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Autore: Rosalie97    29/08/2014    3 recensioni
[IN REVISIONE]
Sono passati quattro anni da quando è scoppiato il caos, da quando il destino della razza umana ha subito una drastica svolta. Niente è più lo stesso, soprattutto negli Stati Uniti e nel Canada, regnati dal Governatore, una creatura spietata e priva di compassione.
Dakota conosce bene quell'uomo, e prova immenso disgusto verso di lui. Vuole vendicarsi per ciò che le ha fatto, per ciò che la ha costretta a passare.
Nel suo cuore non alberga altro che odio, ed è decisa ad ucciderlo. Ma cosa succederà, quando finalmente le si presenterà l'occasione di eliminarlo?
Cosa farà quando verrà a scoprire il più oscuro segreto del suo nemico? Riuscirà finalmente ad attuare la sua vendetta o il destino le giocherà un brutto scherzo e la farà sprofondare nel buio vortice dell'amore?
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Questo è il sequel di The Bad Boy, e narra le vicende che accadono ai superstiti di Total Drama quattro anni dopo l'arrivo del ciclone. (Non è necessario leggere il prequel, ma lo consiglio per capire meglio gli avvenimenti).
Genere: Guerra, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris McLean, Dakota, Jasmine, Max, Scarlett | Coppie: Alejandro/Heather
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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2. Oh my love... I will kill you

 




<< Quindi è grazie a Scarlett che qui funzionano il frigorifero, il televisore e tutte le altre cose che hanno bisogno di carica elettrica >> disse Brick, ripetendo l’ovvietà.
<< Esattamente, è quel che ho detto io >> disse Jasmine.
Erano tutti e tre seduti al tavolo, a parlare. Jasmine se ne stava poggiata contro lo schienale della sedia con le gambe sopra la superficie piana della tavola. Brick era seduto composto, la schiena dritta e l’espressione seria mentre apprendeva tutto ciò che c’era da sapere riguardo il mondo che girava attorno alle tre ragazze. Dakota invece aveva le braccia poggiate sul tavolo ed il capo poggiato a sua volta sulle braccia. I capelli biondi le ricadevano attorno alle spalle come un manto, ed aveva dipinto un sorriso felice e tranquillo in volto. Anche in quel mondo di tristezza e dolore, si potevano trovare piccoli momenti di felicità nelle piccole cose quotidiane, come sedersi al tavolo con gli amici e parlare del più e del meno.
<< Scarlett è un vero genio con la tecnologia >> disse la bionda.
<< Ed ha giurato che un giorno la farà pagare a Max. È decisa a vendicarsi per il suo tradimento. >>
<< Ma in principio lo odiava >> commentò Brick, che continuava a non capire.
<< Sì, ma ha imparato a provare affetto nei suoi confronti. Abbiamo passato molto tempo gli uni accanto agli altri, ed alla prima occasione lui se ne è andato, piantandola in asso. Non so se te ne sei accorto, ma Scarlett non è esattamente una che si fa mettere i piedi in testa >> Jasmine gli lanciò un’occhiata, non appena ebbe finito di parlare, e Brick abbassò lo sguardo, pensando.
<< Non ha tutti i torti >> sussurrò, e Jasmine annuì. << Hai nominato un ragazzo che non vedi da tempo... Chi è? >>
L’australiana sospirò, e Dakota ridacchiò piano. << Ne vuoi proprio parlare? >>
<< Se non ti da fastidio, ovviamente. Non vorrei mai causarti… >>
<< Non cominciare >> gli disse lanciandogli un’occhiata e poi sorridendogli. << L’ho conosciuto durante la mia edizione di Total Drama, come Max, Scarlett ed Ella. All’inizio lo trovavo molto strano >> sorrise tra sé, ricordando il ragazzo del quale si era innamorata e del quale non si era più scordata. << Il suo nome è Shawn, ed era… cioè, no, è. È fissato con gli zombie. >> L’australiana si passò una mano sulla fronte.
