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Autore: Daisy Pearl    01/09/2014    1 recensioni
Finì di parlare e ansimò brevemente, come se avesse fatto una corsa infinita, lo sentii andare avanti e indietro e in qualche modo riuscii a immaginarmelo. Aveva un lungo abito bianco che si adagiava sul pavimento in pietra. La veste ondeggiava con eleganza e sembrava brillare di luce propria. Le lunghe ali erano spalancate sulle sue spalle, candide come il vestito e, a completarne la figura c’erano i classici boccoli oro che gli ricadevano sulle spalle con gentilezza. Potevo quasi vedere gli occhi azzurri come il cielo fissarmi attendendo che fossi in grado di alzarmi, in quel modo mi avrebbe potuta portare dove dovevo stare.
Mi avrebbe portata all’inferno.
- Questa è la storia di Mar e di Dave. Una storia di magia, tradimenti, colpi di scena, pazza, lucidità, amore. Bene e male si intrecciano in continuazione fondendosi in alcuni punti per poi separarsi. Il confine tra bianco e nero non è mai stato così invisibile.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gioco di...'
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Questa volta le note vanno messe d'obbligo all'inizio. Ho avuto un'estate movimentata, prima sono stata presa dagli esami e poi sono stata un mese all'estero, non ho quindi avuto il tempo necessario ad aggiornare. Ora ho un mese vuoto in cui spero di riuscire a leggere tutto ciò che ho di arretrato, ma sopratutto spero di riuscire a finire questa storia. Prima di tutto dovrò leggerla da capo e quindi penso mi ci vorrà del tempo. spero abbiate la pazienza necessaria a vedere finalmente questa storia conclusa!
Scusatemi davvero tanto per il ritardo e buona lettura!
Dasiy Pearl

 
CAPITOLO 27

“Myria!” sussurrai nuovamente quasi in un sospiro. Allungai la mano per sfiorare la statua. Non mi sembrava vero, dopo tutto quel tempo a sognarla lei era di fronte a me anche se non in modo reale. Era la cosa più vicina ad un incontro che avessi avuto con lei.
“Ferma, non la toccare!” la voce di Cyfer mi fece ripiombare bruscamente nella realtà. Abbassai la mano a pochi centimetri dalla pietra e la abbandonai lungo il fianco.
“Perché?” gli domandai quasi indispettita.
“Azioneresti un allarme in grado di buttare tutti giù dal letto!”
Cyfer si pose di fronte a me, mettendo il suo corpo tra me e la statua in modo tale da scoraggiare ogni altro mio tentativo di sfiorarla.
“Lei!”dissi indicando Myria con un cenno del capo “Cosa ci fa qui?”
Non riuscivo a spiegarmelo. Quella donna era stata nella mia testa senza esistere davvero, o almeno non esisteva da qualche secolo, e improvvisamente la ritrovavo scolpita di fronte a me.
“E’ sempre stata qui!” Cyfer mi prese il braccio e mi guidò tra i tavoli allontanandomi dalla figura scolpita. Mi lasciai trascinare, ma non riuscii a staccare gli occhi da essa come ipnotizzata.
“Perché?” non riuscivo a comprendere.
“La leggenda narra che lei sia la fondatrice della nostra società!”
“Myria?” domandai a mezza voce incredula.
Cyfer si bloccò e si voltò verso di me con sguardo colmo di sospetto.
“Come fai a conoscere il suo nome? Persino nella società in pochi lo sanno!”
“E come viene chiamata?”
“La proiezione del male. Lei si faceva chiamare così!”
“Dimmi di più!” lo esortai.
“Sono informazioni riservate!” Cyfer riprese a camminare.
“Andiamo! Quella donna è morta da almeno mille anni!”
“Come fai a sapere anche questo?” socchiuse gli occhi con fare indagatorio e mi fissò per un lungo istante senza proferir parola.
“Tu dimmi chi è questa donna e io ti dirò come conosco alcune cose sul suo conto!” ribattei prontamente riuscendo finalmente a staccare gli occhi dalla figura di pietra.
