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Autore: NiNieL82    31/08/2014    4 recensioni
Edith ha lasciato Kendal per tornare a Londra. Lo ha fatto per Ella e Dave, suoi figli; lo ha fatto perché ha capito di non poter scappare per sempre dalla decisione più importante della sua vita: decidere se stare con Orlando Bloom, padre dei suoi figli e fresco di divorzio da Miranda Kerr, oppure tornare ad essere la moglie di Jude Law, che ha sposato un anno prima.
In un susseguirsi di vicende e di emozioni, la vita e la via che Edith deve seguire si spiana lentamente davanti ai suoi piedi, mettendola come sempre alla prova, alle volte confondendola.
Chi sceglierà Edith? A chi darà il suo cuore?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie ' I was born to love you.'
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Capitolo 5: Rivelazioni .


Edith camminava avanti e indietro per la stanza, con il cuore in gola. Per tutta la notte non era riuscita a chiudere occhio e anche Orlando, suo malgrado, era stato vittima del suo stato di nervosismo trovandosi fuori dalla stanza della giornalista dopo averla cercata di calmare.

Edith sapeva che Orlando non aveva colpa e che era, soprattutto, in buona fede, ma l'ultima cosa di cui aveva bisogno, sicuramente, era che qualcuno la riempisse di frasi fatte, di vuote rassicurazioni, parole inutili e asciutte e solo piene di retorica.

Sembrava quasi che quella strana scossa elettrica che aveva attraversato l'aria della veranda fosse sparita non appena il telefono aveva cominciato a squillare e dopo era solo rimasto il distacco di lei dettato dalla paura e quella risposta asciutta quando Orlando si era proposto che accompagnarla a Londra.

Ok! Se vuoi!” poi, dopo averlo salutato freddamente gli chiuse la porta in faccia, cominciando la sua maratona attorno al perimetro della stanza.

Per tutta la notte non sentì il minimo bisogno di dormire. I pensieri le invadevano la testa come l'acqua del mare fa su di una spiaggia quando c'è l'alta marea. Edith ricordava troppo bene la chiamata che aveva ricevuto da suo padre qualche giorno prima e non riusciva a non pensare che sua madre, presa da chissà quale tipo di sconforto o peggio avesse deciso di lasciare la casa dove abitava e di fare qualche follia. Anche se solo provava a pensare ad altro, immagini di sua madre stesa, sporca di terra e fango sotto un cavalcavia la torturavano e lei, per tenersi almeno fisicamente occupata riprendeva a camminare avanti e indietro per la stanza, contando le ore, i minuti, i secondi.

Quando i primi raggi di sole bagnarono caldi il copriletto bianco, Edith fece un sospiro di sollievo. Prese uno zaino dall'armadio, lo svuotò delle cose che aveva lasciato quando era arrivata e lo riempì con qualche cambio. La sua mente lavorava febbrilmente, elencando luoghi a Londra nel quale sua madre potesse trovarsi in quel momento; poi, prendendo il cellulare, compose veloce un numero e attese qualche secondo che la persona rispondesse. Il telefono squillò tre volte e poi la chiamata venne agganciata:

Pronto!” disse Orlando sbadigliando.

OB! Sono Edith. Io sono già pronta... Ti aspetto tra mezzora qua al bed and breakfast. Se non ti trovo prendo la mia macchina e parto comunque...”

Sentì Orlando sospirare dall'altra parte: Edith sapeva che lui non amava ricevere ordini e che un tempo le avrebbe detto di non trattarlo come uno dei suoi dipendenti alla redazione. Ma quella mattina l'attore di Canterbury non disse nulla e sospirando, dopo qualche secondo di silenzio, rispose:

Lasciami mangiare qualche cosa e sono da te!”

Edith annuì e aggiunse:

Il tempo di avvisare il regista e sono fuori dall'ostello!” e dopo un attimo di silenzio, concluse: “Orlando. Se non sarai qua, davvero! Parto da sola!”

