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Autore: Fabbricante Di Sogni    01/09/2014    3 recensioni
•|1224 parole||One-Shot||Friend Ship||SaruFey||Tanti auguri in ritardo Lucchan!|•
Piccola One-Shot incentrata sulla SaruFey, ho deciso di mischiare un po i MCR con IE e vedere cosa ne usciva, ho voluto riprendere un po’ la prima SaruFey da me scritta però mettendola un po’ su un ambiente diverso, ho cambiato un po’ l’ambientazione, in fatti siamo in Irlanda, ci saranno un po’ di cose diverse, e soprattutto la pioggia he accompagna tutto essendo da prima un elemento negativo e dopo un qualcosa che legherà i protagonisti.
“Il vento fresco dell’Irlanda gli soffiava leggiadro tra i capelli chiarissimi scompigliandoli continuamente, il ragazzo alzò gli occhi al maestoso cielo che gli aveva riempito gli occhi di tante sfumature di verde e d’azzurro nei giorni passati, ma che ora non faceva altro che riflettervi sopra il grigio tempestoso che precedeva il temporale.”
Vi aspetto dentro♥
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Yaoi | Personaggi: Fey Rune, Saryuu Evan - Saru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Song of life'
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Addio, addio e un bicchiere levato al cielo d'Irlanda e alle nuvole gonfie. 
Un nodo alla gola ed un ultimo sguardo alla vecchia Anna Liffey e alle strade del porto. 
Un sorso di birra per le verdi brughiere e un altro ai mocciosi coperti di fango, 
e un brindisi anche agli gnomi a alle fate, ai folletti che corrono sulle tue strade. 


Saru camminava a passo lento, tutto quello che aveva perso alle spalle, una strada fangosa e in salita davanti agli occhi.
Non c’era nulla che valesse la pena di un sorriso, per la sua giovane età, il ragazzo ne aveva già passate tante, davvero troppe. Nulla che fosse bello rammentare, niente che rappresentasse un ricordo felice. Il vento fresco dell’Irlanda gli soffiava leggiadro tra i capelli chiarissimi scompigliandoli continuamente, il ragazzo alzò gli occhi al maestoso cielo che gli aveva riempito gli occhi di tante sfumature di verde e d’azzurro nei giorni passati, ma che ora non faceva altro che riflettervi sopra il grigio tempestoso che precedeva il temporale.
Aveva in bocca il sapore della polvere, quello del orgoglio mancato, amaro e brutale da deglutire. Le scarpe da ginnastica non certo adeguate all'ambiente erano coperte di fango, nulla andava per il verso giusto, ma del resto nulla lo era mai andato. Dove stava la novità? Avrebbe tanto voluto andare da qualche parte, ma non sapeva dove, nessuno lo voleva, nessuno l’aveva mai voluto, chi voleva un mostro in casa? La risposta era ovvia: nessuno. In fondo forse era giusto che fosse così, se lo meritava del resto, era colpa sua se nessuno lo voleva, lui stava solo subendo le stesse conseguenze delle sue azioni.
Inizio a piovere, le gocce umide cadevano lentamente sul volto del ragazzo, completamente girato a osservare il cielo, prima rare e occasionali, poi più fitte e ravvicinate fra loro. Non sapeva nemmeno dov’era, aveva iniziato a camminare di corsa, come da copione, e aveva finito per ritrovarsi in mezzo al nulla, smarrito, al freddo e senza lo straccio di un’idea su dove andare e cosa fare. Per l’ennesima volta si trovava in una situazione “no” e la colpa era unicamente sua.
L’albino diede una rapida occhiata a quello che lo circondava, la strada dalla consistenza fangosa, con qui e la qualche occasionale sasso bianco, tutt’attorno prati sconfinati di un verde brillante e insistente, sui fili d’erba iniziavano già ad abbondare le gocce di pioggia e di tanto in tanto si vedeva qualche albero solitario. Il ragazzo si voltò indietro, prese in considerazione l’ipotesi di tornare da dove era venuto e cercare riparo sotto qualche portico, o magari chiedere ospitalità a qualcuno, ma la scartò prontamente. Non era certo persona da fare l’emosina a qualcuno.
Si strinse nelle spalle alla ricerca di un’alternativa che per di più non c’era, sospirò, un sospiro lungo e disteso che esprimeva a pieno tutto il suo sconforto. Avrebbe solo voluto sdraiarsi, dormire un po’, una coperta calda, un abbraccio, qualcuno che gli dicesse “va tutto bene.” Ma non c’era niente. Solo delle gocce di pioggia che gli bagnavano i capelli, la felpa, sembrava che il cielo stesso stesse piangendo, eppure il suo viso non faceva una piega, impassibile, indifferente, fermo.

 
È in un giorno di pioggia che ti ho conosciuto, 
il vento dell'ovest rideva gentile 
e in un giorno di pioggia ho imparato ad amarti 
mi hai preso per mano portandomi via. 

