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Autore: Birbi_alex    01/09/2014    6 recensioni
"- io non sono esattamente.. il ragazzo ideale, insomma ti punzecchio sempre, ti rincorro, ti faccio il solletico, ti faccio degli scherzi.. - cominciò a elencare anche lui strappandomi una risatina a ogni frase, portandomi a stringermi maggiormente alle sue spalle in un lieve abbraccio.
- e io non faccio lo stesso, scusa? - sbottai a quel punto per fargli capire il succo del discorso e riuscendo anche a zittirlo tanto che si girò verso di me confuso.
- il punto è che.. che non vorrei nient'altro se non quello che ho già. Anche io ti prendo a pesci in faccia a volte ma tu dovresti sapere che scherzo, che ti amo comunque - sussurrai riuscendo a vedere un sorriso emozionato tirarsi sul suo viso finché alle ultime parole agganciò gli occhi ai miei felice, guardandomi in un modo che avrebbe potuto bucarmi l'anima.
Qualcosa gli attraversò lo sguardo, quel qualcosa che compariva ogni volta che gli dicevo quelle due paroline importanti, poi come se non potesse farne più a meno si allungò verso di me posando le labbra sulle mie con ardore."
Questa FF è il seguito di "You're different than other else" ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1082168&i=1 )
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 44

 
Continuai a osservare attenta lo sguardo corrucciato di Niall perso a fissare le quattro carte che stringeva segretamente tra le mani, come stavo facendo anche io e Harry alla mia sinistra entrambi ad aspettare la mossa del biondo.
Eravamo seduti in cerchio sopra il loro letto matrimoniale e io avevo i cuscini alle spalle, stretta con le gambe tirate al petto mentre gli altri due erano molto più comodi con la scusante che fosse casa loro.
Harry in particolare indossava una larga maglia chiara dalle maniche a tre quarti e sotto teneva solo i boxer neri, non che potesse interessarmi, mentre l’altro mio amico aveva dei vecchi pantaloncini da basket rossi e il torso nudo dato il calore proveniente dal balcone socchiuso.
Era il 27 Giugno, quasi tre settimane dopo il mio incidente che mi costava ancora diverse pomate e controlli, e faceva più caldo del solito, allora io e i due al mio fianco avevamo accantonato l’idea di uscire sotto il sole ed eravamo rimasti in casa a scherzare.
Harry mi aveva prestato dei pantaloncini che Nicole doveva aver dimenticato lì un giorno e mi ero tirata su i capelli in una coda alta, attenta a non toccare la piccola cicatrice sulla nuca che tenevo nascosta dietro le ciocche lunghe.
- Niall, su – borbottai quando il ragazzo assorto non aveva ancora scelto che carta giocare sopra il mazzo che tenevamo al centro del materasso, facendo ridacchiare l’altro dalle labbra a cuore.
- un attimo, non mettermi fretta – commentò con estrema calma muovendo gli occhi azzurri a scrutare le diverse figure e per un attimo pensai quasi che potessero essere riflesse dalle sue iridi, ma data la situazione sconveniente non mi sforzai di controllare.
- stiamo giocando a Uno, idiota! Butta una carta e basta – se ne uscì Harry contagiandomi nel suo umorismo, portandomi a ridere sommessamente meritandomi una brutta occhiata dal mio amico.
- okay signor saputello, tieni questa – lo scimmiottò scegliendo un “più quattro” che fece sbuffare il suo coinquilino e causò un’altra mia risata spensierata, felice di essere passata da loro quel mattino anche se stavamo giocando a un gioco infantile ma classico.
Erano state delle settimane impegnative a causa del recupero per il ricovero e i vari accertamenti e Zayn non mi aveva tolto il fiato dal collo un attimo, mi aveva sempre accompagnata praticamente ovunque e si era assicurato di riportarmi a casa la sera dopo il lavoro.
Lo capivo, gli avevo fatto prendere un bello spavento e sapevo che volesse solo essere certo che non avessi giramenti di testa o malori, ma da qualche giorno l’avevo pregato di lasciarmi più spazio e dopo un iniziale diverbio l’avevo convinto.
Avevo dovuto preparagli la cena che era stata interrotta dal mio incidente e anche un bel discorso, ma sin dal primo momento avevo capito che si sarebbe fidato di me a patto che stessi attenta.
- zucchero stasera cosa fai? – esordì Niall quando fu il mio turno e io mi sbrigai a scegliere una carta blu, mettendo un tre sopra il mazzo nello stesso momento in cui lui si allungò a darmi una pacca sul polpaccio per catturare la mia attenzione.
- sei arrivato un po’ tardi per chiedermi di uscire, ormai il tuo momento è passato – borbottai con sarcasmo prendendo in giro la sua domanda e facendo sghignazzare l’altro oltre le numerose carte che teneva tra le mani grandi.
- io non sono arrivato tardi ma non mi hai voluto lo stesso, spiegami – se ne uscì quindi Harry prontamente strappandomi un ghigno contenuto e uno sguardo stanco, chiedendomi perché mi fossi osata di fare battute con loro due nei paraggi pronti a ribattere senza problemi.
Scossi il capo in silenzio come se la risposta non fosse già troppo ovvia e mi appoggiai con la schiena alla testata del letto, osservando il piumoncino bianco spiegazzato tra le gambe del riccio – vado a cena fuori con Zayn o almeno credo.. non è stato molto chiaro ma comunque usciamo – pronunciai in un sospiro notando sullo sfondo Niall alzare gli occhi al cielo stremato.