<< Ehi, Jasmine, tutto okay? >> Chiese Dakota alzando la testa e guardando l’amica in modo preoccupato.
<< Si, è tutto okay, solo che… beh… mi manca, ed è sempre più difficile per me immaginare che dopo tutto questo tempo sia ancora vivo. >>
<< Jas, >> a chiamò la bionda, e le due si scambiarono un’occhiata seria. << Shawn è vivo. Lo hai detto anche tu che sapeva difendersi perfettamente dagli zombie. >>
<< Sì, Dakota, ma quelli non erano zombie, erano scheletri assassini! >>
<< In confronto agli zombie non vedo molta differenza. >>
<< Io sono riuscito a salvarmi da quegli esseri perché mi trovavo su un sottomarino >> intervenne poi Brick dal nulla.
<< Su un sottomarino? Che ci facevi su un sottomarino? >> esclamò la bionda.
<< Esercito della marina. Ci avevo riprovato. Stavolta ero determinato, anche se… beh… mi facevano pulire i pavimenti. C’era anche un certo DJ, uno che aveva partecipato alle prime edizioni di Total Drama. Quando siamo tornati e ci siamo trovati in mezzo a questo casino abbiamo raggiunto la nostra sede e ci siamo chiusi dentro. Era vuota, ma le scorte di cibo non mancavano, ed avevamo anche DJ con noi. E poi, eravamo dell’esercito! >> Concluse il discorso con slancio, per poi tornare triste. << Ora non so che fine abbia fatto quel ragazzo, ci siamo divisi quando hanno costruito le mura ed è nata la milizia. >>
<< Capisco… L’hai più vista Jo? >>
<< Jo? Oh no, figurarsi, non so nemmeno più che fine abbia fatto >> scosse le spalle, abbassando lo sguardo.
<< Jo quella Jo? Io sì che so che fine ha fatto. È diventata uno dei più importanti capitani della milizia. >>
<< Stupendo… >> commentò Dakota con fare sarcastico.
<< Ed ha condannato quel tipo strano… Come si chiamava? >>
<< Scott? >> azzardò Brick.
<< Ma Scott non era strano, era rude ed antipatico, è diverso >> replicò Dakota.
<< Mike? Lui sì era strano >> rise Brick.
<< No, Mike, o meglio, Mal, faceva parte del mio gruppo quando è iniziato tutto questo casino, e con lui c’era anche Zoey. >>
<< Sul serio? È diventato Mal? >>
<< Oh sì, Mike è bell’è morto, amico mio >> rispose la bionda. << Zoey ha deciso di mettere fine alla nostra amicizia per seguire quel pazzo. Ora non so più nemmeno che fine abbiano fatto. >>
<< Chi altro c’era con te? >>
<< In principio c’erano anche Heather, Alejandro, Sam ed una donna di nome Magda che è morta divorata da dei cani lupo sotto i miei occhi. È stato allora che Zoey mi ha mollato. >>
<< Oh, mi dispiace. Era tua amica, quella Magda? >>
<< Per colpa sua Sam è morto. Ma… è una storia lunga, questa, e non ne voglio parlare. Poi comunque si sono aggiunti anche Izzy, Noah e Mattew >> non appena ebbe pronunciato l’ultimo nome, Dakota sorrise, puntando gli occhi sulla superficie bianca del tavolo e fissandola con sguardo vacuo.
<< Mattew? Chi è? Come mai non è più con te? >>
<< Non ne voglio parlare >> rispose bruscamente la ragazza alzando gli occhi verdi e puntandoli in quelli di Brick.
<< Lightning >> intervenne poi dal nulla Jasmine, probabilmente tentando di cambiare argomento.
<< Lightning? >> chiese Dakota confusa.
