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Autore: Biby_yeah    02/09/2014    0 recensioni
Salve a tutti. Il mio nome è Hermione Granger e sono conosciuta in tutta Hogwarts per la ragazza so-tutto-io oppure solo sporca mezzosangue. Dalla prima volta che sono stata insultata da Draco Malfoy ci rimasi molto male, ma da quella volta diventai sempre più forte e sicura di me, fino a quando qualcuno non entrò nel mio cuore da cui non ne uscì più.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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~~Il mattino seguente Hermione non riusciva a star ferma neanche per un secondo. Correva per la casa, da una stanza a un’altra. Controllava e ricontrollava la lista dei libri, dell’occorrente, disfava la valigia, aggiungeva e toglieva vestiti e oggetti. Quel giorno della partenza per Hogwarts era più speciale di qualsiasi altro. Sarebbe stata un prefetto, un controllore del castello, un vigilante della sicurezza. Per lei era un privilegio poter essere la guida del castello, per quei fanciulli stupiti e meravigliati non c’era persona più adatta che Hermione Granger, studentessa modello e ragazza sempre impeccabile in ogni momento, responsabile ed efficiente.
 Lei era un prefetto nato. Fin da bambina, anche quando frequentava le scuole babbane, nessun insegnante si era mai lamentato del suo rendimento, e mai una parola sul suo comportamento. Anche i suoi genitori credevano di avere al posto di una bambina un’adulta, pronta e istruita.
Anche adesso, non è cambiata di una virgola. Se non si considera che è diventata una strega, è uguale alla bambina seduta in un angolo di una stanza. Capelli ricci e ribelli, ma comunque ordinati in una coda, occhi perspicaci e attenti, spalle dritte e petto in fuori, vestiti puliti e stirati, e in fine l’immancabile libro di 500 pagine sulle ginocchia. Sì, lei era nata per mantenere ordine, disciplina e infondere sicurezza.
Si sarebbe, non meravigliata ma sconcertata se al sesto anno il preside di Hogwarts, Albus Silente, non avesse riconosciuto il suo talento e non le avrebbe conferito la nomina a prefetto di Grifondoro. Ma come sempre ricordiamo Silente è il più grande mago al mondo, e di certo non avrebbe mai trascurato una così promettente strega come Hermione.
Vediamo …  il libro di pozioni, difese alle arti oscure. Si penso di aver preso proprio tutto. Rifletté Hermione.
“Tesoro sei pronta? Sbrigati o perderai i l treno!” urlò la signora Granger dal salone.
Lei ricontrollò per la centesima volta la lista delle cose da portare a Hogwarts, e  si compiacque della propria organizzazione.  Usò tutta la forza che aveva in corpo per lisciare i suoi ricci con la spazzola, una volta pettinati li legò con un elastico in una coda perfetta ed ordinaria.
Poi si guardò allo specchio prima di andare. Era un rituale che faceva sempre prima di uscire di casa. La aiutava a focalizzare la sua immagine, a riordianare i suoi pensieri, i suoi doveri e le sue idee. Osservò la sua stanza un’ultima volta. Sarebbe ritornata solo per le vacanze natalizie. Ma non provava rimpianti. Andare a Hogwarts era come andare a casa.
Durante questa estate c’era stata la forte possibilità che non sarebbe più tornata a Hogwarts. I suoi genitori, come quelli di altri ragazzi, avevano paura che i loro figli fossero in pericolo circondati dalla magia. Hermione li comprendeva. In questi tempi dove la maggior parte dei maghi si schierano dalla parte di Voldemort, e invogliano anche gli altri a seguire il signore oscuro promettendogli potere, liberazione da individui non adatti come i mezzosangue, che sporcano la purezza della magia, e la distruzione dei babbani su cui dovrebbero avere il pieno controllo, il pericolo è sempre in agguato. E sono queste le idee che un qualunque Mangiamorte potrebbe mettere nella testa di un ragazzo. E se questo fosse troppo difficile da corrompere? Be’ non si farebbe molti scrupoli a ucciderlo. Sia dall’una che dall’altra un ragazzo poco più che adolescente non ha speranze. In quella malvagità non potrebbe sopravvivere a lungo e anche se riuscisse a rimanere in vita cosa lo aspetta nelle tenebre. Dall’altra si farebbe ammazzare per una qualche idea di giustizia in cui i genitori non vedono altro che stupido eroismo.
Ma Hermione sapeva anche che rinchiudere il proprio figlio in una gabbia dorata non è altro che una maledizione per lui . Non ha scelta, non può decidere cosa fare della propria vita, non capirebbe chi è, e questo lo porterà allo struggimento perché non si è schierato da nessuno parte, ha lasciato che altri decidessero per lui, e così è  rimasto un codardo. Uno che non ha fatto parte della battaglia che lo coinvolgeva.
Hermione è cresciuta sotto una campana di vetro. Fin da bambina è stata sempre protetta e consigliata. Lei sarebbe rimasta forse una ignava, una ragazza timida e codarda, la sua vita sarebbero state le regole se non avesse capito che ci sono cose più importanti dello studio, dei voti e delle regole. Cose per cui vale combattere. Harry, Ron, Ginny e tutti i suoi amici: per loro lei farebbe di tutto.
