Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Fujikofran    02/09/2014    1 recensioni
una nuova storia scritta dalla bravissima disegnatrice Monicasuke, con editing di Fujikofran. L'autrice ha autorizzato la pubblicazione.
Lupin e co. devono effettuare un colpo e cercare di raggirare Roger Mayer, che ha messo gli occhi su un cospicuo numero di diamanti. Nel frattempo Jigen rivede una sua amica, Mary, di cui scopre una verità amara, e conosce Claudia, poco più che adolescente e temeraria, in cerca di suo padre. Ma non solo, il pistolero avrà un incontro-scontro con Fujiko e dovrà vedersela con la gelosia di Goemon nei confronti della donna. E il piano di Lupin...funzionerà?
Genere: Erotico, Malinconico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jigen Daisuke, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Non-con
Capitoli:
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Ora fatidica della consegna. Mayer aveva organizzato l'incontro in un vecchio garage, lontano dagli occhi indiscreti della polizia. Jigen era il suo fidato scagnozzo, con la compagnia di altri quattro uomini armati. Si guardò intorno, vedendo delle enormi casse, contenenti, molto probabilmente, le armi. Un'auto entrò nel garage, il cliente mercenario: un uomo alto, robusto, con una vistosa cicatrice sul viso. Tirò fuori dal bagagliaio una grande valigia contenente i diamanti. I due si salutarono da buoni vecchi amici, poi, ognuno di loro, controllò il contenuto interessato sorridendo soddisfatti. Mayer prese per la mano Fujiko, avvicinandola a sè   
- Guarda, tesoro, ti piacciono? -      
- Sono favolosi, Roger! -                
- Si, anche se mi dispiace di non poterli condividerli con te, mia cara -                      
- Cosa vorresti dire? -  chiese confusa la donna  
- Ma davvero credevate di potermi gabbare tutt'e due? - continuò l'uomo con un ghigno poco rassicurante, spostando lo sguardo su Jigen    
- Tu, mi credevi così sciocco da non sapere che sei uno sporco ladro collaboratore di Lupin III? -       
- Allora sapevi tutto dall'inizio! Tsk, bella fregatura! -     
- Hai sbagliato di grosso a sottovalutarmi, caro il mio Daisuke Jigen! Tu e quella sgualdrinella della tua amichetta, pagherete caro questo giochetto, vero, bambola? - disse afferrandole un braccio - Prendete anche lui, così ci divertiamo un po’! -  
Jigen si dovette arrendere, alzando le mani mentre uno dei uomini di Mayer gli prese la pistola.                   
- Aspetto con ansia l'arrivo dei vostri compagni. Ho una bella sorpresa per loro -     
- Che diavolo vuoi fare? - l'uomo lo guardò negli occhi con un ghigno sadico.  
- Oh, non voglio rovinarti la sorpresa, mio caro Jigen. Nel frattempo, ho un regalino per te - fece un cenno ad un suo uomo che si avvicinò con una ragazza.  
- Cosa?-  
- Sorpreso? Vedi che ho fatto anch'io i compiti? Non sei stato l'unico a fare lo spione, mio caro! -                              
-Dannazione! Ma lei che c‘entra? -    
- Te lo spiego subito. Devi dirmi l'esatta posizione, come e quando si farà vivo il tuo caro amico Lupin III o lei farà una brutta fine -    
- Tu...tu sei pazzo!-   
- E' carina la ragazzina... veramente carina. Un po’ troppo giovane per te- disse Mayer sfiorando il volto terrorizzato di Claudia, stuzzicandolo. 
- E' una ragazzina, per Dio! -    
- Allora? Che dici, facciamo un bel segno su questo grazioso faccino? -     
- No…Lasciala andare... lei non centra niente! - Fujiko assisteva inerme e sconvolta a quella situazione, non capendo il perchè e cosa c’entrasse quella ragazza con Jigen.
- No, no, no, no... non ci siamo per niente! Ma è mai possibile che debba essere sempre io a insegnarvi come ci si comporta con le ragazze? -  
Si girarono tutti di scatto a quella voce, trovandosi di fronte un bel sorriso sornione ad accompagnare quell'ironica battuta.   