Orlando sorrise e replicò:

Tranquilla. Il tempo di mettere qualche cosa sotto i denti e sono da te!” e chiuse la chiamata.

La giornalista ripose il cellulare nella borsetta, badando bene che la suoneria fosse al massimo, si voltò e si guardò intorno cercando di fare mente locale e ricordare se avesse dimenticato qualche cosa, poi prese la chiave e uscì dalla stanza avendo cura di chiudere la porta a doppia mandata.

Corse per i corridoi silenziosi. Nonostante fosse in un bed and breakfast, la maggior parte delle stanze, se non tutte, erano occupate da quelli della troupe e prima delle sette e mezzo nessuno avrebbe tolto il naso fuori dalla propria camera. Arrivò quindi indisturbata alla camera di Gordon, il regista e bussò delicatamente. Non ottenne risposta. Bussò di nuovo. Ancora niente. Replicò picchiando l'uscio con più vigore e ogni volta che nessuno le dava risposta aumentava di intensità, sentendo la disperazione crescere.

Fu quando cominciò a battere forte il palmo sulla porta bianca che una porta si aprì. Ma non quella che stava tempestando di pugni da qualche minuto, ormai: si aprì quella affianco. E venne fuori Gerard, stropicciato e spettinato con ancora il segno del cuscino sul viso e lo sguardo di uno che potrebbe uccidere chi aveva deciso di disturbare il suo giusto sonno alle cinque del mattino.

Norton! Ma che cazzo ti prende? È l'alba!” si lamentò giustamente l'attore scozzese.

Edith portò una mano alla fronte e con orrore si rese conto che tremava come una foglia. Voleva partire subito e aveva persino redarguito Orlando perché non tardasse e alla fine lei era bloccata come una stupida davanti alla porta della stanza, presumibilmente vuota, del suo regista.

Dov'è Gordon?” chiese senza nemmeno scusarsi.

Gerard aggrottò la fronte e rispose:

Tutte le mattine si alza all'alba e va a correre. Poi, dopo essersi fatto una doccia riguarda gli storyboard e i copioni per l'ordine del giorno!” rispose Gerard che confuso domandò a sua volta la donna: “Ma perché diavolo lo stai cercando? E perché sei così sconvolta?”

Edith scosse la testa e poggiando una mano sul braccio di Gerard, replicò concitata:

Non ho tempo per le spiegazioni. E non ho tempo per aspettare Gordon. Mi serve che tu gli dica, appena lo vedi, che sono dovuta tornare a Londra prima del previsto e che appena sarò lì lo chiamo e gli spiegherò tutto!”

Gerard aggrottò ancora di più la fronte, se possibile, e serio domandò:

Non è che per caso è colpa del damerino inglese di ieri?”

Edith scosse la testa e disse:

No! È successo un mezzo casino a casa!”

Tuoi figli stanno bene?” domandò stavolta preoccupato Gerard.

Edith sorrise grata vedendo che lo scozzese era davvero preoccupato per lei, però allo stesso tempo si sentì come inchiodata a quel corridoio e la paura, l'ansia le stavano togliendo il respiro. Doveva uscire da quel dannato bed and breakfast una volta per tutte.

Scosse la testa e ribadì:

Non ho davvero tempo, Gerard. Promettimi che avviserai Gordon e gli dirai che sono venuta fin qui per parlargli?”

Gerard annuì e allontanandosi di corsa, Edith lo salutò assaporando la gioia di partire, quando lui la bloccò di nuovo e le chiese:

Ma tornerai?”

Edith si bloccò e sentì l'impulso di correre ad abbracciare l'attore, impulso che non represse. E dopo aver stupito Gerard stringendolo forte, disse:

Tornerò!”

Gerard annuì e poi le fece cenno di aspettare. Riemerse con un pezzo di carta e una penna su cui aveva scarabocchiato sopra qualche cosa:

Questo è il mio numero!” disse lui sorridendo. “Per qualsiasi cosa chiamami. Anche per sfogarti se a casa ti è finito lo zucchero!”

