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Autore: Loveroflife    01/09/2014    1 recensioni
[[Sequel di ''Anatomia del Cuore''. La storia può essere letta anche senza leggere la storia precedente.]]
Sei anni dopo...
Lei, una donna di 26 anni, che ha realizzato il suo sogno di diventare pediatra e che lotta quotidianamente con i suoi demoni.
Lui, ragazzino di 28 anni, diventato professore di chitarra al liceo musicale, con l'anima rock e il cuore pieno di sogni.
Cosa succederà? Seguitelo insieme a me.
CHE LO SPETTACOLO CONTINUI!
Dal II° capitolo:
''Non te ne andare, sono cinque anni che non ci parliamo, abbiamo tante cose da dirci.'' La guardò speranzoso, con gli occhi che brillavano.
''Io non ho proprio niente da dirti, e se non ci parliamo è solo colpa tua, ricordi?'' Lo guardò con il fuoco negli occhi e lui la lasciò andare di botto.
'' Dovremmo parlare anche di quella sera.'' Disse, serio e coinciso.
''Non ci penso minimamente, e adesso se vuoi scusarmi devo tornare a casa. Stammi bene, Victor.'' Disse, chiudendo la portiera dell'auto e mettendo velocemente in moto, lasciando il ragazzo nel parcheggio riservato ai medici.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quando la musica ti colpisce al cuore...'
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''Cosa ti serve? Hai due minuti di tempo per esporre la tua tesi, dopo di chè vado via.'' La ragazza si sistemò sulla panchina, come se stesse seduta su un gigantesco cactus, e si accese una sigaretta. L'ennesima.
''Voglio solo parlare con te. Mi sei mancata.'' Victor fece per sedersi accanto a Marika, la quale arretrò fino alla fine della
panchina.

''Andiamo Victor, non cominciamo con le sceneggiate. E non avvicinarti.''
''Non è una sceneggiata. Mi manchi davvero. Sono sei anni che mi manchi.'' Il bel chitarrista si accese una sigaretta, buttando fuori fumo e continuando a dondolare nervosamente le gambe, gesto che ripeteva quando era in difficoltà. Lo faceva anche con i suoi alunni, o meglio alunne, quando si avvicinavano troppo, attratte dal bel chitarrista divenuto professore di musica.
''Dovevi pensarci prima. Prima di...'' Non riusciva a pronunciare quel misfatto, le mancava l'aria ogni volta.
''E' di questo che voglio parlarti. Non voglio giustificarmi ma voglio solo dirti che non ti ho tradita.'' La guardava con cosi tanta enfasi che ben presto Marika dovette cedere e distogliere lo sguardo, per evitare di arrossire.
''Certo, Alex nuda nel tuo letto è stato solo un mio miraggio, una visione, un'allucinazione, vero?! L'averti visto in mutande, nel bagno, è stato solo un mio delirio vero?! Le bottiglie di birra e le canne sul tuo comodino erano frutto della mia fantasia, no?!'' Sarcastica e pungente, come mai lo era stata in tutti quegli anni. Si fece prendere così dalla foga che non si accorse di avergli puntato il dito contro, continuando a spingerlo fino a farlo arretrare disteso sulla panchina.
''Calmati Marika. Sono qui per spiegarti tutto. Sei saltata a conclusioni affrettate. Troppo affrettate. Cosi tanto affrettate che volevo chiarire con te ma tu mi hai eliminato dalla tua vita in due minuti. Ho provato a chiamarti per un mese, sono venuto sotto il tuo palazzo ogni sera e puntualmente c'erano i tuoi cugini sul balcone che mi squadravano. Una volta tua cugina Niki mi aspettava sulla porta di casa, dicendo di sparire prima che tuo padre se ne fosse accorto. Poi ho provato anche a chiamarti ma non squillava nemmeno. Nel settembre successivo sono anche venuto alla tua... alla nostra università per vederti ma Cristina, la tua compagna, ha detto che te ne eri andata.'' Sospirò affranto e a quel sospiro Marika per poco non abbandonò i suoi propositi, buttandosi tra le sue braccia.
''Ho perso il cellulare e ho cambiato scheda.'' Fu l'unica cosa che riuscì a pronunciare, ispirando fumo e creando nuvolette dense e bianche. Fu un'emerita bugia, ovviamente, poiché Marika aveva cambiato scheda telefonica, università, per un periodo cambiò persino città, pur di non rivedere Victor e dimenticarlo definitivamente.
''Sono diventato professore. Adesso insegno storia della musica al liceo musicale in centro. E insegno anche chitarra classica ed elettrica all'Accademia.'' Cambiò discorso, sentendo l'aria farsi più pesante.
''Io...io ho finito medicina e ho preso la specializzazione in pediatria da sei mesi.''
''Mi riempie il cuore di gioia vedere che hai realizzato i tuoi progetti.'' Le accarezzò il dorso della mano, quella che stringeva compulsivamente l'accendino. Gesto che scatenò in Marika una serie di brividi, misti al senso di nausea che ormai le veniva ogni volta che un essere umano di sesso maschile le si avvicinava.
''Per favore Victor. Non ti avvicinare. Non ho dimenticato quello che mi hai fatto.'' A queste parole, il ragazzo sbuffò sonoramente, portandosi le mani nei capelli, come gesto di disperazione.
''Porca puttana Marika, ti ho detto che non ti ho tradita. Mi ricordo che incontrai Ale nel bar vicino l'università. Ero uscito con il mio compagno di stanza per una birra e me la sono ritrovata con sua cugina li, in quel bar. Abbiamo parlato, le ho raccontato di te, di noi... Dopo di chè siamo andati tutt'e quattro a casa, abbiamo bevuto due birre e fumato un po'. Il mio compagno si è appartato con la cugina di Ale. Io e Ale siamo rimasti sul divano, poi siamo andati in camera da letto, per non disturbare la stanza di fianco con le nostre chiacchiere. Abbiamo parlato un po', abbiamo fumato e bevuto qualche altra birra. E poi ci siamo addormentati. Ma non abbiamo fatto sesso. Ne sono sicuro.'' Finì il suo monologo, sotto lo sguardo allibito di Marika.
''E vuoi farmi credere che non ci sei andato a letto? Mi prendi per una cogliona?'' Lo guardò con rabbia, incrociando le braccia e alzandosi dalla panchina.
''No, ma una trombata me la ricorderei no? Invece mi sono svegliato per terra, in mutande, con una ragazza in reggiseno e mutande nel letto. Dopo aver fatto sesso una non ha modo di rimettersi la biancheria o almeno non io, ricordi?'' Si alzò in piedi anche lui, ponendosi di fronte a lei, che ormai lo fissava sempre più shoccata.
''Bene, ci siamo detti tutto. Ora, se permetti, tornerei dentro a divertirmi.'' Cercò di cacciare indietro le lacrime che ormai si erano annidate ai lati degli occhi, rientrando nel locale, lasciando di nuovo Victor in un parcheggio, da solo.