- Era ora che arrivassi, Lupin! -     
- Jigen, Jigen... ma è mai possibile che tu debba sempre infilarti nei casini per colpa di qualche bella pupattola? -      
- Smettila di dire cazzate, Lupin! -      
- Mayer, penso proprio che tu debba rinunciare a quella sorpresina di cui parlavi! -     
- Cos'è, stavi spiando, per caso? Come diavolo facevi a sapere...? -     
- Non è mia abitudine svelare i trucchi del mestiere! Piuttosto, dì ai tuoi uomini di lasciare andare i miei amici, altrimenti, un bel segnetto te lo faccio io volentieri! -     
L'uomo obbedì, trovandosi faccia a faccia con la Walther P38 di Lupin. Anche Goemon fece la sua entrata in scena, bloccando, con la sua solita grande maestria, il mercenario che cercava di darsela a gambe e gli uomini di Mayer. Si avvicinò poi a Jigen con la spada sguainata con una certa aggressività, tanto da intimidirlo, e lo guardò dritto negli occhi.   
- Ehi, samurai... che diavolo ti dice la testa, eh? -     
- Se l'hai toccata anche solo con un dito, io ti scortico vivo!! -    
- Andiamo, Goemon, non mi sembra un momento tanto adatto per far scenate di gelosia! - ribattè il pistolero schivando i colpi.     
- Difenditi, Jigen!-      
- Dannazione!Sei impazzito, per caso? - disse tra i denti Jigen rimanendo ferito dalla spada di Goemon  
- Spero che tu non debba mai trovarti con la punta della mia spada rivolta contro, Jigen! - il pistolero sorrise ironico mentre si teneva il braccio ferito.  
- Cos'è, devo prenderla come una minaccia? -    
- Prendila come vuoi! - rispose Goemon allontanandosi da lui. Fujiko portò fuori Claudia, mentre Lupin prese il borsone con i diamanti allontanandosi guardingo.
- FERMI TUTTI!- La voce ruggente di quel poliziotto, conosciutissimo, tra l'altro, da Lupin III & co, fece irruzione con una buona scorta di uomini, lasciando tutti sgomenti.                
- Caro Zazzà! Come mai da queste parti? -       
- Sta’ zitto, ladro da quattro soldi, sarò subito a tua disposizione, adesso ho altro da fare, se non ti dispiace! -   la determinazione di Zenigata lasciò Lupin attonito e senza parole.  
- Lei è in arresto, signor Mayer! -     
- Cos'è, un complotto? cosa diamine..? -     
- Sono stata io a chiamare la polizia. Ho assunto un investigatore privato che mi ha portato al tuo rifugio, così ho scoperto i tuoi sporchi affari -         
- Mary… Io sono tuo marito! -     
-Sei anche un bugiardo, bastardo, maledetto! Non sai quanto io t'amassi e quanto quest'amore s'è trasformato in odio e rancore! Mi hai sempre usata per i tuoi subdoli scopi, mentre io stavo lì, a subire tutto per amore! Adesso è finita-  
Jigen rimase a fissare, a pochi passi lontano, quella donna. Non s'aspettava che la Mary che conosceva avesse avuto il coraggio di affrontare la realtà, una realtà che forse aveva sempre saputo, ma che non aveva mai voluto accettare per amore. Anche lei intercettò il suo sguardo, e mentre una lacrima scivolo sul suo viso, sorrise, come per dire "ce l'ho fatta", sorriso che lui ricambiò.
- Andiamo a te, dannato Lupin! Stavolta t'arresto, e non provare a scappare!-     
- Andiamo, paparino, è storia vecchia questa! -  
L'ispettore si diresse verso il ladro, mentre i suoi poliziotti si davano da fare ammanettando i presenti. Jigen si avvicinò a Claudia e a Fujiko e quest'ultima s'allontanò lasciando i due da soli. Jigen sospirò dispiaciuto, passandosi imbarazzato una mano tra i capelli dopo essersi tolto il cappello che rimise subito dopo.     
- Mi dispiace averti tirato in ballo, Claudia. Beh, quando t'ho detto che non sono un brav'uomo mi riferivo a questo -       
- Lei non avrebbe mai permesso che mi avrebbero fatto del male, giusto? Questo fa di lei un brav'uomo –
Jigen si lasciò scappare un sorriso scuotendo il capo e fece per abbracciarla. Improvvisamente partì un colpo, uno sparo. Vide la ragazza accasciarsi tra le sue braccia, il sangue sulle sue mani e sui vestiti. Alzò lo sguardo per rendersi conto da dove potesse provenire, scorgendo Mayer che cercava di scappare. L'ispettore Zenigata piombò sul posto accorgendosi dell'accaduto, chiamando immediatamente un'ambulanza, accompagnato da Lupin e gli altri. Piombò nell'angoscia più totale mentre guardava la giovane già priva di sensi.      
