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Autore: alessandras03    31/08/2014    37 recensioni
"Sequel di 'Ostacoli del cuore', per chi lo avesse letto."
Sono trascorsi sei anni da quando la bella e ormai giovane donna Emily Stewart ha abbandonato il liceo. Adesso la sua vita è cambiata. Ha un lavoro, un uomo meraviglioso e nuovi progetti da realizzare.
Non poteva mai immaginare di dover riscontrare nel suo cammino quello che per lei è stato il suo amore adolescenziale. Brandon Felton è tornato a sconvolgere la sua vita in un batter d'occhio, ma quanto è forte il passato? Il loro legame è indissolubile come quello di un tempo o il destino ha nuovi piani per loro?
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«Brandon.. Felton?» Accenno una risata divertita per non apparire su di giri.
«Vedo che la barbetta e qualche anno in più non cambia il mio aspetto.» Sorride com’è solito fare e si avvicina tralasciando la mia lastra sul tavolo. Porta le mani dentro le tasche e si morde le labbra carnose.
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Rivivo nella mia mente i momenti romantici con Brady, le parole dolci, i ti amo, gli sconforti e i numerosi litigi e ricordo quella bambina che si emozionava con poco. Ricordo quella bambina che pensava di poter scavalcare tutto e tutti con quel ragazzo.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 3.


POV BRANDON

Chiudo la portiera della mia Porsche, indosso gli occhiali da sole e attanaglio bene la valigetta. Avanzo deciso verso quella casa, che da poco tempo a questa parte è diventata mia, ma ancor prima di salire lo scalino, sposto lo sguardo alla mia destra.

Tutto ciò che vedo è una piccoletta tutto pepe che corre a braccia aperte verso di me sorridente. Ha i capelli più lunghi del previsto, lungo le ciocche dei boccoli perfetti.
Mia sorella è al suo fianco. Nonostante la gravidanza, è rimasta la solita stangona snella di un tempo, con delle linee mozzafiato. Kris è diventata una vera e propria donna.

«Dottore la disturbo?» Ridacchia saltandomi in braccio.  La avvolgo a me inalando il suo profumo di cocco.
«Kris… santo cielo.» La stringo mentre Lux mette il broncio.
«Zio…» sussurra tirandomi dalla maglia.
«La mia principessa!» Esclamo portandola fra le mie braccia. Le bacio ogni singola parte del volto e lei ride senza sosta. Mi mancava questa piccola.

Una volta entrati in casa Lux corre verso il divano, Kris, invece, rimane al mio fianco.

«Il mio fratellone che non vedevo da tipo quattro mesi» mi accarezza il capo, mentre io la fisso di sbieco.
«La mia sorellina senza la quale si stava benissimo!» Faccio esasperato.
Improvvisamente osservo Kris avvicinarsi ad un mobile. Acchiappa la foto posata su di esso e con un dito la sfiora sorridendo. Siamo io e Tom all’ultima partita del terzo anno di liceo. Non è l’unica foto che abbiamo insieme, ma è una delle mie preferite.
«E’ splendida» sussurra con voce rauca.
«Sì, lui è splendido.»  Ammetto. Sono anni che non parlo con qualcuno di Tom. Sono anni che osservo le nostre foto, i nostri vecchi video, piccole registrazioni di giorni stupendi. Mi manca ancora come se mi mancasse l’aria.  «Come mai qui? Il tuo schifoso tipo?»
Si volta scattante, «l’ho lasciato.» Sospira spostando dietro l’orecchio due ciocche di capelli.
Spalanco la bocca e sorrido soddisfatto. Odio quel ragazzo. Non riesco veramente a capire come sia potuta uscire dall’unione con quel tipo terribile una meravigliosa creatura come mia nipote.
«Non chiedermi perché. Sono mesi che litighiamo. E’ uno stronzo e poi mi ha detto che non gli importa nulla di Lux, che se volevo potevo portarla pure via di lì.» Osservo sul suo volto un espressione triste e creo dentro la mia testa la situazione in cui prendo a calci in  culo quel pezzo di merda.
«Te l’ho sempre detto che quello stronzo non era fatto per te, Kris!»  Sospiro spogliandomi del giubbotto.
«Non m’importa… sul serio.» Scrolla le spalle e respira profondamente. «Lux, tesoro… non toccare.»
«Zio, ho fame» si lamenta subito dopo con quel faccino da prendere a morsi.
E’ identica a mia sorella, ma quando osservo i suoi occhi rivedo Tom. Hanno esattamente la stessa forma. Il suo sorriso invece, ha qualcosa di familiare che non riuscirò mai a comprendere.
«Fatemi fare una doccia e usciamo a mangiare fuori…» Tolgo le scarpe ed i calzini e corro su per le scale.
«Tesoro, paghi tu no?» Urla mia sorella da sotto.
«Sì!» Sbraito ridacchiando.

