Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: MidnightChaos    02/09/2014    2 recensioni
Per salvare la vita del fratello Niall, Cassie si troverà di fronte ad una scelta che le cambierà la vita. Si troverà a stringere un patto col Diavolo. Ma quali sono le condizioni di questo patto? E chi è il Diavolo? Cassie riuscirà a rispettare le condizioni del patto? E il diavolo, ci riuscirà?
Dal capitolo 2:
-Chi sei? – chiesi spaventata, facendo saettare lo sguardo da un punto all’altro del parco.
-Non è importante chi sono. L’importante è che io posso aiutarti – rispose pacato.
-Come?
-Un patto – rispose succinto.
-Un patto? Che genere di patto?
- Io salverò tuo fratello ad una condizione.
[……]
-Complimenti ragazzina, hai stretto un patto col Diavolo
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
*Mi sono dimenticata il Banner* <_<





Ovviamente chi trovai dentro casa mia? Quel maledetto babbuino persecutore.
-Che cosa diavolo ci fai qui?!- sbottai furiosa con la voce più alta di qualche ottava rispetto al normale.
-Non ricordi? Tua madre mi ha detto di tenervi d’occhio- mi rispose con ovvietà tornando a giocare alla xbox di mio fratello.
-Non abbiamo bisogno di un babysitter, grazie dell’interesse!-replicai gettando la cartella per terra in mezzo alla stanza. In realtà era diretta verso il moro ma avevo dosato male le forze.
-Ne sei così sicura?
-Ne sei così sicuro?- lo scimmiottai.
Alzò un sopracciglio e mi lanciò uno sguardo carico di sarcasmo.
-Si può sapere perché mi odi così tanto?- mi domandò serio.
-Ma Chicco….-iniziai.
-Zayn…- mi corresse lui, infastidito dal fatto che ancora non mi ricordassi il suo nome.
-Io non ti odio affatto! Per provare odio verso qualcuno deve esserci un interessamento, un minimo di trasporto emotivo,un qualsiasi tipo di contatto umano,cosa che tra noi non c’è assolutamente, la tua presenza mi è indifferente. Mi stai solo sui coglioni, che è molto diverso. Ovunque io mi giri ci sei tu, come diamine è possibile?- gli spiegai gesticolando vistosamente.
-Non sarà che magari tu vai ovunque vada io?- mi aveva ribaltato la frittata sperando di fregarmi.
-No, ti assicuro che cerco sempre di evitarti molto accuratamente!- m’infervorai.
-Ma non avevi detto che la mia presenza ti era indifferente?- mi aveva fregato.
-Oh, fottiti!- sbottai inacidita.
Ora ero arrabbiata anche con me stessa perché non ero riuscita a tenergli testa.
-Ti propongo un patto- iniziò con voce suadente.
Ah-ah.
-Un patto?Che genere di patto?- gli chiesi in un sussurro.
Una sirena esplose nella mia mente. Avevo già vissuto questa scena.
 -Niente più litigi o fughe, cerchiamo di conoscerci,semplicemente, che ne pensi?- propose mentre spegneva la console.
-Come se avessi accettato!- gli risposi poco prima di lanciarmi su per le scale per raggiungere la mia camera.
 Se sperava che saremmo diventati grandi amici si sbagliava di grosso.
 
 
Mi chiusi la porta alle spalle, mi appoggiai ad essa e mi lasciai scivolare fino a ritrovarmi seduta sul pavimento.
Un patto.
Il mio patto.
Mi sembrava di aver già vissuto quella scena perché l’avevo vissuta davvero. Un mare di ricordi si rovesciarono nella mia mente come un cassetto svuotato. Quella voce era molto simile alla sua voce.
Quella voce era la sua.
Ora ricordavo tutto. Ogni singolo dettaglio.
Questo significava che…
Zayn era lui.
Zayn era il diavolo.
 