- Jigen, giuro su Dio che acciufferò quel bastardo! La mia è una promessa, e ti garantisco che marcirà in galera fino al resto dei suoi giorni, parola di Zenigata! - concluse l'ispettore prima di richiamare i suoi uomini, determinato più che mai, pronto ad una vera caccia all'uomo. Lupin incrociò lo sguardo sconvolto dell'amico mentre scorse l'ambulanza che si fermò caricando tempestivamente la ragazza sulla barella. Si portò una mano sugli occhi, abbassando il capo, mentre l'altra mano era stretta in un pugno chiuso, tale che le sue nocche divennero biancastre. Lupin non ebbe il coraggio di dire o chiedere nulla, rimase per qualche altro istante a fissare quella sua sofferenza per poi prendere parola.               
- Andiamo all'ospedale, su, Jigen - il pistolero alzò lo sguardo verso di lui, reazione ad una pacca alla spalla che il ladro diede prima di avviarsi verso il Mercedes SSK posteggiato non lontano da quella zona, ma ben nascosto da occhi indiscreti.
Zenigata si trovava lì, sicuro che sarebbero arrivati anche loro. Incrociò lo sguardo di Jigen leggendo una profonda sofferenza, poi fece un cenno con la testa invitandolo a seguirlo.              
- Jigen, sebbene tu fossi l'unico qui a conoscere la ragazza, mi sembra più che giusto che sia tu a prendere i suoi oggetti personali, io non ho diritto di tenerli -      
- Lei... come sta? -  chiese con un filo di voce mentre l'ispettore gli consegnava i pochi oggetti personali della ragazza.    
- L'hanno portata in sala operatoria. Deve affrontare un lungo e delicato intervento, poichè, la pallottola s'è fermata in una brutta posizione. Per il resto, aspettiamo notizie, speriamo buone -  
Non disse nulla, ma l'ispettore Zenigata intuì il suo stato d'animo dandogli una pacca sulla spalla in segno di conforto, allontanandosi. Si sedette su una delle tante sedie vuote della sala d'aspetto e il suo sguardo cadde su quei pochi oggetti: documenti, orologio e un ciondolo che attirò particolarmente la sua attenzione. Lo prese e lo guardò meglio, scorgendo delle minuscole iniziali incise su di esso. Si portò una mano sul volto, coprendosi la bocca confuso e sconvolto, mentre nell'altra teneva quel ciondolo che continuava ad osservare, sentendo le lacrime colmargli gli occhi, lasciandosi andare in un pianto disperato.
- Jigen, tutto ok? -  chiese Lupin avvicinandosi.
Il pistolero abbassò lo sguardo asciugandosi le lacrime come per nascondersi e, come sempre, il suo fidato cappello gli fu complice. Rialzò lo sguardo incontrando quello di Lupin e sospirò senza dire nulla     
- Jigen mi dispiace per quella ragazza - disse il ladro guardandolo negli occhi.
Rimasero a fissarsi e Lupin notò una grande sofferenza, troppa per i suoi gusti, troppa per essere solo senso di colpa, ma conosceva il suo socio e amico di una vita, lo conosceva fin troppo bene e sapeva quanto fosse schivo e chiuso caratterialmente da non confidarsi tanto facilmente delle sue faccende private, neanche con lui che era stato sempre come un fratello. Rimasero entrambi in silenzio, fino a che non sopraggiunsero anche Goemon e Fujiko.      
- Jigen, possiamo fare qualcosa? -  chiese Goemon preoccupato. 
Jigen sollevò gli occhi incontrando quelli del samurai.    
- No! - fu la sua risposta prima di riabbassare nuovamente il capo, ritornando a fissare quel ciondolo che continuava a rigirare in mano. Anche Goemon e Fujiko si sedettero, rimanendo tutti e quattro in silenzio aspettando notizie sulla ragazza.
-Ispettore Zenigata... l'abbiamo preso! I nostri uomini lo stanno portando in ospedale per una medicazione, è stato beccato di striscio, niente di grave -    
- Bene! -      
Jigen sentì il discorso dell'agente di polizia visto che Zenigata si trovava a pochi passi da loro quattro. Si alzò furioso dalla sedia dirigendosi in infermeria determinato più che mai, trovandosi di fronte Mayer scortato da due agenti, seguito da Zenigata e dai suoi compagni che intuirono preoccupati le sue intenzioni.  
