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Autore: Martha_Herondale    31/08/2014    6 recensioni
Salve, bella gente! Questa è la seconda fanfiction che scrivo su Death Note e avrà per protagonista un personaggio non molto popolare (io lo amo invece), ovvero Near. La storia ruota attorno al suo rapporto con una certa ragazza (nuovo personaggio) e ad un nuovo intricato caso. La fan fiction è divisa in due parti: i primi capitoli sono sulla loro infanzia alla Wammy's House, mentre per il resto indagano sul caso.
"Si era sempre chiesta, come possono due cuori di ghiaccio scaldarsi a vicenda? Ma in realtà, i loro cuori si erano scontrati con un tale violenza, da andare in frantumi, sciogliendosi quindi con facilità."
Genere: Dark, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Matt, Mello, Near, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per un po' ci fu un silenzio di tomba, finché non sentirono il cigolio della porta che veniva aperta. Gelarono dalla paura, temendo che potesse trattarsi di Roger, ma la voce che udirono non era affatto la sua. Nonostante da lì fosse impossibile vedere chi fosse entrato, riuscirono comunque a sentire chiaramente le parole del nuovo arrivato.
 - Mello... ? Mello, sei qui? - chiese una giovane voce maschile.
Subito dopo una testa rossa, esattamente della stessa sfumatura di quella di Lyem, fece capolino da dietro uno scaffale. Era poco più di un bambino, tutto pelle e ossa, con un paio di occhialoni da aeratore arancioni in testa e due occhi verde smeraldo.
 - Mello! - esclamò, gettando poi un'occhiata confusa agli altri due. - Ti ho cercato ovunque... ma che stavi facendo qui?
Mello sbuffò come un toro e si voltò dall'altra parte, cercando di nascondere il segno rosso della mano di Lyem stampato sulla guancia. Poi fissò in cagnesco la bambina.
 - Tu, piccola mocciosa, me la pagherai! - grugnì, partendosi nuovamente verso di lei.
Lyem, dal canto suo, era già pronta a rispondere a suon di pugni, ma il ragazzino dai capelli rossi si mise in mezzo, dandole le spalle, mentre un paio di braccia bianche l'avvolgevano e la tiravano indietro.
 - Matt! Che diavolo fai, levati di mezzo! - sbraitò Mello, cercando di liberarsi della stretta dell'amico.
 - Va tutto bene, adesso calmati per favore e non commettere altre idiozie, altrimenti... - iniziò a dire Matt, stringendo ancora di più la presa.
 - Si è presa la mia cioccolata! - ringhiò l'altro.
Nell'udire quelle parole, Matt parve pietrificarsi per un istante. Quindi si voltò e si avvicinò a grandi passi a un'incredula Lyem, già pronta ad affrontare anche lui. Near, accanto a lei, la prese sottobraccio, preparandosi per una fuga rapida.
 - Mi scuso per il comportamento di Mello. - disse, chinando appena il capo.
Sembrava sinceramente dispiaciuto.
 - Per favore, potresti restituirmi la sua cioccolata? - chiese gentilmente con un sorriso carinissimo, quindi tese la mano aperta. - Non può stare senza...
 - Certo. - rispose secca Lyem, lasciandogli cadere la barretta in mano. - Pensavo che qualcuno l'avesse dimenticata, tutto qui. - concluse, facendo spallucce.
Detto questo, Near si voltò di scatto e si diresse con passo deciso verso l'uscita, trascinando con sé anche Lyem, la quale non oppose resistenza, pensando, con una puntina gioia, che dopotutto c'era ancora qualcuno capace di sorridere bene in quell'orfanotrofio.
Una volta fuori, Near si staccò da lei e si bloccò nel bel mezzo del corridoio. La fissò inespressivo, incrociando le braccia sul petto e tormentandosi una ciocca di capelli.
 - Non vorrei sbagliarmi, ma credo che Mello abbia trovato un degno avversario nel combattimento corpo a corpo...
 - Pensa che anch’io lo sto scoprendo soltanto adesso! Non mi ero mai azzuffata con nessuno, prima d'ora. - commentò pensierosa Lyem, avvicinandoglisi. - E tu? Sai fare a botte?
 - Sono negato, ma non la ritengo affatto una cosa necessaria: altrimenti a che servirebbero le guardie del corpo? - rispose lui con voce apatica. - Piuttosto, tu stai bene? Vuoi passare dall'infermeria?
