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Autore: xingchan    29/08/2014    2 recensioni
Quei ragazzi non erano come tutti gli altri.
Costretti ad affrontare minacce, tumulti interiori e pericoli d'ogni sorta, compresero quanto sia orribile il mondo.
Ma anche quanto può essere straordinario, nonostante tutto.
LingXLan Fan, con accenni ad altri pairing.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Greed, Lan Fan, Ling Yao, May Chang, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Capitolo quindici
 
 
Lust entrò in una grande sala, illuminata fiocamente da delle luci bianche che convergevano indisturbate in un unico punto centrale, dove si ergeva imponente la sagoma di un uomo seduto dai lunghissimi capelli biondi, immobile come una scultura.
Da lui si dipanavano una serie di macabre tubature che sembravano collegate dal suo corpo alle zone periferiche della stanza. Ma a Lust non faceva assolutamente paura. Era così abituata a vedere quella scena rasentante il raccapriccio che non ci faceva più caso, scavalcandole con totale noncuranza.
“Perché mi hai chiamata così all’improvviso? Eravamo in patti che sarei riuscita a divertirmi ancora un po’...” disse la donna alquanto stizzita. Il dubbio che il Padre non le avrebbe concesso di giocare con Greed si fece largo nella sua mente, e più ci pensava più si sentiva punta sul vivo. Era nel bel mezzo di una missione, certo, ma già da molto tempo Wu non le bastava, e Greed si era rivelato un ragazzo molto intrigante da ammaliare. La sua reticenza che la costringeva ad insistere per appagare la sua lussuria; la somiglianza che lambiva i loro occhi, così rossi, così identici; la certezza di essere simili anche internamente: tutti quegli elementi la spingevano a sollecitare la sua sete implacabile di uomini. Lo avrebbe fatto prostrare ai suoi piedi finché non le sarebbe più servito ai suoi scopi personali.
“Dovrai agire ora. Del ragazzino ti occuperai quando tutto sarà finito. Sempre che rimanga vivo, è chiaro...”
La donna si accigliò, ma non osò controbattere. Per lei avrebbe significato solo l’eliminazione immediata. Doveva sottostare agli ordini, che lo volesse oppure no.
Con una punta di delusione nella voce, assentì all’uomo, per poi allontanarsene.
 
***
 
“Dove sei stata?”
Alle sue spalle, la voce del nonno gli arrivò come una saetta e pensò che, se fosse stata davvero tale, l'avrebbe sicuramente fulminata seduta stante. Lan Fan sussultò dallo spavento, cominciando a sentire i nervi tesi sotto la sua pelle.
Ed anche ad avere paura. Non ne aveva mai provata nei confronti del nonno, ma adesso che aveva infranto il suo tacito ordine non sapeva come comportarsi, senza contare che in fondo non si sentiva la coscienza sporca come credeva in un primo momento.
Sospirò pesantemente prima di rispondergli. Era a conoscenza del fatto che Fu detestasse l'idea che si vedesse con Ling Yao, ma sapeva anche che il suo disappunto non era indirizzato propriamente al ragazzo. Lo vedeva da come si dimostrava affabile con lui quando ancora gli concedeva le sue conoscenze sulle arti marziali. Se non fosse stato così, non lo avrebbe neanche preso come suo allievo. O almeno, lei era arrivata a quella conclusione. Che doveva esserci dell’altro sotto.
Sebbene fosse un insegnante alquanto severo, non aveva mai parlato male di lui, e tantomeno si infastidiva con la sua presenza. Tranne quella volta.
“A casa di Ling...” replicò lei, chiudendo delicatamente l'ingresso.
“Non devi andarci, Lan Fan, lo sai bene...” disse lui con un cipiglio duro tanto quanto bastava per ammonirla.
“Non capisco perché non dovrei.” esclamò la ragazza senza alzare la voce, divenuta mortalmente atona. Non voleva arrivare ad una discussione animata con lui. Non voleva essere ribelle.
“Ed io non capisco perché disobbedisci!” si alterò Fu, parandosi davanti a lei. La giovane cominciò a turbarsi, e fece di tutto per apparire più contrita possibile.
“Non è disobbedienza, nonno. Lo frequento perché so valutare con i miei occhi chi ho di fronte.”
“Non è della tua capacità di giudizio che diffido...”
“Ling non è una cattiva persona... E lo sai. Altrimenti, come avresti potuto prenderlo come tuo allievo?”
Era la prima volta che si dimostrava così caparbia. Non aveva mai avuto una discussione con suo nonno. Spesso ci si scambiava qualche battuta, ed era sempre stata concorde con le sue decisioni. Non aveva ribattuto mai, neanche la prima volta che gli chiese in regalo un gatto ricevendo un riscontro negativo. Anzi, quella fu l’ultima volta che era arrivata a pretendere tanto.
Aveva paura che le avrebbe dato uno schiaffo, proprio come quella volta, ma con sua sorpresa il suo anziano tutore si astenne.
“Ling è una persona seria. Ma il padre frequenta una donna abbastanza equivoca da riconoscerla anche ad occhi bendati, e suo fratello Greed non mi piace. Si reca spesso ad un locale malfamato chiamato Devil’s Nest, bevendo non so quanti litri di alcool, e ne conosce addirittura il proprietario. Non mi stupirebbe venire a sapere che si droghi...”
“Ma io esco con Ling, non con suo fratello...” disse lei confusa. “E poi, Greed è una brava persona.” Proseguì risoluta. E non era uno stupido tentativo di farlo piacere a Fu: ebbe modo di constatarlo lei stessa durante quel giorno trascorso con la famiglia Yao. Avevano scherzato un po’, e persino sbrigato qualche faccenda, loro quattro insieme. Con la piccola May, poi, aveva un rapporto magnifico, e per quell’oretta e mezza si era sentita circondata lei stessa da fratelli. Era stata un’esperienza unica, seppure semplice e quasi sciocca.
Doveva ammettere che sulle prime Greed le fece quasi paura, ma dopo averlo conosciuto era una persona come poche. Che bevesse o meno, non lo rendeva di certo un mostro; e Ling era il genere di ragazzo che avrebbe frenato chiunque tentasse di drogarsi, conscio della pericolosità di quelle sostanze pur non avendone mai assunte.
Fu parve riflettere, ma le sue considerazioni mentali si interruppero non appena ebbe elaborato la parola che credeva non provenisse proprio da Lan Fan.
Esci?” tuonò, in preda ad una rabbia controllata.
“S-Sì” ammise la ragazza chinando il capo, “so bene che non avrei dovuto...”
“Ti dovrei rispedire in Cina per questo!”
Il tono perentorio fece tremare Lan Fan, che cominciò a piangere sommessamente. Lo schiaffo ora sarebbe arrivato sul serio, pensò.
Ma passarono i secondi, e non ci fu nulla.
Alzò lo sguardo timorosa, scorgendo il nonno che ancora la fissava severamente. Suo nonno era un individuo estremamente prevenuto nei confronti degli altri, e non aveva neanche il pudore di nasconderlo. Rigettava qualsiasi cosa non fosse alla sua altezza, e denigrava molta gente prima di conoscerla. Sotto questo punto di vista, Fu si era rivelato una delusione per lei. Chissà cosa l’aveva spinto ad essere così... Forse una mera educazione, la stessa che ora stava ereditando lei. Nient’altro.
“Chiama Ling, adesso, e digli di venire qui.”
 