<< Sì, è lui quello che Jo ha condannato. Lo hanno trovato in un rifugio, stava tentando di oltrepassare le mura, ed aveva tecnologia illegale con sé. Avrebbero potuto tenerlo vivo e ricavarne qualcosa, ma siccome Jo lo odiava sin dal principio, lo ha condannato lei stessa usando il suo ruolo di capitano. >>
<< Oh, ma che atto orribile! >> urlò Brick.
<< Tu taci che eri della milizia >> lo fulminò Dakota.
<< Ehi, non per mia scelta! >>
<< Seh seh. Ma tu come fai a saperlo? >> chiese la bionda a Jasmine.
<< L’ho sentito mentre soggiornavo ad una taverna durante il viaggio di ritorno. È avvenuto qualche settimana fa. Gli ha mozzato la testa. >>
<< Oh, non la facevo così sanguinaria >> commentò il giovane soldato.
<< Probabilmente vorrà ammazzare pure te. >>
<< Cosa? Perché?! >> esclamò Brick guardando Dakota, che in volto aveva dipinto un sorrisetto cattivo.
<< Beh… Perché… Effettivamente non lo so perché, diciamo che è una sensazione >> sorrise, lanciando un’occhiata a Jasmine.
<< Oh, e lei ci centra sempre con le sensazioni >> aggiunse l’altra scherzando, ed entrambe scoppiarono a ridere vedendo l’espressione sul volto di Brick.

 
C’era buio, molto buio, e lei alzò il viso verso il cielo, una distesa blu piena di stelle lucenti nella quale torreggiava una grande luna color perla. Da quanto si trovava lì? Non ricordava, voleva solo chiudere fuori i pensieri e cacciare. Non importava cosa avrebbe ucciso, le sarebbe bastato solamente sentire la freccia scattare dal suo arco con un suono secco e sublime e l’ultimo respiro che lasciava il corpo della sua vittima. Allora, sì, allora sarebbe stata appagata.
Osservando ciò che c’era attorno a lei, muovendo il capo con scatti veloci, quasi animaleschi, accovacciata con l’arco stretto tra le mani, una freccia incoccata e pronta ad essere scoccata, Scarlett avanzava nell’oscurità rischiarata solamente dai raggi lunari. Non era se stessa, era qualcos’altro, qualcosa che aveva bisogno di sangue, di dolore e paura, qualcosa che si muoveva con passo felino, senza emettere un singolo suono o provocarlo. Nessuno poteva batterla nella caccia, o nel combattimento.
Per molto tempo si era esercitata in ogni arte marziale o in ogni stile di combattimento, mentre le sue amiche si occupavano della caccia o delle razzie, o magari dei rapimenti. Jasmine faceva lunghi viaggi per andare ai mercati e comprare i cibi migliori, con i tanti soldi che sia Dakota che lei stessa o Scarlett avevano rubato e messo da parte dopo il grande collasso causato inizialmente dal ciclone. Nessuno si era più preoccupato del denaro, chi mai lo avrebbe fatto quando la cosa più importante da fare era scappare e non farsi mangiare da quegli orribili esseri scheletrici? L’australiana si occupava anche della raccolta di informazioni in posti come taverne o bar occasionali, dove le notizie giravano e la gente non teneva mai la bocca chiusa. Dakota si occupava per lo più invece della caccia nei boschi, oppure dei rapimenti di alcuni soldati di basso rango che girovagavano da soli. Ovviamente poi era lei stessa a sbarazzarsene una volta che aveva ottenuto ciò che voleva, oppure, quando scopriva che da colui che aveva rapito non poteva ricavare nulla. Scarlett invece – che ora si muoveva furtivamente tra il fogliame con l’arco che aveva in precedenza nascosto e con il lungo fodero che conteneva la sua spada appeso al fianco – preferiva passare le sue giornate a casa. Creava aggeggi che semplificavano la vita a tutte e tre, puliva ed a volte cucinava. Ma quando c’era da combattere, o quando a volte succedeva che le sue amiche corressero a casa disperate inseguite da gruppi di soldati, lei usciva e combatteva in prima linea. Con la sua ferocia e la sua bravura, poteva combattere per lungo tempo, da sola contro anche decine di soldati. Pareva instancabile, una vera macchina da guerra, priva di emozioni, dalla facilità con cui uccideva le persone.