- Ehi, si fermi... cosa diavolo... -  disse uno degli agenti che scortava Mayer vedendoselo piombare addosso. Jigen non si fece intimidire, riuscendo ad afferrare con uno scatto Mayer alla gola con una mano, sferrandogli con l'altra un violento pugno sul naso provocandogli la rottura del setto nasale   
- Brutto bastardo!.. Io t'ammazzo... t'ammazzo, hai capito? -     
-Ehi, ehi…ehi! Lascialo stare! Fermati! -  disse anche Lupin raggiungendolo cercando di staccare la sua presa ferrea dal collo di quell'uomo.  
Anche Zenigata si mise in mezzo per placare quella sua furia cieca, cercando di allontanarlo con tutte le sue forze.  
- Dannazione, Jigen! Calmati! -  
Non fu cosa facile, ma riuscirono a toglierglielo dalle mani prima che riuscisse a strozzarlo sul serio, visto che Mayer, a quella presa, divento paonazzo, respirando a fatica mentre fissava Jigen sconvolto, grondando sangue dal naso.             
- Qu... quest'uomo è un... pazzo! - riuscì a dire tra un colpo di tosse e l'altro, cercando di riprendersi      
- Io sono un pazzo, ma tu sei un uomo morto! - digrignò il pistolero, mentre Lupin e Zenigata cercavano di tenerlo lontano da lui     
- Sei un vigliacco bastardo! Spera che ti diano il massimo della pena, e che tu possa marcirci in galera, perchè, nel caso tu riuscissi ad uscire, io starò ad aspettarti e non ti servirà a niente nasconderti, perchè io verrò a prenderti dovunque tu sia! Sappi che non ho nulla da perdere io... e non mi fa nessuna differenza uccidere uno stronzo in più! -    
- Calmati adesso, Jigen! - gli ripetè Lupin    
- Sei morto, Mayer! Ricordatelo! Sei soltanto un cadavere ambulante ormai!- concluse Jigen fuori di sè.  Mayer fu portato in infermeria, mentre Lupin e Zenigata rimasero col pistolero. Lupin conosceva anche quel suo lato, misterioso,talvolta ingannatore del suo carattere, quel suo lato calmo, pacato, paziente, forse fin troppo tranquillo, ma anche impulsivo, tale da scatenare tutta la sua rabbia e ferocia da non riuscire più a controllare se stesso, come in quel frangente. Zenigata gli si parò davanti irritato dal suo comportamento, nonostante non lo biasimasse affatto.   
-Sentimi bene, Jigen, cerca di darti una calmata, hai capito? O sarò costretto a sbatterti subito al fresco! Ho fatto di tutto per farmi rilasciare un permesso affinchè tu possa stare qui vicino a quella ragazzina, ma se ti azzardi un'altra volta a fare un'altra simile bravata, giuro che ti faccio portare via all'istante, quant'è vero che mi chiamo Zenigata! Mi hai capito bene? -      
-Ispettore, sia ben chiara una cosa! Se Claudia dovesse morire io ucciderò quel fottuto bastardo... e non sarà nè lei nè nessun altro ad impedirmelo nè prigione sicura dove nasconderlo, verrò a scannarlo con le mie stesse mani! A costo di rimetterci anche la mia fottutissima vita! Questa è una promessa, Zenigata! - disse Jigen guardando dritto negli occhi il poliziotto per poi allontanarsi.  
Lupin lo seguì con lo sguardo rimanendo in silenzio davanti alla determinazione, ma soprattutto, alla rabbia del suo amico.  
- Lupin! - lo richiamò Zenigata   
- Avrei potuto sbatterti subito al fresco, ma so di potermi fidare abbastanza di te da star tranquillo che non lascerai questo dannato posto! Ma non farti tante illusioni! Se ti faccio rimanere è per farti stare vicino a Jigen, nonchè tenerlo d'occhio: è un po troppo nervoso per i miei gusti e non vorrei commettesse qualche sciocchezza, anche se ha tutte le sacrosante ragioni del mondo! -
Lupin, Fujiko e Goemon osservavano da lontano Jigen che se ne stava in disparte guardando fuori da una delle tante finestre della sala, con le mani in tasca.      