M’infilò sotto la doccia e sciacquo ogni parte del corpo velocemente.
In quel momento mi torna in mente Emily. Cacciala dai tuoi pensieri, diamine.
E’ così terribilmente bella. E’ così terribilmente felice con Noah.
Sono trascorsi sei lunghi anni e non ho mai dimenticato i nostri momenti insieme. Da quando quel pomeriggio estivo mi disse che voleva troncare per via della lontananza e delle strade opposte, mi è sembrato tutto surreale. Come se non sia riuscito ancora a digerire tutto ciò. Mi è rimasta in gola come il gusto di una caramella buonissima che è finita troppa in fretta per gustarmela fino alla fine.
Emily Stewart non fa solo parte dei miei ricordi. Emily Stewart ha invaso il mio presente come un fulmine a ciel sereno.

«Brady ti ho scelto cosa indossare…» Kris bussa la porta e proprio in quell’istante esco con la tovaglia avvolta alla vita. «Fai ancora palestra?» Il suo occhio cade sui miei addominali ed io rido annuendo. «E scommetto che non hai nessuna ragazza da presentarmi ancora» sbuffa sedendosi sul letto, mentre io indosso i boxer.
«Kris, lo sai che non ho intenzione di crearmi una relazione seria» indosso la polo nera ed i jeans, seguiti da un paio di Timberland.
«Sì, facciamo che la trovi a settant’anni.» Commenta antipatica con la sua solita vocina irritante.
La fulmino con lo sguardo mentre spruzzo del profumo sul collo, «le relazioni non portano a nulla.»
«Quindi continui a scoparti chi ti capita davanti?» Incrocia le braccia al petto e assottiglia lo sguardo.
La osservo ed annuisco. «Ci sono tante infermiere in ospedale e tante cameriere al bar di sotto.» Ridacchio mentre lei mi lancia addosso un cuscino. Lo schivo e finisce a terra. «Dai, andiamo.» Le faccio cenno di seguirmi.


Le porto nel ristorante in cui qualche sera prima avevo conosciuto Noah insieme ad Emily. In quel locale tutte le ragazze mi conoscono per le mie performance da superdotato.
Rido alla vista delle tipe al bancone che con un grosso sorrisone mi salutano.
Prendo posto in un tavolo a quattro e tengo ancora per mano Lux.
Quando finalmente ci sistemiamo ecco che noto una coda alta ed un profilo perfetto esattamente nel tavolo affianco al nostro. Emily è qui con una sua amica.
Si volta disinvolta senza accorgersi di me inizialmente, ma quando si rende conto spalanca gli occhi e mi nota. Sorride e saluta con la mano.
Kris sembra impazzire alla vista dell’amica e le salta addosso attirando l’attenzione di tutti i presenti. Voglio esattamente sprofondare all’istante.