Ma Scarlett ce le aveva delle emozioni, ed anche dei sentimenti, che però avrebbe preferito dimenticare, chiudere fuori dalla sfera che la rendeva ciò che era. Ogni giorno, in ogni momento, la sua mente le ricordava quel che era successo, in che modo Max l’aveva tradita per passare dalla parte del Governatore. Ed il suo cuore, quando di notte restava sveglia a fissare il soffitto della propria stanza, fatto di roccia calcificata in più strati, tentava di convincerla a perdonarlo. Dopotutto, quel ragazzo aveva sempre desiderato essere malvagio, anche se i risultati delle sue invenzioni non sarebbero andati mai molto lontano senza di lei.
Ma non voleva perdonarlo. Anche lei non era esattamente il ritratto della bontà fatta persona, ma non si era schierata con la milizia, e mai l’avrebbe fatto. Max non aveva una scusante per ciò che le aveva fatto, e lei si sarebbe vendicata, con una vendetta epocale.
Sentì un rumore e voltò di scatto la testa, puntando gli occhi color oliva sul fogliame dell’interno del bosco. Sentì di nuovo quel suono strascicato. Lo riconosceva, doveva essere un coniglio, una delle sue prede preferite. Di notte non poteva aspirare a trovare molto di meglio, i conigli erano le prede notturne più facili, ed a lei piacevano stecchiti e cotti a puntino. E così, sorrise cattiva, già pregustando la vista del sangue della sua vittima.
 

Tutto era deserto, tutto ciò che si poteva vedere era un’immensa distesa di nulla ricoperta da una fine sabbia beige tiepida al tatto. Il cielo era di un azzurro limpido, privo di una singola nuvola bianca, ed il freddo che faceva era insopportabile. Il clima cambiava come più preferiva, un attimo prima poteva esserci un sole che spaccava le pietre ed un attimo dopo tutti i roveri del mondo precedentemente esistito venivano sommersi dalla sabbia portata dal vento da terre lontane, ed il freddo avvolgeva tutto.
Guardare le dune da lontano metteva una tristezza infinita a quella ragazza che già aveva sopportato troppo, che già aveva visto troppo. Quando puntava i suoi occhi stanchi sull’orizzonte e non scorgeva altro che sabbia, sabbia ed ancora sabbia, si sentiva il cuore spezzarsi in mille frammenti, come fosse stato un fragile pezzo di vetro pieno di crepe. 
Eppure, lei in quei giorni, continuava a guardare quelle dannate dune, quelle che parevano senza fine, che sembravano aver ricoperto il mondo con quella sabbia che bruciava gli occhi e graffiava la pelle. A volte, il freddo lasciava il posto ad un caldo infernale, ed i due ragazzi vagavano senza meta per quel deserto improvvisato, la pelle sudata ed abbronzata, gli occhi vacui ed una gran sete. Le scorte non erano molte, soprattutto dato che gli edifici parevano scomparsi nel raggio di cento chilometri, inghiottiti dalle dune o rasi al suolo da qualche altro evento catastrofico.
Cos’avrebbero fatto? Quella era la domanda che riempiva la testa di lei, che girava come in un vortice e rimbalzava di qua e di là ricomparendo sempre.
<< Cosa faremo? >> chiese poi un giorno, stanca di quel silenzio, stanca di non sentire da molto tempo la voce del suo più grande amico.