 - Tutto a posto. - lo rassicurò lei. - Torniamo in camera?
 - Vai avanti tu, senza perderti possibilmente, e vedi anche di non farti scoprire. Io devo andare a prenderti il pranzo. - spiegò Near.
 - Sì...
Quindi il bambino si voltò e se ne andò, mentre anche Lyem si allontanava soprappensiero nella direzione opposta. Near aveva parlato con la sua solita voce, ma lei aveva come la sensazione che ci fosse qualcosa di strano in lui, che fosse contrariato per qualche motivo...
Avrebbe tanto voluto richiamarlo indietro, chiedergli quale fosse il problema, ma sapeva per certo che non si sarebbe mai confidato con lei.
 
Lyem era distesa immobile sul letto bianco e scombinato di Near, a fissare il soffitto con sguardo vuoto. Non si mosse nemmeno quando il compagno di stanza entrò con il suo pranzo, né lo degno di un'occhiata. Near fece come se niente fosse: poggiò il vassoio sulla solita sedia e si distese per terra fra i suoi giocattoli.
 - Near... che hai di preciso? - chiese dopo un po' Lyem, senza staccare gli occhi dal soffitto. - A me puoi dirlo.
 - Non mi sembra una domanda appropriata. - osservò gelido Near, rigirandosi un pupazzetto fra le dita. Traduzione: "Potrei farti la stessa domanda!"
 - Mi comporto così perché sono sicura che c'è qualcosa che ti turba. - spiegò l'altra con un sospiro, girandosi finalmente a guardarlo.
 - E da cosa lo avresti dedotto?
 - In realtà, non ne ho idea. Credo sia stata qualche particolare sfumatura nel tuo tono di voce... o forse qualcosa nella scelta delle parole... - ipotizzò Lyem.
 - Certo, come no. Fantastichi troppo tu, e adesso faresti meglio a mangiare quella cotoletta.
 Lyem scosse piano la testa.
 - Non vedo come tu possa avere voglia di scherzare...
Near la guardò interrogativo: aveva un sopracciglio sollevato, la fronte leggermente aggrottata e la bocca appena storta. Era la prima vera espressione che Lyem gli vedeva in viso.
 - Be', non hai mangiato e non esiste che tu salti il pranzo a causa mia, non me lo perdonerei mai. - commentò Emily seria. - Mi sembra ovvio che ce lo dovremo dividere, d'altronde condividiamo già la stanza, il letto e i vestiti, quindi non ci trovo nulla di strano.
“Incredibile…” pensò Near.
 - Ti piace così tanto fare sacrifici per gli altri? – chiese invece, senza mostrare nessuna emozione.
 - Tu non fai parte degli “altri”, per me. Ma a quanto pare, non si potrebbe dire lo stesso di te nei miei confronti.  – sospirò affranta Lyem.
 - Ci conosciamo da neanche un giorno. - le fece notare giustamente Near.
 - Il tempo conta fino ad un certo punto, ma sembra proprio che mi sia sbagliata a pensare che fra noi ci fosse una sorta di legame, che fossimo quasi… amici… Però tu non devi avere molto pratica in questione, vero?
 - Intendi con l’amicizia? No, sono sempre stato solo. Gli amici contano poco, quasi niente, secondo me.
Silenzio.
 - Ascolta, Near. – iniziò Lyem con serietà. – Potrai continuare a ripetere per l’eternità di come tu stia bene anche da solo, e nessuno te lo impedirà, ma non puoi continuare a ingannare te stesso, dicendoti che stare da soli è più bello: perché insieme… è sempre meglio.
Altro silenzio, stavolta lungo e pesante.
Per la prima volta in vita sua, Nate River era rimasto senza parole, letteralmente: non si aspettava fosse così sfacciata! Ma non era l’unico, anche la stessa Emily era rimasta piuttosto sbalordita. Certo che quella giornata di sorprese ne stava ricevendo eccome! Prima scopriva di possedere un innato talento per il combattimento, e adesso aveva appena trovato, recondita negli angoli più profondi e sconosciuti del suo animo, un coraggio davvero misterioso, quel coraggio che le aveva appena fatto pronunciare senza timore quelle parole.
 - Scusami. – mormorò dopo un po’ Lyem con aria mesta e vagamente imbarazzata. – Ho detto un sacco di cose strane, lo so.
