Esatto, devo farmi furbo. Per capire come uscire da qui,
devo stare alle loro regole. Credono che sia uno di loro? Bene, mi servirò
della loro fiducia nel momento più opportuno. Sesshomaru prese a guardarsi
intorno, catturando più dettagli che poteva, finché non ne vide uno davvero
interessante. Chi diavolo c’è laggiù? Si avvicinò con molta cautela. Ha
tutta l’aria di essere un cane…un momento! È un demone cane e puro, proprio
come me! Ma…perché mi sta fissando? E con aria minacciosa, per giunta! Povero
illuso, con le sue dimensioni, per me sarà una passeggiata sconfiggerlo… Senza
esitazioni mostrò i denti e allargò le narici.
-Che fai? Ringhi allo specchio?- sorrise Haru comparendogli accanto. Uno
specchio? Non sarà mica lo stesso oggetto che ha Kanna? Quello può rubarti
l’anima! Devo trovare al più presto un riparo! Con un balzo si accovacciò
dietro il bambino, aspettando che gli succedesse qualcosa. Ma questo si girò,
gli poggiò una mano sulla testa e gli sorrise: -Non avrai mica paura del tuo
stesso aspetto?-. Il mio stesso aspetto? Il demone, allora, si guardò
ancora allo specchio. Non riusciva a capacitarsi di come fosse potuto
succedere. Dov’erano finiti i suoi artigli? I suoi occhi demoniaci, le sue
fauci affilatissime, la sua folta criniera? Come posso essere poco più alto
di quel soldo di cacio?! Tornare nel mio mondo sarà più difficile del previsto.
Annusava il pavimento seguendo una pista di odore molto
forte, ma che nello stesso tempo si confondeva in mezzo alle altre. Arrivò a
fiutare un paio di pantofole rosa con degli orsacchiotti sopra e dei calzini
verdi infilati dentro. Alzò lo sguardo e vide una donna che lo fissava in malo
modo con le mani sui fianchi.
-Dobbiamo portarlo dal veterinario. Potrebbe avere la rabbia.- La che…?
-Ma no, amore. Sarà di sicuro vaccinato, non è un randagio.- Vaccinato?
-Io credo sia meglio farlo castrare, almeno non se ne andrà più in giro a
fare disastri.- Castrare? Che sia un loro rito propiziatorio?
-Sì, forse è meglio così. Se servirà a renderlo più disciplinato, gli
salverà la vita.- concordò l’uomo.
-è meglio che andiate, Kei. Il veterinario chiude tra meno di due ore.- E
forse questo vetricoso è un monaco molto potente…
-Andiamo subito. A dopo, Yui.-
-Andiamo, Sesshy! Ciao, mamma!-
Io sopra quel coso infernale non ci salgo.
-Sesshomaru, non ti succederà niente se starai dentro il veicolo. Nessuno ti
potrà investire nessuno…- affermò Kei -…fidati di me.- questo è senz’altro
un problema.
-Sesshy, guarda! Ti ho abbassato anche il finestrino, così se vorrai
mettere il muso fuori, non ci saranno problemi!- Ma per chi mi ha preso
questo tappo? –Ma non ti farò compagnia, papà ha detto che io sono
diventato grande e mi posso sedere davanti.- Non sai quanto ti sto
invidiando, tappo…
Durante il viaggio, il demone teneva la testa fuori lasciando che la sua
lingua prendesse la forma dell’aria e all’occorrenza cercava di addentare il
vento. Poi rinveniva e si risedeva come se ne niente fosse, sperando di non
essere stato visto.
-Papà, perché dobbiamo castrare, Sesshy?-
-Perché così non sarà più investito dalle auto.- Sembra una buona cosa
questo rito propiziatorio…
Arrivarono dal veterinario e Sesshomaru si sedette sulla
panca della sala d’aspetto accanto a Kei come se nulla fosse, con la
perplessità di tutti. Certo che ci vengono in molti da questo monaco…deve
essere davvero potente. Ma non la finisce questo pappagallo di lamentarsi?!