“Ci sei arrivata finalmente. Pensavo non te lo saresti più ricordato” esplose una voce nella mia testa e un brivido mi percorse la spina dorsale.
Mi guardai intorno ma ero da sola in camera, me l’ero forse immaginata?
“Non te la sei immaginata” mi lesse nella mente.
Ero terrorizzata e la testa sembrava scoppiarmi da un momento all’altro. Perché il diavolo aveva preso forma umana? E che cosa ci faceva qui? Voleva annullare il patto? Era venuto per riprendersi la vita di mio fratello?
“Non è così”
-Esci dalla mia testa!- gridai con le lacrime che cominciavano a farsi strada.
Sentire la sua voce nella mia testa era inquietante, mi sentivo indifesa, senza controllo alcuno, mi faceva venire i brividi.
“Come desideri”- disse accondiscendente.
-Così va meglio?
Il moro si materializzò all’improvviso davanti ai miei occhi, per la paura feci un balzo all’indietro andando a sbattere la testa contro la porta e lanciai un grido, più di paura che di dolore.
-Calmati- mi ordinò.
Mi si posizionò davanti e si piegò sulle ginocchia fino ad arrivare alla mia altezza.
-Non ti farò del male, stai tranquilla- disse più gentilmente.
Avvicinò una mano al mio viso e mi tornò alla mente quando, tempo fa, allungò la mano verso di me per stringere quel dannato patto.
Sobbalzai quando la sua pelle calda sfiorò la mia guancia.
-Va tutto bene- mi tranquillizzò con voce carezzevole.
-Non mi sono mai innamorata di nessuno, te lo giuro! – lo supplicai, riferendomi ai termini del patto.
Ed era vero. Da quando avevo stretto quel patto avevo chiuso il cuore con un lucchetto e avevo gettato via la chiave. Una volta stavo quasi per innamorarmi di un ragazzo, mi piaceva molto e io piacevo a lui e iniziai ad avere visioni tremende, incubi, che messi a confronto con quelli che faccio ogni notte erano niente. Mi allontanai subito da lui, sparii dalla circolazione e dal quel giorno non provai ad avvicinarmi più a nessuno. Appena vedevo che qualcuno si interessava a me mi allontanavo.
-Lo so, sei stata brava- mi sorrise.
Si sedette davanti a me a gambe incrociate e mi guardava serafico.
-Sono sempre il ragazzo a cui urlavi contro fino a 5 minuti fa,sai?
Erano evidenti i suoi tentativi di tranquillizzarmi ed era sorprendente quanto fossero efficaci. Smisi di piangere e feci dei respiri profondi. Mi asciugai il viso con la manica della felpa e lo osservai meglio.
Visto così pareva tutto tranne che un diavolo.
-Cosa vuoi allora?- mi decisi a chiedere- Perché sei qui?
Mi guardò per qualche istante senza rispondere.
Si sporse in avanti, appoggiandosi sulle ginocchia, appoggiò una mano sulla porta, proprio di lato alla mia testa e con l’altra prese una cioccia dei miei capelli e iniziò a giocarci.
-Mi annoiavo…- sussurrò con le labbra che sfioravano la mia guancia.
D’istinto afferrai il ciondolo a forma di croce che avevo al collo e lo porsi verso di lui.
-Vade retro Satana! – gli urlai in faccia.
Lui mi guardò per un attimo confuso e poi scoppiò a ridere e a rotolarsi per terra. Stava ridendo così tanto che gli occhi iniziarono ad inumidirsi.
Evidentemente avevo visto troppi film horror.
Sbuffai rassegnata e mi diedi della stupida per l’idiozia del mio futile tentativo ma almeno potevo dire di averle provate tutte.
-Innanzitutto…- iniziò lui- non sono Satana. Sono Lucifero.
-E non è la stessa cosa?
-No…lo so, in molti si confondono. Sono uno dei figli di Satana- mi spiegò.
Non ero una grande appassionata di religione ma…da quando Satana aveva dei figli?
-Secondo…- afferrò il piccolo crocifisso e se lo appoggiò sulla fronte. Il crocifisso evidentemente non aveva effetto su di lui.
-L’acqua santa?- domandai.
-Potrei farci il bagno.
-Il sale?
-Fa alzare la pressione.
-La chiesa?