- c’era una nuova birreria dove volevo portarti ma.. uh lascia perdere – disse ugualmente divertito sapendo che nulla avrebbe potuto competere contro un invito del moro a cenar da soli, arrendendosi al fatto che nonostante le mie belle parole alla fine non avrei ceduto.
- ehi mi piace, dai ci andiamo domani – gli diedi subito corda senza neanche provare a mia volta a spostare l’uscita con Zayn per pura sincerità, parlando quando era tornato a guardarsi le carte.
- mi hai sentita? Ti ho detto che possiamo andarci domani sera, voglio davvero farlo – ripetei sicura che non avesse preso sul serio le mie parole, dandogli un colpo sulla gamba come lui aveva fatto prima a me.
- sicura che non rovino altre serate romantiche? – mi stuzzicò levando gli occhi chiari dalle mani e sorridendo alla mia promessa, soddisfatto che gli dessi le giuste attenzioni.
- sicurissima, lascio Zayn a casa col cane – affermai facendo ridere entrambi che ciondolarono con le spalle larghe neanche fossero dei bambini, muovendosi nelle loro stazze senza considerazioni.
- ma come? Almeno posso andare da lui o è vietato? – domandò Harry a quel punto in scherzo, ridendo ilare insieme a noi sopra il letto morbido.
- sì però promettimi che non gli farai il lavaggio del cervello con uno dei tuoi discorsi strani – borbottai rimanendo sul filo della risata eppure parlando anche con serietà, cosciente che il castano fosse convincente quando cominciava a proiettare serate e uscite produttive.
- oh sentila, si preoccupa – commentò subito Niall cogliendo la sfumatura di protezione nella mia frase e improvvisando un’espressione addolcita, sicuro di farmi indispettire.
- tesoro rilassati, lo porto solo a bere un po’ così magari riuscirà a distrarsi dal tuo fare manesco e.. – si unì anche l’altro per abbondare la dose di battutine e appena insinuò che fossi inadeguata mi allungai teatralmente e gli tirai una manata dietro il collo che schioccò nella stanza, facendogli spalancare la bocca dall’incredulità – ecco era proprio di questo che stavo parlando! – aggiunse divertito portandosi subito il palmo libero a tastarsi la pelle arrossata, guardandomi con gli occhi verdi sgranati.
- fidati che qualche schiaffo fa sempre bene, non lo sai? Non sono mai troppi – abbozzai sarcastica tornando a guardare distrattamente le mie carte tranquilla, sentendo la risata goffa e prolungata del biondo nell’aria.
- quando capirò come fa Zayn a farti stare buona sarà troppo tardi – grugnì Niall colpito dalla cosa ma allo stesso tempo parlando con ammirazione, stuzzicandomi lo stesso ma con tatto.
- oh no non riesce a farmi stare buona, diciamo che.. fa quel giusto che serve per non farmi esplodere e quando succede, sa come trattarmi – parlai tutto d’un fiato quasi senza rendermene conto, posando al centro del materasso la mia carta rossa e quando rialzai lo sguardo li trovai entrambi a osservarmi in modo allusivo – e giusto perché lo sappiate, se si azzarda a toccarmi quando sono arrabbiata non succedono cose piacevoli.. quindi avete capito proprio male – continuai a dire travolgendo le loro certezze e tramutandole in smorfie tirate.
- ma c’è un corso per diventare il tuo ragazzo o basta assecondarti? – ribatté Harry per riprendere a beffarsi di me, guadagnandosi un ulteriore sguardo infuocato che non lo scalfì.
- quando in una prossima vita incontrerò la fantastica Scarlett Jonson, ve lo farò sapere – risposi divertita con finta serietà, non facendo in tempo a sospirare in modo teatrale che Niall in una risata mi spintonò contro i guanciali senza attendere oltre.
- ma smettila! – urlò e prima che potessi parlare, si allungò a farmi il solletico sui fianchi strappandomi subito un singhiozzo sentito che mi stese sul letto in una risata stretta.
- no, basta! Ragazzi no! – provai a ribellarmi dimenandomi sotto quelle che erano diventate anche le mani di Harry sporto a ghignare compiaciuto e a prendersi la rivincita per tutti gli anni passati.
 


Per scendere le scale che mi dividevano dal portone quella sera mi obbligai a tenermi per il corrimano anche se non ce ne fosse bisogno, solo che la presenza di Zayn oltre il vetro dell’ingresso mi portò ad assecondare le sue richieste riguardo la mia salute.
Percorsi gli scalini sui nuovi tacchi neri aperti che avevo comprato e sorrisi al ragazzo ad aspettarmi appena potei, muovendomi nel tubino rosso che era rimasto nell’armadio dalla sera della mia caduta.
Non c’erano state molte occasioni per usarlo dopo quella sfortunata sera e alla prima occasione l’avevo indossato, sentendomi per una delle poche volte bella anche senza i complimenti del moro.
Aprii il portone veloce e il venticello mi scosse appena i capelli sciolti e lunghi sulle spalle, catturata dallo sguardo di Zayn puntato addosso prima con apprensione e poi con sentito gusto.
- buonasera – dissi sorridendogli a mia volta felice di vedergli indosso la camicia blu notte che a me piaceva tanto e i jeans neri, incorniciati dal ghigno luminoso in cui si aprì alle mie semplici parole.