- Lupin, ma tu ne sai qualcosa di questa ragazza? - chiese piano Fujiko    
- No, amici, ne so quanto voi! C'è qualcosa che lo unisce molto a lei, però, è troppo preso da questa storia -     
- Non vorrai dire...-    
- No, no, Fujiko, Jigen non è il tipo d'uomo che si mette a giocare con le ragazzine! -      
- Avete finito? - disse improvvisamente il pistolero avvicinandosi a loro    
- Cosa vuoi dire, Jigen? - chiese Lupin.
Jigen si lasciò sfuggire un sorriso sarcastico.    
- Di parlare alle mie spalle, o meglio…sparlare! -     
- Stiamo cercando solo di aiutarti, Jigen -     
- E come, pensando magari che io sia un maniaco pervertito? Grazie tante dell'aiuto, amici miei! -      
- Andiamo, Jigen, lo sai benissimo che non lo pensiamo affatto! -      
- Davvero? Io ho capito il contrario, guarda caso! -         
- Jigen! -  lo richiamò Lupin.
Jigen rimase girato di spalle con le mani in tasca         
- Jigen, ma perchè non ne parliamo, eh? Credi che tu possa stare meglio chiuso nel tuo assurdo silenzio? Che c'è, non ti fidi di me? Ci conosciamo abbastanza da poterci confidare a vicenda, io con te l'ho fatto sempre , dannazione! - 
Jigen si voltò verso di lui.  
- Cosa dovrei confidarti, Lupin? L'hai visto benissimo da te cosa è successo... e per l'ennesima volta è colpa mia! Troppe persone ho tirato in ballo nella mia vita facendo questa fine! Sai cosa vuol dire, Lupin? -                
- Jigen… -    
- Se lei muore è solo colpa mia!-    
- Smettila di dire stupidaggini! -      
- Sai che significa vedere morire le persone a cui hai voluto bene? Ho visto fin troppe volte questo film, e continua a farmi sempre più male, a distruggermi dentro! -  
Lupin rimase ad osservarlo non sapendo cosa rispondere di fronte a tanto dolore. Gli si avvicinò poggiando una mano sulla sua spalla.     
- E tu vuoi bene a quella ragazza, non è semplice senso di colpa, non è così? -   
Jigen si lasciò andare su una sedia passandosi una mano sul volto, poi sollevò lo sguardo guardando dritto negli occhi l'amico.      
- Sai, Lupin, mi sono rialzato in piedi tante di quelle volte che ho perso il conto, ho rischiato la vita infinite volte, sono stato torturato e mi hanno sparato addosso, ma la morte non mi ha mai spaventato più di tanto, non la mia. Vedi, ho tante di quelle cicatrici sul corpo che non riuscirei a contarle. Queste ferite si rimarginano. Lasciano il segno, ma passano... non quelle qui dentro però, quelle sono ferite che restano sempre aperte.  Claudia, si, è importante, troppo importante per me e non sopporterei la sola idea di perderla. E' pensare che... me ne sono reso conto solo quando ho visto questo tra le sue cose - concluse con un filo di voce mostrando il ciondolo al ladro lasciandolo sconvolto.   
- Mio Dio! Aspetta un secondo…cosa stai cercando di dire? -      
- Davvero non ci arrivi, Lupin? Beh, se ti dicessi che Claudia è il motivo per cui lei è andata via? -     
- Per dindirindella! Vorresti dirmi che... che Claudia... è.... è...-     
- Esatto... e non posso certo biasimarla per aver preso questa decisione -      
- E lei? - Jigen abbassò lo sguardo fissando apparentemente il pavimento.   
- Lei è morta. Morta, capisci? Dannazione! Avrei voluto saperla felice, anche con un altro. Ma non che morisse dando alla luce Claudia... Dio, perchè? - disse portandosi una mano sugli occhi in segno di disperazione.
Lupin rimase in silenzio, limitandosi a poggiare la sua mano sulla spalla dell' amico in segno di conforto. Un medico si fece vivo avvicinandosi a loro. Lupin lo vide, poi si voltò verso l'amico che ricambiò lo sguardo visibilmente nervoso e preoccupato.     
- Su, coraggio, va!-  Jigen fece un profondo respiro e gli si avvicinò.     
- Lei è un parente? -  annuì il medico  
- Come sta? -     
- E' fuori pericolo - 
Non sapeva se piangere o ridere, di certo ringraziò il cielo per quella notizia.    