«Oddio mio. Sei bellissima. Da quanto tempo!» La stringe a sé mentre Emily si avvicina al nostro tavolo. Osserva Lux e le accarezza una guancia.
«Ciao piccola!» Esclama mordendosi le labbra. Perché l’ha fatto? Non doveva, non adesso.
Passo lentamente una mano sulla barbetta e cerco di evitare la scena.
«Ehi Brady» sussurra posandomi una mano sulla spalla. Sussulto ed un brivido mi percorre la schiena, mentre incrocio il suo sguardo.
«Ehi, tutto okay?» Chiedo.
Lei annuisce, «sono qui con una collega di lavoro, vi lascio, buon appetito.» Torna a sedere e sculetta mettendo in mostra il suo bel sedere sodo come un tempo.
Non ci voleva questa. Non riuscirò neanche a cenare in santa pace adesso.

«Oh mio Dio. Quanto si è fatta bella?» Dice a denti stretti mia sorella.
Vorrei poterle rispondere che è sempre stata incantevole, ma mi limito ad annuire.
«Dai, non dirmi che ancora…» sussurra in seguito.
Scuoto il capo e schiarisco la voce, «no, io ho la mia vita e lei la sua. Si sta per sposare.» Nella mia voce intravedo un filo di malinconia ma caccio subito via il pensiero.
«Lo so, Noah è splendido. E’ un uomo perfetto. E’ tutto ciò che ha sempre desiderato.» Kris mi sta irritando, ma cerco di respirare profondamente ed evitare le sue lusinghe nei confronti di quel tipo.
Probabilmente io non sono mai stato tutto ciò che avesse sempre desiderato. Ero solo un amore adolescenziale. E’ strano pensare che la gente riesce facilmente a dimenticarsi di qualcuno che un tempo è stato importante.
«Che ordiniamo?» Chiedo rompendo il ghiaccio.
«Pasta , pasta» sorride Lux. Quasi mi sciolgo. E’ bellissima. Lei è davvero perfetta. Ed è solo mia.
Le accarezzo una guancia e le stampo un bacio, «amore tutto quello che vuoi» dico.
«Tua nipote la tratti come se fosse una principessa e la tua sorellina?» Si atteggia Kris sventolando davanti al viso una mano.
«Ti darei in pasto ai cani» sentenzio.
Kris accenna una smorfia con le labbra e fissa il menù, «spaghetti.»
«Io voglio una bistecca con insalata.» Sospiro, mentre osservo con la coda dell’occhio una bellissima donna che sorride con l’amica. Non appena si accorge di me sposta lo sguardo dall’altro lato ed io sorrido lievemente.


Rientriamo in casa un’ora dopo, Lux dorme tra le braccia di Kris. Le faccio cenno di portarla nel mio letto e rimango solo per qualche minuto in salotto.
Mi stendo sul divano ed esco il cellulare dalla tasca. Sfoglio i numeri tra la rubrica e ritrovo quello di Emily. Chi sa se l’ha cambiato.

«Ho trovato una coperta nell’armadio e gliel’ho messa addosso, fa freddo di sopra.» Kris scende lenta le scale e si posiziona al mio fianco.
Mi scruta con i suoi soliti occhi vispi ed io faccio lo stesso con lei, mentre cala un silenzio tombale.
«Ti vedo così solo…» sussurra inclinando la testa da un lato.
Socchiudo le palpebre, «anche io ti vedo così sola…» sospiro.
«Lo sono.» Mormora con voce rauca. «Mi sono sempre sentita sola, da quando sono andata via da New York. » Ammette con occhi lucidi.
Le accarezzo una guancia e la osservo con occhi dolci, come non facevo da tempo. «Non sei sola, hai Lux, hai me.»
Annuisce e non risponde. «Brady vorrei vederti felice, vorrei vederti affianco ad una donna, spensierato…» poggia il capo sulla mia spalla e mi sento quasi a casa.
«Prima o poi troverò quella donna che mi sopporti» ridacchio.
«Sai… invidio Emily…» ero certo avrebbe parlato di lei, ed eccola qui. «Lei ha un fidanzato, una casa, una famiglia dietro, presto si sposerà, ha un lavoro… insomma…»
«Insomma… ha una vita diversa dalla tua, ma non cambia nulla. Tu hai una famiglia, troverai una persona degna di starti affianco e un lavoro.» La consolo.
Alza il capo lenta e mi osserva, «Lux ha bisogno di suo padre.»
«No, Lux ha bisogno di una persona che le voglia bene sul serio.»