“Non stanno così le cose Mar, prima devi darmi una spiegazione. Sei a conoscenza di informazioni riservate, questo non migliora la tua posizione!”
Il tono professionale col quale aveva parlato di irritò.
“Allora parlami della mia posizione!” dissi pronunciando in modo glaciale l’ultima parola.
“Credo che tu la conosca già. Sei etichettata come ‘minaccia’, solo di recente come ‘collaboratrice pericolosa’. Il passo per tornare ad essere una minaccia non è poi così grande. Dimmi come sai queste cose!”
“Perché lei si faceva chiamare proiezione del male?”
Cyfer alzò gli occhi al cielo.
“Ho fatto una domanda. Rispondi e io risponderò ad una tua!”
“Questo non è un gioco Mar!” disse con una punta di esasperazione nella voce.
“Ti sembra che io voglia giocare?” il mio tono era serio, il mio sguardo fermo, forse fu questo che lo spinse a rispondere.
“Lei aveva fama di essere una strega potentissima alla sua epoca, una strega conosciuta sotto lo pseudonimo di ‘proiezione del male’. Tutti la credevano malvagia e lei si adoperava affinchè questa ideologia fosse diffusa e mantenuta. Lei voleva essere temuta, ma in realtà il timore le serviva come scudo e come copertura. Lei proteggeva il mondo dalla magia, ma non poteva rischiare che il mondo lo sapesse. Agiva nell’ombra e ha creato questa associazione perché l’opera proseguisse anche dopo di lei.”
In parte il racconto coincideva con quello che avevo visto in sogno in parte, soprattutto nell’ultima, stonava.
“Lei non proteggeva il mondo dalla magia, non ha mai reputato la magia qualcosa di pericoloso!” sussurrai.
“Cosa vuoi saperne tu?”
“L’ho sognata. Da quando Jasmine mi ha ridato i miei poteri io l’ho sognata ogni volta che chiudevo gli occhi. E’ così che ho visto una maledizione del tutto affine a quella di Dave. Lei si era ritrovata in una situazione simile con un ragazzo, Richard, e aveva cercato si salvarlo, di aiutare a controllarsi, ma non c’era riuscita!”
Gli raccontai brevemente i sogni, fino a giungere alla parte in cui entrava in scena Jasmine. Lui sbarrò gli occhi stupito, tuttavia stette ad ascoltarmi senza mai interrompermi.
“Non capisci?” sussurrai leggermente eccitata per quella rivelazione “E’ per questo che Jasmine sapeva dell’esistenza della vostra associazione. Lei ha conosciuto Myria, la teneva d’occhio! Ha sospettato che l’associazione fosse sopravvissuta a lei, e aveva ragione!”
Rimasi per un attimo senza fiato. Vedendo Myria lottare per la vita di Richard e contro Jasmine mi aveva fatto crescere una sorta di ammirazione nei suoi confronti, quella ammirazione in quel momento aumentò a dismisura. Quella donna era stata un genio. Aveva programmato tutto, aveva fatto in modo che la sua opera non fosse inutile, le due idee sulla magia creativa e il suo nobile scopo dovevano sopravvivere. Aveva votato tutta la sua vita a quello scopo eppure qualcosa era andato storto. L’agenzia esisteva ancora, ma lo scopo era mutato ed ero piuttosto certa che nessuno degli agenti aveva mai sentito parlare di Magia creativa, il vero filo rosso del pensiero di Myria. In qualche modo sentivo di doverle rendere giustizia.
“Eppure sbagliate. Voi volete proteggere il mondo dalla magia come se la magia fosse qualcosa di terribile e sbagliato, questo non era quello che voleva lei. Lei insegnava a domare la magia, a controllarla. Era una specie di infermiera in questo campo. Prendeva uomini mutati dal potere, uomini che non avrebbero potuto avere una vita normale, persone che sarebbero state pericolose per loro stessi e per l’umanità intera e li educava. Faceva in modo che essi potessero controllare il loro potere o che potessero usarlo senza combinare danni. Lei studiava la magia, ma non per riprodurla, solo per capire su cosa doveva agire quando insegnava come controllarla!”