-Guardi troppi film – concluse ridendo.
-L’aglio?-ritentai.
-Ti confondi con i vampiri.
-Proiettili d’argento?
-Quello è per i licantropi.
-Non c’è un modo per farti fuori?- indagai sinceramente incuriosita.
-Non verrò di certo a dirlo ad un umana, non credi?- effettivamente aveva ragione.
Senza rendermene conto avevo iniziato a rilassarmi e la sensazione che mi opprimeva il petto era sparita. Tirai un sospiro di sollievo, appoggiai la testa alla porta e chiusi gli occhi.
-Tutto questo è senza senso- affermai sospirando profondamente.
-Posso capirlo
-Perché sei qui?- ritentai.
Non capivo perché Lucifero avrebbe dovuto scomodarsi solo perché si annoiava e iniziare  a tormentare un’umana. Doveva esserci per forza qualcos’altro dietro e io dovevo scoprire cosa fosse.
-Sai come sopravviviamo noi…?- mi domandò lasciandomi intendere il soggetto della frase. Ovviamente non si aspettava una risposta, quindi proseguì.
-Mi nutro di anime. Questo non significa che faccio delle stragi di essere umani solo per nutrirmi – ridacchiò. Per lui era una cosa divertente? Per me un po’ meno.
-Un’anima può bastarmi per tantissimi anni…Il mio lavoro è stringere dei contratti con le persone. Se l’umano viola il patto, io mi prendo la sua anima. Allo stesso modo, alla sua morte, la sua anima diventa mia.
Zayn si fermò, un po’ per riprendere fiato, un po’ per constatare il mio stato d’animo. Io ero glaciale, una statua di marmo. Per me era una cosa inconcepibile ma allo stesso tempo ero come ipnotizzata e affascinata dalle sua parole, quindi non potevo fare altro che stare in silenzio ad ascoltarlo.
-Sai…quando mi nutro di un’anima è come se rivivessi la vita di quella persona, acquisisco tutti i suoi ricordi. Immaginati che un’anima sia come una pellicola di un film, quando la faccio mia vivo tutto quello che hanno vissuto loro, quello che provavano, tutto…- il suo tono era diventato malinconico ma io tuttavia non riuscivo a provare pietà per lui.
-Sono gli esseri umani che mi cercano, che chiedono il mio aiuto, che decidono di stipulare un contratto con me, è tutta una loro scelta. Una volta stipulato un contratto io entro al servizio del suddetto essere umano.
-E lo stesso vale per me?
-Lo stesso vale per te- confermò.
-Quindi non andrò in paradiso…- conclusi.
-Come non andrai nemmeno all’inferno. Semplicemente cesserai di esistere.
La vita oltre la morte.
In quanti andavano in chiesa solo per questo motivo? Per assicurarsi un’esistenza, da qualche parte, dopo la morte. Da sempre l'uomo credeva e sperava che la vita non terminasse quando il suo cuore smetteva di battere. Pur senza averne prove, tutti noi in fondo eravamo convinti che non potesse finire tutto così e che qualcosa di noi restasse. Certo, tutte le culture del mondo dicevano che esisteva l'Aldilà e ciò nasceva essenzialmente dal desiderio di sopravvivere a questa realtà materiale che tra l'altro neppure conosciamo fino in fondo.
Ma dove finiva la nostra anima quando morivamo? Chi non si era posto questa domanda almeno una volta nella vita? Veniva dispersa e finiva nello spazio oppure restava in qualche modo composta e andava da qualche altra parte, in una dimensione che l'accoglieva? Oppure finivamo veramente all’Inferno o in Paradiso? Avrei potuto passare delle ore a ragionare su queste cose e da una domanda me ne sarebbe nata sicuramente un’altra. Una cosa era certa. Per me  ci sarebbe stato solo un baratro nero e avevo venduto l’anima a questo diavolo senza capire davvero ciò che questo comportasse.
-Vivrai comunque la tua vita normalmente se rispetterai il patto.
La cosa non mi confortava per nulla. Vivere una vita sapendo che dopo non ci sarebbe stato niente, avrei potuta farcela?
 