Edith guardò il figlio con gli occhi lucidi e cercando di sorridere e non cedere al dolore che sentiva crescere dalla sera precedente sussurrò un grazie e salutando l'attore lasciò il corridoio voltandosi di tanto in tanto per sorridere a quell'uomo pieno di sorprese.


In macchina Edith non riusciva a distrarsi. Il panorama prima brullo e poi via via più ordinato mano a mano a che si avvicinavano a Londra non riusciva a tenere la mente di Edith occupata. E Orlando, per quanto ci provasse, non riusciva ad essere una buona compagnia. Edith sapeva che la colpa non era dell'attore, ma soltanto sua che non sopportava nulla, nemmeno che Orlando cercasse un canale di musica decente sull'autoradio.

Voleva solo stare lì, ferma e zitta, cercando di agganciare il cellulare ad una qualsiasi connessione visto che prima di arrivare a Londra, di zone d'ombra sembravano essercene parecchie e questo rendeva Edith, se possibile ancora più nervosa.

Hai già pensato ad un posto dove potresti trovarla?” chiese Orlando quando ormai i cartelli stradali indicavano le varie parti di Londra che si potevano raggiungere imboccando questa o quella strada.

Edith scosse la testa e portando una mano sulla fronte rispose:

Non lo so, OB! So solo che voglio andare a parlare con papà, prima di mettermi a cercarla e provare a capire che cosa le sia passato per la testa e perché abbia deciso di lasciare casa...”

Orlando annuì e serio disse:

Io, a dire il vero, avevo pensato che volessi andare al bar dove ti incontravi sempre con lei prima di fare pace con tuo padre...”

Edith si voltò di scatto e guardò Orlando per un po'. L'attore si rese conto dello sguardo della giornalista e cercò di nascondere la testa dentro le spalle per evitare la fitta tagliola che Edith gli stava preparando. Ma con sua grande sorpresa Edith sospirò e disse:

Come ho fatto a non pensarci prima!” e abbracciando l'attore, che dovette mantenere tutta la calma per non sbandare, aggiunse: “Ti da fastidio se andiamo direttamente lì?”


Edith si guardò intorno. Il pub non era cambiato in quegli anni, nonostante lei e sua madre non lo avessero più frequentato. I tavoli erano sempre gli stessi e così anche il resto dell'arredamento. E come quando si incontravano anni prima, Eloise stava seduta al tavolo vicino alla vetrina, in silenzio, bevendo una tazza di quello che Edith sapeva con certezza fosse del buonissimo earl grey. Orlando era rimasto un po' dietro di lei e quando vide la donna non disse nulla. Si mise a sedere ad un altro tavolo e visto che erano appena le dieci e lui era riuscito solo a mettere qualche cosa da poco sotto i denti, ordinò la sua seconda colazione.

Edith invece si avvicinò alla madre che seduta al tavolo guardava di sottecchi i movimenti dei due da quando erano entranti. Spostò lentamente la sedia e si mise a sedere e con delicatezza allungò le mani per prendere quelle della madre. La donna non oppose resistenza, anzi sollevò lo sguardo e sorridendo mormorò:

Sapevo che mi avresti trovata...”

Edith riuscì a stento a trattenere le lacrime. In realtà, se doveva essere sincera, sapeva che non era stata lei a trovarla ma Orlando, ma non era a quello che stava pensando. Edith era arrabbiata con sua madre. Non poteva fare quello che aveva fatto e pensare che tutto sarebbe andato bene appena si sarebbero viste.

