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Autore: Fracare98    31/08/2014    0 recensioni
Ci sono storie che andrebbero raccontate, altre che andrebbero bruciate, altre che sono palesemente plagi. Questa può sembrare, effettivamente, un plagio e ne sono conscio. Rileggendo i capitoli, mi sono però reso conto che solo i primi tre capitoli assomigliano al noto libro del maestro Tolkien, ma ho notato come nei capitoli successivi presente nel mio pc la storia prenda un traiettoria diversa, pur essendo inizialmente molto simile. Vorrei solo che fosse letta senza pregiudizi o commenti del tipo: è un plagio, non lo leggo più. Perché, se tutte le storie meritano un'infiorettatura (cit. Gandalf), questa non lo è, tranne , ripeto, l'inizio.
Nel mondo di Entania, dove regnano molteplici razze e dove vi sono sempre più guerre, nella regione della Mensania, un prode giovine di nome Baldo Multilande viene scelto per salvare il mondo dalle molteplici guerre nate fra razze e contro l'oscuro re che vuole impadronirsi del mondo, Lo Sterminatore. Molte storie ruotano attorno a quella di Baldo, con l'arrivo di nuovi personaggi e avventure parallele che interesseranno luoghi di Entania sorprendenti.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Il vento soffiava forte contro le imposte delle finestre e un temporale dall’aspetto considerevole sembrava abbattersi su quella che un tempo era una florida e tranquilla città del sud-ovest. Ewoodla sedeva nello studio del marito e sfogliava le innumerevoli carte che si erano ammassate col passare dei giorni sopra la scrivania, nonostante la stanchezza la stesse alquanto provando. Bevve un altro sorso di caffè alle pigne. Pensò quanto fossero bravi gli abitanti di Kaloka a produrre caffeina, anche se odiava la loro attitudine. In realtà Ewoodla odiava qualsiasi cosa non appartenesse al suo ceppo etnico e non sopportava di essere superata per bravura da questi “estranei”. Inizialmente credeva non sopportassero i suoi capelli neri abbinati agli occhi verde smeraldo, poi capì che la riluttanza proviene da un ulteriore riluttanza, e che nessuno al di fuori di lei avrebbe potuto interpretare il comportamento dei mercanti di caffè. Ma in fondo come si comportavano questi mercanti? Non facevano nulla. Un giorno si e uno no mandavano ad Avilium scorte di caffeina per il popolo; scorte successivamente rivendute ad un prezzo più alto. Ewoodla non sopportava l’idea di non aver mai visto il Governatore dei Mercanti di Caffè in faccia, come si può pretendere di trattare denaro con qualcuno che non hai mai osservato da vicino? Questi pensieri, tuttavia, si distanziavano dalla sua preoccupazione maggiore. Anche uno sciocco si sarebbe chiesto perché una regina stesse lavorando a delle carte appartenenti a suo marito, il re. La risposta è semplice: il re di Avilium era ammalato. Re Mortimer Settimo era stato il sovrano di Avilium per più di quaranta anni, non aveva avuto figli, ma ben otto mogli. Ewoodla era apparsa a tutti la più fedele e la più degna di nota. Nonostante fosse rimasta spesso nell’ombra a guardare, aveva saputo dimostrare di essere furba e in grado di girare le carte sue, e del regno, a proprio favore. Questo atteggiamento forse era dovuto al forte senso di inadeguatezza che aveva circondato la città intera: Avilium infatti non era mai riuscita a conquistare una posizione di riguardo di fronte alle altre potenze esistenti. Non era nulla a confronto di Elvetium, di Ermine, di Engalam e di Roccadoro. Quando Mortimer cominciò ad avere una tosse seguita da emicrania, i medici si preoccuparono alquanto, ma Ewoodla li distolse subito dall’idea che fosse rischioso. Un mese dopo il re non fu più in grado di camminare e dovette