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Autore: Marty Andry    01/09/2014    1 recensioni
"Succedeva nei film e succedeva nella vita di tutti i giorni. La gente si prendeva quello che voleva, si aggrappava alle coincidenze e ci tirava su un'esistenza" 
Londra, anni '50 
Pearle Marwson conosce la felicità, l'amore puro, la gioia di diventare madre. Costruisce una famiglia, tutto procede per il verso giusto, fino a quando una visita inaspettata non turberà per sempre la sua esistenza. Riuscirà la donna a non cadere sotto il peso della disperazione? Capirà, quando ormai tutto sembra lontano nello spazio e nel tempo, che tutto scorre sul piano inclinato della vita? 
Londra, 2010 
Alan, Marion, Pablo e Natascia. Quattro ragazzi ed un filo rosso che li unisce, inconsciamente. Frasi non dette ed incongruenze. Intuizioni. Verità.
<< I tuoi occhi non mi hanno tradita, Pearle. >> 
Genere: Angst, Mistero, Thriller, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Però, Pablo non aveva ceduto. Senza dare spiegazioni, la mattina seguente si era recato nella biblioteca non molto distante dal suo appartamento nella zona sud di Londra.
Quel luogo era quasi stato la causa della sua chiusura interiore degli ultimi due anni quando, con la sorella, aveva lasciato la Catalogna dove vivevano i suoi genitori. Doveva trovare una soluzione, in quanto amava studiare ed il suo inglese era ancora scarso, nonostante lo avesse studiato come lingua straniera nella sua scuola spagnola. Di questa sua inclinazione allo studio Alan ne era non poco sprovvisto, dato che ogni anno "lottava" per uscire indenne dalla maggior parte delle verifiche finali, mantenendo sempre la sua aria da falso presuntuoso e, in tali di circostanze, quasi di un reduce di guerra.
Alan, al contrario di Pablo che cercava di circondarsi di gente per non tuffarsi nei libri, aveva un carattere schivo, talvolta eclettico,  che lo spingeva ad avere pochi amici. Ma era gentile ed aveva, come spesso lui stesso diceva, una forte allergia alle ingiustizie. Voleva diventare un giornalista, per denunciare quanto male era radicato nel cuore dell'uomo e cercare di ricostruire un mondo migliore. Iniziava da piccoli tasselli: insegnava a leggere e scrivere ad un'anziana analfabeta del suo condominio, faceva fare lunghe passeggiate ai suoi nonni e ai loro amici nella casa di riposo e, ultima ma non meno importante, aveva insegnato a dei ragazzini che torturare Pablo non era un bel passatempo.
Il catalano uscì di casa, senza accorgersi che la pioggia era più violenta di quanto avesse creduto e  aveva probabilmente rovinato il weekend di molti ragazzi. Ma lui non aveva di meglio da fare, così indossò l'impermeabile verde, artigliò il manico dell'ombrello, rotto, con due aste che, quasi per anticonformismo, non seguivano l'ordine preciso delle altre e si diresse con passo sostenuto verso la biblioteca della signora Muffers.  
Pablo arrivò all'edificio con i bordi dei pantaloni completamente fradici. Con le nocche delle dita bussò al vetro smergliato della porta di legno scuro. Spiò dalle finestre rettangolari e constatò che all'interno la luce era accesa, perciò la signora Muffers era sicuramente dentro. Sentì qualcosa cigolare e notò la maniglia che si piegava. La figura tarchiata della donna apparve in controluce, con un braccio steso lungo il fianco destro. 
<< Paul! >> disse << Entra o ti bagnerai. >>
<< Pablo, signora Muffers. E comunque lo sono già. >> replicò.
<< Vieni, vuoi una tisana alla valeriana? >>
<< Valeriana? Ehm...No, grazie. Ho appena fatto colazione e... >>
<< Siediti alla scrivania che ora arrivo. >>
Cercare di rifiutare con la signora Muffers era praticamente impossibile. Considerava i frequentatori più assidui alla stregua dei suoi nipoti, e in men che non si dica ti ritrovavi con lo stomaco pieno ed un buon libro a tenerti compagnia.