<< Non lo so >> rispose lui, alzando quei bellissimi occhi verso l’orizzonte. Erano fermi, seduti sopra un ammasso di grandi rocce. Forse avevano lasciato da un pezzo il centro abitativo, forse si trovavano in Canada, o magari invece che a nord si erano diretti ad est, era difficile dirlo per certo quando tutto ciò che si vedeva era solamente deserto.
<< Non possiamo continuare per molto in questo modo, stiamo finendo il cibo, tutte le scorte che ci siamo portati stanno finendo >> lei era disperata, mentre lui impassibile come sempre.
<< Vedrai, troveremo una soluzione >> si voltò verso di lei, serio in volto, e la guardò negli occhi.
<< Ma come, se non sai nemmeno dove stiamo andando? >>
<< Fidati di me >> le disse allora, sorridendole dolcemente. << Ti porterò fuori di qui, Dakota, è una promessa. >>
La ragazza si svegliò di colpo e tirò un forte respiro, in cerca di aria. Le sembrava di stare per soffocare, tornata in quell’orribile deserto, con il suo migliore amico che ormai non vedeva da molto, molto tempo. Sentiva quella sabbia sulla pelle, graffiarla, ed il sudore rendeva i vestiti umidi. Si voltò verso il piccolo comodino di compensato bianco e liscio che avevano rubato molto tempo addietro lei e Scarlett da una casa e puntò gli occhi verdi sull’orologio. Erano le tre del mattino, e lei si era svegliata di soprassalto, non credeva sarebbe riuscita nuovamente ad addormentarsi. 
Si ridistese sul materasso di schianto, rimbalzando piano, e cominciò a fissare il soffitto, cosa che ultimamente faceva spesso. La rilassava, starsene lì distesa al buio a non fare nulla, a fissare solamente il soffitto della grotta e svuotare la mente. La aiutava a non impazzire.
Non era mai stata abituata, da piccola, ad una vita simile, i suoi genitori l’avevano sempre fatta affiancare da domestiche, le davano denaro a volontà per tutto ciò che voleva e l’accontentavano con ogni cosa. Lei aveva pensato che il mondo funzionasse così, ma presto aveva scoperto che non era per niente vero. Che nulla è gratuito, che nessuno è al tuo servizio, soprattutto in quel mondo, quello in cui viveva ora.
Sospirò, buttando fuori l’aria che aveva trattenuto.
Era tardi, che Scarlett fosse tornata a casa? Dakota sorrise. La sua amica poteva restare fuori tutta la notte a cacciare qualsiasi tipo di essere vivente, non aveva quasi per nulla pietà, soprattutto quando si abbandonava alla sua parte animale.
Sorrise nuovamente, chiudendo gli occhi. Non tutto era orribile, nella sua vita. Certo, aveva perso molte persone alle quali aveva tenuto moltissimo, ma ora aveva con sé la famiglia che si era scelta. Erano unite, sorelle, e loro non si sarebbero, mai, mai, abbandonate le une le altre.

 
Il grande palazzo era silenzioso, mentre il Governatore osservava il cielo. Se ne stava in piedi, poggiato contro il muro, affacciato ad una delle due grandi finestre dal vetro decorato della sua stanza patronale. Oh sì, si era scelto una bella casa, ci era voluto molto tempo per trovarne una adatta a lui, ed anche abbastanza grande da poter ospitare folti gruppi di soldati del suo esercito.
Teneva il volto alto, rivolto verso pieno quel cerchio rotondo color perla che torreggiava nel cielo notturno. Le stelle parevano puntini lontani che sembravano schernirlo dicendogli: “Non conquisterai mai i nostri territori”, ma a lui non importava, anzi, sorrideva al pensiero. Non gli interessava conquistare le stelle, aveva già preso possesso della maggior parte del territorio del Canada e degli Stati Uniti. Fuori dalle Mura, la gente moriva, e lui adorava sentirli pregarlo di ammetterli al suo grande regno. I governatori degli altri stati lo invidiavano, aveva il regno più grande tra tutti, e prima o poi avrebbe infranto gli Ordini Mondiali prendendo il controllo degli altri Stati. Oh sì, ci sarebbe riuscito, la sua sete di potere non aveva limiti.