Parlo tutta la notte con mia sorella e mi sembra sia passata una vita da quando abbiamo chiacchierato per così tanto tempo. All’alba ci siamo addormentati ed io ho quasi dimenticato il mio lavoro.
Osservo l’orologio appeso alla parete di fronte, esattamente sopra la televisione e salto giù dal divano. Corro in stanza e mi ricordo di Lux.
E’ adagiata sul mio letto, con i capelli scompigliati ed un faccino dolcissimo. Mi avvicino e le poso un bacio sulla fronte scostandole le ciocche di capelli dagli occhi.

Dopo una doccia rilassante torno di sotto. Kris è sveglia e sta preparando la colazione.
«Visto che stai uscendo e conosci tanta gente mi troveresti un posto in cui alloggiare?» Chiede tranquilla. «Ed un lavoro.» Aggiunge.
«Non c’è bisogno che ti metti subito all’opera, lo sappiamo tutti che ti piace non fare un cazzo.» La sfotto acchiappando una ciambella dal vassoio sul tavolo. La porto in bocca addentandola ed indosso il giubbotto.
Lei rimane a fissarmi, «trova anche una baby sitter in tutto ciò.»
«Ti direi che potresti lasciare la bimba a Marcus Adams, ma non credo che tu ne sia tanto entusiasta» scoppio a ridere. In realtà non ho la più pallida idea se quei due si siano più sentiti o visti negli ultimi tempi. Era stato difficile, in passato, accettare che avessero deciso di provarci insieme ed era stato ancor più complicato osservarli litigare e lasciarsi. Tra loro era andata diversamente. Avevano deciso di continuare a vedersi anche se erano troppo distanti. Il college non sembrava un grosso problema inizialmente. I giorni, però, passavano e si vedevano sempre meno. Marcus era sempre attaccato al cellulare e non lo vedevo un attimo tranquillo. Quando sentivo mia sorella telefonicamente era sempre una guerra. Fin quando qualche mese dopo era già finita.
«Non ci penso neanche» accenna un sorriso soddisfatto e torna sui fornelli.
«Come non detto.» Alzo le mani in segno d’arresa e acchiappo la valigetta.
«Non ti scordare di cercare tutto ciò che ti ho chiesto. Grazie.» Urla prima che io chiuda la porta.



POV EMILY.


Finalmente metto piede a scuola. Non sembra cambiata poi così tanto. Gli armadietti sono sempre gli stessi ed io sono esattamente nel corridoio principale.
Rivedo ancora il gruppetto di Felton incamminarsi come se fossero i più belli dell’istituto, rivedo il mio armadietto e ritorno ai vecchi tempi, quando trascorrevamo lì davanti più tempo del previsto.

«Emily, finalmente… seguimi.» Tess mi acchiappa da un braccio e mi trascina con sé. «Ho provato a farti cambiare di classe, ma il preside ha deciso di darti la peggiore dell’istituto. Sono terribili… se conti che al suo interno c’è tutta la squadra di basket. » Accenna una smorfia. «Ci ho passato un solo mese e volevo licenziarmi.» Ma lei che ne sa? So esattamente che vuol dire trovarsi in una classe di quel genere e mi sento emozionata.
«Non è problema, portami da loro.» La campanella è già suonata e gli alunni sono scomparsi dai corridoi.
Tess mi accompagna fino alla porta, poi si allontana con un espressione quasi di pietà. Sorrido e con il cuore a palla entro. Sono tutti in piedi stranamente e mi fissano curiosi.