Guardandola, però, si rese conto che qualcosa davvero non andava. E non parlava solo del suo aspetto che era logoro e un po' trasandato -e questo per Edith che conosceva bene sua madre era già un segno di pericolo- ma anche dello sguardo perso che la donna aveva. Eloise era sempre stata una donna forte, anche se nessuno se ne rendeva veramente conto. Eppure in quegli ultimi tempi sembrava quasi che il mondo le fosse crollato addosso ed Edith, per questo, si sentiva terribilmente in colpa. In parte si sentiva responsabile di quello che stava succedendo non solo alla sua, ma anche alla vita dei suoi genitori. L'infarto a suo padre era venuto perché gli aveva detto che David non era figlio di Jude ma di Orlando. Poi l'incidente e tutto il resto che aveva reso la sua vita un romanzo degno di Rosamunde Pilcher, o qualche cosa di più grottesco.

Guardando quindi sua madre e i solchi che anzi tempo avevano cominciato ad attraversare il suo volto, Edith sentiva che ogni ruga era una via che le lacrime avevano scavato nel volto bellissimo della madre e che molte, le più profonde, le aveva causate suo malgrado. Quindi, le bastava solo quel motivo per non avercela con lei.

Strinse più la mano della madre e cercando davvero di trattenere le lacrime con uno sforzo più che stoico, con voce rotta le chiese:

Mamma? Perché te ne sei andata?”

Eloise strinse le spalle e prendendo di nuovo la tazza tra due mani, disse:

Voglio tornare a casa adesso!” e sorrise guardando fuori.

Edith aggrottò la fronte e guardò le dita con la manicure rovinata e il sorriso spento che la madre rivolgeva alla strada che cominciava ad affollarsi. E questo le fece male. Una lacrima rotolò veloce giù sulla guancia della giornalista che cercando di sembrare tranquilla, senza riuscirci disse:

Se vuoi andare a casa ti accompagniamo noi...”

Noi?” chiese Eloise senza capire.

Edith annuì e voltandosi verso un tavolo poco lontano dal loro, cercando di asciugare il fretta gli occhi per nascondere le lacrime, rispose:

Orlando. È seduto a quel tavolo là!” e indicando l'attore sorrise e lo salutò con una mano.

Eloise lo guardò confusa e per un attimo rimase con la bocca socchiusa in quella che doveva essere un'espressione di sorpresa. Poi, poggiando la tazza sospirò e si mise a piangere, in silenzio. Edith la guardò interdetta e prendendole una mano di nuovo, sorrise e le disse:

Mamma! Perché piangi?”

Eloise si voltò e guardò Orlando e con imbarazzo rispose:

Sono stata così cattiva con quel ragazzo. Non penso di meritarmi nulla da lui!”

Edith rise di gusto, con gli occhi ancora umidi e fece cenno ad Orlando di avvicinarsi. L'attore fece come ordinato e sorridendo si avvicinò al tavolo dove con la sua galanteria ormai brevettata, si mise a sedere vicino ad Eloise e le disse:

Missis Norton è un piacere rivederla. E la trovo davvero bene!”

Eloise asciugò le lacrime di nascosto, proprio come aveva fatto la figlia pochi istanti prima e cercando di sorridere ad Orlando, sistemando i capelli con le mani replicò:

Sono terribile. Sono così in disordine!”

Orlando fece un sorriso sornione e replicò:

Missis Norton lei è sempre bellissima!”

Eloise arrossì imbarazzata e mormorò appena:

Sei un gran figlio di buona donna Bloom. So che non mi sopporti dopo che ti ho cacciato dall'ospedale quando mio marito stava male...”

Orlando scosse la testa e serio disse:

Non si preoccupi. So che io ed Edith abbiamo avuto qualche problema e che lei ha fatto di tutto per proteggere sua figlia. Avrei fatto lo stesso per Ella, Flynn e David, missis Norton. La capisco benissimo!”

Eloise guardò Orlando con gli occhi colmi di lacrime e stupendo persino la figlia, saltò al collo di Orlando e commossa disse:

Grazie! Sei un bravissimo ragazzo Orlando!”

Orlando rispose impacciato all'abbraccio e con dolcezza rispose:

Grazie a lei missis Norton per avermi perdonato!”