restare a letto. Privo di figli, lasciò il comando generale provvisorio alla moglie, scorata dal consigliere Uingalf, dal principe Oliver e dall’Esecutore Graworg. Quest’ultimo in particolare applicava la legge del dolore e della sofferenza per dominare su tutti; Uingalf aveva la saggezza e Oliver l'intraprendenza mischiata all’ingenuità. La donna si alzò e andò davanti allo specchio vicino all’ingresso della stanza, vide se stessa riflessa e ammirò la propria originalità. I lunghi capelli neri si aggrovigliavano fra braccia e gambe come un serpente si annida nell’erba; gli occhi color smeraldo brillavano; la pelle bianca e candida era un’emblema di sacralità inviolabile; le mani piccole dalle lunghe unghie rendevano aggressivo l’aspetto e, infine, gli abiti erano rossi ruggenti, come se chiamassero ed invocassero rivolta. Prese dal tavolo la corona e se la mise in testa, trionfante. La corona del Re brillava intensamente su di lei, il Serpente era il suo simbolo, e agli occhi della città poteva apparire come una vera sovranità. All’improvviso bussarono alla porta della stanza. Ewoodla si tolse la corona e tornò subito alle sue carte, non prima di aver gridato violentemente di entrare a chi aveva bussato. “E’ permesso?” chiese una voce flebile e discreta. “Si, entri mastro Uingalf.” rispose seccamente la regina. Uingalf fece il suo ingresso: era un uomo molto anziano, dalla lunga coltre di bianchi capelli e l’ispida barba poco curata. Il viso era rugoso e la pelle rinsecchita. “Cosa vuole? Non vede che sono terribilmente impegnata?” “Si, mia signora” disse lui “Ma dovrei porle alcune questioni della massima importanza. Innanzitutto abbiamo a cuore la necessità di sapere le condizioni del nostro caro re Mortimer; in secondo luogo i mercanti di Kaloka verranno stamane qui in città e mi servono le nuove disposizioni da dargli in sua vece. Per terzo vorrei chiederle quali provvedimenti prendere verso Blue, la cittadina isolana, che da tempo è richiesta da Elvetium.” “Mi sembra tu voglia sapere molto; e io ti dirò ancora di più. In primo luogo informa i cittadini che lo stato fisico di Re Mortimer è ancora debole e poco convincente e che io mi sto occupando di tutte le sue priorità lasciate in sospeso. Blue per quel che mi riguarda può fare ciò che vuole; non sarà certamente il possesso di quella cittadina a renderci più forti. Per quanto riguarda i mercanti di Kaloka ordina cinquanta sacchi di caffè e trenta di tè, pretendi uno sconto.” Uingalf divenne dubbioso “Non so se sia il caso di pretendere uno sconto da questi pochi di buono, mia signora. E’ risaputo che gli abitanti di Kaloka sono tirchi e pretendono molto per il loro pregiato caffè. Oltretutto, personalmente, trenta soli sacchi di tè mi sembrano pochi per una popolazione come la nostra, non crede?” Ewoodla si spazientì “Caro Uingalf, credo tu stia uscendo dalle righe. Fa come ti ho detto e smettila di importunarmi. Mi hai deluso, sai? Ti credevo più saggio. I mercanti non sono una minaccia e finché li pago pretenderò tutto lo sconto che desidero avere. Hai ragione, trenta sacchi sono troppo pochi! Ordinane quaranta, così la prossima volta imparerai ad ubbidirmi quando ti ascolto.” Uingalf abbassò la testa e non disse nulla. Certe volte la mente umana è colpita da terribili irrazionalità e non tutti possono agire per porre rimedio. Un consigliere come Uingalf aveva un potere molto limitato e, nonostante tutto, il suo potere di azione era minimo, poteva solo ubbidire e annuire. Mentre usciva dalla porta, pensava a come re Mortimer non avrebbe mai approvato simili disposizioni. Dopo essere uscito, tirò un sospiro e scese la scalinata. I gradini di pietra liscia erano affascinanti: di color marrone chiaro