“Non lo so Mar. Non è così facile credere alle cose che escono dalla tua bocca.”
Lo ignorai.
“Avete dei sui scritti in questa biblioteca?”
“Credo di si, ma…”
Mi illuminai “Allora è lì che dobbiamo cercare. Lei ha già visto una maledizione come quella di Dave e anche se non è riuscita a far nulla lei l’ha studiata!”
Rammentai il volto di Myria corrucciato mentre contava le pulsazioni di Richard e annotava il tutto. “Con quegli appunti in mano forse potremmo trovare una soluzione al problema!”
Improvvisamente la speranza mi riempì l’anima facendomi gioire. Forse Myria non aveva trovato il modo di fronteggiare il problema di Richard, ma questo non voleva dire che non dovessi riuscirci nemmeno io.
“Quelle sono zone riservate. Sono delle specie di relique. Non posso portarti lì!” Cyfer era categorico.
“Cyfer!” mi misi di fronte a lui con lo sguardo deciso “Per una volta fidati di me!”
Sapevo anche io che quelle parole erano strane se pronunciate da me, eppure sperai che questo bastasse a farlo cedere.
Lui sospirò e si diresse verso il computer più vicino lanciandomi di tanto in tanto qualche occhiata, come per tenere d’occhio i miei movimenti.
“Non si accorgeranno che sei entrato nel computer?” dissi avvicinandomi ad esso e stupendomi dei bassi sistema di sicurezza che c’erano in quella biblioteca.
“Può sembrarti strano, ma questo posto non è molto custodito. Infondo è inutile. Pochi di noi cercano sui libri. Internet permette un rapido accesso a server protetti come quello della cia o dei servizi segreti internazionali. Abbiamo degli haker molto esperti che si occupano di ciò. Quindi questi computer non sono molto sorvegliati, comunque sono capace di rendermi invisibile!”
“Sei anche tu un haker?” domandai sorpresa.
“No, ma è stato parte della mia formazione!”
“Quindi siete tutti haker?”
“Solo io, tra gli altri agenti!”
“Come mai questo trattamento privilegiato?” mi poggiai al mobile sul quale si trovava il computer e lo osservai con interesse.
“Perché dovevo essere il migliore!”
“Perché TU?” pronunciai il ‘ tu’ con forza. Lui distolse lo sguardo dallo schermo ed i suoi occhi incontrarono i miei. Sospirò.
“Perché sono figlio del presidente!”
Rimasi un attimo spiazzata dalla rivelazione.
“Sei figlio di Dush? Non vi somigliate affatto!” commentai.
“No. Dush non è il presidente. Il presidente è colui che mette i soldi e che in parte manda avanti la baracca, insieme agli altri azionisti minori!”
“Intendi dire che altre persone sanno dell’esistenza di questo posto? Persone che non sono agenti?”
Cyfer sorrise tornando a concentrarsi sul computer.
“Ti stupiresti se sapessi quanta gente sa di tutto questo!”
Mi venne da ridere. “Per fortuna che si trattava di una società segretissima!”  mimai le virgolette attorno all’ultima parola con le dita.
“Tutti coloro che sanno della sua esistenza preferirebbe morire piuttosto che divulgare i segreti. E chi non è disposto a farlo subisce comunque questa fine!”
“Ah! Come siete cruenti!” ironizzai. Cyfer mi ignorò. “E come mai io e Dave abbiamo saputo della vostra esistenza?”
“In parte perché così è stato deciso dal consiglio, in parte perché tu sei un’impicciona!”
“E come mai non sono ancora morta?” lo dissi con fare provocatorio, avvicinandomi a lui con grazia.
“Perché, hanno deciso loro che tu dovessi sapere!”
“Per loro intendi dire il consiglio diretto dal tuo papà?” lo scimmiottai.
Cyfer sbuffò.
“Non avrei mai dovuto dirlo!”