Edith guardò i due abbracciati e si commosse. Orlando poteva avere tanti difetti, ma se ci si metteva era davvero un ragazzo dal cuore d'oro.


La famiglia Norton stava seduta nel salottino. Orlando in mezzo a loro si sentiva un po' di troppo visto che anche se aveva fatto parte di quella famiglia per un lungo periodo -e suo malgrado ne faceva ancora parte-, quasi sentiva che in quel preciso momento lui non c'entrasse proprio nulla. E forse era davvero così.

Si mise in un angolino e a braccia conserte lasciò che i Norton si chiarissero tra di loro.

Eloise stava seduta nella poltrona preferita di Patrick che, in piedi, con le braccia abbandonate lungo i fianchi, guardava la moglie in religioso silenzio, con l'espressione di un bambino spaventato. Gli altri figli, intorno con le loro famiglie, stavano a guardare la madre con sospetto, paura. In tutti quegli anni Eloise non si era mai comportata così, nemmeno quando Patrick aveva mandato via la figlia, Edith, di casa o quando si era scoperto che Emma non solo aveva fatto sesso con il fidanzato della sorella, ma era un'anoressica tossicodipendente. Perché doveva cominciare adesso a dare segni di squilibrio? Cosa si era rotto? Cosa avrebbe dovuto affrontare, stavolta, la famiglia Norton?

Edith si avvicinò con una tazza di tè e latte, poi si mise a sedere sul bracciolo della poltrona, vicino alla madre. Rimasero tutti qualche secondo in silenzio, poi fu Patrick a prendere parola e dire:

Perché te ne sei andata?”

Eloise sospirò e trangugiò un lungo sorso di tè e si guardò intorno con un'espressione vacua, come quella di qualcuno che non sapeva come fosse capitata in quel posto. Tornò a bere il suo tè e poi, poggiando la mug nel tavolino, disse:

Patrick... Ieri ho pensato tanto. Davvero tanto. E sono arrivata ad una conclusione...”

Tutti la guardarono in silenzio. Era come se dentro la casa il silenzio avesse preso la stessa consistenza del piombo e gravasse con il suo peso sulle testa di tutti, persino di quella di Orlando, che era solo un membro aggiunto a quel nucleo.

Per quello che sembrò un periodo lunghissimo tutti trattennero il fiato e solo dopo qualche secondo, Eloise concluse:

Voglio il divorzio!”

Edith sbarrò gli occhi per la sorpresa: non era più una quattordicenne, non le importava che i suoi genitori si separassero oppure no, anche se onestamente, alla loro età, trovava la cosa ridicola. Quello che la stupì era che sua madre, senza un vero motivo, avesse deciso di mettere fine al suo matrimonio nonostante nella vita avesse superato prove ben peggiori di quella che stavano passando.

C-cosa?” balbettò terreo Patrick.

Eloise si sistemò nella poltrona e tenendo una posizione eretta ripeté:

Voglio il divorzio, Patrick!”

Ma... Ma perché?” domandò Patrick sull'orlo di una crisi di nervi.

Perché non ti amo più!” rispose candidamente Eloise.

Il silenzio che prima era pesante come il piombo divenne gelido come un ghiacciaio del polo.

Nessuno era pronto a quell'esternazione da parte della donna, Patrick per primo.

Infatti, cercando di avvicinarsi alla moglie, l'uomo sorrise bonario e provando ad allungare la mano per prendere quella di Eloise, disse:

Se è successo qualcosa, dimmelo. Sappi che ti perdono. Comunque vada... Se non mi ami più farò di tutto per riconquistarti... Può bastare anche il mio amore per tutti e due se solo tu lo vuoi davvero... Non distruggere il nostro matrimonio... Ti conosco da una vita, ti amo da prima... Non posso perderti. Non adesso che tutto sembrava andare così bene...”