Nonostante per contratto l’unica condizione fosse che non dovevo innamorarmi, il prezzo rimaneva comunque la mia anima.
 
 

 
                                                     
 
 
 
 
 
Sbadigliai e mi stiracchiai allungando le braccia oltre la mia testa. Afferrai la sveglia sul comodino per controllare l’ora, non era ancora suonata ed io ero già sveglia.
Le 5 e mezzo. Un orario alquanto improbabile per svegliarsi ma ero crollata nel letto che non erano ancora le 22 e mi ero addormentata subito, totalmente sfinita. La nottata era passata tranquillamente, senza incubi stranamente. Scesi dal letto e mi scappò un flebile lamento quando i miei piedi toccarono il pavimento gelato.
Aprii lentamente la porta della camera per fare il meno rumore possibile e scesi in cucina.
Accesi la luce e mi trovai a sbattere le palpebre per far abituare gli occhi quando tra un battito e l’altro apparve all’improvviso la figura del moro a pochi centimetri da me.
Per lo spavento lanciai un urlo e balzai all’indietro.
-Ma sei impazzito? Mi farai venire un infarto cazzo!- gli urlai contro.
-Scusa, non era mia intenzione- ridacchiò palesemente divertito.
Non me ne fregava niente se non era sua intenzione, avevo perso 10 anni di vita, fanculo.
Ero ancora così rincoglionita dal sonno che per un po’ avevo messo da parte la sua esistenza ma ora che era rientrato così di prepotenza nella mia realtà non potevo fare altro che tornare ad odiarlo.
-Come mai sei scesa? – mi domandò mentre si rigirava tra le dita il ciuffo. Chissà se quello era il suo vero aspetto o era fittizio, usato solo per palesarsi agli umani.
Non gli risposi, aprii il frigo, presi il cartone del latte, lo rovesciai in un pentolino e lo misi sul fuoco.
-Te non dormi?
-Non mi è necessario, ma qualche volta lo faccio.
Mi sembrava di parlare con un alieno, ce l’aveva qualcosa di umano?
-Come mai sei venuto a cercarmi proprio ora?- cambiai discorso.
Non capivo il motivo che l’avesse spinto a cercarmi proprio ora, dubitavo altamente che un diavolo si “annoiasse”.
-Il contratto stretto prima del tuo si è….concluso-  confessò esitante.
Non mi scollava gli occhi di dosso, forse per cercare di carpire ogni mia singola reazione.
-E’ morto…- annuì per dare conferma alle mie parole.
-Hai ucciso una persona…-sussurrai.
Questo era quello che faceva quindi. Passava da un essere umano all’altro prendendosi la sua vita e adesso era arrivato il mio turno. Era abominevole, chissà quante persone aveva ucciso finora. Come poteva convivere con la propria coscienza?
-Lo so cosa stai pensando. Te lo leggo in faccia- affermò guardandomi dritta negli occhi.
-Ho ucciso molte persone se è questo che ti stavi chiedendo ma è nella mia natura. Sono gli esseri umani che vengono a cercarmi,che mi chiamano, non sono io. Io mi limito a fare quello che mi viene chiesto ma ovviamente tutto ha un prezzo.  Non modifico il corso dell’esistenza del contraente se non è necessario, lascio che la sua vita scorra fino alla fine.
-E quando è che risulta necessario?- gli domandai dura.
-Quando il patto viene violato.
-Io non ti stavo cercando- dissi riferendomi a quel giorno lontano.
Lui alzò un sopracciglio.
-Tu mi hai chiamato, hai disperatamente chiesto il mio aiuto ed io te l’ho concesso. La tua voce mi risuonava molto chiara in testa…il tuo pianto…il tuo dolore….li sento sempre…
L’espressione malinconica era tornata sul suo viso e ancora una volta non riuscivo a provare compassione per uno che viveva uccidendo chissà quante persone.
-Forse dovresti ignorarle le prossime!- proruppi acida.
-Non posso, è nella mia natura- sospirò.
-Piuttosto che uccidere delle persone mi lascerei morire io stessa.
Ormai ero incontenibile, ero pervasa da una rabbia e una frustrazione che non riuscivo a controllare, poco importava se stavo andando contro una creatura che poteva prendersi la mia vita solo schioccando le dita, tanto ormai ero segnata.
-Io non uccido le persone, io do loro una seconda opportunità.
Lo guardavo senza dare segni di cedimento, non mi avrebbe convinto, era impossibile.
-Il latte.
Aggrottai le sopracciglia e lo guardai confusa. Cosa c’entrava adesso il latte?
-E’ pronto – specificò.
Mi girai e trovai il latte fumante già nella tazza con un bastoncino di cannella che ne spuntava.
Mi voltai nuovamente verso di lui che mi sorrise e mi fece un occhiolino. Ridicolo.
Non me ne importava un accidente dei suoi giochetti del cavolo. Carica d’ira afferrai la tazza e ne rovesciai il contenuto nel lavandino. Lo fissai seria, senza nessuna traccia di emozione nel volto, apatica e lui mi guardò serio di rimando.
-Fanculo te e il latte – gli dissi prima di voltarmi e andare in salotto. Era inutile tornare a letto, ero così piena di adrenalina che non mi sarei riaddormentata nemmeno sotto effetto di calmanti.
Mi lanciai sgraziatamente sul divano, presi un cuscino che iniziai a stringere tra le braccia e iniziai a fare zapping. Ignorai completamente il moro che con passo lento si avvicinava a me e mi si sedeva accanto senza proferire parola. Forse aveva capito che era meglio lasciarmi stare, almeno per il momento.
Ironia del destino, mi fermai ad un horror che si intitolava “Devil”.
-Prima o poi capirai- disse con voce così flebile che feci fatica ad udirlo nonostante si trovasse a nemmeno un metro da me.
Come no…per me sarebbe stato come giustificare Hitler. Poverino, aveva avuto un infanzia difficile e quindi per vendicarsi sul mondo aveva fatto soffrire migliaia di esseri umani? No, grazie. Preferivo mantenere la mia collera e il mio rancore. Era ingiustificabile. Era un demonio.
E io non volevo averci niente a che fare.
 