King’s cross la accolse con il solito bailame di voci e fischi striduli. Chi non era a conoscenza della magia non avrebbe fatto caso al muro che separava la stazione dei treni che conducevano in qualsiasi posto di Inghilterra da un unico binario che portava maghi e streghe ad Hogwarst. Hermione riusciva ad osservare tutti quei babbani affaccendati che non si accorgevano di quanto la magia li circondasse. Eppure gli passavano accanto ragazzini con animali stravaganti e gante con lunghe tuniche e palandrane ottocentesche.
 Mancava ancora qualche minuto alla partenza del treno ed Hermione si prese tutto il tempo per salutare i propri genitori . Abbracciò suo padre e diede un bacio a sua madre. Si fermò per un secondo, il tempo che le serviva a imprimersi nella memoria i loro volti. Si girò subito. Già sapeva che le sarebbero mancati. Ma le lacrime non ebbero il tempo di uscire. Sentì le voci di Ginny e Ron che litigavano per chi fosse il miglior giocatore della squadra irlandese di Quidditch.
“No, testa di cavolo, non può essere lui! “ si spazientì Ginny. E guardando l’espressione della faccia di Ron, prima che lui potesse replicare, disse “ Anche se ha fatto vincere la squadra contro la Scozia non conta. Il miglior giocatore rimane in assoluto... Hermione!” Subito saltò al collo di Hermione.
Ron imbarazzato si passò una mano fra i capelli rossi spettinati. Tra di loro si era sviluppato qualcosa che spaventava entambi. Non si sopportavano fin da quando erano bambini e si erano conosciuti. Erano diventati buoni amici, ma c’era sempre qualche scaramuccia fra di loro. Non potevano aspettarsi altro. Si aiutavano a vicenda, si divertivano insieme. Sapevano che con Harry sarebbero rimasti amici fino alla fine. Ma quando si è giovani non si sa mai cosa aspettarsi dalla vita. Hermione ci pensò su. Sicuramente si sarebbe ingelosita se si fosse messa in mezzo una fidanzatina tutta sbaciucchiamenti.
“Ciao Ron!” lo salutò con un sorriso. Ron la guardò un po’ perso come se  non sapesse in quale lingua lei gli avesse parlato. Ginny gli diede una forte gomitata allo stomaco che lo fece sussultare. “Ciao Hermione” Gli uscirono le parole con un borbottìo sommesso. Prima che Ron potesse diventare viola per la vergogna, si girarono tutti verso la sagoma che si avvicinava a loro con passo spedito. Era un ragazzo alto circa 1.70 m, con una capigliatura corta e corvina e degli occhialetti tondi che incorniciano due occhi felini di un verde brillante. Harry era cresciuto, non era più il ragazzino smilzo con i pantaloni di due taglie più grandi, era un ragazzo che aveva compiuto da due mesi sedicianni. Hermione lo doveva ammettere: Harriy era davvero un bel ragazzo. Non si vergogna a dire che per un certo periodo aveva preso una cotta per lui. Ma si era resa conta che non era amore il suo, ma una sincera e profonda amicizia.
Hermione coprì quei pochi metri che la separavano da Harry di corsa. Lo abbracciò così forte che credette di soffocarlo. Quando lo lasciò si accorse di essere stata l’unica ad essere corsa dall’amico. Quando si voltò con sconcerto verso Ron  e Ginny. Subito le presentarono una più che plausibile causa del perché non avessero accolto Harry. “ Siamo venuti insieme. Non ricordi che Harry era venuto alla Tana?” disse Ron. E quando Hermione si girò verso Ginny per avere una conferma anche da lei, e  vide che annuiva con una certa energia,  mimò una botta in testa come per riscuotersi. “Avete ragione! E mi dispiace di non poter essere venuta da voi! Ho avuto un … imprevisto!” disse frettolosamente per spiegare il suo rifiuto.
Quell’estate sarebbe dovuta andare alla Tana, dove avrebbe passato qualche tempo con Ron, Ginny e tutta la sua famiglia. Quell’idea le era piaciuta dal primo momento. Ma purtroppo qualche giorno prima della partenza ha avuto un imprevisto che non si sarebbe mai aspettata di avere, in realtà non è stato un imprevito, è stato un incontro che l’ha un po’ turbata. Per dirla meglio l’ha stordita. Come se qualcuno le avesse lanciato un incantesimo. Non se l’è sentita di andare alla Tana. Non in quel periodo in cui era pervasa da un senso di malumore. Non le andava di vedere i suoi amici, voleva solo lui. Ma quell’ orrendo momento fortunatamente è passato ( O almeno credeva ).
Quando poi si ricordò che i suoi amici non avevano più una casa dopo l’attacco dei Mangiamorte si vergognò moltissimo. La sua faccia assunse un’espressione così rattristata e colpevole che Ginny le fece un sorriso rassicurante. “Non è colpa tua se la Tana è solo un cumulo di macerie adesso!” la rincuorò. Ma  Hermione non si sentì meglio e non perdonò il suo sbaglio. Abbassò lo sguardo, la consapevolezza che i Mangiamorte erano arrivati così vicini all’uccidere i suoi amici ancora una volta non le lasciava libera la mente, e si ripeteva che l’essere partita per Hogwarst era stata la cosa migliore per i suoi genitori. Forse senza un mago in casa i Mangiamorte non sarebbero passati anche a casa sua.
Il fischio del treno la risvegliò e lei e i suoi amici si sbrigarono a salire sul treno per prendere i posti migliori.
 
   
 
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