Eloise scansò la mano del marito e mettendosi a braccia conserte rispose:

Patrick... Ormai è troppo tardi. Non posso più fingere che tutto vada bene quando so che non è così!”

Paul, con la fronte aggrottata, guardava la scena in silenzio. Sembrava sul punto di dover dire qualcosa, ma non ci riusciva; Emma era troppo scioccata per riuscire a proferire la benché minima parola; Edith ancora non riusciva a capire cosa fosse successo. Guardava la donna seduta accanto a lei come un'estranea, chiedendosi se quella che aveva vicino fosse solo una copia della madre mandata dagli alieni per studiare lei e la sua famiglia. Chissà se su Marte leggevano le riviste scandalistiche?

Patrick, invece, stava di fronte alla compagna di una vita in silenzio, senza riuscire a dire niente, solo guardarla con lo stesso sguardo che avrebbe rivolto a qualcuno che lo aveva preso a schiaffi.

Eloise sembrava, invece, imperturbabile. Sorrise guardandosi intorno e concluse:

Credo che comincerò ad impacchettare le mie cose non appena possibile. Mi ospita Maggie, mia sorella, per un po'. Da quando è morto Peter casa sua è vuota e non se la sente di stare da sola...” e alzandosi dalla poltrona salì al piano superiore, dove stava la camera da letto, senza aggiungere altro.

Tutti si guardarono perplessi, nessuno escluso. Patrick fece qualche passo verso la sua poltrona e si lasciò cadere sopra, sfinito come se avesse corso per chilometri e chilometri.

Tutto apposto papà?” chiese Edith preoccupata, guardando il padre con uno sguardo simile a quelli che rivolgeva ai figli quando cominciavano ad avere qualche lineetta di febbre.

Patrick la guardò con gli occhi vitrei e portando una mano al cuore rispose:

Il pacemaker sta andando. È quello che è rimasto di umano nel mio povero cuore che è andato in pezzi!” e nascondendo la faccia tra le mani pianse in silenzio.

Edith non fece nulla per farlo calmare. Abbracciò il padre e lasciò che in silenzio si sfogasse.


Orlando guidava silenzioso.

Pensava poco alla strada, ma a quello che aveva detto Patrick, il padre di Edith, alla moglie.

'Se è successo qualcosa, dimmelo. Sappi che ti perdono. Comunque vada... Se non mi ami più farò di tutto per riconquistarti... Può bastare anche il mio amore per tutti e due se solo tu lo vuoi davvero... Non distruggere il nostro matrimonio... Ti conosco da una vita, ti amo da prima... Non posso perderti. Non adesso che tutto sembrava andare così bene...'

Inevitabilmente si chiese se anche lui era disposto ad amare Edith o Miranda in quel modo. Era disposto ad amare talmente tanto una persona da colmare le lacune che distruggevano un rapporto?

Buttò un occhio verso Edith. Era seduta accanto a lui, con i capelli stretti in una coda alta, il ciuffo che copriva l'occhio sinistro e una mano a coprire le labbra, piegate da quando erano usciti dalla casa dei genitori di lei in un broncio triste.

Lasciò la leva del cambio e poggiò la mano su quella che Edith aveva lasciato sulle gambe. La giornalista si voltò e lo guardò per un attimo, nello stesso istante in cui Orlando staccò appena gli occhi per guardarla a sua volta.

Gli occhi di lei erano due pozze grige, profonde, piene del dolore e della sorpresa di tutte le rivelazioni di quella sera. Orlando conosceva quello sguardo, lo aveva visto altre volte dipinto nel viso di Edith e tutte quelle volte non era riuscito a fare nulla per farla sorridere.

Ti vedo scossa!” mormorò appena, sapendo di aver detto una cosa stupida ma cercando una scusa per rompere il ghiaccio.