e lucidi, splendidi. L’intero palazzo era stato curato dai migliori maestri nani di Entania, ma non sempre chi cammina su meravigli è meraviglioso. Avilium era nota per bellezza, ma le storie che roteavano attorno alla testa dei padroni erano terribili: si diceva che la regina Ewoodla avesse assassinato sua figlia Marjory gettandola dalla finestra della sua camera da letto e che Re Mortimer, non essendone consapevole, avesse condannato a morte per errore il ciambellano di corte. Negli anni a venire si erano presentati a corte dei venditori di schiavi provenienti dall’estremo Nord: essi pretendevano per cifre esorbitanti che il re acquistasse venti dei loro schiavi. Dopo un’iniziale rinnego, Mortimer accettò. Tuttavia, nell’arco di un mese, tutti e venti gli schiavi morirono, o per inadeguatezza al lavoro o per malattia. I venditori di schiavi furono convocati a corte e il re pretese di avere indietro tutti i suoi soldi; loro rifiutarono. Un giorno vi fu una grande discussione con i medesimi e, dopo quella, le donne di corte entrarono nella sala riunione, dove avevano litigato, per pulirla. Trovarono tutti i venditori di schiavi sgozzati e i loro corpi ammassati sul tavolo rotondo della sala. Ewoodla confermò che si trattava di suicidio di massa e, anche se nessuno ci credeva, questa versione dei fatti fu accolta. A tali pensieri Uingalf divenne paonazzo. Non voleva fare la fine del precedente consigliere di corte, che, dopo un errore di calcolo in campo militare, era stato condotto nelle segrete e lasciato lì a digiuno fino alla morte. Il suo corpo gettato ai cani. Rabbrividì e scese velocemente le scale fino al salone principale, dove c’era il trono. Lì salutò le guardie del Re e scese una scalinata secondaria, da cui si arriva al piano inferiore e ai giardini. Attraversò un’oasi verde molto bella e lussureggiante: le gran dame del reame restavano lì a chiacchierare e ad occuparsi di botanica. Uingalf se ne intendeva e dava spesso consigli. Uscì e, dopo un lungo oscuro corridoio, arrivò nel cortile attraverso il quale si accedeva alla porta principale. Quello era il centro della vita ad Avilium. I mercanti di tutto il mondo erano lì per vendere prodotti di ogni tipo e il denaro viaggiava alla velocità del tempo. Fra la folla e la marmaglia Uingalf riconobbe una signora anziana, vestita con una veste blu scuro e un turbante in testa: era Dama Vulabella, proveniente da Blue. Era accanto ad un baldacchino che vendeva prodotti di vario tipo per la casa o ricordi da comprare quando si viaggia in luoghi lontani. Acquistò uno scacciapensieri e un porta pillole d’oro finto. Dopo aver ultimato l’acquisto, si voltò e vide Uingalf. Gli andò in contro con un riso soddisfatto e gli occhi blu luminosi come i suoi abiti. Schiarì la voce un po’ rauca “Mastro Uingalf, che onore vederti qui.” “Dama del Blu, non è prudente venire qui.” la rimproverò lui. “Perché mai? Noi Dame del Blu siamo sempre fedeli ai nostri alleati.” replicò lei. “Non parlarmi come se fossi uno sciocco. Voi Dame siete più furbe di quanto sembriate, siete delle tessitrici che con intrighi e sotterfugi confondono gli avversari.” Vulabella rise di gusto “Sei uno sciocco, Uingalf. E sai perché? Tu odi questo posto, non lo hai mai sopportato. Preferisci rimanere, tuttavia, al servizio di chi detesti che prendere posizione ed opporti. Noi Dame ci differenziamo per questo da voi di Avilium.” Uingalf si ritrasse “Bene, allora. Perché sei qui?” “Devo consegnare una busta.” estrasse una lettera dal sotto veste e la diede in mano a Uingalf. Lui non la aprì, ma la mise subito in tasca. Vulabella respirò profondamente. “Cos’è?” chiese lui direttamente. “Non ti importa. Tanto una volta aperta, tutti lo sapranno.”
