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Autore: Lady_Mira    29/08/2014    4 recensioni
Chi ha mai detto che essere adolescenti è una passeggiata? Giada, Francesco, Giulia, Elena e Letizia ne sanno qualcosa. Cinque storie di cinque adolescenti raccontate in prima persona.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Francesco

Non mi va di andare a scuola, non voglio trovarmi faccia a faccia con Paolo e i suoi scagnozzi. Non un'altra volta. Mi sono finto malato per tre giorni da quando mi hanno infilato la testa nel cesso. Era stato terribile. Soffocavo nell'acqua dello sciacquone, bevendola nel tentativo di respirare. E loro ridevano. RIDEVANO! Assurdo. Quando Paolo si è deciso a togliere la mano che, con la sua presa salda, mi impediva di alzare la testa, ero completamente fradicio. Loro se ne sono andati, e io sono scappato a casa con la testa ancora bagnata. E ora sono passati tre giorni, e sto qui, davanti allo specchio del bagno, che mamma si ostina a tenere troppo in alto così che io non riesco a vedere oltre il mio mento. Guardo i capelli castani spettinati, gli occhi nocciola dietro gli occhiali, le labbra sottili e il volto magro... cos'ho che non va? Sin dal primo giorno di scuola Paolo e la sua banda mi hanno preso di mira per una qualche strana ragione. E da allora, sempre. E' un incubo durato anni da cui non mi sono ancora risvegliato. E la parte peggiore è tenere tutto dentro. Non ho amici, chi vorrebbe mai essere amico di uno sfigato? E i miei genitori non devono assolutamente sapere nulla. Non voglio far preoccupare mia madre, sempre in ansia per ogni minima cosa, né voglio deludere mio padre, che desidera che io sia un campione, un vincente. Ma non è da vincenti essere sfigati. Perché non è solo Paolo a dirmi questo, ormai tutta la scuola mi conosce con questa nomea. E forse, è vero, sono uno sfigato. Mi infilo un maglioncino scuro sopra i jeans, mi metto le scarpe, saluto i miei, prendo il giubbotto ed esco. La scuola sta a dieci minuti a piedi da qui. La maggior parte dei miei compagni di classe abita in questa zona. Per fortuna, non Paolo, che vive in un quartiere piuttosto distante. Percorro il marciapiede pieno di erbacce stringendomi nel cappotto: siamo a fine gennaio e fa freddo. Cammino a passo veloce per riscaldarmi, e presto giungo davanti all'edificio: un enorme costruzione grigia e blu, meglio nota con il nome di "Scuola Leonardo Da Vinci". Tiro un bel respiro, ho paura. Paura di rivedere Paolo e i suoi compagni. Paura di essere chiamato per l'ennesima volta sfigato, e di essere trattato da tutti come tale. Mi faccio coraggio ed entro.

Letizia

L'arte dello scherzo, contrariamente a quanto può sembrare, è molto, molto complicata. La professoressa dice che se mi applicassi nello studio tanto quanto mi applico nel fare idiozie (lei le chiama così), sarei una studentessa modello. Peccato che non ha capito un tubo. Lo studio è noioso, lo scherzo divertente. E tanto basta per farmi scegliere tra i due lo scherzo. Dopo essermi vestita , metto in borsa i due cellulari, che mi serviranno per far ridere un po' la classe. Al pensiero, sorrido come farebbe un folletto maligno. Stupida! Possibile che io ancora nomino i folletti maligni? Quand'ero piccola, mamma mi diceva, per farmi andare a letto, che se non spegnevo subito la luce, i folletti maligni sarebbero venuti e mi avrebbero rapita. E la cosa dev'essermi rimasta, dal momento che li nomino ancora spesso. Oggi, ricordo, c'è motoria, e io mi sono dimenticata di mettermi la felpa: la cerco nel monte Everest di vestiti che sta sulla mia sedia, e finalmente la trovo: una felpa verdognola che mi accorgo esser sporca di salsa di pomodoro. "Accidenti" penso, mettendola a lavare nel cesto dei panni sporchi. E ora? Ci vado senza felpa. L'alternativa sarebbe mettersi quella rosa confetto che mi ha regalato nonna, e, come dice il detto " è meglio essere soli che male accompagnati". Credo valga anche per le felpe. Mi infilo un enorme cappotto che mi arriva poco sotto le ginocchia: con quello starò calda. "Mamma, papà, io esco" urlo sbattendomi la porta di casa alle spalle. Un momento. Ho dimenticato la borsa. Ribusso, e mi viene ad aprire una mamma impigiamata con i capelli rossi per aria. Abbiamo gli stessi capelli lisci e rossi, gli stessi occhi verdi e le stesse odiose lentiggini. Mi chiedo cosa diamine possa aver ereditato da papà. "Che c'è?" chiede assonnata. "La borsa! Ho dimenticato la borsa!" esclamo precipitandomi in camera. Ed eccola lì, la borsa arcobaleno, accasciata sul letto disfatto. La prendo, sfilando una seconda volta davanti all'orso impagliato che teniamo in corridoio: ce l'ha regalato la nonna, e mamma morirebbe piuttosto che buttare quel vecchio stupido orso che è più alto di lei. Esco di nuovo chiudendo la porta di casa, faccio tre passi verso la scuola e mi fermo. Rimango immobile per un momento, poi mi metto a frugare freneticamente dentro la borsa. Come pensavo. Ho dimenticato le chiavi. Mi giro, faccio altri tre passi e mi ritrovo a bussare di nuovo alla porta di casa. Mi apre la stessa mamma impigiamata e assonnata di prima. "Che vuoi, ora?" Ma io sono già entrata, diretta a passo sicuro verso la scrivania: le trovo sotto una valanga di fogli e le butto in borsa. Esco urlando un "Ciao" e, guardando l'orologio, mi accorgo di essere in ritardo.