 
Saru sentì dei passi che si muovevano leggeri sul fango, aguzzò la vista poco lontano scorse un’altra figura, un insolito ragazzo dai capelli verde chiaro, gli occhi della stessa sfumatura del cielo d’Irlanda quando riflette il colore fresco dei prati, un’verde limpido e profondo al tempo stesso, un verde speranza. Il ragazzo senza nome aveva nella mano un ombrello giallo limone che spiccava tra il paesaggio per il contrasto tra i colori quieti e bigi del temporale.
Percorreva la strada dalla parte opposta di Saru e sembrava non curarsi minimamente della pioggia, saltellava infatti, saltava le pozzanghere e ridacchiava ogni volta che falliva nel tentativo, sorrideva, ma non un sorriso tirato a trentadue denti, e neanche un sorriso falso, aveva uno di quei sorrisi semplici e appena accennati, si capiva che era veramente felice mentre sorrideva. Saru non sapeva dire perché, ma gli pareva di leggere alla perfezione le emozioni dello sconosciuto.
Ci volle poco prima che il passante misterioso gli arrivasse vicino, Saru non si era mosso di un millimetro, era rimasto con il viso semi abbassato a guardare la terra bagnata su cui posava i piedi. Il ragazzo si fermò a scrutarlo come per decidere se fosse il caso di aprire un dialogo o di lasciar perdere «Non mi serve niente.» Lo precedette Saru con la voce ferma e amara, non voleva chiedere aiuto, era più che convinto di meritarsi tutto quello, non gli serviva una mano.
«Hai mai ballato sotto la pioggia?» Chiese invece lo sconosciuto con una voce allegra e squillante «Che cos…» Prima che Saru potesse completare la frase il verde aveva lasciato cadere l’ombrello per terra e gli aveva afferrato la mano trascinandolo in mezzo al prato «Dai! Ti faccio vedere come si fa.» Gli lasciò il polso e inizio a girare su se stesso, con le braccia aperte, la pioggia gli cadeva addosso e rischizzava altrove. «Ora prova tu!» Lo incitò il ragazzo dopo aver smesso di girare come una trottola, Saru non si mosse, per lo più sbigottito che non disposto a collaborare. Il verde allora gli prese delicatamente i polsi e iniziò a girare da un lato, facendo rotare per forza centrifuga Saru dal lato opposto, era una sensazione incredibile da descrivere, si sentiva spinto fuori e allo stesso tempo vincolato alla stretta di quello sconosciuto. Saru sorrise. Senza sapere perché, pioveva, non aveva niente, e stava girando in mezzo a un prato tenendosi per mano con un completo sconosciuto e sorrideva.
Il ragazzo dai capelli verdi lasciò la presa e i due finirono entrambi a gambe all’aria nel parto, fu un secondo di smarrimento, poi i due iniziarono a ridere all’unisono. Saru si alzò per primo e tese la mano per aiutare l’altro a rialzarsi, il verde sorrise di nuovo «Piacere, io sono Fey.» Si presentò stringendo la mano e mettendosi in piedi. «Saru.» Fece ricambiando l’espressione dell’altro, intanto pioveva ancora, ma la mano dell’albino non era più fredda come il marmo, ora era riscaldata dall’allegria del compagno. Saru sentiva improvvisamente una specie di legame verso quello sconosciuto con cui aveva condiviso una giravolta nell’erba fradicia, sentiva che se gli fosse successo qualcosa sarebbe stato in pena per lui, di volerlo vicino, di volergli stare affianco e dimostrargli questo legame che aveva con lui, tra le nuvole si mostrò uno stralciò di luce solare, tra la luce che illuminava le gocce di pioggia l’albino si chiese se gli volesse bene.
Non sapeva la risposta, era sicuro però di non aver voluto bene a nessuno, sarebbe stato il primo caso, in ogni caso adesso stavano camminando in mezzo al prato, con la mano ancora stretta in quella del verde e si sentiva finalmente al sicuro dopo tanto tempo.
L’ombrello era volato via col vento, ma ora non c’era più bisogno di un mezzo per combattere la pioggia, adesso si bastavano l’un l’altro per combattere la solitudine.
Intanto dietro le loro spalle stava spuntando dalle nuvole un arcobaleno. 

 

E in un giorno di pioggia ti rivedrò ancora 
e potrò consolare i tuoi occhi bagnati. 
In un giorno di pioggia saremo vicini, 
balleremo leggeri sull'aria di un Reel...




Angolo d'autrice:

Allora, innanzi tutto mi scuso con Lullopola per il mio ingiustificabile ritardo, ma tra la partenza per le vacanze e il ritorno dal campo estivo non ho davvero avuto un attimo libero.
Spero che la storia ti piaccia, perchè davvero ci ho passato tanto tempo e ci ho messo tanto impegno :)
Come già detto nell'Intro mi sono ispirata in parte alla prima storia che ho scritto, cambiando ambientazione e un po' di cose, mi auguro che vi piacciano le mie modifiche.
Penso sia tutto,


Kisses <3

S m i l e y
 
  
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