- buonasera – ricambiò subito stando al gioco e offrendomi una mano che subito afferrai per scendere il gradino che ci divideva e avvicinarmi di più a lui, sentendo il bisogno di averlo accanto dopo la giornata lunga in sua assenza – ma come siamo eleganti, signorina Jonson – parlò muovendo lo sguardo vivo lungo il mio vestito acceso e fermandosi poi al rossetto di qualche tonalità più scura, tirandomi gentile a sé sul marciapiede come da adolescenti.
- prima mi hai detto che.. vuoi portarmi in un bel posto, ho cercato di essere all’altezza – commentai arrossendo per così poco, rapita dagli occhi del giovane a osservarmi con tanta premura e cercando di far suonare suo il motivo della mia audacia.
- e poi il dottor Lockwood ha detto che posso finire la terapia dato che sto bene, era da un po’ che volevo agghindarmi da donna – aggiunsi per la mia copiosa parlantina sentendo la sua presa passarmi dietro la vita stretta dal tubino mentre io portai una mano per abitudine lungo il suo petto fino alla spalla e l’altra sul suo fianco stringendo la borsetta al gomito.
- avevi paura che me lo scordassi? – abbozzò aprendo il sorriso sghembo che gli colorò le guance nella penombra della sera, sovrastandomi per quei pochi centimetri che le scarpe non potevano eguagliare.
- no, ma ero davvero preoccupata di non ricordarmi più come si cammina sui tacchi – ribattei a tono ridacchiando quando lui fece lo stesso e mi sentii a mio agio sotto il suo sguardo attento.
- ahi, credo di non poterti aiutare – commentò piegandosi a una smorfia teatrale che riuscì a farmi ridere per così poco, rendendomi conto che non avrei mai potuto spiegare a parole cosa serviva per essere il mio ragazzo dato che Zayn in ogni sua sfaccettatura riusciva a starmi bene.
Non potevo stilare una lista o dei doveri perché non sarebbero stati veritieri, con lui avevo vissuto qualsiasi situazione eppure nonostante tutto lo amavo lo stesso.
Continuai a ridacchiare sulle sue labbra quando si piegò a baciarmi portandomi un palmo sulla guancia e mi ritrovai di nuovo nella condizione di potergli dare solo amore, perché era quello che sentivo.
 


Ero stretta al braccio del moro con distratta attenzione per via delle scarpe alte e gli ero grata che stesse camminando piano, lasciata l’auto oltre il ponte di Westminster e usciti a camminare nella sera limpida.
- quali sono i tuoi piani per stasera? – mi domandò lui a un certo punto muovendosi al mio fianco tranquillo, tenendomi la mano appena ne ebbe l’occasione e restando sul lato esposto del marciapiede per tenermi al sicuro dalle macchine veloci per pura paranoia.
- dovrei fartela io la domanda, non credi? Non so neanche dove stiamo andando – borbottai confusa dalle sue occhiate furtive, aggrappandomi anche con l’altra mano a lui per godermi la mia vera prima serata estiva dopo diverso tempo.
- oh sì che lo sai – precisò facendomi aggrottare le sopracciglia, grata al buio per non mostrare il mio rossore dovuto al volto del giovane tanto vicino e espressivo da non smettere di sorridere mai.
Bofonchiai qualcosa cercando di cogliere il significato delle sue parole senza risultati, sicura che non mi avesse accennato niente riguardo la nostra meta – a che gioco stai giocando, Zayn? – scandii bene in un ghigno bonario nella sua direzione, felice nel profondo che mi stesse intrattenendo con una nuova trovata.
Cercai una risposta nei suoi occhi grandi ma la presa che le sue dita facevano tra le mie mi distolse dalla ricerca, perdendomi a osservare il filo di barbetta che gli contornava il mento e la mascella e spostai l’attenzione alla bocca piegata a un ghigno soddisfatto.
- a niente, davvero – disse semplicemente continuando a guardarmi inerme, studiando il mio volto e finendo per mettermi in soggezione dopo poco.
- e perché credi che io sappia dove stiamo andando? Sto seguendo te e.. ehi, smettila di fissarmi – presi ad articolare in mia difesa ma finendo costretta a rimbeccarlo dato che non aveva distolto un attimo lo sguardo dal mio perso nei suoi pensieri, facendomi notare che fosse una delle poche persone in grado di mantenere un contatto visivo con tanta scioltezza.
Zayn scoppiò a ridere come ogni volta che lo dicevo e sospirò divertito, spostando l’attenzione alla strada giusto per farmi contenta e mi sentii più leggera quando potei osservarlo a mia volta.
- cosa.. cosa vuoi che guardi? – ridacchiò confuso dalla mia lamentela velata, scuotendo la testa stanco.
- voglio che guardi dove stiamo andando perché ti ho detto che io non lo so! – esclamai dicendo la cosa più ovvia che mi passò per la testa, ritrovandomi a trattenere un risolino appena il ragazzo scoppiò a ridere di nuovo stringendo più forte la stretta su di me.
Barcollammo appena per il suo sbilanciamento ma riuscii a rimanere stabile grazie alla fermezza della sua presa, rilassandomi maggiormente al suono della sua risata piena e genuina.
- ma come devo fare con te? – mormorò quasi tra sé e sé addolcito forse dalla semplicità delle mie parole in situazioni come quelle, voltandosi all’improvviso e tendendosi a lasciarmi un bacio sulla tempia che mi fece ridacchiare.