“Ragione in più per dirmi di cosa si tratta!” ribatté Uingalf insistente. “Blue ritira il patto di alleanza stipulato con Avilium. Siamo indipendenti, d’ora in avanti. Solo uno sciocco riporrebbe fiducia in un luogo privo di potere, in cui tutti gli angoli sono popolati da vermi striscianti e gatti ubriachi.” Il mastro di corte rimase allibito e si offese alquanto “Tu non hai alcun rispetto, Vulabella! Io disprezzo questo posto, ma questa rinuncia equivale ad un insulto verso tutto ciò che faccio, tutto ciò che mi appartiene di diritto.” “A te non appartiene nulla di diritto, Uingalf. E’ questo che non hai capito. Ewoodla sarà regina, purtroppo, e vorrà la morte di chi le è fra i piedi più di chiunque altro. Devi anche sapere che tu sei diventato un barile pieno di informazioni e sei pericoloso per lei.” Uingalf si zittì e rimase immobile, pensando a come la regina avrebbe reagito. Pensò se ne valesse la pena. Vulabella rimase soddisfatta nel vederlo pensieroso; forse la sua mente aveva iniziato a vedere le cose da una luce diversa: la luce della verità. “Dammi retta, Uingalf. Vattene via da Avilium.” concluse lei. Uingalf percepì l’indiretto riferimento di Vulabella al male che si annidava in quelle mura, da cui lei stava il più lontano possibile. Ma non poteva abbandonare il suo ruolo e gettare tutto il lavoro di una vita nel passato, nell’oscuro passato. “Perché hai comprato un porta-pillole e uno scacciapensieri?” “Cosa credi? Sono anche io attratta da oggetti vagamente belli.” sbuffò lei. Vulabella voltò le spalle a lui e si avviò di buon passo, scortata dalle sue dame di compagnia. Salì su una carrozza e scomparve dalla scena, lasciando Uingalf pensieroso e tetro. Ad un tratto scorse davanti a se un’altra figura ben più conosciuta: era il principe Oliver, braccio destro della regina e fanciullo dal carattere scontroso e prepotente. Indossava abiti regali e un lungo nero mantello. Un ciuffo biondo gli cadeva sul naso e nel frattempo digrignava l’orrido volto sciupato e poco curato. Uingalf aveva un fremito di orrore tutte le volte che lo vedeva e quella volta non era meno inorridito. “Cosa voleva quella stupida donna?” chiese Oliver volgarmente. “Ciò che io non avrei mai voluto sentire.” sentenziò Uingalf. “E cosa non vuoi sentire, Mastro Uingalf?” continuò il principe “Forse vedere una Dama del Blu ad Avilium, forse il male crescere in te o forse preferivi che il poco di forza che possiedi rimanesse stabile? Non hai ancora capito? Tu sei un peso morto.” “Non subisco le tue sciocche preoccupazioni, Oliver. Se non fosse stato per me, tu non avresti nemmeno imparato a leggere. Invece, sei un nobile. Abbi un po’ di rispetto per chi te ne ha dato. Perché se ti ho aiutato una volta, non lo rifarei una seconda.” l’aria si fece densa di umiliazione “Ora, trai da me un altro insegnamento. Avilium è sempre stata sottovalutata come città: fra centinaia di Consigli Supremi i sovrani di Avilium non sono mai stati convocati, come se Elvetium potesse prendere decisioni al suo posto. Abbiamo riposto la nostra fiducia in un piccolo dominio, chiamato Blue. Appena ha potuto girarci le spalle, lo ha fatto. Il nostro re è ammalato da tempo ormai, dubito che possa esserci una degna ripresa. Mortimer è sempre stato un sovrano meritevole di rispetto, ma quel matrimonio con Ewoodla...non sembra avergli giovato. La regina è intelligente, ma non adatta ad affrontare questioni militari, come se preferisse porre rimedio con la guerra a tutto. Non mi pare saggio. Io ai miei prodi compagni non ho mai insegnato queste cose. Nemmeno a te. Ha inoltre scelto dei pessimi alleati. Non credere che Graworg, Esecutore, possa esserci di qualche aiuto, un uomo senza cuore. Come puoi assistere una regina se non hai testa per pensare e cuore per agire?” “Sai che con questi commenti” si introdusse Oliver “potresti essere incarcerato?” “Per fortuna che mi fido di te e che non hai prove per estorcermi una confessione in cui ammetto di aver screditato la regina. Non mi vorrai far credere di essere sicuro che sia una buona maestà?” “Finché sarai lei ad avere in mano il mio destino, lo dovrò credere.” disse lui. “Certo,certo. Se c’è piacere, c’è fiducia. Dunque, se lo Sterminatore uccidesse tutti noi e offrisse a te riparo, tu accetteresti anche se ci ha assassinato. Non mi sembra saggio.” “Non sta a te decidere cosa sia saggio e cosa non lo sia.” ribatté il principe “Non sei venuto a conoscenza di ciò che ha deciso nelle ultime ore la regina?” “No, so solo che vuole patteggiare con quelli di Kaloka. Non le ho ancora detto nulla riguardo a Blue, meglio così.” rispose