“Ma l’hai fatto!” constatai divertita dalla sua reticenza nel parlare di quell’argomento. Grazie alle informazioni che mi aveva appena dato compresi che quell’associazione era molto più estesa di quanto pensassi. Myria aveva creato un essere vero e proprio, del tutto indipendente dalla sua volontà originaria.
“Andiamo!” disse Cyfer cambiando discorso e prendendomi il polso. Lanciai un’ultima occhiata a Myria prima che ci reimmergessimo tra gli scaffali. Proseguimmo in silenzio per diversi minuti finchè non raggiungemmo nuovamente la parete che segnava la fine dell’enorme spazio che conteneva la biblioteca. Dinnanzi a noi c’era una porta. Cyfer tirò fuori dalla tasca una tessera e la passò in un incavo vicino alla serratura. La porta si aprì con un sonoro rumore e un attimo dopo fummo al suo interno.
Dapprima non vidi nulla, la stanza era completamente immersa nel buio, poi pian piano le luci, una dopo l’altra si accesero rivelando un’ampia stanza rettangolare. La temperatura era di gran lungo minore rispetto a quella esterna e mi ritrovai a stringere le braccia al corpo per tenermi al caldo. C’erano teche al posto degli scaffali. Decine di teche contenenti al loro interno libri dall’aspetto molto vecchio. Davano l’impressione di sgretolarsi se solo fossero stati toccati. Al centro della stanza c’era un computer che entrava in netto contrasto con l’ambiente. Prontamente Cyfer si diresse verso il macchinario.
“Non usiamo i libri?” domandai perplessa.
“Come ti ho già detto, sono delle relique e non possiamo toccarli senza l’utilizzo di guanti appositi e senza una strumentazione adatta. Tutti i libri sono stati convertiti  in pdf e si trovano su questo computer!”
“Ci metteremo secoli usando il computer!” sbottai.
“Ti sbagli!” ribattè con sicurezza Cyfer mentre digitava varie password sulla macchina.
“Sai quanti anni aveva il libro ‘Gioco di sguardi’?” domandai senza aspettarmi una risposta “Mille! Eppure sono riuscita a maneggialo e a leggerlo senza distruggerlo!”
Cyfer si fermò un istante e mi lanciò una lunga occhiata.
“Questo non è propriamente vero!”
Effettivamente io avevo distrutto quel libro, ma perché la situazione lo richiedeva, non perché ero stata maldestra o perché il volume era in pessime condizioni.
Alzai gli occhi al cielo  cercando qualcosa di intelligente con cui ribattere.
“Mar, vieni a vedere!”
I miei pensieri furono interrotti dalla voce eccitata di Cyfer. Mi avvicinai allo schermo e lessi con lui ciò che vi era scritto.
Erano dei dati. Numero di pulsazioni, sintomi, comportamento. Tutto era sotto il nome di Richard.
“Come hai fatto a trovarlo così rapidamente?” domandai facendo scorrere gli occhi sulla scrittura fluente di Myria.
“Ho inserito la parola Richard come parola chiave! Te l’ho detto che sarebbe stato più semplice a computer!”
Non ribattei e mi limitai a leggere qualche altra riga. Nelle pagine successive, oltre allo studio dei comportamenti del ragazzo, Myria aveva inserito anche i possibili metodi di cura. Erano descritti con grande precisione, quasi simile a quella che un medico usa con il paziente, eppure la sua scrittura si faceva sempre più frettolosa ad ogni pagina che leggevamo. Ogni possibile cura si era rivelata inutile.
Aveva provato prima cercando di individuare in lui la fonte del male. Aveva dunque cercato di neutralizzarla prima e di estrarla poi. Non ci riuscii, l’unico modo era sacrificare il suo potere per poterlo fare e all’inizio non credeva di dover arrivare a tanto.
Inseguito aveva provato ad insegnare a Richard la magia creativa e lui sembrava averla imparata piuttosto bene, questo finchè non aveva ucciso ancora. Rammentai il sogno in cui Richard aveva ucciso un bambino e un vecchio, ricordai la rabbia di Myria e di come l’aveva addormentato.