-Scusi, buon uomo…- disse la proprietaria del volatile -…non potrebbe far
sedere il suo cane sul pavimento?- Figuriamoci…
-Sesshomaru, da bravo…scendi- il demone guardò l’uomo dritto negli occhi
con un’espressione minacciosa –per piacere…?- sorrise intimidito l’uomo. Ma la
bestia, al contrario di quanto si possa supporre, ubbidì e iniziò a prendere di
mira la donna con il suo odioso pappagallino.
-Scusi, buon uomo…- riprese quella -…non può dire al suo cane di smetterla di
fissarmi?-
-Scusi, signora…- ribatté lui -…non può dire al suo pappagallo di smetterla di cantare?-
Almeno qualcosa di intelligente l’ha detto. La donna offesa, si voltò
dall’altra parte senza dire niente. Certo che sono creature così strane,
queste…hanno comportamenti così assurdi…e inoltre…gulp! Chi ha la grandissima
faccia tosta da annusarmi il sedere?! Preso dall’ira, Sesshomaru abbaiò
talmente forte da ricacciare indietro il san bernardo che gli stava dietro e da
zittire tutti gli altri animali.
-Buon uomo, ma il suo cane è violento!-
Eh no, questo era veramente troppo. Con la coda fece cadere la gabbia del
volatile, liberando l’uccelletto. Ma prima che la donna potesse dire qualcosa,
il demone balzò per aria e prese il pappagallino che deglutì in un sol boccone.
Dopodiché, con fare molto disinvolto, e guardando la signora con fare
sprezzante, salì di nuovo sulla panca, sedendosi ancora una volta accanto a
Kei. La signora, che prima era sbigottita, scoppiò a piangere.
-Suvvia, non pianga…- disse imbarazzato l’uomo -…guardi il lato positivo,
adesso non dovrà più portarlo dal veterinario.-
Ma purtroppo la donna si mise a piangere più forte di prima, scappando via con
il fazzoletto sul naso.
-Sesshy, sei un cattivo cagnone!- rideva a gran voce Haru. Non sono mai
stato famoso per la mia bontà, tappo.
-Ciao, ma che bel cucciolone che abbiamo!- Se ti stai
riferendo a me, sappi che sei in pericolo di vita, sottospecie di monaco…
-Siamo venuti qui per controllare se ha qualche parassita e fargli la
castrazione.-
-Bene. Iniziamo controllando i parassiti.- il veterinario, o vetricoso a detta
di Sesshomaru, prese una siringa senza punta e gli alzò la coda –Adesso bello,
prendi un bel respiro. Vedrai che non farà così male.- Tu non conosci
minimamente la mia soglia di dolo…non finì di pensare, che immediatamente
sgranò gli occhi senza fiato. Che cos’ha il mio sedere che tanto vi attira?!
Scoppiò con un verso sovrumano da far cadere a terra il veterinario. Era davvero
arrabbiato, si voltò verso Kei, responsabile di averlo portato lì, ringhiandogli
minacciosamente.
-Adesso basta, Sesshy!- gridò Haru, e adesso che vuole il tappo? –Non lo
capisci che lo fanno per il tuo bene?!- detto questo, Sesshomaru guardò ancora
una volta l’uomo un po’ terrorizzato e si accovacciò di nuovo sul lettino
operatorio.
-Non ti preoccupare…- disse il veterinario ancora impaurito -…abbiamo finito.-
e si sedette al microscopio per analizzare il contenuto della fiala.
-Senta, dottore. Se non le dispiace rimanderei la castazione.-
-Sì, è meglio. È troppo suscettibile adesso. Comunque è sano come un pesce.- Niente
rito di iniziazione che mi protegge da spiacevoli incidenti? Chissà perché.
-Sesshy, ti ho portato la cena!- disse il piccolo,
raggiungendolo sul porticato. Ma il demone nemmeno si voltò a guardarlo.
-Non hai fame? Comunque la mamma ti ha messo delle vecchie coperte là, nell’angolo.
Puoi dormire lì.-
Ma ancora Sesshomaru non gli prestava la minima attenzione.
-Stai pensando alla tua padroncina? È normale, ma se vuoi adesso ti accarezzo
io.-
Per l’ennesima volta, il cane non lo considerò minimamente, e prima che potesse
toccarlo, si andò a stendere sulle vecchie coperte, cercando di tenere gli
occhi chiusi più a lungo che poteva.
-Non ti piacciono le carezze, eh?- si rattristì Haru, prima di rientrare in
casa.