***
 
Era mezz’ora che May faceva ritardo.
Erano quasi le nove di sera, e sebbene quella zona di Londra fosse illuminata da fiochi lampioni in tipico stile vittoriano, per Greed era arrivato il momento di andare alla scuola per capire se l’avessero trattenuta per qualche perfezionamento.
Si mise il casco nero, imbracciando quello piccolo e rosa di May, e montò sulla sua moto che in pochi secondi sfrecciò in direzione della scuola. Accelerò non appena si rese conto di essere troppo lento per i suoi gusti, maledicendo la distanza esagerata che si frapponeva fra lui e l’edificio.
Non era mai stato ansioso, ma qualcosa gli diceva chiaramente di fare il più presto possibile. Quel giorno c’era qualcosa di insolito fra le mura della sua casa, qualcosa che mancava sospettosamente. Solo, che lui se ne rese conto solo adesso, anche se non capiva la fonte di quel presentimento. Non era la presenza di Lan Fan, tanto meno il fatto che May si fosse sentita abbattuta per la negligenza paterna. Wu come al solito non c’era quasi mai, perciò nulla di strano da parte sua. Greed si infastidì anche al solo pensarlo.
Chi altri? Il ragazzo si arrovellò il cervello, mentre stava per imboccare la strada che stava cercando. La risposta era proprio lì, in fondo alla testa, come capita quando si ha una parola sulla punta della lingua.
Arrivò a pochi metri dal portoncino della scuola, osservando che accanto all’insegnante Dominic, intento a chiudere a chiave la scuola, c’era una ragazza di cui May aveva parlato, Paninya, sua figlia.
Ragazza, donna…
D’improvviso, Greed riuscì a collegare tutto. Lust quel giorno non si era fatta viva, come solitamente faceva da quando aveva le chiavi di casa loro. Ed era una cosa strana, considerando che non perdeva occasione di ostentare con la sua irritante presenza il fatto che molto probabilmente sarebbe diventata la nuova donna di casa.
Frenò febbrilmente, per poi correre verso di loro togliendosi il casco per farsi riconoscere.
“Scusate, devo prendere May Yao!”
Si guardò intorno, trafelato. Non c’era nessun allievo oltre i due maestri.
“Tu dovresti essere suo fratello Ling...”
“No, sono Greed. Sapete cosa ha fatto May dopo essere uscita?”
“Oh, Greed! Il maggiore!” asserì Dominic squadrandolo da capo a piedi.
“May ha detto che sarebbe andata via da sola, se non mi sbaglio...” rispose Paninya pensierosa. “Le avevo detto che era tardi, e che poteva telefonare ai suoi fratelli siccome non aveva il telefono con sé, ma non ha voluto sentire ragioni. È andata a casa vostra; magari la incontrerai per strada.”
Mentre ascoltava le ultime frasi della ragazza, Greed aveva preso a guardarsi intorno, come se May gli fosse apparsa da un momento all’altro. Sapendo poi quanto stupida fosse anche solo l’idea, lasciò perdere, inveendo fra sé.
“Stupida!”.
“May è una bambina precisa: non dimentica mai niente. Perché ha lasciato il suo telefono a casa?” chiese l’attore brizzolato.
“Stamattina... non si è sentita bene. Non aveva la mente lucida per pensare al suo telefono.”
Deviò il discorso con qualche convenevole. Non voleva raccontare i fatti della sorella a nessuno, ma neanche essere scortese, non con i maestri di May.
Doveva trovarla, doveva trovare quella stupida di May e riportarla a casa. Sperò con tutta la mente che fosse già lì, o almeno, che fosse in compagnia di qualche amica più grande.
Il cuore inizio a battergli forte, come non aveva mai fatto, e l’ansia cresceva, non accennando a diminuire. Non sapeva neanche di cosa avere paura, se dei sospetti su quella donnaccia che divideva la casa con loro o della pericolosità di una metropoli di sera.
A quanto pareva comunque, i due artisti non ne sapevano niente oltre quello già detto.
Era inutile continuare a discutere. Corse verso la moto e vi salì nuovamente, dirigendosi verso casa, mentre Dominic e Paninya lo guardavano preoccupati.
“Sai Paninya?” disse l’uomo attirando l’attenzione della figlia su di lui. “Per una volta, la mia famiglia può aspettare...”
 