«Buongiorno» cerco di essere più severa che mai.
«Buongiorno.» Risponde un perfetto coro.
Poggio la borsa sulla cattedra e mi siedo facendo accomodare anche loro.
«Mi hanno detto che siete la classe peggiore della scuola. E’ così?» Li osservo uno per uno. Hanno espressioni colpevoli.
Nessuno però fiata.
«Lo prendo come un sì» rido.
«Prof, ma lei è Emily Stewart?» Chiede una ragazzina al primo banco.
La fisso corrucciata e boccheggio per qualche secondo. «Sì» balbetto.
«Lei è stata la fidanzata del grande Brandon Felton?» Parla un ragazzo dell’ultimo banco con addosso la divisa della propria squadra.
Mi sento esattamente in imbarazzo e vorrei sprofondare. «Posso sapere che ne sapete voi?»
«Il coach… ce ne ha parlato.» Scoppia a ridere un altro.
Poco dopo qualcuno bussa alla porta piombando dentro.
«Ragazzi, pomeriggio allenamento, cambio di programma.» Ha un vocione e un fisico mozzafiato. Lo osservo da capo a piedi e solo dopo mi accorgo che quel coach non è un coach qualunque, ma è Marcus Adams.
Mi metto in piedi e mi faccio notare. Lui sembra non riconoscermi.
«Marcus Adams, è modo di piombare nella mia classe durante la mia lezione?»
Lui spalanca la bocca e scoppia in una sonora risata, «Emily Stewart» urla.
«Esatto.» Mormoro. «I tuoi ragazzi parlavano proprio di te, a quanto pare hai fatto un quadro generale dei tuoi tempi…» sussurro.
«Ehm… ne parliamo più tardi, ho da fare adesso.» Sempre il solito. «Ora capisco Felton» sorride malizioso.
«Adams!» Lo richiamo mentre se la svigna.


Ritorno a sedere ed osservo i ragazzi.
«Io sarò la vostra insegnante di lettere, ragazzi. Solo professoressa Stewart.» Dico incrociando le braccia al petto.
«Devo dire che è davvero un bel bocconcino, prof.» Il simpaticone di turno espone la sua idea. Io, per evitare rimproveri, faccio finta di non sentirlo e torno a parlare del programma dell’anno cercando di conoscerli.
Mi sembra di tornare indietro nel tempo. E’ fantastico stare dall’altro lato. Osservare quei ragazzi, le loro espressioni, i battibecchi. Mi ricorda chi ero stata su quei banchi.

Le due ore volano in un batter d’occhio. Esco dall’aula e mi trovò davanti agli occhi Grace. Passeggia con delle amiche e non appena mi vede si avvicina.
«Sorellona, felice di aver trascorso le prime due ore con la classe più orribile di tutto l’istituto?» Ne parlano neanche fossero dei diavoli quei ragazzi. Attuerò le mie tattiche affinché passino da “i ragazzi peggiori” a i “ragazzi migliori”. In fondo è esattamente ciò che è accaduto a noi, sei anni prima.
«Tu piuttosto dove stai andando?» Le domando sorreggendo i libri.
Mastica una gomma in maniera fastidiosa e cerco di evitarla. «Ora abbiamo chimica. Che palle.» Sbotta. «Lo sai, ho parlato con Brandon ed è disposto a darmi la pillola se gli concedi un appuntamento.»
Spalanco la bocca e sgrano gli occhi. «Che cosa?»
Mostra un sorrisone soddisfatto e si avvia nell’aula canticchiando.

Non può essere. Brady non l’ha fatto davvero. Non ci credo.
Mi rifugio nella sala degli insegnanti con il cellulare fra le mani. Osservo i numeri in rubrica e trovo quello di Brady. Mai cancellato.
E se ha cambiato numero? Non mi importa. Se si è davvero comportato così, allora il Felton che conoscevo un tempo non è mai cresciuto.
Il telefono squilla, mentre il mio stomaco brontola. Finalmente qualcuno risponde. E’ una donna.