Edith fece un verso di disappunto e voltandosi verso Orlando replicò:

Beh! A trentacinque anni tutti sognano di vedere i propri genitori che si lasciano senza un vero e proprio motivo. E che sia tua madre, quella che ha fatto di tutto per tenere la famiglia unita quando non lo era, a mettere fine all'idillio. E ti devo dire che in questo preciso momento della mia vita... Questa è l'ultima cosa di cui avevo bisogno!”

Orlando la guardò di sfuggita e prendendo una svolta differente dalla strada che stava seguendo cercò un parcheggio. E quando lo ebbe trovato, fermò la macchina e dopo aver tolto le chiavi dal quadrante e averle messe in tasca, disse:

Bene! Così dovresti stare buona almeno per un po'!” e mettendosi in modo da poter guardare Edith negli occhi continuò: “So quello che stai provando, anche se può sembrarti assurdo. In primis per quello che è successo alla mia famiglia e penso che tu conosca la storia dei miei genitori. E poi c'è il piccolo dettaglio per cui sono venuto in Scozia a cercarti. Sai? Il divorzio con una certa modella!”

Edith sbuffò infastidita, ma Orlando fece finta di nulla e continuò a parlare:

Edith! Io ti amo. Non posso negarlo e non posso nasconderlo. Sto più a pezzi per via della nostra storia che non va che per la fine del mio matrimonio. Ma se c'è una cosa che ho capito è che non devo metterti fretta. È solo che alle volte mi faccio prendere la mano, come ho fatto ieri, e faccio delle cazzate” e sospirando, passando una mano sugli occhi, aggiunse: “So che ora sei ancora più confusa e quello che sta succedendo nella tua vita passa in secondo piano. Però ti prometto che qualsiasi cosa... Io sono qua. Anche solo per piangere. Anche se mi vuoi picchiare!” sorrise Orlando all'ultima sua affermazione.

Edith riuscì a stento a trattenere un sorriso e si voltò e guardare il ragazzo.

Il tempo aveva cominciato a passare anche sul volto di Orlando e del ragazzino sempre sorridente rimaneva davvero poco.

Sentì lacrime pungerle gli occhi e passandogli una mano sul viso riuscì solo a dire:

Sei una delle persone migliori che abbia mai conosciuto, babe. Cazzate che fai di continuo a parte!”

Orlando sorrise e passò la guancia sulla mano di lei, baciandola subito dopo.

Fu allora che, con grande sorpresa dell'attore, Edith si allungò appena e lo baciò sulle labbra. Fu un bacio passionale, nonostante la sorpresa di Orlando all'inizio. Un baci carico di tutte quelle cose che non riuscivano a dirsi, di tutte quelle cose che avrebbero dovuto succedere quando stavano assieme, quando non c'era stata nessuna Violet, nessun Jude.

Fu Edith a bloccarsi e poggiando la fronte su quella di Orlando, sospirando e chiudendo gli occhi, mormorò affranta:

Cazzo! Non dovevo farlo!”

Orlando sorrise e schioccando un altro tenero bacio sulle labbra di Edith replicò a bassa voce:

Allora sono contento che tu lo abbia fatto...” e baciò di nuovo la ragazza che per qualche secondo lo lasciò fare, poi staccandosi disse agitata:

OB! So che posso sembrare una pazza -e forse lo sono- ma non voglio mettere altra carne sul fuoco. Oggi ho tante di quelle emozioni dentro che non riesco nemmeno io a districarle. E quello che potrei dire oggi, con il trasporto di tutte le emozioni che ho vissuto nelle ultime ventiquattro ore, potrebbe ritorcermisi contro e sono certa che ogni parola che proferirei oggi servirebbe solo ed esclusivamente a farmi pentire amaramente domattina...” e chinando la testa imbarazzata, concluse: “Ti prego. Abbi pazienza. Ho bisogno di pensare a noi e so che non posso più nascondermi dietro un dito e che non puoi essere solo tu quello che si mette in gioco più o meno positivamente. Oggi non sai quanto sei stato importante per me. Davvero. Ma non posso, OB! Non posso e non voglio dire qualche cosa che sono sicura di sentire e poi pentirmene il giorno dopo!”