Dopo di che aveva provato a controllare lei stessa il potere dentro Richard, come entità esterna, ma non riusciva a farlo sempre.
Questo passaggio mi incuriosì. Myria non diceva come faceva a controllare Richard, non nello specifico, ma dovevo cercare di capire qual’era il metodo da lei utilizzato perché forse Jasmine ne usava una simile.
Rimanemmo a studiare quei paragrafi per diversi minuti, ma non trovammo alcun metodo chiaro. Non mi fu difficile immaginare Myria che usava la magia creativa per controllare Richard, forse era quella la ragione per la quale non aveva scritto alcun procedimento, infondo il procedimento non esisteva. Si trattava di pura creazione.
Mi allontanai dallo schermo sempre più provata da tutto ciò.
Nulla.  In quel dannato libro non c’era assolutamente nulla. Nemmeno la magia creativa era riuscita nell’intento di liberare Richard dal potere inserito in lui. L’unica altra opzione sarebbe stata la stessa alla qual era giunta Myria quasi un millennio prima: dovevo estrarre da Dave il potere, far in modo che il mio potere stesso facesse da collante e racchiudere il tutto in un libro. Era già stato fatto, avevo osservato quella scena e sarei stata in grado di riprodurla. Avrei sacrificato il mio potere per salvare Dave, ma questo non avrebbe risolto le cose. C’era ancora Jasmine in circolazione e la maledizione che aveva inflitto alla famiglia di Dave.
“Non c’è nulla!” sbottai portandomi le mani alla testa. Mi ero illusa che le cose si sarebbero sistemate. Avevo una via d’uscita, un piano, ma tutto ciò si stava sgretolando proprio sotto le mie dita e io non potevo far altro se non chinarmi e raccogliere i pezzi cercando disperatamente di rimetterli insieme.
“Ci sono dei dati, riusciremo a curarlo!” commentò fiducioso Cyfer facendo scorrere la rotellina del mouse sotto il dito indice.
“No, Cyfer. Lei non c’è riuscita. Myria era una donna intelligente, capace, dotata di grande fantasia. Lei non è riuscita a fare nulla per Richard! Ha dovuto asportare la magia. Ammesso che io riuscissi a fare ciò che ha fatto lei, come mi potrei sbarazzare di Jasmine? Lei ci impedirà con tutte le sue forze di prendere Dave! Non abbiamo possibilità!”
Dirlo mi spiazzò. Erano cose che già pensavo, ma finchè rimanevano nelle mia mente in qualche modo non erano reali. Dire tutto ciò ad alta voce fu come ricevere un pugno nello stomaco, uno schiaffo in faccia. Ne rimasi sconvolta anche se non me ne stupivo.
 Posai la schiena al muro e piegai le gambe finchè non arrivai a sedermi per terra. Piegai la testa indietro e mi posai contro il muro freddo guardando con sguardo assente il soffitto di quella stanza.
“Jasmine non è così forte come fa credere. L’ha detto lei stessa! Possiamo batterla! Ci sono centinai di agenti addestrati pronti a fronteggiare una questione del genere!”
“Centinai di agenti che non sono riusciti a fermarla la prima volta. Centinaia di agenti che non sono riusciti nemmeno a fermare me!” la mia voce si incrinò mentre continuavo a fissare la parete sopra di me.
“Abbiamo te. Sai usare una forma di magia potente!” Cyfer si alzò dalla sedia e venne verso di me.
“E se bluffasse? Lei stessa si è definita una prestigiatrice, e se mi avesse solo fatto credere di essere meno forte di me!”
“Eri in punto di morte, perché avrebbe dovuto bluffare?”
“Perché un prestigiatore non rivela mai i propri trucchi. Forse voleva solo infierire!” dissi con un filo di voce.
“O forse lei tende ad esaltarsi definendosi una prestigiatrice!” ribattè lui sedendosi di fianco a me.