 - No. – rispose inaspettatamente Near. Si stava arrotolando una ciocca argentea all’indice destro e il suo sguardo era puntato altrove, fisso su un punto imprecisato del muro bianco.
 - Hai ragione, su tutto.
Lyem strabuzzò gli occhi, senza riuscire a credere veramente a ciò che Near aveva appena pronunciato.
 - Sì. – disse, senza riuscire a trattenere un sorriso e poggiando la mano su quella di Near.
Come al solito, era troppo bravo a nascondere qualsiasi emozione, ma stavolta non reagì, né provò ad evitare quel contatto.
“Ѐ già un progresso non indifferente, chissà che non riesca davvero a insegnargli qualcosa…” pensò Lyem “E forse, imparerò anch’io qualcosa da lui.”
 - Allora, dobbiamo sul serio dividerci questo misero pasto? – chiese Near piuttosto seccato.
 - Ovvio. Su, mangia tu per primo; poi pulirò le posate con il tovagliolo per usarle io. – rispose Lyem, prendendo il vassoio e poggiandolo in grembo a Near, che per quella volta decise di non ribattere nulla.
 - Chi erano di preciso quei due tizi di oggi? – chiese Lyem, dando finalmente voce alla domanda che più le premeva. – E perché quello biondo effeminato sembrava arrabbiato di brutto con te sin dal principio?
Nell’udire quelle parole, Near si trattenne a stento dal soffocare con un boccone di carne.
 - Meglio che non gli fai capire di averlo intuito così presto.
 - Cosa? Che è effeminato? Ma andiamo, si vede lontano un miglio! – ironizzò la bambina.
 - Ad ogni modo, il “biondo effeminato” è Mello, mentre l’altro si chiama Matt.
 - A questo ci ero arrivata anch’io. – sbuffò Lyem. Certe volte la mente troppo selettiva di Near la faceva innervosire abbastanza. – Intendevo dire chi sono come persone, se hanno un ruolo o una fama particolare qui alla Wammy, ... Comunque non mi hai ancora detto che hai combinato all’effeminato per farlo incavolare così.
 - Io non gli ho fatto niente, è così ogni giorno e con tutti, tranne che con Matt, il suo migliore amico. La mia situazione però è un po’ particolare, perché aggravata dal fatto di essere il primo in classifica. – lo disse con una tale leggerezza, che scorgervi un minimo di vanto era impossibile.
 - T-tu… tu sei… il primo in graduatoria per diventare il successore di L?! – esclamò Lyem, sbarrando gli occhi. Non c’era voluto molto a fare due più due e a capire che poteva trattarsi solo di quella classifica.
 - Perché la cosa ti stupisce tanto? Non mi credi all’altezza? – chiese l’altro, senza scomporsi minimamente.
 - No, no, non è questo… è solo che… diamine, non pensavo certo che il tipo con cui divido la stanza potesse essere il primo candidato a succedere L! – spiego lei con enfasi.
 - Mmh… ero convinto di avertelo accennato.
Lyem scosse la testa con decisione; una cosa del genere se la sarebbe sicuramente ricordata!
 - Aspetta non dirmi che… - mormorò esitante, iniziando finalmente a capire. – Non dirmi che Mello è al secondo posto e che ce l’ha con te per questo!?
 - Esattamente.
Lyem era a dir poco scioccata: quante sorprese l’attendavano ancora quella giornata?
 - Non ci posso credere… Quell’effeminato lì? In seconda posizione? Sul serio?! – sbottò incredula.
 - Non lasciarti ingannare dalle apparenze: è molto intelligente, e anche molto frustato, perché nonostante tutti i suoi sforzi, non riesce a battermi. – la informò Near, pulendo forchetta e coltello con il tovagliolo. – Bene, io ho finito. Mangia pure.
Lyem cominciò automaticamente a tagliare la mezza cotoletta rimasta in pezzi, ancora troppo sbalordita per rendersi veramente conto delle sue azioni.
 - Matt quindi è il migliore amico di Mello? – domandò, cacciandosi in bocca il primo pezzo e chiedendosi fra sé e sé, come fosse possibile che quel tipo andasse d’accordo con qualcuno.
 - L’unico. – precisò Near. – Quindi penso sia anche il migliore, no?