Abbassò lo sguardo, mentre stava lì poggiato, le mani incrociate dietro la schiena, vestito solamente della sua pelle.
Ricordava tutto quel che aveva passato per arrivare fin lì, e gli veniva lo strano impulso di ridere a crepapelle se pensava a quanto fosse potente ora. Possedeva cose che altri governatori potevano solamente sognare, e nessuno tra loro poteva far niente, erano vincolati a rispettare gli Ordini Mondiali.
<< Amore… >> sussurrò la donna stesa sul suo letto e lui si voltò leggermente, per osservarla. Era bella, davvero molto bella. L’aveva scelta tra mille proprio per il suo aspetto.
Misty aveva lunghi capelli biondi, lisci e lucenti, e la sua pelle era abbronzata. Era alta e slanciata, magrissima, con un corpo da sballo e due occhi color smeraldo. L’unica pecca, avrebbe potuto dire qualcuno, era il suo carattere. Perché Misty era stupida, gelosa, pensava che ogni cosa le fosse dovuta, ed era abituata ad essere servita in tutto e per tutto. Ma per il Governatore, quella donna era perfetta così, l’aveva cercata a lungo, aveva sperato d’incontrare qualcuno con quelle caratteristiche. Guardandola, gli sembrava di vedere lei, la ragazza che tempo addietro gli aveva causato un’infinità di problemi, una ragazza che lui aveva odiato.
Sorrise, allontanandosi dalla finestra e dirigendosi verso il letto. Si sedette sul bordo del materasso, accanto alla donna, che si voltò e lo guardò con un sorriso. Non indossava nulla, le lenzuola bianche erano l’unica cosa che copriva il corpo di lei.
<< Amore… >> sussurrò guardandolo, la testa poggiata sul cuscino.
Il Governatore si chinò verso di lei, avvicinandosi, con un sorriso malvagio dipinto sul volto ed una luce folle negli occhi. Allungò le mani, mentre Misty ancora sorrideva. Le accarezzò i capelli e poi una guancia, fissandola negli occhi. << Le somigli moltissimo… >> sussurrò, per poi scattare di colpo e serrare le mani attorno al collo della donna. Misty cominciò a divincolarsi, scostando le lenzuola e cercando di liberarsi dalle mani dell’uomo, che però era troppo forte. Pian piano la giovane cominciò a calmarsi, fino a smettere completamente di muoversi, mentre il Governatore la guardava negli occhi sorridendo.
Oh sì, ora si sentiva libero, ora che l’aveva uccisa. Avrebbe cercato un’ennesima donna con quelle caratteristiche, ed avrebbe ucciso anche lei, dopo essersela portata a letto. Avrebbe ripetuto quel rito migliaia di volte, finché non sarebbe riuscito a trovare colei che sognava di avere davanti a lui al posto di quelle insulse donne che pensavano a lui potesse veramente importare qualcosa. “Prima o poi arriverà il giorno” pensò, liberando il collo di Misty dalla presa ferrea delle sue mani. Sulla pelle abbronzata c’era già un livido, e guardandolo l’uomo sorrise.
Dopodiché tornò ad affacciarsi alla finestra, si poggiò e sorridendo puntò gli occhi sul cortile. “Oh sì, arriverà il giorno in cui avrò lei per le mani, e non semplici stupide oche.” Alzò lo sguardo verso le punte degli alberi del bosco. “Preparati, Dakota, perché io ti troverò.”
 

Quando Jasmine aprì gli occhi, la caverna era completamente inondata di una musica assordante che proveniva dal soggiorno.
<< Oh, ma che stanno facendo alle sei del mattino? >> si lamentò lanciando un’occhiata alla sveglia. Sul basso comodino di legno scuro, accanto all’aggeggio che in quel preciso momento non suonava e che era stato creato per lei da Scarlett, c’erano un libro chiuso ed una cornice con una foto di Shawn.
