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Autore: Tessa_    02/09/2014    0 recensioni
"Perchè quando una donna è giovane e bella per sempre potrà sempre avere tutto"
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un giorno, a 17 anni, Daphe decise che era giunto il momento. Andò al castello del re la notte di Capodanno dicendo che era una forestiera che si era persa e chiedeva un po’ di ospitalità .IL re era un uomo solo, sulla cinquantina. La ragazza lo sedusse senza troppe difficoltà. Quella notte, mentre tutti erano a letto ,lei, in una stanza per gli ospiti, si alzò si mise una vestaglia, blu notte, tra le tante messe a sua disposizione, si alzò, prese una candela e uscì nel corridoio. Bussò alla terza porta di fronte a lei dove sapeva che c’era il re perchè lui stesso gliela aveva mostrata “nel caso ne avesse avuto bisogno” e con un’occhiata complice l’aveva saluta. Le venne aperta subito la porta. “speravo saresti venuta ”-cominciò il re-“ ci stavo per perdere le speranze. Sai essere davvero crudele.” –fece lui un po’ ironico “ Lo so” Rispose lei con voce sommessa e seduttiva. Lo spinse dentro e si chiuse la porta alle spalle. Poi con una grazia selvaggia si abbassò le bretelline e si sfilò la vestaglia da notte ,con i lunghi e setosi boccoli neri che le ricadevano sulla spalla. Lui era già pronto, steso sul pretenzioso letto matrimoniale appoggiato poggiato sui gomiti come qualcuno in attesa dell’inizio dello spettacolo. Lei si buttò sopra di lui baciandolo mentre il re le accarezzava i capelli e le teneva il collo con una presa d’acciaio mentre si spostava sopra di lei, affondandole il viso nell’ incavo del collo e poi tra i seni. Ma proprio in quel momento affondò il pugnale d’argento più volte nella schiena del re. –“Ma guarda! Allora è vero che gli uomini non riescono a ragionare davanti a una proposta provocante? Tzè, poveri illusi!- disse estraendo con forza il pugnale dalla schiena della vittima. Vide l’anima scivolargli via dagli occhi con lo sguardo fisso nei suoi, e in quell’ istante si liberò un fulmine nella notte, in lontananza ,a ciel sereno. Quel pugnale le era stato dalla dea Fortuna. Prima di recarsi al castello del re, Daphe si recò su ina piccola isolette brulla e disabitata, dove non c’era niente, c’era appena lo spazio per un enorme edificio, composto da un solo ampissimo locale, in cristallo e marmo, stupendo, ma dall’aria lucubre. Lì risiedeva la dea Fortuna, una figura alta due metri, che pareva più un’immagine stilizzata che una donna, sembrava non avere dimensioni, non avere spessore ,non avere consistenza; era talmente chiara che sembrava trasparente, con grandi occhi di un celeste quasi bianco e lunghissimi lisci capelli biondi anch’essi quasi bianchi. Sembrava aver perso quella sorta di bagliore che doveva aver avuto un tempo. TO BE CONTINUED (fatemi sapere se vi è piaciuta o se volete il continuo)
   
 
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