- Quando posso vederla? -     
- La chiameremo non appena sarà sistemata in reparto, non si preoccupi. Senta…è stato un intervento piuttosto delicato e i tempi di ripresa saranno lunghi. Deve avere pazienza-      
- Dottore, non so come ringraziarla -     
- Non deve, ho fatto solo il mio lavoro -   
Il medico si congedò con un sorriso. Jigen rimase lì, fermo per qualche istante, e quando stava per avvicinarsi di nuovo ai suoi amici, incontrò lo sguardo in lontananza di Mary. Si vennero incontro.    
- Jigen, mi dispiace tantissimo per quello che è successo. Io…se solo l'avessi fatto prima… Come sta la ragazza?–
- Lei se la caverà, è fuori pericolo. Non devi sentirti in colpa, tu non centri nulla -     
- Volevo ringraziarti, per avermi dato il coraggio di affrontare la situazione e per essermi stato vicino. Grazie, Jigen! -   l'abbracciò   
- Adesso cosa farai? -      
- Ritornerò in Canada, ricomincerò una nuova vita.  Addio, Jigen, spero di rivederti ancora -     
- Abbi cura di te, Mary. Buona fortuna - si staccarono dall'abbraccio e lei gli sorrise con gli occhi lucidi prima di andarsene. 
L'infermiere fece strada aprendo poi la porta di una delle tante camere ospedaliere del reparto di terapia intensiva. Doveva accontentarsi di vederla da dietro un vetro. I medici dicevano che, non appena si fosse svegliata, poteva vederla già da vicino e che l'avrebbero portata in una camera di degenza. Quell'attesa fu interminabile, forse la più lunga della sua vita.   
 - Ciao, Claudia - la salutò con un sorriso, facendo capolino dalla porta con le sue solite mani in tasca e il cappello calato sugli occhi. La ragazza ricambio il sorriso     
- Vedo che ti stai riprendendo alla grande, figliola! Hai fatto veri passi da gigante -  la ragazza annuì con un debole gesto della testa sorridendo.        
- Lei è stato qui tutto il tempo? -    
- Si! -    
- Si avvicini. Si sieda, la prego -  
Jigen prese una sedia e si sedette vicino a lei tenendole la mano.     
- Mi dispiace -   disse lei con voce debole     
- E per cosa? -    
- Per averle dato dello scorbutico - 
Jigen sorrise   
- Beh, lo sono, in fondo. Non hai nulla di cui scusarti -      
- Mi dispiace anche per questo... Non volevo crearle casini -    
- Ma che vai a pensare? Non...non doveva succedere. Quel proiettile doveva essere per me, non per te-      
- Perchè sta piangendo? - chiese Claudia notando i suoi occhi lucidi e la sua voce un po’ tremante     
- Cosa? Io non piango... non piango mai io! -      
- Lei non le sa raccontare le bugie - respirò profondamente per riprendersi abbassando lo sguardo.   
- Vede che avevo ragione? -     
- Su cosa? –
La ragazza sorrise   
- Sul perchè lei indossa sempre quel cappello - anche Jigen si lasciò sfuggire un sorriso mentre si asciugava una lacrima   
- Già! Per nascondermi quando frigno come un moccioso -      
- Non mi ha detto il perchè, però -    
Jigen rimase in silenzio ricambiando lo sguardo, poi infilò la mano nella tasca interna della giacca estraendone il ciondolo   
- Questo è tuo-     
- Grazie! Era di mia madre -  
Jigen sospirò nervosamente, cercando di placare le sue emozioni, ma non funzionò     
- Perchè non mi dice cosa la fa stare così male? Senza dire bugie, stavolta -  
Ancora una volta si sentì scoperto nel suo stato d'animo e dopo un breve silenzio, capì che doveva affrontare la situazione. Fece un profondo respiro schiarendosi la voce.   
- Ti va di sentire una storia? - la ragazza annuì.     