Orlando annuì guardando avanti, poggiando una mano sul volante. Dovette fare forza su tutta la sua volontà per non mettersi a ridere e gridare come un pazzo. Edith aveva detto di amarlo, aveva ammesso che avrebbe potuto dire qualche cosa di cui si sarebbe potuta pentire subito dopo. Sospirò a fondo e cercando di essere serio e di non fare sempre la parte di quello che mette il carro davanti ai buoi, disse:

Ok! Come ti ho detto... Non voglio nient'altro che stare con te. Davvero. E lo voglio con tutto il cuore. Se hai bisogno di tempo te ne darò... Ma sappi che non ho nessuna intenzione di lasciarti andare con Jude o con qualcun altro. Stavolta lotterò contro tutti pur di averti accanto. Prometto!” e sorrise vedendo Edith sorridergli a sua volta.

Edith annuì e guardando la strada disse:

Ci vuole poco prima di arrivare a casa. Che ne dici se torno a piedi?”

Orlando scosse la testa e mettendosi a sedere meglio rispose:

Non ci pensare nemmeno, donna! Ti riaccompagno a casa, a costo di chiuderti a chiave dentro la macchina!” e lanciandole uno sguardo malizioso prese le chiavi dalla tasca e rimise in moto.

Edith sorrise sentendo una strana scossa nella zona del basso ventre. Conosceva quella sensazione di languore e sapeva che cosa voleva dire. Cercò di mettere a tacere i suoi ormoni e si mise a guardare la strada, sapendo che dopo il bacio che aveva dato ad Orlando, quella era di sicuro la scelta migliore che potesse fare.


Allora? Le hai parlato?”

Gerard era serio e nonostante fosse dall'altro capo non solo della cornetta ma anche dell'isola britannica, Edith lo riusciva quasi ad immaginare. E questo era davvero strano visto che si conoscevano, giorno in più giorno in meno, almeno un mese.

Ieri, come ti ho detto non ho avuto tempo. Dopo che ha detto che volevo divorziare con papà è andata in camera sua e non si è più fatta vedere, nemmeno quando ce ne siamo andati via tutti, o quasi... Penso che ci andrò stasera. Immagino che sia già a casa della zia Maggie”

Stava preparando la colazione. Aveva appena messo una bella tazza di caffè nero sul tavolo, quando sentì il campanello suonare.

Aggrottando la fronte disse:

Hanno suonato al campanello. Ti devo lasciare Gerard!”

L'attore fece un verso d'assenso e domandò:

E quando pensi di tornare? Qua mi annoio senza nessuno a cui rompere le scatole!”

Edith rise e rispose:

Sistemo questa storia con mia madre e domani passo in ufficio e dopodomani sono di nuovo da voi!” e dolcemente concluse: “Ti devo lasciare. Ci sentiamo presto!” e dopo essersi salutati, chiuse la conversazione e aprì la porta.

Ebbe appena il tempo di vedere chi fosse che una foto sua e di Orlando teneramente abbracciati davanti alla soglia di casa sua le venne piantata davanti.

E questo che significa!” chiese Jude arrabbiato come forse Edith non lo aveva mai visto.



Allora! Eccomi qua.

Stavolta non vi ho fatte aspettare per mesi.

Sono stata brava.

Ringrazio prima di tutto

Scarlett, chiaretta e jodie

per le recensioni.

Spero che in questo capitolo io e Orlando

abbiamo un po' recuperato ai vostri occhi.

Ed ora?

Che succederà?

Chi lo sa. O per lo meno io lo so

ma non ve lo dico.

Cattivaaaa!!!

Ringrazio anche i lettori silenzi e tutti

quelli che mi hanno aggiunto in

una delle liste tra le

preferite,

ricordate,

seguite.

Spero di leggervi ancora.

Un bacio e alla prossima...

Niniel.


   
 
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