«Prego mi dica.»
«Sto cercando Brandon Felton» dico con voce flebile ma decisa.
«Aaah, il dottor Felton… in questo momento sta facendo una lastra, se può attendere…» riferisce la donna.
«Le dica che ho bisogno di parlargli.»
«Scusi, ma lei è…?»
«Emily… Emily Stewart» sospiro.
«Va bene, riferirò. Arrivederci.» Riattacca.
Adesso ha pure la segretaria personale. Sono sicura che se la porta a letto senza problemi. Come se non lo conoscessi.
«Ehi, ti va un caffè?» Marcus compare sulla soglia della porta in tenuta sportiva. «Hai finito il tuo turno di lavoro?»
Annuisco ed acchiappo la borsa, «portami in un bar…» dico prendendolo a braccetto.


«E così sei tornata per lavoro, giusto?» Marcus sorseggia il suo caffè di fronte a me e sembra non esser cambiato per niente. Ha un filo di barbetta in più, i capelli più corti e il corpo più muscoloso.
«Sì, mi è stato offerto il posto qui e visto che Noah aveva un ufficio con suo padre da queste parti… mi sono detta “perché non tornare a New York?”» sorrido.
«Aveva ragione Brady quando diceva che non eri cambiata molto…» sogghigna, «mi divertirò ad averti come collega di lavoro, sul serio. E’ decisamente allettante.» Dice ironico.
«Tu invece…? Che mi racconti? Sei fidanzato? Sposato?» Finisco il caffè e mi sistemo meglio sulla sedia osservandolo.
Abbassa lo sguardo e ride, so già che non è nulla di ciò che ho menzionato. «Sono single, sono il coach della squadra di basket della nostra ex scuola e nulla…» scrolla le spalle sospirando.
«Bene» annuisco mentre il mio sguardo viene attirato dal dottor Felton che in camice bianco entra nel locale con affianco una ragazza poco più piccola di lui. Ha una coda di lato, capelli color rame e fisico perfetto. «C’è Brandon» non faccio caso a come pronuncio il nome, ma io e lui dovremmo farci una bella chiacchierata.
«Oh…» Marcus agita una mano e vengono a sedersi al nostro fianco. Brady sembra stupito di vedermi con Adams.
Corrucciato continua a fissarmi. «Stewart, che ci fa qui?» Scherza.
«Sto prendendo un caffè con un vecchio amico e un collega di lavoro adesso» spiego seria.
Sgrana gli occhi e sorride, «ah, quindi tu sei la nuova insegnante a scuola» si morde le labbra e accenna uno sguardo malizioso a Marcus.
«Brandon, potremmo uscire due secondi? Avrei due parole da dirti.» Mi metto in piedi ed acchiappo il cappotto indossandolo.
Lui corruga la fronte ed assottiglia lo sguardo. Ha paura, stranamente.
Esco di fuori accompagnata dal ticchettare delle mie scarpe, mentre lui mi raggiunge.

«E’ successo qualcosa?» Infila le mani nelle tasche del camice e mi fissa.
«Hai detto a mia sorella che gli avresti dato la pillola solo se io ti avessi concesso un appuntamento?» Aumento il tono di voce gradualmente, ma quando osservo la sua  espressione confusa , comprendo subito che Grace mi ha detto una balla.
Divento paonazza e lui scoppia a ridere. Voglio nascondermi, ma questo è impossibile, ovviamente.
«Ascolta… io… non voglio un appuntamento con te, okay?» Quando pronuncia quelle parole qualcosa dentro di me si sgretola. Non riesco a capire cosa sia, ma rimango immobile a fissarlo senza dire una parola. «Tua sorella scherza.» Aggiunge.
«Mi dispiace… io…» balbetto, «non so che dire, sarà meglio che vada.» Indietreggio e raggiungo la mia auto.
«Emily, aspetta…» mi corre dietro attanagliandomi un polso, mi volto ed incrocio i suoi occhi, «c’è qualcosa che non va? Ho detto qualcosa di sbagliato?» Boccheggia.
Scuoto il capo respirando profondamente , «no, ma devo correre a casa, mi dispiace.» Monto in auto e metto in moto. Lui continua a fissarmi e con un cenno di mano mi saluta prima che io parta.