Per la vicinanza mi girai a guardarlo e sorrisi sentendo nell’aria il suo profumo invitante, seguendolo senza tentennamenti come un faro nella notte fino a che superate delle vecchie abitazioni risalimmo un capo di quello che riconobbi essere il ponte davanti al Big Ben.
Dato il quartiere avevo pensato che saremmo finiti lì e poi in qualche locale, ma cambiai prospettive appena Zayn rallentò il passo in prossimità delle scale che scendevano sulla riva del fiume dove spiccava nella sua luce blu la grande ruota panoramica.
Abbozzai un sorriso per la vista felice e seguii il ragazzo giù verso lo spiazzo costernato di bancarelle e piccoli negozi di souvenir tipici, chiedendomi dove avessero trovato il posto per aprire il locale o il ristorante a cui eravamo diretti.
Il moro dalla sua parte camminava sicuro stringendomi maggiormente quando dovevamo passare in mezzo a gruppi di persone e non mi sembrò il caso di affrettare altre domande, muovendo appena il pollice sul dorso della sua mano per non far calare la leggera tensione.
- è da un po’ che non vengo qui – osservai commentando la grande ruota e tutto ciò che la circondava, essendo passata più volte sul ponte alle nostre spalle ma senza soffermarmi su quanto in effetti fosse magica l’attrazione di fama mondiale che si alzava davanti a noi.
- allora il giro è di tuo gradimento per ora? – soffiò quindi girandosi a guardarmi e riuscendo in un attimo a farmi diventare di nuovo il centro della sua attenzione, davvero interessato alle mie risposte e ai chiari segnali del mio corpo che lui conosceva meglio di me.
- mm te lo dirò più tardi – commentai per non dargli la chiara vittoria morale, decidendo di lasciarlo un poco nel dubbio ma tradendomi con un sorriso che equivalse a uno suo.
- a fine serata? Va bene, ci conto – ribatté prendendo la cosa con un fare serio che mi stupì, sicura che avrebbe fatto altre considerazioni ma finendo per accettare la mia frase.
Rimasi a guardarlo anche quando si girò di nuovo e notai un ciglio di adrenalina nella sua mascella contratta, che altrimenti si sarebbe rilassata.
Che cosa aveva in mente?
Lo seguii per i successivi metri e sorrisi ingenua ai vari turisti e bambini parati in fila sotto la ruota in attesa del proprio turno ricordandomi di tempi lontani, tanto che quasi non mi accorsi quando Zayn al mio fianco si arrestò all’improvviso e lo urtai appena in una vicinanza che non dava fastidio.
Cercai di capire cosa volesse fare guardandomi intorno anche dietro le sue spalle ma non trovai nulla di significativo oltre la coda di persone davanti a noi.
- cosa? Davvero? – borbottai a mezza voce neanche sicura che mi avesse sentita, alzando il capo verso il cielo a scrutare la cima della ruota imponente e pensando che fosse quella la nostra destinazione.
- vieni con me – sentii premurarmi all’orecchio e il tutto mi suonò nuovo, già arresa a dover prendere il posto pazientemente e attendere in fila perdendo diverso tempo che io avevo immaginato impiegato in altri modi.
Non riuscii a elaborare il nuovo stimolo che Zayn prese ad avanzare in direzione della guardia all’ingresso della piccola rampa per salire, noncurante delle restanti persone in coda a cui io feci dei timidi sorrisi per scusarmi della fretta con la quale avevo seguito i passi del ragazzo.
Anche io avevo provato varie volte di superare la fila in qualche modo da ragazzina ma ero sempre stata rimandata indietro dalla guardia in malo modo, perciò mi preparai a sentire la solita ramanzina mentre invece dopo qualche parola che il giovane gli disse all’orecchio questo sorrise accomodante e ci fece segno di passare in un mio sussulto.
Le restanti persone borbottarono contrariate e io mi parai prontamente accanto a Zayn superati i controlli incredula della situazione e di come avesse fatto, affiancandolo lungo la rampa fino a che di nuovo una volta sulla passerella di attesa delle cabine lui si avvicinò all’ennesima guardia con la quale scambiò qualche parola e un successivo sorriso che mutò nella mia direzione.
Ero vestita in modo appariscente per la situazione e mi sentii un poco a disagio sotto gli sguardi dei vari controllori che parlottarono tra loro per poi sorridermi gentili, tanto che dovetti per forza voltarmi a guardare il moro con fare interrogativo.
Gli tastai il braccio confusa dato che aveva lasciato la mia mano per la faccenda precedente e riuscii a catturare il suo sguardo giusto prima che la prossima cabina si svuotasse nel settore prima del nostro.
- va tutto bene? – mi chiese disorientato mentre ero io, di nuovo, quella che avrebbe dovuto fare la domanda e sollevai le sopracciglia a disagio, ritrovando qualche certezza sentendo un suo palmo posarsi dietro la schiena.
Volli rispondere e chiedere spiegazioni ma dovetti rimandare dato che la cabina ora vuota si era spostata verso di noi e subito il ragazzo mi strinse prendendo posto dentro in poche falcate.
Mi ritrovai all’interno della struttura trasparente senza riuscire a elaborare gli ultimi minuti, azzerando le prospettive che avevo per la serata pronta per cogliere le nuove iniziative di Zayn.
Voltandomi vidi il resto delle persone ferme oltre l’apertura e storsi la bocca chiedendomi cosa non andasse, poi una delle guardie si scambiò un cenno veloce con il moro che mi teneva a sé e richiuse subito dietro di noi la porticina scorrevole chiudendoci da soli.