Si mise a sedere e poggiò a terra i piedi, per poi prendere in mano la cornice come ogni mattina, sorridere e posare un bacio sulle labbra del Shawn della fotografia.
Dopodiché, ancora in pigiama, una canotta che le arrivava fino a metà coscia dal tessuto color perla e traslucido, si alzò, uscì dalla stanza e raggiunse il soggiorno. Ciò che vide lì la lasciò di sasso. Dakota e Brick stavano ballando sulle note di una canzone che lei non conosceva, vestiti entrambi allo stesso modo, con un paio di mutande ed una grande camicia bianca da uomo. In mano tenevano strette delle scope, e facevano mosse stile “febbre da sabato sera”, oltre che strani versi.
Nell’istante in cui Jasmine fece per parlare, la porta sbatté con un colpo e Scarlett comparì sulla soglia, con due conigli stretti in mano tenuti per le orecchie. << Ma che diavolo state facendo?! >> urlò.
<< Sai, stavo per chiedere la stessa identica cosa >> intervenne l’australiana.
Dakota e Brick si fermarono di colpo, si guardarono attorno e scoppiarono a ridere. << Ma voi due non siete normali >> commentò Scarlett, mentre si dirigeva verso il tavolo, dove fece schiantare con un colpo i due conigli. Del sangue venne schizzato sulla superficie bianca del mobile, e Brick, guardando la scena distorse il viso in un’espressione disgustata, quasi avendo un conato di vomito.
<< Uuuh, conigli >> disse Dakota con l’acquolina in bocca.
<< Ditemi che li cucinate >> disse il soldato una volta che ognuno di loro fu vicino a Scarlett e al tavolo.
<< Ovvio >> replicò Jasmine, << mica siamo barbare selvagge che non conoscono l’esistenza del fuoco. >>
Brick si limitò a guardare l’australiana con sguardo perduto, ma prima che potesse dire qualcosa, Dakota intervenne: << E ci hai messo tutta la notte? >>
<< Fuori c’era un bel cielo, così mi sono addormentata in riva al lago >> rispose Scarlett scuotendo le spalle.
<< C’è un lago? >> si informò Brick.
<< Sì, non molto distante da qui. Dovresti vederlo di notte, con le stelle in cielo e la luna piena, è una vista bellissima! >> esclamò Dakota sorridendogli. Tra le tre, la bionda era quella che gli stava più simpatica, la più gentile, cosa molto strana, dato che durante Total Drama l’aveva trovata troppo superficiale e sì, si sentiva in colpa ad ammetterlo, ma anche un po’ stupida. Ma ora era cambiata, e come persona la preferiva molto di più a quella Scarlett, che gli pareva priva di compassione e invece piena di odio e rabbia.
Dove diavolo era andato a cacciarsi?
<< Allora, quali sono i piani per oggi? >> Chiese la rossa allontanandosi dal tavolo e raggiungendo il centro della stanza. Dando loro le spalle, cominciò a togliersi prima le cinture e le armi e poi i vestiti ed infine la tuta, rimanendo in intimo davanti alle sue amiche e a Brick, che aveva la bocca spalancata.
<< Nessun piano >> rispose Dakota come nulla fosse.
Scarlett annuì. << Ehi >> chiamò Brick, << chiudi quella bocca che ci entrano le mosche >> fece un sorriso cattivo e malizioso, per poi afferrare da terra le proprie cose e scomparire dietro la porta-non porta diretta al bagno.
Dakota, guardando Brick, scoppiò a ridere, mentre Jasmine sorrideva sotto i baffi. Il soldato deglutì.
<< Ma… ma, è sempre così? >> chiese spalancando nuovamente la bocca e lanciando un’occhiata a Dakota.
