da ubriaca, quello. Forse è per questo che ho sempre pensato che in realtà la mia futura storia con lui sia cominciata vicino agli scogli di Silvi, nel mio mare.
 
Chiaramente, la sera lui dovette tornare a casa, e questo mi causò non poca tristezza.. ma non sapevo cosa mi sarebbe aspettato due giorni dopo.
 
La sorpresa

 
Giovedì. Giorno di mercato. Giorno di grandi spese.
Ci svegliammo come tutti i giorni nel Bungalow ,  preparandoci per un’incursione familiare al mercato e successivamente all’ipermercato del paese.
Il frigo era vuoto, ma soprattutto le bottiglie erano vuote.
Ricevevamo notizie della nonna ogni giorno, stava bene.
 
Ma passiamo alla sorpresa.
 
Stavo facendo la spesa con il famigliame nel supermercato di Città S. Angelo, non troppo lontano da Silvi, e quindi non badavo molto al mio cellulare italiano. Non ci badavo affatto,  non c’era campo all’interno del negozio.
 
Quando uscii mi arrivarono dei messaggi di chiamata persa dalle mie zie. Cosa diavolo stava succedendo? Perché mi avevano chiamato con tanta insistenza?
 
Richiamai, visibilmente preoccupata. Mi rispose Zia Melina.
 
“Vieni in campeggio. C’è una sorpresa.” Mi disse solo, per poi attaccare. Sembrava quasi ridere.
Mi strinsi nelle spalle e tornammo in campeggio, trovando quasi tutte le donne di famiglia sedute sul golf kart, sorridenti, come se nascondessero qualcosa. Scesi dalla macchina e loro mi dissero solamente “Matteo è nel ristorante”.
 
Mi sistemai leggermente i capelli, per poi precipitarmi nel ristorante. Mai, mai avrei pensato che ci fossero anche i genitori di lui.
 
Beh.. almeno mi fu utile, feci anche la loro conoscenza.
 
Io e Matteo passammo un’altra giornata stupenda, suonando, nuotando e chiaccherando con i miei amici.
 
Ma la sua partenza la sera mi riportò totalmente alla realtà. Stavo per tornare a casa. E l’incubo degli ospedali sarebbe ricominciato. La scuola. Gli amici quasi inesistenti. L’unico ragazzo in grado di sopportarmi lontano.
 
Ero pronta per questa sfida.

Buondì buondì. Non sono morta. Perdonate la lunghissima assenza.. la voglia di scrivere era sparita. Non so in quanti di voi ancora mi leggeranno, ma spero di riuscire a riprendere la storia nel migliore dei modi, dato che sto crescendo e sto vedendo sempre più cose da un punto di vista differente.

A chi è arrivato a leggere fino a questo punto devo un grazie.
Martih.

 
   
 
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