Giulia

Le lezioni sono iniziate, mi sono sistemata al banco centrale, così mi possono guardare tutti senza espormi troppo con la prof. Cerco di sistemarmi i capelli nel modo più sensuale possibile, nel tentativo di attirare l'attenzione di qualche ragazzo. Non so se qualcuno abbia fatto caso a me, non posso girarmi perché sarebbe da sciocchi, ma spero proprio che quel gran bel figo di Giacomo mi abbia notata. Sorrido ripensando ai suoi magnifici occhi verdi e ai bellissimi capelli castani, ripensando alla fossette che gli si formano sulle guance quando sorride e ai capelli che si arricciano dietro la nuca. Quant'è carino! Dev'essere mio! "Valensi? Sei tra noi?" Devo essermi messa a pensare troppo intensamente a Giacomo, poiché la professoressa mi sta guardando come farebbe con un procione che si è mangiato la sua merenda. Ha l'aria arrabbiata, e molto. Sento risatine dietro alle mie spalle, risatine maschili. Cazzo. Ho fatto la figura dell'idiota. "Ehm, sì professoressa, presente!" dico, ricordandomi che ancora non ha fatto l'appello. E infatti ha davanti il registro. Dev'essere per quello che mi ha chiamata. La lezione di biologia comincia, e io dopo dieci minuti sto già delirando. La mia compagna di banco, nonché mia migliore amica, Sofia, mi dà una gomitata per farmi stare attenta. "Ma si può sapere che ti è preso oggi?" sussurra per non farsi sentire. Glielo scrivo su un biglietto "Hai visto Giacomo quant'è carino?" Lei legge il foglio e alza gli occhi al cielo. Non capisce. Lei è miss "I ragazzi sono tutti degli idioti meglio starne alla larga", ecco perché non potrà mai capire una miss "I ragazzi sono carissimi bisogna andarne subito a caccia" come me. In realtà, è un po' difficile andare a caccia di ragazzi quando in classe hai la più popolare della scuola: Giada Ferranti. Giada Ferranti è la creatura più bella, stronza e perfetta che abbia mai varcato la soglia di quest'edificio. Essere sua amica, significherebbe entrare tra le popolari. Ed entrare tra le popolari significherebbe frequentare Davide, che è l'essere maschile più carino che il mondo abbia mai conosciuto. Ecco perché voglio essere sua amica.

Giada

La prof di biologia biascica un sacco di cose senza senso che dovremo studiare per la prossima volta. Non capisce che tanto non gliene frega niente a nessuno. Qui dentro è un inferno. Quel tonto di Mirko continua a lanciarmi occhiate languide e a strizzarmi l'occhio per farmi capire che è interessato. Illuso. Solo perché una volta ci siamo baciati crede che a me importi qualcosa di lui. Matteo, affianco a me, mi ha messo una mano in vita e mi attira a sé. Se pretende che mi metta a limonare in classe si sbaglia di grosso. Nota per me: non sedersi mai vicino a un maschio a lezione. E' stressante. Alla prossima ora mi metto vicino a Vanessa, almeno lei non tenterà di baciarmi. Spero. Due banchi più in là, Giulia si sistema i capelli sperando che qualcuno la noti, è evidente. Nessuno si sistema i capelli mettendo così tanta cura nei movimenti se non per attirare l'attenzione dell'altro sesso. Ma tanto si sa che non se la fila nessuno. Bisognerebbe darle una lezione, è da un po' che mi sta sempre appiccicata e questo non mi piace. Due file più in là, Paolo lancia palline di carta allo sfigato. Sorrido mentre Francesco si gira e con la faccia rossa dice a Paolo di smetterla. Tanto si sa che Paolo non la smetterà mai. Dalla parte opposta, quella pazza di Letizia sta architettando qualcosa. Tiene due cellulari in mano, uno è il suo di certo, l'altro uno di quelli vecchi con la tastiera. Chissà cosa combinerà stavolta. Mi sta simpatica, quella ragazza, anche se non ci siamo mai parlate. Mi appoggio con la testa sulla spalla di Matteo per farlo contento, e lui, in effetti, sembra soddisfatto. Tanto alla prossima ora, giuro su chi vi pare, io lo liquido. A volte stressa essere popolari, ma è bello sapere tutto di tutti ed essere sempre al centro dell'attenzione. Anche se a volte è brutto che gli altri spettegolino su di te. Ma ci si fa l'abitudine.

Elena

Buio. Seduta sul freddo pavimento, piango. A volte anche quelli come me hanno bisogno di sfogarsi. Oggi non sono andata a scuola. Non ne avevo voglia. Troppi incubi stanotte. Gli occhi di Sara che mi fissano senza vedermi realmente. Il sangue sul marciapiede. Il freddo delle mani della mamma. Il volto pacifico della nonna che dorme. Le fiamme. Tutta la notte passata con queste immagini. Non c'è da meravigliarsi se ora piango. Fare la dura non è semplice, anche se indispensabile. Mi avvicino al letto e, a tentoni, frugo sotto al materasso. E infine lo trovo. Tiro fuori il pezzo di vetro e lo stringo forte tra le mani, cullandomi nel dolore e nell'umido del sangue.

A.S.
Angolo scrittrice

BUONGIORNO A TUTTI!
Se siete arrivati fin qui vuol dire che siete ancora vivi (più o meno) e che non vi siete addormentati del tutto.
Allora? Vi è piaciuto? Spero di si. Un commentino me lo lasciate? *occhioni dolci dolci da gatto degli stivali* Solo per capire cosa ne pensate e dove ho sbagliato (perché sicuramente qualcosa ho sbagliato)
GRAZIE A TUTTI! Bye

   
 
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