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Autore: Cai_97    31/08/2014    1 recensioni
Perdere significa sopravvivere, vincere gli Hunger Games, avere sensi di colpa... Desiderare di essere morto nell'Arena, al suo posto.
Vincere significa morire. Per lui, per tutto ciò che gli devi.
Ma per morire bisogna lottare, scegliere.
"L'affetto o la vita? Quale è la tua priorità?" Quanto sei disposta a dare?
Che gli Hunger Games abbiano inizio.
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Allora questa è una versione rivista e modificata diùegli Hunger Games della Collins, ma segue comunque il suo filo conduttore.
I personaggi sono in parte inventati.
So che l'amore potrebbe sembrare l'argomento principale della fan fiction, ma non è affatto così, e lo potrete appurare solo leggendo... Questo vale anche per il titolo, lo capirete andando avanti nella lettura!
Beh... Che dire, spero vi piaccia! :)
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ringrazio di cuore "Alleru" per aver recensito! Grazie di aver detto quelle cose, e con piacere chiarirò il tuo dubbio. :)

*CHIARIMENTO PER TUTTI*
Allora, negli Hunger Games della Collins, vengono estratti, obbligatoriamente, un tributo maschio, e un tributo femmina ma non nei "miei".
Poco dopo aver iniziato il capitolo, e cito quel che ho scritto, dico: "Sono settantaquattro anni che due ragazzi,(all’inizio un maschio e una femmina, ora è indifferente)ecc..."-

Questa frase non mi piaceva un gran che, ma ci tenevo a spiegare che le regole, sono cambiate...che ora,  possono essere estratti o estratte, anche due maschi o due femmine. 
Mi serviva questo cambiamento perché inizialmente era una fan fiction, scritta a quattro mani, da due punti di vista. Il mio e quello del mio amico, ma poi lui si è stancato di scrivere, ed io ho continuato da sola lasciando questa modifica, ( eliminando la sua parte). 

Inoltre, avendo speso un bel po' di tempo per correggere il capitolo e per cambiare le parti che non si sarebbero capite senza la versione del mio amico... si sono fatte le due della mattina. Ammetto che, avendo paura che mia madre mi scoprisse, (e mi urlasse di andarmene a letto)ho fatto  il grande errore di non rileggerla, e mi scuso. xD
Ora dopo questa pergamena, ecco il secondo capitolo.
Divertitevi! 
P.S. A mio parere, su quattro già scritti,  questo è il capitolo migliore...e quello che mi rende più fiera. :)
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Solo in tarda serata, quando tutti ormai sono nelle loro stanze, riesco a concedermi del tempo per me.  

Afferro il mio giaccone, una vecchia casacca appartenuta a mio padre, quando era ragazzo, sporca e bagnata ma che io non cambierei con nessun’altra al mondo.

Esco di casa chiudendo lentamente la porta. Mi incammino nel buio di un distretto, che dovrò rappresentare nei giochi della morte, tra qualche giorno.

Mi sento impotente. Questo è quello che direi se mi chiedessero come sto. 
In realtà le sensazioni che sto provando sono un numero pari a quello dei pesci nell'oceano. 
Agitazione, adrenalina, ansia, paura...ho domande, troppe domande da fare.

Come mi sentirò tra qualche giorno? Rassegnata. 

Come si sentiranno gli altri?
Non posso pensare che ci siano distretti con meno possibilità del nostro. Con un solo vincitore. Un solo vincitore in tutta la storia degli Huger Games!  
Lo so che è cattivo, ma questo pensiero mi rincuora. 


Percepisco ogni minimo rumore, come se già  fossi nell’arena, come se il mio corpo credesse di potercela fare, di avere una chance. 
Come se vincere  non fosse poi così difficile...ma la mia mente non la pensa allo stesso modo. Lei sa che che morirò, che non osserverò mai più gli uccelli volare, che non catturerò mai un grande pesce, che il vento del mare non scompiglierà mai più i miei capelli.

Questa notte fa freddo, infilo le mai in tasca e cerco, per quel che posso, di riparare il collo dalla gelida brezza marina.

Vedo sfilare una ad una le case del mio distretto. 
Le persone al loro interno saranno tranquille, sollevate, felici. Magari staranno festeggiando con quel pesce essiccato che qui usiamo tenere per le occasioni speciali. 
Loro possono. Hanno un altro anno per stare con i propri figli.

Quando arrivo al molo sono...affranta, ma felice di poter stare un po’ con me stessa ad osservare il mare. 
Mi siedo a gambe incrociate, ed analizzo questa immensa distesa di acqua scura, a cui presto, dovrò dire addio. 
Sospiro e poso una mano sul legno umido, alzando la testa ad osservare il cielo. Le stelle sono luminose e la luna brilla maestosa tra di esse.

Il cielo nell’arena sarà solo uno schermo, comandato da dieci idioti che si impegneranno per farci morire nei modi più feroci, e sanguinolenti, deliziando così la popolazione della Capitale.