- come? Gli altri non vengono? – borbottai subito non capendo come fosse possibile, stringendo la presa sulla camicia blu del ragazzo e sollevando il capo a guardarlo aprirsi a un sorriso liberatorio.
- potrei.. aver prenotato la cabina – mormorò lui vago facendomi sgranare gli occhi e svelandomi ciò che io mi ero persa, chiarendo la situazione – solo per noi due – aggiunse come se non fosse stato ovvio, osservandomi sereno anche se io ero ancora immobile.
- e perché l’hai fatto? – domandai sentendo il vago presentimento che mi fossi dimenticata qualcosa, ma la data del giorno non mi ricordava nulla di significativo.
- beh è qui che tutto è iniziato, no? – pronunciò e le sue parole mi colpirono come un vecchio film d’infanzia, sentendo una scia di brividi coprirmi nello stesso momento in cui capii che si riferisse alla nostra prima uscita in assoluto con gli altri amici proprio alla London Eye.
Un sorriso emozionato e beffardo mi travolse ma non riuscii a muovermi, seguendo solo Zayn che mi aveva preso la mano dolcemente e si stava dirigendo verso l’estremo dello spazio che dava verso il fiume e la città illuminata dato che avevamo cominciato a salire lenti e indisturbati.
- l’hai fatto sul serio? – sibilai appoggiandomi al corrimano in acciaio e immaginando l’ennesima sorpresa che si era premurato di farmi – ti avevo detto di non spendere altri soldi per farmi regali, insomma deve costare parecchio affittare una di queste. Non c’era bisogno.. tu.. tu fai sempre queste cose e.. ti ringrazio ma davvero non so perché ti senti in dovere di.. – presi a parlare riconoscendo il fatto che avesse fatto altri sacrifici, trovando strano il fatto che qualcuno facesse tanto per me.
- shh.. Scar non dire queste cose e.. senti, non ho tutto il tempo che vorrei perciò lascerai parlare me questa volta? – mi interruppe con calma, catturando la mia attenzione e ponendosi con un tatto che mi stranì mentre strinse ancora la mia mano – è importante, devo.. dirti delle cose e voglio che tu mi ascolti – affermò un’altra volta e nel momento in cui fissò gli occhi nei miei capii che non voleva davvero essere interrotto e allo stesso tempo che io non l’avrei fatto.
Osservai il suo viso affilato e il taglio degli occhi espressivi ma il sorriso che accennava sulle labbra non era quello provocatorio o ilare di sempre, era inquieto e tremolante e stessa cosa parve il suo sguardo tradendosi nel cedere il contatto col mio dopo soli pochi secondi.
Sospirò teso e il pensiero che fosse nervoso per il solo fatto di dovermi parlare mi sciolse dentro, tanto che sorrisi invitante verso il ragazzo in piedi davanti a me prendendogli meglio la mano.
- ultimamente.. mi sono ritrovato per la testa più pensieri del solito. Sai come sono, un po’ caotico e sbrigativo, ma mi sono davvero dovuto fermare un attimo a riflettere per capire diverse cose – cominciò a parlare tenendo gli occhi bassi e alzandoli spesso a incrociare i miei, cercando di esprimersi con serenità mentre le parole erano ben premeditate e sorrisi ancora alla scena.
- ho dovuto fermarmi, fermare tutto.. per la prima volta dopo questi anni veloci e l’ho fatto quando non potevo fare altro che rimanere in silenzio – disse mentre parte del suo viso veniva illuminato dalle luci della città oltre il vetro – è successo quando mi sono ritrovato ad aspettare.. che qualcuno mi dicesse come stavi dopo che ti avevo portata in ospedale – esalò quindi tagliandomi il respiro.
- non te ne ho parlato perché ho preferito aspettare questo momento ma.. sono stato lì in quel corridoio tutta la notte e il giorno dopo pregando che tu aprissi gli occhi. Nessuno sapeva neanche se una volta sveglia avresti riconosciuto me o i tuoi genitori o se.. saresti stata ancora tu – spiegò e le nuove rivelazioni mi fecero schiudere la bocca, avendo immaginato la scena in modo diverso visto che nessuno mi aveva spiegato davvero come fossero andate le cose.
- non sapevo se ti avrei riavuta indietro e ho pensato a cosa mi sarebbe rimasto: io sono solo un normale ragazzo che forse se la cava con i computer, come la maggior parte delle persone ormai, e sa fare dei buoni caffè, non ho niente di speciale – affermò con un velo di amarezza e avrei voluto contraddirlo ma non lo feci in rispetto al silenzio che gli avevo promesso.
- senza di te, non sono niente di speciale – precisò allora facendomi salire il cuore in gola per la sincerità delle parole pesate, prendendo a sorridergli grata e stringendogli più forte la mano che mi teneva nella sua.
- certo mi sarebbe rimasto un bell’appartamento, un cane, troppi amici e un buon lavoro ma niente avrebbe senso se non posso condividere tutte queste cose insieme. In questi mesi in particolare ho.. deciso di rivalutare la mia vita e prendermi nuove responsabilità, soprattutto con te. Anzi, direi per te. Sento di essere cresciuto e credimi l’hai fatto anche tu, ora non voglio prendermi meriti quindi parlerò solo di quello che.. provo, perciò ti dico sinceramente che grazie a te mi sento una persona migliore – disse mettendomi al centro dell’attenzione come amava fare mentre io avevo preso ad arrossire, volendolo tanto interrompere per urlargli che era lui a rendere me migliore.