“Ma quale certezza abbiamo noi?” scossi la testa prima di guardarlo. Era seduto come me, le spalle al muro, le gambe rannicchiate vicino al corpo. Era strano vedere Cyfer in quella posizione. Per la prima volta lo vidi come una persona normale e non come l’agente che mi stava alle costole.
“Non ne abbiamo nessuna! Possiamo solo tenerla d’occhio!”
“Se riuscissimo a trovarla!” aggiunsi sempre più sconsolata.
“Senti Mar. A noi insegnano che ogni situazione, per quanto pessima e irrisolvibile possa apparire, ha sempre una soluzione. Magari ci metteremo anni a trovarla, o magari avverrà tra cinque minuti, ma non bisogna arrendersi. Se un’agente si arrende è finita.”
“NOI NON ABBIAMO TEMPO!” urlai presa da uno scatto d’ira “Non ne abbiamo!” ripetei mentre la voce si incrinava. Odiavo farmi vedere da lui in quello stato.
Posai la testa sulle ginocchia per non fargli vedere le lacrime che avevano preso a fuoriuscire dai miei occhi.
“Ce la faremo Mar!”
“E’ colpa mia, capisci?” le parole mi uscirono dalle labbra quasi soffocate, ma non riuscii né a frenarle né a controllarle.
“Io sono caduta nel tranello di Jasmine. Ho accettato il potere che voleva darmi, ho collaborato con lei. Le ho portato Dave. Le ho ceduto il potere quando le serviva per ridare vita al libro. Avrei potuto combattere, come ha fatto Alan. Avrei potuto oppormi, essere fiera di me stessa, perseguire un ideale, l’ideale del libero arbitrio. Potevo scegliere. Ogni scelta che ho preso è stata sbagliata!” allontanai il viso dalle ginocchia e lo guardai. Lui stava in silenzio accanto a me, ad ascoltarmi. Le nostre braccia si sfioravano e improvvisamente non mi vergognavo più a piangere. Mi vergognavo per ciò che avevo fatto, per la mia stupidità, le lacrime e l’umiliazione erano una giusta punizione, anche se forse non era abbastanza per redimermi. Per fare quello avrei dovuto salvare Dave, dovevo mettere a posto tutto quel casino che io stessa avevo creato, ma come potevo ridare la vita a delle persone che l’avevano persa a causa mia. Non potevo più tornare indietro. Mi ero distrutta con le mie mani.
“E’ colpa mia! Tu e Alex avete sempre avuto ragione. Ero divorata dall’odio e dal desiderio di vendetta  di potere. I miei sensi si sono annebbiati così facilmente! Sai…” dissi accennando un sorriso “Dave ad un certo punto è riuscito a resistere alle illusioni provocatogli da Jasmine. Lui è riuscito a vedere la realtà. Io non ci sono riuscita. E lui morirà per questo!”
Dovetti fermare il mio monologo a causa del pianto. I singhiozzi mi squassavano il torace, mi pulsava la testa eppure non volevo smettere. Sentivo che tutto quello era giusto.
“Mar! Mar, ascoltami!” una mano mi strinse con decisione un braccio, mentre l’altra scivolò sotto il mio mento. Con una leggera spinta Cyfer sollevò la mia testa in modo tale che lo guardassi negli occhi. Si era spostato. In quel momento era accovacciato di fronte a me.
Posò la fronte sulla mia e non distolse nemmeno per un istante gli occhi dai miei.
“Non credo sia colpa tua!” disse in un sussurro. Il suo respiro caldo entrò a contatto col mio viso bagnato dalle lacrime facendomi rabbrividire leggermente.
“Credo che Jasmine potesse convincervi in un milione di modi a collaborare con lei. Probabilmente vi avrebbe rapiti, torturati, oppure avrebbe ucciso una ad una le persone alle quale volevate bene!”
“Ma io…” cercai di obiettare.
“Anche se tu vuoi negarlo, voi del bene a qualcuno. A Dave ad esempio. Ti sei affezionato a lui, come anche ad Emily.”
“Non è così!” sussurrai.
Lui fece scivolare un pollice sul mio viso accarezzandolo dolcemente.