- Bene! Da premettere che non sono molto bravo a raccontare le storie, ma ci proverò lo stesso -    
- D'accordo-      
- C'era una volta.... ehm.. tutte le storie iniziano così, giusto? Un uomo solo. Un giorno incontrò una ragazza e rimase affascinato dalla sua bellezza. Fu un vero colpo di fulmine, nonostante non volesse aver più nulla a che fare con altre donne per esperienze un po’... così -   
La ragazza sbottò a ridere divertita      
- Ehi, che c'è? -      
- Ha ragione! Non è bravo a raccontare storie. Comunque, continui, mi piace -    
- Evviva la sincerità! Allora, dove eravamo rimasti? Ecco: un giorno le fece fare un giro, poichè dovette abbandonare il lavoro per un piccolo infortunio e decise di portarla in un posto stupendo, un posto che conosceva soltanto lui: una baia dove si poteva vedere tutta la meravigliosa vista newyorkese. A lei piacque, e lui rimase così colpito dal suo sorriso e dalla sua dolce semplicità che la baciò. Da quel bacio iniziò tutta la loro storia fatta di amore, dolcezze, sorrisi, ma anche lacrime e dolore per via del passato burrascoso di lui. Ma il sentimento che li legava era così forte da riuscire a superare tutto, anche se non fu un impresa facile. Lei decise di seguirlo, nonostante sapeva che la vita che conduceva non era delle migliori. Un giorno se ne andò, poichè si rese conto che, nonostante amasse quell'uomo, non poteva darle nulla. Non poteva darle una vita normale, serenità e sicurezza, lasciando quell'uomo di nuovo da solo, vuoto, distrutto. Quell'uomo non dimenticò mai quella donna che gli cambiò la vita -    
- E' una storia bellissima -   disse la ragazza in lacrime   - Anche se il suo modo di raccontare lascia molto a desiderare - 
Jigen annuì 
- Quell'uomo era lei, giusto? - 
Jigen annuì di nuovo. Claudia rimase in silenzio, mentre copiose lacrime iniziarono a scenderle sul volto    
- Era la donna più bella che avessi mai conosciuto e..anche quella che più ho amato, in tutta la mia vita. Non l'ho mai scordata. Mai! -  
La ragazza continuava a rimanere in silenzio   
- Com'era? - chiese poi con un filo di voce, asciugandosi le lacrime.     
- Aveva i tuoi stessi occhi. Era meravigliosa, semplice e vera. Era bellissima. Tu le somigli molto, avete lo stesso sguardo. Anche lei mi diceva che ero scorbutico, a volte - rispose con un sorriso accarezzandole piano il viso              
- Questo glielo regalai io. A lei piaceva tantissimo e lei fece fare queste minuscole incisioni: E e J. Non se ne separava mai -  
Fece una pausa sospirando    
- Mi dispiace... Mi dispiace per non avervi dato quello che voi meritavate...la famiglia normale che volevi... -  disse abbassando il viso mentre le lacrime iniziarono a rigargli il viso. Claudia allungò una mano e lo accarezzò facendogli sollevare il viso per guardarlo bene negli occhi      
- Per essere un criminale incallito sei un po’ troppo piagnucolone...papà! -  
Jigen si lasciò scappare un sorriso               
- Beh... forse è vero -      
- Ehilà, gente! Possiamo? -   
Lupin spuntò dalla porta socchiusa della camera bussando, accompagnato da Goemon e Fujiko     
- Claudia, acqua in bocca! Se Lupin sa che ho fatto il piagnucoloso, mi prenderà in giro per il resto dei miei giorni. Io lo conosco, è un tale rompiscatole che... -     
- Jigen?! -     
- Si, Lupin? Entra pure, amico! -      
- Bene bene! Sei un osso duro, Claudia! E so da chi hai preso questa qualità! - esclamò il ladro con un occhiolino, con un enorme orso di peluche in mano. La ragazza ricambiò il sorriso
- Già! -      
- Ho sempre pensato che il nostro caro Jigen avesse la stoffa del genitore! E devo aggiungere che lui ed Eva hanno veramente fatto un ottimo lavoro con te, tesoro dello zio Lupin -     
- Uh? Zio Lupin? Questa, poi!-  disse tra sè e sè Jigen.             