 
 
 
Ma quanto mi sbagliavo…
 
 

 
                                      
 
 





Salve a tutte!
Si, lo so, il mio ritardo è imperdonabile ma se sapeste tutto quello che sto combinando in questo periodo mi perdonereste XD
Passando al capitolo…la nostra cara Cassie finalmente si è rinvenuta e si è ricordata del patto e ha reagito un po’ malino…ma dopotutto che ci potevamo aspettare? Era sconvolta poverina!Ho provato a spiegare un po’ l natura di Zayn anche se ovviamente ci sono un po’ di cose da dire. Qualcosa si lascia intendere visto che è sempre triste quando parla di quello che fa, quindi magari cattivo non è ma per il momento la fanciulla lo vede come il male universale.
Voi che ne pensate?
Spero di aggiornare presto.
Intanto mi faccio un auto-applauso perché ho già aggiornato due storie, magari tra poco aggiorno pure le altre due che sono ferme da un periodo di tempo vergognoso…
Purtroppo vado a periodi. Le idee le ho sempre se mi ci metto un po’ a pensare ma a volte non ho voglia di metterle nero su bianco. Devo essere ispirata per farlo e in questo ultimi periodo ho avuto così tante cose da fare che mi era passata del tutto.
 
 
Silvia, sorella mia,grazie come sempre dell’aiuto che mi hai concesso per questo capitolo…sei stata utilissima come non mai.
Grazie davvero. Senza le tue idee non ce l’avrei mai fatta.
Silvia…grazie davvero, per non aver fatto un’emerita sega come al solito,GRAZIE TANTE!
xD
Va beh, ormai si sa che mia sorella mi ha crudelmente abbandonato XD
Alla prossima ;)
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: MidnightChaos