TI
VOGLIO BENE, FRATELLINO…
La notte era
calata su Suna.
Era stata una
giornata molto pesante per tutti.
I ninja erano
tornati quella mattina, all’alba, riportando il Kazekage sano e salvo al
villaggio, accompagnati dalle due squadre di Konoha che erano giunte in loro
aiuto.
Conducendo con sé
pure il cadavere della vecchia Chiyo, che aveva salvato il giovanissimo
Gaara.
Nella grande
residenza al centro del villaggio non si udiva un solo
rumore.
Nel grande salone,
illuminato da una pallida luce proveniente dalle lanterne sul soffitto, la
giovane Temari sedeva su una leggera poltroncina di
bambù.
Attendeva.
Improvvisamente,
una porta si aprì, e ne uscì Kankuro.
Aveva smesso gli
abiti ninja, e indossava una leggera tunica di lino
bianco.
La bionda jonin si
alzò subito in piedi: “Come sta?” chiese lei, con tono quasi ansioso, “Meglio…
Adesso s’è addormentato. Ho ricontrollato le ferite, ma stanno guarendo.”
rispose il ragazzo, sedendosi su una delle poltroncine e sfregandosi gli occhi
stanchi.
La ragazza gli si
sedette di fronte, sospirando: “Meglio così… Domattina starà meglio, almeno.”
affermò la giovane, abbandonandosi sullo schienale.
Passarono alcuni
istanti di silenzio profondo.
“Tu, come
stai?”.
La domanda della
bionda giunse inaspettata alle orecchie del fratello, che alzò la testa stupito:
“Eh?” interloquì, sicuro di aver capito male, raramente Temari si preoccupava
per gli altri, “Ti ho chiesto come stai..” ripeté lei, lo sguardo stravolto,
“Non mi lamento… Mi son spaventato parecchio però… Ho avuto paura di non poterlo
più rivedere.” ammise il marionettista, fissando negli occhi verdi della sorella
maggiore.
Altro lungo tempo
di silenzi.
Entrambi sapevano
quello che stava pensando l’altro.
“è passato tanto
tempo, eh?” affermò Kankuro, rompendo il silenzio, “Già… Non avrei mai avuto il
coraggio di eseguire gi ordini di nostro padre. Anche se era il Kazekage… Non
avrei mai potuto uccidere mio fratello, nostro fratello.” ammise con un leggero
sorriso la bionda.
“Lo so… Neppure io
ci sarei riuscito. Dopotutto, Gaara-kun era nostro fratello, e non aveva deciso
lui di diventare un mostro… Come Naruto.” disse Kankuro, chinando il capo, “Non
avevano scelto loro di venir additati come mostri. Temari, abbiamo sbagliato
tutto in questi anni, avremmo dovuto stargli più vicino, non lasciarlo solo.”
soffiò il moro, “Lo so, abbiamo sbagliato, ma ora possiamo rimediare, no?” cercò
di sorridere la ragazza.
Rimediare.
Che parola
grossa.
Come si poteva
rimediare a sedici anni di silenzi e
incomprensioni?
A sedici anni di
affetto negato?
“Siamo stati degli
stupidi…” ammise la biondina, avvicinando la poltrona a quella su cui era seduto
il fratello, “Eravamo una famiglia, ma abbiamo passato gli ultimi anni a
farci la guerra, seguendo gli
ordini di un uomo senza cuore, che non aveva esitato a sacrificare uno dei suoi
figli… Avremmo dovuto proteggere Gaara, ma non lo abbiamo fatto… Mi fa male
dirlo, ma i veri mostri siamo noi, che avremmo dovuto voler bene a nostro
fratello e difenderlo, ma lo abbiamo solo circondato di odio, e di paura… Forse,
se gli avessimo voluto più bene, non sarebbe mai diventato quello che è stato…”
singhiozzò lievemente la jonin, nascondendo il viso tra le
mani.
Improvvisamente,
un cigolio fece trasalire i due ragazzi.
Nel cono d’ombra
della porta aperta, comparve una figura spaventosamente magra, avvolta in una
tunica di lino, come i due ninja, dallo sguardo
confuso.
La figuretta mosse
qualche passo incerto e barcollante verso di
loro.
“Gaara, che ci fai
in piedi? Ti abbiamo svegliato?” chiese preoccupata Temari, alzandosi in
piedi.
Il rosso fece
appena in tempo a scuotere la testa in segno di diniego, che cominciò a
barcollare; fu preso al volo, prima di cadere rovinosamente a terra, da Kankuro:
“Gaara!” esclamò il ragazzo, prendendolo delicatamente in braccio, portandolo
sino alle poltroncine.
Lo adagiò piano,
sotto lo sguardo preoccupato di Temari.
Gli passò una mano
sulla fronte.
Era
calda.
Il ragazzino, a
quel contatto, spalancò gli occhioni color acquamarina, puntandoli sul fratello:
“Gaara! Stai bene?” chiese molto inquieto il
marionettista.
“Hai la febbre,
perché ti sei alzato?” s’intromise Temari, “Se avessi avuto bisogno di qualcosa,
saremmo venuti noi, bastava chiamare. Devi riposare.” proseguì lei, aiutandolo a
mettersi seduto.
“Mi sono
svegliato, e vi ho sentito parlare… Non capivo perché foste ancora in piedi.”
spiegò il ragazzo, con sguardo triste, “Ero preoccupato.”
ammise.
I due maggiori si
guardarono.
“Non è successo
nulla, stavamo solo parlando e non ci siamo accorti dello scorrere del tempo.
Forza, ti riporto in camera, fino a che non sarai guarito, da lì non esci!”
esclamò il maggiore, caricandoselo in braccio, senza permettergli di
protestare.
I tre di Suna
raggiunsero la camera del minore, immersa nella
penombra.
Kankuro poggiò
delicatamente il fratellino sul letto, coprendolo accuratamente con le
lenzuola.
Poi, quando il
ragazzino cominciò a scivolare nuovamente tra le braccia di Morfeo, per la prima
volta nella sua vita, il marionettista fece una leggera carezza sulla pallida
fronte del rosso: “Dormi bene.. Ti voglio bene, fratellino…” sussurrò, per poi
uscire dalla stanza.
Non visto da
nessuno, Gaara sorrise.
SALVE!!!
SHUN
IS BACK!!!
Dopo
aver visto la versione anime della puntata di Naruto in cui Gaara torna in vita,
ho voluto creare una piccola shot sui tre di
Suna.
E una
dedica speciale.
Questa
volta, la fic è dedicata a SANA4EVER per lo speciale regalo di compleanno,
troppo bella la shot!!!
GRAZIE
MILLE!!!
TI
VOGLIO BENE!!!
UN
BACIONE A TUTTI QUELLI CHE MI SEGUONO, E GRAZIE A TUTTI PER GLI
AUGURI!!
SHUN