- se non fosse per te, non sarei andato a vivere da solo così presto e probabilmente non avrei neanche cercato un nuovo lavoro ma è quello che ho fatto perché sono sicuro che ne vale la pena. L’ho capito ancora meglio qualche settimana fa, pensando che.. se non con te, non avrei potuto rischiare con nessun’altra. Stiamo insieme da più di quattro anni e ti conosco, so di potermi fidare di te e so anche che se volessi lasciarmi l’avresti già fatto almeno cento volte.. ma non l’hai fatto. Ti ho chiesto di.. andare a vivere insieme per mettermi alla prova, per capire se davvero avrei retto di stare con te tutti i giorni e sai cosa? Avevi più dubbi tu di me, credo – commentò abbandonandosi a una risatina che contagiò anche me, sentendo gli occhi emozionati e gonfi.
- non so perché ma tu credi sempre di non essere abbastanza, anche per me, e invece giuro che non potrei chiedere altro.. insomma, sei la mia quotidianità ormai. Non so se potrei condividere con qualcun altro tutto quello che abbiamo noi insieme, ti conosco bene eppure riesci ancora a insegnarmi nuove cose tutti i giorni. Forse non riuscirò neanche a conoscerti fino in fondo perché mi stupisci, tu Scar mi stupisci. Sei.. testarda alle volte, fin troppo, e ogni tanto mi arrabbio quasi perché non mi ascolti e fai di testa tua lo stesso ma ti prego, continua a farlo – ridacchiò guadagnandosi una mia occhiata ovvia mentre prese ad accarezzarmi il dorso della mano con premura, perdendo il contatto con il panorama della metropoli illuminata per parlare con me.
- ecco cosa mi piace di te, il fatto che non sei scontata. So cosa ti piace e cosa ti da fastidio, eppure tu reagisci sempre in modo nuovo. Vorrei quasi dire di sapere con certezza come tu reagirai a certe cose o ad altre ma tanto tu mi stupirai di nuovo, l’ho capito meglio da quando conviviamo perché uh.. ogni mattina ormai mi sveglio senza sapere come andrà la giornata con te e mi stimola questo. Le altre.. ragazze non sono così, non fanno certe cose, sono prevedibili e vivono come se tutte le tappe della vita fossero scritte su un copione ma Dio, amo che per noi non è così. Amo parlarti e non sapere se ti lascerai andare subito, se dovrò darti i tuoi spazi o se proprio non potrò avvicinarmi. Non ti fai mettere i piedi in testa e sai cosa vuoi, dici quello che pensi e non ti fai problemi a tenere le tue posizioni, ma forse io.. posso pensare di sapere come trattarti, cioè lo vedo. Ti vedo. Mi permetto di darti contro quando capita anche perché so che tu me lo lascerai fare, perché per qualche motivo mi ami. Ho rischiato proprio per questo, per vedere se anche tu avresti retto a cambiare le tue abitudini per me e l’hai fatto. Se tu non fossi stata pronta io avrei capito ma volevo vedere fin dove ti saresti spinta e gli ultimi mesi sono stati fantastici. Certo tutti e due abbiamo dovuto adattarci ma tu sei sempre stata la persona che già amavo, anzi grazie alla convivenza ho visto meglio come vedi le cose e come le comprendi.. e sono felice di aver scavato più a fondo perché tu ti sei aperta con me quando non me l’aspettavo e mi hai permesso di capirti meglio – prese a parlare e mi suonò incredibile che avesse pensato a tutte quelle cose, mentre io avevo vissuto serena al suo fianco senza dubbi.
- so che non sei una ragazza che ama.. le carinerie esagerate soprattutto in pubblico e mi sono adattato, come tu hai fatto con Marion o con le mie dimenticanze alle volte, ma so anche che quando sei a tuo agio mi permetti di viziarti un po’ e voglio farlo anche se tu mi dici di no, perché sei l’unica persona per cui posso farlo. Mi piace vederti felice e mi piace quando sei talmente rilassata o stanca che lasci da parte tutto e ti permetti di parlarmi sincera, anche se poi non riesco mai a fartelo ammettere. Se tu non fossi così credo che non ci sarebbe il gusto per me di cercare sempre di stupirti, perciò davvero non dire che dovrei odiarti se non mi dai soddisfazioni dopo le sorprese o.. se non mi ringrazi spesso, perché ti conosco. So che il romanticismo non fa molto per te e che ti sottovaluti, anche se non ce n’è bisogno, allora credi sempre che io non dica sul serio quando ti faccio i complimenti ma dovresti cominciare a farlo perché sei seriamente la cosa migliore che ho – spiegò veloce e per una delle poche volte riuscii a tenere il filo dei suoi occhi grandi e vividi e credei alle sue parole pensate, sentendomi leggere dentro l’anima dal suo sguardo.
- sei sempre.. non so, caratteristica, riesci a rendere tutto meno banale, perché tu non lo sei. Non lo sei mai stata, anzi capirti all’inizio è stato complicato dato che non ti aprivi facilmente con me e figurati.. a diciassette anni cosa potevo fare? L’unica cosa che sapevo è che eri diversa dalle altre, spontanea e anche difficile da conquistare.. – sorrise ripensando a quando ancora andavamo a scuola ed eravamo due ragazzi petulanti, quando mi sentii di precisare – ma l’hai fatto lo stesso – che lo fece fermare un attimo e rafforzare il ghigno luminoso che lo ravvivò visivamente.