L'ambiente era illuminato da una luce fioca, che proveniva a dei lampadari dai cappelli ondulati sotto cui vi erano lampadine offuscate dalla polvere. Dietro la scrivania vi erano file e file di alti scaffali traboccanti di libri suddivisi per genere. La scrivania che aveva davanti era poco più grande di un banco di scuola, in legno scuro coperto da un centrino verde, su cui poggiava una lampada stile liberty.
<< Rileggi David Copperfield? >> chiese Pablo mentre la donna poggiava il vassoio di legno intagliato sulla scrivania. 
<< Il mio secondo marito, lo sai. >> sorrise.
<< Siamo a quota trentasette? >>
<< Trentotto, tesoro. >>
<< Male, sto perdendo colpi. >>
Pablo prese con entrambe le mani la tazza con la tisana. La signora Muffers sembrava avere una tazza per ognuno. La sua era generalmente bianca con delle violette che sembravano dipinte ad acquerello. Portò la bevanda alle labbra e, soffiando lievemente, ne bevve un sorso. Una sensazione di forte calore invase lo stomaco e chiuse gli occhi, passando la lingua sulle labbra.
<< Cosa devi prendere, Paul? >>
<< Pablo. >> la corresse.
<< Appunto, Paul. >>
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
<< La tua vita sociale è in decadenza? Oppure hai bisogno di imparare qualche danza russa? >>
 La donna abbozzò un sorriso, sistemando la nuvola bianca sulla sua testa.
<< C'entrano draghi. >>
<< Ti stai dando alla letteratura anglosassone, ora? Passi da un estremo all'altro, eh? >>
Pablo non poté più trattenersi e scoppiò a ridere, riversando un po' della bevanda  nella tazza.
<< No, signora. Credo abbia qualcosa a che fare coi blasoni. >>
<< Dovrei saperne qualcosa, sangue scozzese  non mente. >> disse fiera.
<< Così scozzese da avere una croce celtica collo? >> notò Pablo.
<< Mi smascheri presto, ragazzo. Comunque era della mia trisnonna, passa ad ogni primogenita della famiglia. >> 
Prima che iniziasse a raccontare la sua storia, Pablo intervenne.
<< Lei conosce qualche famiglia che riporta il drago come simbolo? >>
<< Ce ne saranno centinaia, per non dire migliaia. Non ti converrebbe impelagarti in vane ricerche. >>
<< Mi affido al suo buon cuore scozzese, allora. Grazie, signora Muffers. Buona giornata. >>
<< A presto, Paul. >> lo salutò.
Pablo si arrese, non provò più a correggerla. Riprese l'impermeabile e l'ombrello e uscì dalla biblioteca. Tastò con la mano libera ma bagnata le tasche dell'impermeabile, cercando il cellulare, senza successo. Vide una cabina telefonica rossa che spiccava nella tormenta sull'altro lato della strada. La foschia celava ogni cosa e la distanza tra i due marciapiedi sembrava essersi triplicata. Avvistò i fari di una macchina che si dirigevano verso di lui e si catapultò correndo alla cabina. 
In fretta compose il numero di Alan e attese.
<< Pronto? >> rispose il ragazzo con voce ansimante.
<< Alan, sono Pablo. Senti, oggi son... >>
<< Dove diamine sei finito?! >>
Era furioso.
<< È tutta la mattina che ti cerco! >>
<< Ero andato in biblioteca per cercare qualcosa sul drago, ma ne ho ricavato soltanto una tisana alla valeriana. >>
<< Te l'avevo detto che non avresti trovato nulla. >> rispose orgoglioso.
<< Ma cosa ti è successo? >>
<< Questa mattina verso le quattro mi ha chiamato Marion, disperata. >>
<< Ha scoperto che il suo gatto è maschio? >>
<< Fai poco lo stupido. >> lo rimproverò << Il suo criceto ha un piccolo marchio sulla pelle. >>
<< E dunque? Qual è il problema? È una cosa normalissima. >>
<< Non quando c'è di mezzo un drago. >>
<< Cosa?! >> urlò Pablo esterrefatto.
<< Stasera dormiremo da lei e potrai ammirare l'opera che un certo Tancloy Zeph le ha lasciato. >>
  
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