“Vi avrebbe costretti a collaborare. Ho visto Jasmine, non è una donna disposta a frenare i suoi piani per qualche piccolo intoppo. Lei vuole arrivare fino in fondo ed ogni metodo è concesso. Tu hai reso le cose solo meno dolorose, sia per te che per Dave!”
“Non è vero!” singhiozzai.
“Lei avrebbe lo stesso trasformato Dave in un mostro, faceva parte del suo piano fin dall’inizio!”
Strinsi i denti “Se io non avessi accettato di riavere il potere non avrei mai ricordato il libro, non lo avrei mai riscritto e non avrei mai preso l’accordo con lei!” la mia voce era poco più di un sussurro, la mia vista era sfocata a causa delle lacrime e la testa mi rimbombava.
“Poteva portarti in punto di morte, Mar. A quel punto avrebbe potuto metterti dentro tutto il potere che desiderava. Avrebbe fatto lo stesso con Dave e poi vi avrebbe costretti a scrivere il libro!”
Rimasi in silenzio osservando i suoi occhi così vicini ai miei. Mi tranquillizzai ascoltando il ritmo regolare del suo respiro e le sue parole calme e rassicuranti.
“Perché dici queste cose? Tu non ti sei mai fidato di me. Come puoi credere che io non sia colpevole?”
“Mi sbagliavo Mar. Tu mi hai salvato la vita e mi hai mostrato di essere una persona in grado di prendere decisioni giuste. Hai avuto un passato insolito che ti ha reso quella che sei, ma nemmeno questa è una tua colpa. Ti sono stati insegnati ideali e valori che per la società sono sbagliati, ma tu ci sei cresciuta in questo modo. Il tuo modo di ragionare è diverso dal mio, ma è frutto di un’infanzia insolita. Non è colpa tua. Tu sei in un certo modo, sei ambiziosa, egoista, sfacciata, insolente, eppure quando è servito sei stata in grado di prendere la decisione giusta!”
Mi raddrizzai un po’.
“Ma quante decisioni sbagliate ho preso prima di quella giusta?” la mia voce era ferma, le lacrime si erano arrestate.
“Chi non commette errori?” nuovamente mi accarezzò il viso.
“Hai mai commesso errori che hanno fatto perdere la vita a delle persone?”
“Col lavoro che faccio Mar? Sì, è successo. Ma non sei tu la causa di tutte quelle morti!”
“Ma quelle decisioni le ho prese ugualmente!”
“Sei stata ingannata!”
Non trovai nulla con cui ribattere. Sentii il peso della colpa sparire gradatamente dalle mie spalle e mi sentii improvvisamente più leggera.
“Sono stata tanto stupida da cascarci!” sussurrai.
“Anche se non fossi stata così stupida, lei avrebbe ottenuto ugualmente quello che voleva!” sorrise e anche le mie labbra si incurvarono leggermente verso l’alto.
“Grazie Cyfer!” rimasi io stessa stupita da quelle parole, ma nel pronunciarle mi resi conto che erano vere.
“Non l’ho fatto per te!” disse senza smettere di sorridere. Le mie labbra si incurvarono sempre di più.
“Ah no? E perché lo avresti fatto allora?”
Lui fece l’espressione di chi la sa lunga.
“Credo che sia perché il senso di colpa ti stava fiaccando, Marguerite Jones. Non eri più ambiziosa, non eri più produttiva, non eri la donna che ho conosciuto. Per salvare la situazione mi serve la ragazza determinata, quella che non si ferma di fronte a nessun ostacolo, quella sicura di se che è riuscita a mettere nel sacco un’intera associazione di agenti ben addestrati!”
“Te compreso!” precisai leggermente divertita. Il suo volto si avvicinò ancora di più al mio.
“Mi serve la ragazza che prendeva tutto come un gioco, perché quella ragazza… quella sì che sapeva come vincere!”
“Mi hai sempre detto ‘questo non è un gioco, Mar’, perché dovresti rivolere quella ragazza?”