Faccio una doccia calda e rilassante, quasi un sonnifero.
Penso a come sia potuto accadere che io abbia creduto a quella stupida di Grace. Non capisco cosa intenda fare. Mi sono sentita così stupida agli occhi di Brady, quando il pensiero di lui che voleva uscire con me mi sorvolava nel cervello.
Devo finirla di comportarmi così. Devo finirla di guardarlo in quella maniera.

Quando esco dal bagno Noah è ancora in tenuta di lavoro davanti al letto. Ha fra le mani il mio cellulare ed io continuo a fissarlo senza parlare. Che diavolo sta facendo?

«Noah» lo chiamo. Lui si volta di scatto e serio mi scruta.
«Ha chiamato il tuo amico» mi porge il telefono e sospira.
Lo prendo fra le mani, «e tu hai risposto?»
«Se vuoi la verità, sì.» Risponde serio. «Ho detto che aveva sbagliato numero.»
Avanzo con i piedi ancora umidi verso di lui e corrucciata continuo a guardarlo. Perché l’ha fatto?
«Che? Perché?» Scrollo le spalle.
Sfila la giacca e la getta sul letto, poi le se mani s’insinuano fra i bottoni della camicia.
«Perché ti ha chiamata?» Alza lento lo sguardo.
«Ancora con questa storia? Vuoi continuare a litigare?» Domando con voce rauca sospirando.
Passa entrambe le mani sul volto e sospira, «andava bene fino a qualche giorno fa, adesso è arrivato questo coglione palestrato che si crede di essere il Dio dell’Universo e…» fa una pausa.
«E…?» Aggrotto la fronte incrociando le braccia al petto.
«E tu sei attratta da lui, ammettilo!» Esclama gesticolando. «Quando si parla di lui sembra che ti dia fastidio tutto.»
«E’ un mio amico, Noah. Come devo dirtelo?» Sbraito nervosa. «Ho scelto di diventare tua moglie, ho scelto di venire qui con te, ho scelto di condividere una casa con te e tu l’unica cosa che sai pensare è come guardo Brandon?» Continuo con voce stridula.
Calma, calma Emily.
«Quello ha un piano.» Mi punta l’indice contro con sguardo fisso sul mio.
Accenno una risata amara, «un piano? Non lo conosci neanche.» Agito le braccia arrabbiata.
«Che dovrei conoscere?» Domanda ridendo. «La sua vita sarà tutta piena di soldi, piena di ragazze e divertimenti. Non sa neanche cosa vuol dire la parola “sacrificio”» non doveva dirlo. Non può permettersi di parlare così di lui. Io so cos’ha attraversato negli ultimi anni della sua vita, o forse non lo so. Ma ricordo quanto abbia sofferto per il fratello e non permetterò a nessuno di infangare tutto ciò.
«Non sai proprio nulla di lui, quindi evita di sputare sentenze!» Lo guardo di sbieco.
Si mette a sedere nel letto, «adesso lo difendi anche? Ma brava.»
«Noah, vattene.» Socchiudo le palpebre e tutto si annebbia.
«C-cosa?» Balbetta confuso.
«Vattene, voglio stare sola, adesso devi andare.» Gli do le spalle.
«Oh, bene. Vaffanculo Emily.» Sento sbattere la porta della stanza e di seguito anche quella del portone di casa. Sussulto e in preda al panico scoppio a piangere.
Un pianto di liberazione, malinconia, confusione.
Forse è vero. Forse è cambiato tutto da quando ho incontrato Brady. Forse sono tornata la ragazzina liceale di un tempo. Forse ne avevo anche bisogno.
Non c’è nulla che vorrei cambiare in questo momento.
Noah non capisce. Lo odio quando giudica gli altri. Lo odio quando parla a sproposito. E’ uno dei suoi peggiori difetti, ma adesso, che lui se n’è andato mi sento come vuota.
Cos’ho fatto?


E’ tarda sera. Controllo l’orario e sono le undici. Il freddo non si fa attendere e cerco in qualche modo di coprirmi il viso con la sciarpa che ho avvolta al collo.
Brady compare qualche secondo dopo dal vialetto del parco. Ha le mani infilate nella tasca del giubbotto ed un berretto. Mi fa ridere.
Si siede al mio fianco silenzioso.