 


Il giorno dopo, in pausa pranzo, Marika si ritrovò a mangiare da sola, nella mensa dell'ospedale, costruita per infermieri e medici.
Si ritrovò a ripensare alla sera prima, all'assurda discussione con Victor, a ripercorrere mentalmente la scena vista sei anni prima in quell'appartamento, quando una voce risuonò nel suo cervello.
''Buongiorno dottoressa Lentini.'' Il suo collega Carlo le si sedette davanti, con il suo pranzo, iniziando a fissarla voracemente.
''Ciao Carlo.'' Non proferì altro, ancora scossa dai pensieri.
''Sono qui per invitarti ad una festa.'' Notò subito il viso della sua collega prendere un'altra espressione, passando dal pensieroso al circospetto, infatti continuò.
''Tranquilla piccola, non devi considerarlo come un appuntamento. Il primario di ginecologia va in pensione e abbiamo organizzato una festa d'addio. Ovviamente tutti noi ginecologi stiamo portando chi ci pare, chi porta la moglie, chi la fidanzata. Abbiamo invitato anche i suoi parenti, cugini, sorelle, fratelli, nipoti. Io vorrei portare te.'' Carlo era davvero bello, affascinante, sensuale e molto schietto. Non aveva peli sulla lingua e da due mesi non mollava la corda. Magari un'uscita diversa le avrebbe fatto dimenticare un po' i suoi pensieri. Anche perchè il primario lo conosceva anche lei, e non sarebbe stata una presenza inopportuna, data l'affluenza di medici. Per questo, per la prima volta in due mesi, accettò.
''Va bene.'' Le sorrise grata e vide Carlo accendersi.
''Wow piccola, ci voleva un ginecologo in pensione per farti dire si.''
''Ma non farti strane idee, io vengo con te, però, in qualità di amica, nient'altro''. Si riportò sulla difensiva, sorridendo lievemente
''Oh, in genere le donne vengono sempre con me.'' La guardò malizioso. Era la prima volta che pronunciava una battuta come questa, infatti Marika arrossì a livelli epici.
''B-bene, mi fa piacere. Comunque, quando dovrebbe essere questa festa?'' Cercò di piantarsi in faccia un'espressione impassibile, ma probabilmente non ci riuscì, visto come ridacchiava il suo collega.
''Domani sera alle 21:00. I suoi parenti lo porteranno con una scusa nella sala di fronte lo stadio. Noi dovremmo essere li un po' prima, quindi per le 20:30 passo da te. Devo andare piccola, ho una chiamata sul cerca-persone.'' Si alzò per tornare al suo posto di lavoro, non prima di essersi avvicinato a Marika e avere stampato un bacio sulla guancia, con tanto di schiocco.
Questa volta fu lei a essere lasciata sola, con un'espressione strana dipinta sul volto. Un misto tra imbarazzo e ilarità.