- l’ho fatto perché tu me l’hai permesso anche se.. credo che in ogni caso non avrei lasciato perdere, sei sempre stata un punto interrogativo per me. Ho passato del tempo a chiedermi se la parte orgogliosa e sicura di te fosse solo un’impressione o se un giorno saresti diventata scontata come le altre, ma non l’hai mai fatto anche se tu magari pensi di sì. Forse credi che essere più affettuosa o lasciva con me ti renda banale ma non lo sei, non puoi esserlo perché ti chiami Scarlett Jonson e non ho mai conosciuto un’altra ragazza come te. È quello che ho capito mentre tu eri sotto anestetici ed era tutto in bilico, perché non avrei trovato un’altra persona all’altezza per riprendere ciò che tu stavi lasciando. Non l’avrei fatto, in ogni caso. Se il punto era andare avanti, mi sarei fermato anche io senza nessun riferimento. Sarei tornato a vivere con mia madre e avrei guadagnato quel poco per andare a qualche festa forse pensando che potesse bastare.. ma niente sarebbe valso vederti stare meglio e quando ti sei svegliata e mi hai riconosciuto tutto ha avuto un senso. Se ti avessi persa, tutto il resto mi sarebbe scappato di mano e anche per questo ti chiedo scusa di esserti stato addosso negli ultimi tempi ma proprio dovevo essere sicuro che saresti stata bene – si premurò di dire sapendo che mi ero lamentata della cosa, rendendo chiaro il motivo di tante pressioni.
- voglio essere sicuro di continuare a svegliarmi con te e farti ridere, vederti fare la sostenuta e.. comprarti regali, cucinare insieme e farti arrabbiare se perdo tempo con gli amici davanti alla tv. Voglio guidare con te vicino che borbotti e discutere con tuo padre, voglio bere birra fino a tardi sul divano e prepararti la colazione al mattino, voglio aspettarti all’uscita dell’università e portarti a fare spese, invitarti a uscire non sapendo cosa risponderai, disturbarti mentre studi e poi aiutarti, abbracciarti tra le coperte e in mezzo ad altre persone quando me lo lasci fare, non trovare i vestiti nell’armadio perché li hai addosso tu e sentire il mio profumo sul tuo collo. Voglio farti contenta e portare fuori il cane mentre tu ti rilassi, fare la doccia insieme e dirti che sei bellissima, offrirti il caffè macchiato con poco zucchero e arrendermi a non avere mai l’ultima parola. Voglio guardare il derby insieme e insultarci, prenderti in giro e metterti a letto quando ti addormenti su di me per casa, perdere a qualsiasi gioco e far finta di averti lasciata vincere e di sicuro voglio essere il tuo ultimo primo bacio – prese a elencare con naturalezza, sorridendomi cosciente come se tutte le cose che diceva fossero scontate mentre anche io non riuscii a non sorridere con gli occhi lucidi tanto che mi fece quasi male la mascella.
- se mai ti fossi rimessa in sesto, mi ero ripromesso che avrei trovato il modo per non lasciarti più andare via.. – parlò quando il cuore mi era salito fino in gola e riuscivo anche a distinguere i forti battiti oltre al mio respiro irregolare, vedendo la sua immagine sbiadire dietro le piccole lacrime che mi offuscarono la vista.
- ..e questa sera voglio farlo – finì la frase facendomi tremare dentro, preannunciando altro che io non mi aspettavo affatto mentre la nostra cabina trasparente aveva raggiunto quasi la sommità della ruota illuminandoci in contrasto col cielo stellato sopra le nostre teste.
Aspettai inerme che facesse qualsiasi cosa e mi chiesi quanto il mio cuore avrebbe retto, certa che non fosse sano sopportare in silenzio le miriadi di emozioni che mi avevano colpita in quei minuti di nuove consapevolezze.
Forse, forse Zayn mi amava sul serio, come nei libri.
Lo guardai negli occhi grandi e lo trovai a vacillare un attimo in sé stesso, sentendolo rafforzare la presa sulla mia mano prima di muoversi e chinarsi su un ginocchio contro ogni mia aspettativa mozzandomi il fiato.
Continuò a osservarmi come se ne dipendesse la sua esistenza e probabilmente il mio aspetto non fu dei migliori dato che schiusi la bocca inerme senza trovare la forza di dire nulla, guardandolo portarsi una mano dietro la schiena e bisticciare un attimo con la tasca del pantalone fino ad afferrare una scatolina in velluto che alzò nella mia direzione prendendo a disegnare la scena che io avevo solo osato di immaginare con ammirazione.
Non feci in tempo a convincermi che non fosse vero, che fosse frutto di un mio errore di calcolo, che il ragazzo passandosi veloce la lingua sulle labbra aprì il cofanetto agitato mostrando un anello coronato da cinque piccole pietre brillanti.
- oh mio Dio – esalai portandomi istintivamente la mano libera sulla bocca, stringendo gli occhi emozionati e percependo una lacrima inaspettata rigarmi la guancia ancora prima che Zayn potesse parlare.
Mi strinse la mano che non aveva mai lasciato durante tutto il discorso e si assicurò il massimo della serietà per il momento totalmente inaspettato, incredula che potessi essere tanto desiderabile.
- Scarlett Jonson.. – parlò confermando la scena accurata e il mio nome non mi sembrò mai tanto bello pronunciato da qualcuno – vuoi sposarmi? – finì quando mi era scappato un singhiozzo emozionato e una seconda lacrima mentre il moro inginocchiato aveva occhi solo per me, osservandomi nervoso.