«Sei venuto alla fine» sussurro.
«Per te questo e altro» decreta  sincero. «Mi hai chiamato e sono qui.»
«Avevo bisogno di parlare con qualcuno» alzo gli occhi al cielo. E’ pieno di stelle luminose e sono così nitide.
«Non ti chiederò perché proprio io» ghigna dandomi un colpetto sul gomito.
Sorrido, «forse avevo bisogno del mio amore adolescenziale che mi conosce meglio di chiunque altro.» Sposto lo sguardo sui suoi occhioni. Mi guarda così attentamente che un brivido mi sale lungo la schiena.
«Bene» abbassa la testa, «sono qui» si bagna le labbra con la lingua, ma cerco di evitare l’intero momento per non fantasticare.
«Noah crede che io sia ancora attratta da te e…» faccio una breve pausa per riprendere fiato, « che tu abbia un piano» scoppio a ridere al solo pensiero.
«Fosse successo sette anni fa, gli avrei detto che sì… avevo un piano» risponde, «oggi, l’unico piano che ho è cercare in tutti i modi di vederti felice, perché te lo meriti più di chiunque altro» mi sorride e quasi mi sciolgo. Il Brandon Felton che conoscevo è ancora nascosto da qualche parte, ma questo, maturo, è davvero eccezionale.
«Grazie» poggio la mia mano sulla sua ed un forte calore mi percorre il petto.
Lui me la stringe senza esitare, «mi dispiace creare dei disagi nella tua vita» mormora con voce rauca.
«Non è colpa tua» sospiro.
Schiarisce la voce, «forse sì, forse no.»
«Mi manca il liceo, sai?» Ridacchio.
Lui fa lo stesso e scoppiamo a ridere insieme.
«Anche a me» ammette «mi manca vedere i miei amici anche quattro volte al giorno, mi manca insultare Hanna » ride, «o Samantha, mi manca fumare nei bagni della scuola, mi manca osservarti di nascosto in classe o durante la mensa.» Conclude.
Incrocio il suo sguardo spostando una ciocca di capelli che il vento ha adagiato sul mio occhio, «erano bei tempi.»
«Oh, sì. Lo erano e come.» Morde il labbro inferiore abbozzando un sorrisetto sghembo. «Parlerò io con Noah, gli dirò che tra di noi non c’è nient’altro che una fortissima amicizia e che non deve preoccuparsi» sorride.
«Lo faresti sul serio?» Sgrano gli occhi.
«Se per te è importante sì.» Decreta serio.
Vorrei abbracciarlo, ma non mi muovo dalla mia posizione.
«Grazie, davvero» sussurro con occhi bassi.
«Ad un costo…» punta l’indice contro, «che quando andrai a provare il vestito da sposa ci sia anche io.»  Sogghigna.
Annuisco. «Certamente.»

E’ decisamente strano passare l’intera notte con Brandon Felton in un parco a parlare.
Tutto ciò che ci siamo persi in sei anni adesso sembra non contare più.
Magari sì, sono ancora attratta da lui, ma chi non lo è? Quante donne fanno la fila per lui? Eppure eccoci qui. Ancora insieme, come due vecchi e buoni amici.
Nessuno me lo riporterà via, adesso che ho bisogno di lui. Adesso che ci siamo ritrovati, non mi allontanerò da lui.
Non sono pronta. Non lo sarò mai. 


Angolo autrice.

Pensavate fossi scomparsa? Eeeh no. Sono ancora qui, anche se con molto ritardo. Spero vi sia piaciuto il capitolo. Abbiamo rivisto il volto di Kris che sarà un personaggio fisso durante i prossimi capitoli, fino alla fine, insieme alla piccola. Aspetto le vostre recensioni e vedo che siete aumentati un sacco e tutto ciò mi fa molto piacere. Ringrazio tutti, ancora. Un bacione, a presto!
  
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