<< Oh sì, sempre >> disse lei incrociando le braccia e sorridendo.

 
Il Governatore scese le scale quasi saltellando felicemente. La notte appena passata era stata una tra le migliori, l’aveva molto soddisfatto, e quindi era di buonumore.
<< Governatore >> disse una delle guardie, facendo un inchino, e lui, diversamente dal solito annuì e gli sorrise, per poi dirigersi verso il proprio ufficio, quello nel quale avrebbe incontrato alcuni tra i suoi primi capitani per discutere di atti riguardanti gli stratagemmi da attuare della milizia.
Quando aprì la porta, trovò Loime ed Alex ad aspettarlo in piedi accanto alla scrivania di mogano. << Governatore >> dissero facendo anche loro un inchino.
<< Loime >> disse Chris guardando l’uomo negli occhi. << Alex >> guardò la donna poggiata contro il mobile e sorrise. Alex era davvero molto bella. Era alta e slanciata, magra e dal fisico molto atletico. La sua pelle era abbronzata, gli occhi talmente scuri da sembrare neri ed i capelli color cioccolato raccolti costantemente in una coda alta che le donava, insieme all’espressione sempre seria, un’aria distante e severa. Gli piaceva, quella donna, non c’erano dubbi al riguardo.
<< Signore >> intervenne Loime, ed il Governatore riportò gli occhi su di lui. << La stavamo aspettando. >>
<< Ovviamente, sono io il vostro capo, è giusto che mi aspettiate >> disse lui con un sorriso compiaciuto, che avrebbe potuto rendere la frase scherzosa, se non fosse stato limpido come l’acqua che il Governatore parlava sul serio. Andò a sedersi alla scrivania, << O no? >>
<< Certamente, signore. >>
<< Ovviamente. >> Replicò incrociando le mani. << Avanti, cominciamo questi colloqui. >>
Passò un’ora, nella quale il Governatore ricevette due capitani. Ora toccava al terzo della lista, o meglio, alla terza. << Capitano Jo del sesto squadrone >> disse la voce di Loime, mentre scorreva con gli occhi la lista che teneva tra le mani.
<< Fatela entrare >> ordinò il Governatore.
Le porte si spalancarono e Jo entrò nell’ufficio. Si diresse da lui con passo deciso, e si fermò davanti alla sua scrivania, dalla parte opposta. Lo fissò negli occhi, con quella sua espressione severa in volto.
<< Jo. >>
<< Governatore >> lei fece un inchino forzato, mentre teneva strette le labbra per non rischiare di cominciare a morderle compulsivamente o scoppiare in un accesso d’odio. L’uomo sapeva che lei lo odiava, ed il fatto che lavorasse per lui lo divertiva.
Incrociò le braccia al petto, poggiandosi contro lo schienale della grande sedia di pelle marrone. << Allora, capitano, è un bel po’ che non ci si vede. >>
<< Già, da molto tempo, signore. >>
<< So che hai fatto giustiziare, o meglio, tu stessa hai giustiziato quel Lightning. >>
Jo sorrise, << Sì. È stato divertente. >>
<< Immagino >> il Governatore ridacchiò in modo molto compiaciuto. << Come mai qui? >>
<< Voglio segnalare l’avviso che mi è giunto. >>
<< Ossia? >>
Jo sorrise nuovamente, in un modo molto simile a quello dell’uomo che aveva davanti. << La scomparsa di un piccolo gruppo di soldati. Non riusciamo più a trovarli. >>
<< In che zona? >>
<< Non lo sappiamo di preciso, ma non sono più raggiungibili. >>
<< Nomi dei soldati? >> chiese il Governatore sospirando e facendo segno ad Loime di prendere appunto.
<< Dux Lancaster, Mirkov Johnson e… >> Jo guardò dritto negli occhi il Governatore, qualcosa che in pochi si potevano permettere di fare, sia per proprio coraggio o concessione << Brick McArthur. >>
  
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