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Autore: thatsdaworld    31/08/2014    0 recensioni
Il giorno in cui la vide per la prima volta, Filippo non poteva immaginare che l’avrebbe sognata per dieci anni.
Questa è una straordinaria storia fatta di attesa, dolore e del potere assoluto dell’amore.
“16 marzo 2005. Il giorno in cui sentii per la prima volta il mio cuore stringersi e poi sprofondare. Il mio cuore aveva smesso di battere come prima. Avevo diciasette anni quando il mio cuore si spezzò per la prima volta.”
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Lugano, 31 dicembre 2008
 
“No matter where we go
or even if we don't and even if they try
They'll never take my body from your side
love don't die.”

The Fray, Love Don’t Die.

 
Sono passati quasi tre anni, ma lei non è ancora passata, è come una cicatrice: è sul tuo corpo, te ne dimentichi, ma poi lo vedi e i ricordi cominciano ad affiorarsi.
Non sono mai stato così attaccato ad una persona, per di più che non conoscevo.
Ho sognato per tutto questo tempo di parlarci, abbracciarla, farla ridere e soprattutto di baciarla, ma sono stato troppo codardo per andare a parlarci con qualche pessima scusa, come fanno i miei coetanei.
     Ho scoperto da un pettegolezzo che girava a scuola che il suo amico era in realtà suo fratello ed era morto in un incidente stradale. Mi sentivo completamente inutile e ce l’avevo con me stesso perché non potevo consolarla, di certo non potevo andare da lei e dirle: «Mi dispiace» oltre a ricordarglielo, mi avrebbe preso per scemo.
   I minuti, le ore, i giorni, i mesi passarono e lei era sempre onnipresente nella mia mente che ritornava a galla nei miei sogni.
Non la vedevo più, neanche per strada a causa del mio consueto ritardo e della sua incredibile fretta.
     Ci sono stati momenti, anche durante le lezioni, in cui mi soffermavo a pensare a come potrebbe essere: me la immaginavo solare e gentile, me la immaginavo timida e chiusa (era il carattere che mi piaceva di più su di lei). In quei momenti e tutto quel periodo la tristezza era diventata la mia più cara amica: era sempre con me e non mi lasciava neanche per un momento, alcune volte mi sentivo male fisicamente per colpa sua e ogni volta non sapevo che fare.
Ho trovato nella musica il sostegno di cui avevo bisogno: essa mi aiutava in caso di solitudine, depressione e soprattutto quando sentivo la necessità di immaginarla accanto a me. Avevo spesso bisogno di fuggire e finché non ebbi la macchina i libri furono una buona alternativa.
     Feci molte attività extrascolastiche, tanto per tenermi impegnato. Uscivo spesso nel weekend e, appena ce n’era la possibilità la mia famiglia ed io andavamo in montagna, al mare, all’estero, ovunque pur di scappare dallo stress.  
 
L’ultimo giorno di scuola fu terribile, ho sperato tutta la mattinata di incontrarla, ma non avvenne.  
Gli esami andarono molto bene, ma non ero felice o soddisfatto di me stesso, come ero di solito dopo una verifica o un esame.
     A causa sua ho perso molte  possibili fidanzate, ne ho baciate alcune, ma ogni volta che si staccavano ed io riaprivo gli occhi vedevo il viso di quella ragazza. Un chiodo fisso.
Ricordo della mia migliore amica che alla festa dei diplomandi mi baciò, accettai quel bacio che avevo tanto sognato, ma quando riaprii gli occhi immaginai quella ragazza, di nuovo. Mi scusai e corsi via. Le avevo spezzato il cuore
I miei genitori erano felici e dovevo esserlo anche io, ma non ci riuscivo.
    Ero finalmente uscito da quel periodo infernale in cui dovevi svegliarti alle sette ogni mattina e seguire la stessa identica routine fino a che non arrivavano le vacanze; dall’inizio delle medie aspettavo con impazienza questo giorno e quando arrivò non era per niente come me l’aspettavo. 
 
A settembre del 2005 sono partito per un lungo viaggio intorno all’Europa e all’inizio del settembre successivo dovevo fermarmi nel posto che più mi piaceva: mi sono fermato in Svizzera, amo questo paese. Tutto sembra perfetto qui, pure i miei pensieri si sono fatti più nitidi.
     Sono cambiato molto psicologicamente, qualche anno fa avevo paura della solitudine, ma ora mi sono accorto che non c’è cosa più bella.
Il silenzio è diventato il mio suono preferito.
Ho sentito dire che il silenzio è il rumore dell’anima.
Ho sentito dire che il silenzio è un incanto che ferma il tempo.
Ho sentito dire che il silenzio racconta molto più delle parole.
Le persone là fuori dicono molte stronzate, ma certe volte hanno ragione: per esempio nel dire che il silenzio aggiusta tutto; anche i cuori appesantiti o spezzati.
Mi sento rinascere ogni giorno di più, la mia anima non è più oppressa dai giudizi della gente o dallo stress che la scuola mi procurava.
I miei compagni di università sono come me, tutti scappati dai genitori e dalle proprie città malinconiche. Gli anni migliori sono questi e non voglio sprecarli pensando ad un ragazzina che mi avrà già dimenticato, io sto vivendo e non più sopravvivendo.
  
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