“Perché forse questo è un gioco. Jasmine sta facendo le sue mosse e noi stiamo continuando a saltare i turni. Se ti fai sotterrare dal senso di colpa lei vincerà senza nemmeno un tentativo da parte nostra di fermarla. Lei vincerà a questo gioco e noi nemmeno avremo giocato. Dobbiamo rischiare Mar! Non sappiamo se avremo successo o meno, non sappiamo quali informazioni utilizzare e quali no, non sappiamo nulla, ma dobbiamo tentare! Dobbiamo giocare questa partita e mi serve la giocatrice che eri prima. Mi servi tu, la vera te stessa!”
Mi morsi il labbro inferiore sorridendo. Lo feci come un gesto naturale senza doppi fini eppure notai che lo sguardo di Cyfer si era posato sulla mia bocca. Sentii che stava trattenendo il respiro, dopotutto eravamo così vicini. La mia mano raggiunse il suo torace, posandosi su di esso con dolcezza, a palmo aperto.
“Il tuo cuore batte più velocemente!” sussurrai quasi sorpresa dalla cosa.
Lo vidi deglutire, ma non disse una parola.
Fece scivolare una mano dietro la mia nuca e mi spinse verso di se. Il breve spazio che separava le nostre labbra venne riempito e la mia pelle toccò la sua.
Trattenni il respiro per un istante mentre aprivo leggermente le labbra per baciarlo. La sua lingua sfiorò la mia con passione portando all’interno della mia bocca anche un po’ delle lacrime che ancora c’erano sul mio viso. Fu un bacio salato che ci scambiammo con trasporto.
Il viso di Dave mi apparve come una visione, ma cercai di tenerlo lontano. Non avevo bisogno di lui per sapere che quello che stavo facendo era sbagliato, ma sapevo anche di dover sbagliare. Dovevo allontanare la mente da Dave, da Jasmine, dal senso di colpa e da tutte le cose terribili che erano successe. Dovevo farlo se volevo tornare ad essere io, la Mar determinata, la Mar forte. L’affetto che provavo per Dave avrebbe fatto da freno e, indubbiamente mi avrebbe portata a sentirmi in colpa nuovamente.
Dovevo essere forte e il modo più veloce che conoscevo per esserlo era allontanare da me tutti i sentimenti che mi facevano crollare. Lo stavo rifacendo per l’ennesima volta. Stavo ricucendo le ferite della mia anima, stavo ricostruendo la mia armatura, ma quella volta c’era qualcosa di diverso. Non lo stavo facendo per me, non era per egoismo, per vendetta o per il bisogno di avere del potere, lo stavo facendo perché dovevo essere un soldato in quella battaglia. Dovevo sacrificare i miei sentimenti per essere forte ed essere in grado di trovare la soluzione che disperatamente stavamo cercando. Lo stavo facendo per tenere in vita Dave, lo stavo facendo perché era necessario.
La vecchia Mar sarebbe rinata più splendente di prima, ma questa volta sarebbe stata una Mar nobile, non una persona meschina pronta a sfruttare gli altri per far star meglio se stessa.
Per Dave, per tutte quelle vite che ancora potevo salvare.
Immersi le mani nei capelli di Cyfer e lo spinsi all’indietro, cadde dolcemente con la schiena contro il pavimento e io caddi insieme a lui. Ci baciammo a lungo mentre le nostre mani correvano, l’uno sul corpo dell’altra, esplorandoci. I pensieri scivolarono via presto dalla mia mente sostituiti dall’eccitazione e dai respiri accelerati, dal sudore che si stava formando sui nostri corpi ormai nudi e da parole di piacere sussurrate in quella stanza che era considerata piena di relique.
Mi lasciai andare, feci scivolare via tutto, mi persi in quel vortice di passione pura mentre i nostri movimenti si sincronizzavano. Le mie dita correvano sulla pelle di Cyfer, tracciavano i contorni dei suoi muscoli ben definiti. Le sue braccia mi stringevano con forza e desiderio e io mi sentii in pace col mondo intero, mi sentii bene con me stessa per la prima volta dopo tanto, troppo, tempo.
   
 
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