- Zayn.. – abbozzai colpita da troppe emozioni nello stesso momento, credendo impossibile di essere ancora in piedi nonostante le gambe ormai molli e la pelle d’oca lungo la schiena.
Negli occhi del ragazzo rividi il cipiglio divertito del sedicenne che avevo urtato una mattina lontana in aula professori e lo stesso sguardo accurato di quando avevamo fatto l’amore la prima volta, fermandosi completamente sopra Londra ad aspettare che dicessi qualcosa.
Le sue dita accarezzarono caute le mie come a volermi chiamare e lo vidi deglutire immobile, rendendomi conto di avere davvero davanti la proposta che credevo ancora tanto lontana.
Anche in quel momento, lui mi conosceva. Sapeva quanti pensieri mi stessero correndo per la testa e non perse la fermezza, aspettando che trovassi la forza per prendere in mano la mia vita.
- s..sì – sussurrai come se non ci fosse altra scelta, e per me non c’era, vedendolo rilassarsi visibilmente e non tardare a infilarmi con attenzione l’anellino nell’anulare anche se io mi ero avvicinata per volerlo stringere e non lasciarlo più.
Non aspettò oltre e una volta sistemato l’anello sulla mia mano tremolante si tirò in piedi veloce allacciandomi le mani attorno alla vita in un abbraccio prima che potessi farlo io.
Gli buttai le braccia alle spalle e affondai il viso umido sul suo collo, affondando sul suo petto in un ulteriore singhiozzo sentendolo stringermi con forza e gratitudine.
- amore mio.. – mormorai tra le lacrime che presero a scendermi dagli occhi senza che potessi far niente per fermarle, respirando il profumo del moro e capendo di non dover temere più nulla.
D’un tratto mi mancò il pavimento sotto i piedi e mi ritrovai sollevata a mezz’aria dal suo abbraccio sentendo anche la sua risata piena nell’aria, la colonna sonora della mia vita.
Emersi dalla piega del suo collo e tenendomi alle sue spalle alzai il viso fino al suo, baciandolo in modo sentito sia per le parole che aveva saputo dirmi che per quelle che mi avrebbe detto per il resto della vita.
- ti.. è piaciuto il giro, allora? – si ricordò di chiedermi quando mi staccai dalle sue labbra, riprendendo la domanda che si era ripromesso di farmi a fine serata e dando un senso a tutte le sue frasi velate.
Sin dall’inizio, lui aveva preparato tutto e io ero rimasta ignara fino all’ultimo secondo.
Sorrisi notando le sue guance bagnate dalle mie lacrime ma non mi vergognai di star piangendo davanti ai suoi occhi, rassicurata e sicura che al momento era la cosa giusta da fare.
- ti amo da morire – ammisi senza troppi fronzoli in risposta e Zayn spalancò appena gli occhi felice della mia uscita improvvisa, riprendendo a sorridere mostrando la fila di denti luminosi e con le dita mi spinsi ad accarezzargli la guancia appena pungente sentendo con piacere la nuova presenza vicino al mignolo.
- lo prendo per un sì – commentò entusiasta baciandomi un’altra volta e lasciandomi tornare a terra quando ormai i tacchi mi si erano sfilati, toccando con i piedi nudi il pavimento e tornando così alla mia altezza naturale che lui apprezzò sapendo già dove afferrarmi per tenermi stretta a sé.
Barcollai appena all’indietro fino a incontrare il passamano in acciaio che fermò i miei passi e diede la possibilità al ragazzo di far aderire i nostri corpi continuando a baciarmi con trasporto.
Mossi le mani lungo la sua schiena fino ai capelli e il collo, tenendolo per la nuca mentre lui fece attenzione a non toccarmi la cicatrice accarezzandomi il viso arrossato fin sotto pelle.
- sei mia – pronunciò sulle mie labbra e quella nuova consapevolezza mi fece sorridere, drogata di lui e di tutto ciò che comprendesse vivere Zayn Malik.
Non feci in tempo a baciarlo di nuovo che con la coda dell’occhio notai le persone della cabina alla nostra sinistra sbracciarsi e applaudire avendo seguito la scena forse, strappandomi una risatina che colpì anche il ragazzo quando ci voltammo entrambi a scrutare la vista della città oltre al vetro anche se, e ne ero certa, per me il più grande spettacolo sarebbe sempre stato il volto del giovane che mi aveva fatta diventare una donna.






















  

Buonsalve!
Oddio, posso piangere? No, perché tanto lo sto già facendo!
Prima di tutto keep calm perché posterò ancora l'epilogo in questi giorni quindi non è ancora il momento dell'addio però uh.. l'ultimo capitolo, uccidetemi.
Mentre scrivevo il discorso di Zayn ho pianto ma okay, su Alessia è solo una storia non puoi disperarti così, ma me ne infischio perché diamine Scarlett è il mio ammmore ahahah
Basta sì, si vede che non sto bene ed è tempo di smetterla ahah
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo e giuro, non pensavo che lo scorso vi sarebbe piaciuto tanto ma mi avete lasciato recensioni e messaggi pieni di complimenti e vi amo! Una medaglia a voi!
Adesso vado, cerco di scrivere ancora un po' e poi finisco latino *che bello*
Sono @hiseyesonmine su twitter, potete trovarmi lì e intanto vi abbraccio fino al prossimo capitolo, vado a bere per dimenticare.
   
 
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