Uingalf. “Non sai nulla. Ewoodla non vuole patteggiare. Vuole essere la regina suprema e liberarsi una volta per tutte di re Mortimer. Kaloka per lei sarebbe un grosso profitto perché avrebbe in mano tutti i commerci di Entania. Non è poco.” “E come pretende che tutti i mercanti di Kaloka le diano un simile potere?” chiese giustamente il mastro, assumendo un tono vagamente critico. “Ci sono diversi modi per assumere il potere. Ma due sono quelli che un re maldestro preferisce: comprandolo o imponendolo. Ti lascio immaginare quale dei due abbia scelto Ewoodla. Non accetta intralci e non pensa che i soldi li possano rimuovere.” “E’ pazza! Ha idea di cosa sorge accanto a Kaloka? C’è Ahulam, la torre dei draghi. Credi che potrebbero essere gentili, una volta saputo che la cara Kaloka è stata occupata da semplici uomini di Avilium?” Uingalf rimase inorridito dalla stupidità reale. “A Ewoodla non importa.” rispose a tono Oliver “Come la salute del marito non le importa, nemmeno le reazioni altrui le importano. Oltretutto, se la memoria non mi inganna, ad Ahulam non ci sono eserciti. E’ solo un luogo di contemplazione.” “Vallo a dire al Governatore di Ahulam. Lui saprà come risponderti: ti getterà dalla più alta torre, cosa che accadeva a chi un tempo negava l’esistenza dei draghi.” “Vuoi dire che i maestri di Ahulam venerano quelle tre bestie che un tempo distrussero il Nord e bruciarono Heron, la capitale del Nord?” chiese Oliver incuriosito. “Anguis, Gordunz e Orth sono tre immonde creature nate dal male di Acronimus. Tuttavia, a detto della gente di Ahulam, rimangono i draghi più forti di Entania.” “Ricordo storie che narravano di draghi più potenti.” obiettò Oliver. “Quali storie? Quelle che le nutrici bevute ti raccontavano da piccolo. Non credere a tutto ciò che ti dicono. Ricordo che una volta una nutrice mi disse che la mia dinastia era nobile e che i miei parenti non potevano morire. Dopo un anno gli orchi assaltarono la città dove risiedevo e infine io fui costretto a scappare; credevo che i draghi fossero dei protettori, ma non mi hanno aiutato.” “Dove vivevi, Uingalf?” domandò a dirimpetto “A Estus, nel Nord. Vicino al lago di Pietra e al Monte Vendetta, nei pressi della Foresta del Fauno. Non credo tu possa aver presente dove sia.” rispose Uingalf. “Hai mai visto dei Fauni?” Oliver sembrò attratto da quel racconto.
“No, mai visti. Si dice siano molto riservati e che intervengano solo in caso di estrema necessità. Non credo siano esseri a cui interessano i nostri problemi.” “In conclusione, come ci comportiamo con la regina? La avvertiamo?” chiese Oliver, cambiando il discorso, avendo intuito di star divagando. “Credi che, se le dicessimo in quale guaio si sta intralciando, cambierebbe idea? Secondo me si offenderebbe e diventerebbe ancora più ostinata nel perseguire il suo scopo.” “Fatto sta che non possiamo permetterle di suicidarsi in questa impresa, una volta che sarà diventata regina ovviamente.” disse provocatoriamente Oliver. “Parla chiaro!” commentò alterato Uingalf “Il re non è morto, lei è sul trono solo per il momento ed è ovvio che solo un maschio potrà diventare Re!” “Non puoi capire. Lei non ha alcuna intenzione di eleggere un successore, poiché non ci sarà. Mi sembra ovvio: Ewoodla vuole essere regina, ma senza qualcun altro al suo fianco.” Uingalf rimase scosso da quel colloquio. Non si aspettava atti di lealtà da parte di Ewoodla, ma da qui a credere che potesse diventare la sovrana incontrastata di Avilium era lunga la strada. Facendo due calcoli, come sarebbe riuscita a sorvolare le leggi della città non nominando alcun erede. Come si sarebbe sbarazzata di re Mortimer? Questi pensieri furono distratti da un getto di nero fumo che uscì dal più alto camino della torre del re. Solitamente quei camini servivano a dare segnali ai cittadini e, anche se solo in pochi li vedevano, la voce si spargeva e il messaggio si spargeva. Il fumo che usciva dalla torre più bassa, significava che era stata indetta una riunione con il Re; se usciva dalla torre della guarigione, significava che qualcuno era appena morto; se invece usciva dalla torre del re poteva avere due significati: nel caso in cui il fumo era rosso, si dava inizio ad una guerra, ma se era giallo, una riunione era stata appena convocata. Uingalf ebbe un tremito vedendo che il fumo usciva dalla torre del re, ma un sollievo quando vide che non era rosso, bensì giallo. Evidentemente Ewoodla aveva nuove disposizioni da dare, ma il mastro di corte non sapeva se essere felice della cosa o dubbioso.
  
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