 - Sì. – bofonchiò l’altra con la bocca piena.
Per un po’ nessuno dei due parlò più, e Lyem continuò a ingozzarsi voracemente in silenzio.
 - Alla fine la nostra visita in biblioteca non è servita a nulla. – commentò Near, interrompendo il silenzio e portandosi le ginocchia al petto, raggomitolandosi su stesso.
 - Perché dici così? – chiese Lyem sinceramente stupita.
 - Be’, suppongo ci volessi andare per prendere in prestito qualche libro, no? – osservò l’altro.
 - Ah, in effetti… ma non preoccuparti, mi è bastato solo vederli per sentirmi meglio. – lo tranquillizzò lei.
 - Non ero preoccupato. – precisò freddo Near.
 - Lyem…? – chiese dopo un po’ esitante.
 - Mmh? – mugolò in risposta quella.
 - Ti dispiacerebbe se prendessi un po’ d’acqua? – disse indicando il bicchiere pieno fino all’orlo. – Muoio di sete.
 - Fa’ pure, bevila anche tutta se vuoi, io non ho sete. – mentì Lyem, ma dopo tutto quello che aveva fatto per lei, era il minimo che potesse fare per ripagarlo.
 - Sei sicura? – insisté Near, prendendo incerto il bicchiere.
 - Certo, va’ tranquillo. – rispose lei.
Near allora si portò il bicchiere alle labbra sottili e bevve, bevve avidamente e ininterrottamente, finché non ne rimase più una goccia.
Lyem stette a guardare; per qualche strana ragione, era affascinata dal quasi inesistente pomo d’Adamo di Near, che si accentuava ogni qual volta mandava giù un sorso d’acqua.
Quando ebbe finito, la scrutò per un attimo, per poi commentare rammaricato:
 - Adesso ti ho fatto venire sete, vero? Non avrei dovuto berla tutta…
 - Ma no, è tutto okay, davvero. – esclamò Lyem imbarazzata.
 - Allora perché mi fissavi trasognata?
 - I-io cosa?! – quasi urlò, avvampando all’istante. Non poteva certo dirgli il vero motivo! Però, aveva davvero assunto quell’espressione…? Ma cosa le passava per la testa!? Near si era sicuramente sbagliato.
 - D-devi essertelo immaginato!
Near scosse la testa convinto.
 - No, ne sono sicuro. – disse perentorio.
Oddio, ma davvero aveva assunto quell’espressione?! Che orrore…
 - Contento tu! – sbuffò Lyem infastidita, cercando di recuperare il suo normale colorito. Era una fortuna che Near non ne sapesse nulla di emozioni e sentimenti… era un po’ come un pezzo di ghiaccio…
Subito dopo scosse con vigore il capo, cercando di scrollarsi di dosso quel pensiero crudele. Che sciocchezza le era passata per la mente?
Passarono tutto il pomeriggio a giocare insieme fino all’ora di cena. Near, come avrete già capito, possedeva una vasta gamma di giocattoli, con i quali s’intratteneva per buona parte della giornata, ma” intrattenersi” è una cosa, e “divertirsi” è un’altra: quel pomeriggio Near si divertì sul serio, scoprendo così quanto fosse piacevole avere un compagno di giochi. Anche Lyem, essendo figlia unica e pure asociale, non aveva ancora avuto possibilità di sperimentare quella gioia.
Dopo cena Roger venne da loro e mostrò a Lyem la sua nuova camera, che per sfortuna si trovava drasticamente distante da quella di Near.
- Eccoci arrivati. – annunciò Roger. – Come puoi vedere, è uguale a quella di Near.
Probabilmente, quell’ultima frase sarebbe dovuta servire a farla sentire più a suo agio, ma l’unico pensiero che si manifestò nella mente di Lyem, era che senza Near dentro, quella stanza non aveva nulla a che vedere con quella di quest’ultimo. Ma si limitò ad annuire debolmente, spaesata come non mai: c’era troppo ordine, là dentro.
 - Nell’armadio ci sono già dei vestiti più o meno della tua taglia. – la informò il direttore. – Be’, buonanotte Lyem. Ah, fra due giorni inizierai le lezioni e quindi sarai libera di andare dove vuoi all’interno dell’istituto, anche in biblioteca.
 - Capito. – rispose semplicemente lei, mentre i sensi di colpa l’assalivano.