 

Veronica non smetteva di ridere al racconto del giorno precedente, il tutto mentre Marika era concentrata su cosa mettersi quella sera.
''Non ridere, cogliona. Io non so ancora cosa mettermi e Carlo arriverà tra dieci minuti.''
''Non mettere biancheria intima, tanto con i propositi del tuo collega, resterai senza mutande in due minuti.'' Continuò a ridere sguaiatamente, punzecchiandola.
''Ma per chi mi hai preso? Lo sai che non faccio sesso da anni...Non ricomincio con il primo che passa.'' Non se la prese, conoscendo l'ironia dell'amica, mai cattiva.
''E dovresti ricominciare invece. Hai ventisei anni e il mio cane ha una vita sessuale più attiva della tua. Non sei più vergine, Mari, ma andavo avanti di questo passo la tua libido commetterà un suicidio. O un omicidio, ammazzandoti.''
''Vero non è facile... Che ne dici del vestito verde?'' Tentò di sviare, riuscendoci.
''No, fa leggermente schifo e sembri mia nonna. Non so ancora come mai ce l'hai ancora. Metti il tubino rosso, con quello sei una strafiga.'' Prese a cercarlo e se lo infilò in fretta, sentendo lo sproloquio dell'amica sull'epicità di quel vestito.
''Mio dio.. Veronica Silvestri, questo vestito è troppo corto e mi stringe il seno. Sembro una battona.'' Rimase shoccata, vedendo il riflesso della sua immagine.
''Non rompere i coglioni, quel vestito ha una lunghezza adatta per chi ha le gambe lunghe e affusolate come le tue e ti fa un seno da paura. Non andrai a letto con il ginecologo ma almeno fatti guardare in tutto il tuo splendore. Te lo meriti, sei una bellissima donna.'' Non fece in tempo a rispondere a quei complimenti che sentì suonare il citofono, segno dell'arrivo del suo collega.
''Merda, devo andare. E non ho neanche il tempo di togliermi questo vestito. Ti odio. Addio.'' Alla fine, a furia di parlare, aveva perso tempo e sarebbe dovuta uscire con quel micro vestito che le fasciava ogni curva come un guanto. La reazione di Carlo non si fece attendere.
''Porca puttana sei uno splendore. Questo vestito ti sta da Dio.'' Lo notò appena uscì di casa, mentre Marika corse per mettersi il soprabito.
''Grazie.'' Si sentì lusingata dal complimento ma anche in imbarazzo per quel look che non metteva da anni.


Il viaggio in macchina fu veloce, vuoi per la poca distanza, vuoi per le chiacchiere allegre tra i due colleghi, chiacchere intervallate da lunghi sguardi che Carlo riservava alla scollatura e alle gambe semi-scoperte della sua collega.
Arrivarono al salone dopo poco. Il luogo della festa era già gremito di parenti, amici e colleghi del primario, tutti in attesa che arrivasse il festeggiato.
Tutto procedeva per il meglio. Le chiacchiere con i colleghi procedevano allegre e gioiose, aiutate d qualche bicchierino di champagne.
In quel frangente Marika era impegnata a parlottare con il chirurgo plastico dell'ospedale dove prestava servizio, sentendosi ad un tratto osservata.
Non fece in tempo a girare la testa che notò subito da chi proveniva quello sguardo che Marika sentiva addosso. E non era Carlo, impegnato a versarsi da bere. Ma era di una persona che mai si sarebbe aspettata di vedere li.
Si perchè quello sguardo, cosi bruciante, caldo, passionale proveniva da Victor.

 

 

 

Sono ritornata, leggermente in ritardo ma con un capitolo corposo. Sono in arrivo colpi di scena, e la figura di Carlo prenderà sempre più importanza.
Intanto voglio ringraziare chi ha messo la mia nuova follia nei preferiti, chi l'ha seguita, chi l'ha recensita o chi semplicemente ci ha dato uno sguardo. Grazie a tutti, come sempre. Al prossimo capitolo!

M.

  
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