Appoggio delicatamente la testa tra le mani e sospiro tremando.
Avverto un forte dolore al petto e ho la consapevolezza che sia la paura a scatenarlo. 
Ti crescono obbligandoti a guardare persone morire. Piantando semi di terrore e ritrovandosi poi un esercito di rovi pronti a fare qualsiasi cosa vogliano. 
È di questo che saremo fatti a pochi secondi dall'inizio dagli Hunger Games. Puro terrore. 

Chiudo gli occhi, e tirando su il capo ispiro la maggior quantità di aria possibile.

Basta. Non posso restare qui un secondo di più.

Li riapro, mi alzo e mi incammino in direzione del luogo, in cui so, troverò Hunter.

La grotta della Spada. 
Una grotta che domina la costa del nostro distretto. 
La leggenda narra che la Nereide Anfitride, moglie di Poseidone sia stata nascosta in essa da un giovane ragazzo, Febo,  per sfuggire al marito. 
Febo la nascose sulla vetta di questa altura, credendo che lassù nessuno dei sostenitori di Poseidone potesse trovarla, ma si sbagliava. 
Anfitride fu trovata da Eneo, uno squalo di Poseidone. 
In quella grotta l'umano, per difendere la Nereide, combatté con una spada tagliando le gambe dello squalo e mutandolo per sempre. Quell'arma era maledetta, e presto  tutti gli squali del mondo persero le gambe, e divennero, solo, dei pesci.
Questo racconto viene tramandato di generazione in generazione,  e qui, tutti pregano di non incontrare squali mentre pescano, tanto è grande il risentimento che ancora provano nei confronti degli umani.

Spesso siamo stati lì, nella Grotta Della Spada, insieme. È il luogo in cui lui va quando qualcosa non va.

Infatti è lì, a gambe incrociate.

Mi posiziono accanto a lui. 
Molte persone creerebbero piani per sopravvivere, o almeno ci proverebbero.
In fondo quella sarebbe la persona con cui trascorrerebbero gli ultimi momenti della loro vita, ma non noi.

No, io non voglio parlare, voglio solo ascoltare il respiro di qualcuno che mi possa capire, che voglia gustarsi il  mare per l’ultima volta, sapendo che non lo rivedrà mai, ma soprattutto che è stato lo scoglio a cui aggrapparsi quando pensavo di affogare, quando pensavo di non farcela. Lui è stato, ed è la mia ancora. 

Inutile descrivere gli ultimi momenti trascorsi nel mio distretto, colmi di angoscia  e dolore. 
Non ho parlato molto, mi sono limitata a lunghi abbracci e ad una battutina infelice con mio fratello: Vedi di farti trovare vivo al mio ritorno, ok?!-.

In un batter d’occhio ci ritroviamo davanti agli sportelli luccicanti di un treno che non appartiene al nostro distretto, ci voltiamo e con un cenno del capo salutiamo la folla. 
Sul treno siamo soli, fin quando non ci raggiunge una ragazzo. Ventitré anni, alto, muscoloso, con dei capelli dorati e gli occhi verdi, come il  mare...tipici del Distretto 4. 
E’ Finnick Odair. 
Tutti lo conoscono nel nostro distretto.
Sono sollevata che sia lui il nostro mentore, è bravo. 
Vinse gli Hunger Games, nove anni fa, quando era solo un ragazzo poco più piccolo di noi. Aveva quattordici anni.


Il nostro treno è formato da una successione di carrozze cariche di ogni genere di alimenti.
Ci sono distretti ridotti molto peggio del nostro, ma nonostante questo la maggior parte dei piatti contenuti in questo treno sono a noi sconosciuti.

Non so a cosa stia pensando Hunter ma lo vedo assente. Assente in un modo quasi certamente normale, per un ragazzo appena salito sul treno che lo porterà alla morte...ma c'è  comunque qualcosa che non mi convince affatto.

Finnick si avvicina a noi e dopo aver passato un braccio sulle mie spalle, siede su una delle splendenti poltrone.

Mi sento una preda, sto meditando da un po’ sulle sensazioni che dovrei provare, su come affrontare e con quale stato d’animo, la faccenda.


Mi siedo di fronte a Finnick e poso le mani sulle mie ginocchia, non smettendo di guardarlo. 
Hunter non sembra molto interessato al mio scambio di sguardi con il nostro mentore, difatti si siede accanto a me, ed inizia un discorso.
"Non ho intenzione di stare qui ad ascoltare consigli, che entrambi sappiamo saranno vani per la nostra sopravvivenza, perciò dicci cosa fare per guadagnare sposor."-

Da lì il viaggio è stato un susseguirsi di brevi discussioni tra il mio mentore ed il mio compagno, che mi sono beatamente presa la libertà di interrompere, alla vista di Capitol City.

Ai nostri occhi si estende la più grande e tecnologica città mai vista. Con grandi palazzi e schermi illuminati ovunque.