La porta si richiuse delicatamente dietro di lei, e rimase sola. Si circondò le spalle con le sue stesse braccia, quasi come se volesse abbracciarsi da sola e riscaldarsi. Tremava, ma la stanza era tiepida, e anche troppo bianca, troppo vuota senza Near e i suoi colorati giocattoli a distrarla dai brutti pensieri.
 - Ho freddo. - disse ad alta voce. Naturalmente non le giunse nessuna risposta; se ci fosse stato Near, forse l'avrebbe almeno degnata di un'occhiata, sentendola parlare.
Con passo incerto si diresse verso l'armadio, e con altrettanta incertezza dischiuse le ante. Vi sbirciò dentro; era stracolmo di abiti di tutti i tipi e di tutte le tonalità: pigiami, gonne, vestiti, maglie, magliette, maglioni, canottiere, shorts, jeans, leggins e chi più ne ha, più ne metta. Sotto l'armadio, notò poi, c'erano ordinatamente sistemati sei paia di scarpe, ognuno nella rispettiva scatola; i primi tre paia erano per l'autunno/inverno, e gli altri tre per la primavera/estate. Era davvero una meraviglia il suo nuovo guardaroba!
A quel punto, le venne naturale chiedersi perché mai Near possedesse solo capi d'abbigliamento bianchi, a parte quella felpa nera...
 - La felpa! - esclamò, rendendosi conto di averla ancora indosso. - Gliela restituirò domani. Non mi va di andare a disturbarlo adesso, magari dorme già.
Stava cominciando sul serio a parlare da sola come i matti? Be', al momento era l'ultimo dei suoi problemi.
Si spogliò, mentre rifletteva sulla sua salute mentale, e indossò una camicia da notte lilla che le arrivava appena sotto il ginocchio, però si vedeva che la taglia era quella giusta.
Aprendo cassetti a caso, scovò quello dove si trovava l'intimo, insieme a uno spazzolino e un dentifricio. Decise però di non lavarsi i denti, per quella sera, perché le annoiava troppo; in verità non voleva assolutamente ammettere a se stessa di non saper trovare la strada per i bagni, dato il cambio di stanza.
Si infilò sotto le coperte e chiuse gli occhi, lasciando accesa la bajour sul comodino, ma dormì soltanto per pochi minuti. Ogni volta che provava ad addormentarsi, gli spaventosi ricordi dell'incendio e dei corpi dei suoi genitori arrivavano a tormentarla, e l'unica cosa in grado di scacciarli era Near. Gettò un'occhiata alla lampada, che con il suo alone illuminava solo un’area ristretta della stanza, quindi, se ci si allontanava troppo dalla luce, questa non riusciva più a tener fuori l'oscurità.
Near era un po' come la sua luce personale, che scacciava le tenebre dal suo cuore, ma se gli stava lontana troppo a lungo, gli incubi tornavano. Erano già tornati.
Un brivido freddo le percorse la schiena, facendola appallottolare su stessa sotto le coperte. Rimase in quella posizione per un po', finché non si decise a sgusciare fuori. Poggiò i piedi nudi sul pavimento gelato e si alzò, diretta verso la porta per andare da Near.
Non le importava più un fico secco della sua nuova camera: voleva lui e basta.
E di certo non le importava se stesse dormendo o no.


Angolo autrice
Salve, raga! Aaah, finalmente potrò scrivere un angolo autrice come si deve, dato che sono soltanto le 21:00 (20:59 per essere precisi) e il mio cervello non è ancora andato in pappa :3 Come al solito, recensite in tanti (continuate così, vi amo *.*) e fatemi sapere anche di dove siete (?). Mi è venuta quest'idea geniale mentre ero al bagno (eh, sì, è al cesso che mi vengono i colpi di genio xD), così, giusto per conoscerci un po' ^.^ Io Sicily u.u (si schiatta sempre dal caldo nel profondo sud -.-). Udite, udite: questo capitolo è venuto fuori con una vertiginosa lunghezza di beeeeen... *rullo di tamburi* 5 pagine e mezzo di Word!!! Un vero record >.< Okay, dopo avervi rotto le scatole per un po', mi sento realizzata. 
Non vedo l'ora di rispondere alle vostre recensioni e infastidirvi ancora un po' xD
P.S.
Love you, readers! <3 ;)
   
 
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