***
 
Si sentiva eccitato, nonostante il timore riverenziale che doveva a Fu.
Lan Fan lo aveva chiamato domandandogli di andare a casa sua perché suo nonno lo esigeva, e lui si era improvvisamente trovato diviso in due: era arrivata l’occasione di mettere le cose in chiaro riguardo ai suoi allenamenti, sospesi già moltissimo tempo insieme a quelli di Ed, ma aveva anche cominciato a temere per la relazione che aveva con sua nipote. Non che si fossero spinti a chissà quale punto, non si erano nemmeno mai baciati sul serio, ma sapeva quanto rigido fosse il suo vecchio maestro al riguardo ed aveva paura che il loro rapporto sarebbe finito di lì a poco.
Che fosse arrivato il momento di troncare tutti i contatti con loro?
Il dubbio sorto lo aveva costretto a rallentare, come se così riuscisse a posticipare la brutta notizia il più possibile. Ma l’attesa era forte, e lui era sempre stato un tipo estremamente curioso. E la situazione presentatagli non faceva eccezione.
La suoneria del suo telefono trillò della melodia che Greed gli aveva impostato per scherzo, e che lui aveva lasciato per riderci su ogni volta che riceveva una chiamata. La lievissima ilarità che ne seguì lo fece distogliere dalle turbe che stava avendo. Ne fu grato. All’altro capo del ricevitore era proprio suo fratello.
“Pronto, Greed?”
“Ling, dove sei?”
La voce del fratello era piuttosto trafelata. Pochissime volte lo aveva sentito così.
“Sto andando dal maestro Fu. Perché?”
“May non è a casa! E neanche all’officina teatrale! Doveva tornare quasi mezz’ora fa!”
Ling si sentì sull’orlo di un baratro. Non era la prima volta che May non rincasava in orario, ma lei stessa spesso si premurava di telefonare ad uno dei due per accertarli che stesse bene e che sarebbe tornata presto, anche se non aveva il cellulare con sé, cosa a dir poco impossibile. Gli salirono le lacrime agli occhi.
“Ascoltami. Vediamoci a casa. Sto tornando indietro.”
“Va bene.”
Riattaccò, avvisando Lan Fan dell’accaduto.
 
***
 
Davanti al cancello di casa Yao, era affisso un biglietto.
A causa della confusione che aveva in testa, per poco Greed non la vide.
In un primo istante ebbe il pensiero di ignorarlo completamente, ma l’eccessiva eleganza della calligrafia lo spinse a leggere cosa c’era scritto.
“Se volete riavere indietro vostra sorella, presentatevi al piccolo cancello che porta ai sotterranei.”
Non riusciva a ricordare se Lust scrivesse con lettere così sinuosamente tondeggianti, ma non aveva più molti tentennamenti riguardo al suo coinvolgimento.
Salì in casa e, prima che Ling arrivasse, prese la pistola che Wu custodiva carica in un cassetto della scrivania della camera che aveva adibito a studio, e se la infilò nella tasca interna della sua lunga giacca nera.
Non credeva che un giorno o l’altro ne avrebbe avuto bisogno.

 
   
 
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