Prendo Hunter per il braccio e lo trascino al finestrino.

“Wow”- dichiaro, lui non mi risponde ma resta a bocca aperta...finché non ci raggiunge Finnick, che dice: "Benvenuti nella Capitale, tanto bella quanto spietata."-


Superiamo la città e il treno si ferma solo quando giungiamo ad un’area priva di qualsiasi realtà.
Un grande palazzo è l’unica cosa presente. 
Finnick, alle nostre spalle, mette una mano su entrambe le nostre schiene, e ci sussurra all’orecchio : "Vi resterò accanto"- fa una pausa “Ma ora dovete andare."- e conclude la frase dandoci un spintarella per farci capire che saremmo dovuti entrare.


Ci sono pochi ragazzi già presenti ma  riesco solo a capire che una coppia proviene dal Distretto 11, e una dal 2.

Circa un'ora dopo anche gli ultimi ragazzi sono entrati. 
Hunter ed io ci siamo tenuti in disparte commentando ogni tanto qualche caratteristica dei nostri nemici.

Crediamo di aver già capito chi sarà a vincere.

Un uomo anziano entra ed annuncia: “Permettetevi di chiarirvi le regole. Il mio nome è Mark.”- lo guardo perplessa ed incuriosita mentre Hunter, al mio fianco, lo contempla in silenzio.

“E sono uno degli organizzatori dei giochi di quest’anno! Voglio avvertirvi di alcuni cambi di programma rispetto alle precedenti edizioni”- continua l’uomo. 
Io, intimidita, mi nascondo dietro le spalle di Hunter che assume una posizione più eretta, come uno che è sicuro delle sue potenzialità. Gira leggermente la testa verso di me e mi sorride.

Ringrazio un dio, se esiste, di avere lui al mio fianco.
Non mi serve altro. Ho bisogno solo di quel familiare, sorriso rassicurante, che mi ha accompagnato per anni. Quel sorriso presente nelle mie giornate migliori, e anche in quelle peggiori. Quando solo lui, riusciva a farmi stare meglio. A farmi vedere lo spiraglio di luce alla fine del tunnel.

La voce dell’uomo mi sveglia dai miei pensieri: “Come ben potete vedere, vi abbiamo fatti riunire sin da subito tutti insiem…”

Hunter scatta:” Perché? Sperate forse di farci stringere qualche tipo di legame? Volete aggiungere un’altra parte al vostro piano malsano?”- io lo guardo spaventata. 

So cosa sta facendo, e lo odio per questo. Sta firmando la sua condanna a morte, vuole che sia lui il ragazzo preso di mira nel nostro distretto, sta cercando di salvarmi.

“Se mai uscirai agli Hunger Games non permetterò che tu muoia. Mi offrirò volontario e ti salverò. Te lo prometto.” queste sono le parole che, come un fulmine mi attraversaversano la mente. 


Due bambini. Una spiaggia. Dieci anni fa. 
Apparentemente una giornata come le altre. 
Una frase dal nulla.
Detta con l'inncienza che solo due bambini di sette anni possono avere.
Una promessa. 
Mantenuta.

Non...non può averlo fatto davvero.


L’uomo continua a parlare, dice qualcosa a proposito della disciplina  ma non lo ascolto più, mi limito a girare furiosamente Hunter  prendendolo per il braccio e a lanciandoli un’occhiata colma di rabbia.

Un secondo più tardi entrano dei pacificatori, lo afferrano, e lui cerca di divincolarsi, urlando. Lo immobilizzano e lo prendono a manganellate. 
Io resto paralizzata, non mi muovo, non ci riesco. Sento qualche tributo singhiozzare terrorizzato.

Hunter sta soffrendo. Per me. 
"Smettetela"- urlo e mi lancio su uno di quegli odiosi pacificatori, che senza troppa difficoltà, girandosi mi sbatte contro il muro.


Quel Mark interrompe la sua risata e ghigna: Abbiamo dei ribelli! La situazione si fa interessante.- 

I pacificatori lasciano Hunter. E con lasciano si intende lo sbattono per terra.  L'uomo in quel  momento dice: Più tardi vi verrà riferito ciò che stavo per dirvi, e riguardo a voi due...spero che abbiate imparato. - si gira e se ne va.

Hunter è lì, sanguina.
Vorre, vorrei andare lì e prenderlo a calci. Dargliene ancora, di botte. Ma che dico, corro da lui, non mi importa quanto faccia male. Non mi importa. 

Lo raggiungo. Mi lascio cadere sulle ginocchia e una fitta mi fa capire che mi sono giocata ogni possibilità di correre nell'arena. L'unica cosa che mi riesce, ma non mi interessa.

Prendo Hunter tra le braccia.
"Perché, perché sei così stupido?" penso.
Poso la mia testa sul suo petto. 
Tutti, ci guardano. 
Ci siamo fatti notare, bene.
Abbiamo appena firmato la nostra condanna a morte.
   
 
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