-Ah! Loro sono: lo zio Goemon e la cara zietta Fujiko!-      
- Wow! Piacere, ragazzi! - esclamò ridendo la ragazza   
- Già! Proprio una bella famigliola coi fiocchi! - disse sottovoce Jigen portandosi una mano sugli occhi   
- Cos'hai detto, Jigen? -      
- Chi, io? E chi diavolo ha parlato? -
- Jigen-    
- Mi dica, ispettore! -    
- Oggi dimetteranno la ragazza, perciò... -    
- Perciò per noi è finita la libertà vigilata, vero Zenigata? -     
- Si! -  
Sospirò   
- Avrò almeno il tempo di dirle addio? -     
- Mi dispiace, non sai quanto, Jigen! -      
- Bando alle smancerie, si o no? -       
- Solo pochi minuti -  disse Zenigata voltandosi di spalle    
- In tutta la mia carriera di sbirro non ho fatto altro che corrervi dietro aspettando questo momento come una sorta di trofeo per assaporarne la vittoria, ma in questo momento ho soltanto amarezza nel fare ciò. Vedi, ragazzo, io ho fatto sempre il mio dovere, adesso sono un tantino vecchio per corrervi dietro, capisci che voglio dire? -     
- Dove vuole arrivare, ispettore Zenigata? -      
- Da quello che ho capito, quella ragazza è venuta a New York per cercare il padre, giusto? Bene, se lo avesse trovato, non credo le possa far piacere perderlo così presto - si voltò nuovamente guardandolo negli occhi- Nel retro c'è l'uscita d'emergenza. Buona fortuna! -    
- Cosa? Ci sta proponendo di scappare? Da lei non me lo sarei mai aspettato, ispettore! -     
- Davvero? Bene, ti darò una giusta spiegazione: prima di tutto perchè una ragazza ha il diritto di stare con il proprio padre e poi, perchè tanto so già che evadereste di sicuro. Ma ci vorrà tempo e Claudia ha bisogno di cure. Soddisfatto? -    
- Direi di si! -     
- Va’, figliolo, tua figlia ha bisogno di te -      
- Grazie, ispettore Zenigata! -     
- Adesso sparisci prima che cambi idea!- 
Era seduto sul divano lucidandosi il suo vecchio revolver Magnum, dopo di ciò si alzò affacciandosi da una finestra di quella casa-rifugio, prendendo una boccata d'aria.  
- Buongiorno papà! -  si girò e sorrise   
- Buongiorno, tesoro! - 
Papà: quella parola gli risuonava un po’ strana, doveva farci l'abitudine, ma era una sensazione che a lui piaceva e che nella sua vita non si sarebbe mai immaginato di sentirsela dire. Sentì un rombo fuori, sbirciò intravedendo Fujiko e questa gli fece un cenno.    
- Aspetta, tesoro, torno subito - disse schioccandole un bacio sulla fronte per poi uscire. Fujiko scese dalla moto e gli si avvicinò    
- Ciao, Jigen -     
- Cos'è, sei venuta a proporre qualche altro piano pazzoide come l'ultimo? -      
- Bell'accoglienza! No, volevo vederti, tutto qui -   
Jigen rimase in silenzio     
- Volevo dirti che... per me è stato un piacere aver lavorato con te. E' stata una bella esperienza -   
Jigen si lasciò sfuggire un sorriso    
- Beh, devo ammettere che hai ragione, Fujiko. Anche se ho rischiato una netta castrazione da parte di Goemon! - disse con ironia
- Non dirglielo! Non dirgli nulla, ti prego! –
Ritornò serio, rimase a fissarla negli occhi per qualche istante    
- Sei...innamorata di lui? -  la donna abbassò lo sguardo. Jigen sorrise di nuovo, ma stavolta freddamente.    
- Mi stai giudicando, vero? Bene, vuoi sapere se amo Goemon? Non lo so, so che mi piace star con lui, ma che non sarò mai una di quelle fidanzatine per bene! -  fece una pausa - E vuoi sapere un'altra cosa? Si, mi sei piaciuto! Mi è piaciuto far l'amore con te! -   
Rimasero a fissarsi negli occhi   
- Perchè?-   chiese Jigen.
Fujiko gli si avvicinò e lo baciò   
- Non so neanche questo -   gli disse sulle labbra   
- Ti credevo una donna un po’ più sicura di te, Fujiko -       
- Tu non sei da meno, Jigen caro… Addio! - concluse saltando sulla moto che accese, partendo come un fulmine.
Rimase lì per qualche istante, poi si girò, pronto a rientrare in casa, ficcandosi le mani in tasca    
- M-ma che diavolo?! - disse trovandosi qualcosa di insolito in tasca. Lo tirò fuori e lo guardò: era un diamante grezzo della dimensione di una noce. Senza dubbio glielo mise Fujiko quando lo baciò. Lo osservò, per poi rimetterlo in tasca custodendolo gelosamente, rientrando a casa, pronto a ricominciare una nuova vita. 
 
    
 
 
 
 
                       
   
 
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