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Autore: SmartieMiz    02/09/2014    5 recensioni
Sono tutti liceali così differenti tra loro con le loro passioni e i loro segreti, i loro sogni e le loro incertezze; eppure sono i perdenti, gli "sfigati", solo perché non seguono la massa o perché strani, "diversi" agli occhi altrui.
Solo perché c'è chi ama la propria patria. Chi la poesia. Chi la libertà. Chi l'amore.
[AU! Lycée; e/R - Jehan/Courfeyrac - Eponine/Combeferre - Marius/Cosette + other ships]
Rating dovuto alle tematiche trattate.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Courfeyrac, Enjolras, Eponine, Grantaire, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo VIII ~ L'audizione



«Jean Prouvaire, io ti odio!».
«Ma l’ho fatto per te, ‘Taire!».
«Come ho potuto soltanto pensare di fidarmi di te!».
«Un giorno mi ringrazierai».
«Ti odio».
Jehan rise: era solito andare a studiare in biblioteca, ma quel giorno aveva deciso di studiare a casa e Grantaire provava una certa difficoltà a stare in quel luogo senza una spalla amica.
Grantaire sbuffò. «Come mi dovrò comportare?».
«Innanzitutto telefonino spento. Ed è vietato fumare», asserì Jehan: «Lo sapevi, vero?».
«Neanche una sola sigaretta?».
«Secondo te?».
«E che ne so, non sono mai stato in una biblioteca, ti ho detto!».
«Ma è un luogo pubblico, e nei luoghi pubblici non si fuma affatto!».
Grantaire arricciò il naso.
«Poi… prepara il tuo miglior sorriso e salutalo semplicemente. Ascoltalo e cerca di non dire cavolate. Sei sobrio, vero?».
«Non dire quella parola. Mi sento in colpa quando sono sobrio», rispose Grantaire.
«Oh, e invece è meglio così. Poi mi aggiornerai su tutto!».
«Dobbiamo fare una ricerca, piccolo Jehan, nient’altro. Non ti facevo così svergognato, sai?», scherzò il ragazzo.
Grantaire poté vedere l’amico arrossire dall’altra parte del telefono. «Non stavo alludendo a niente», disse Jehan, semplicemente: «Ci vediamo dopo al Musain!».
Grantaire staccò la chiamata: erano le quattro in punto. Era fuori alla biblioteca e non c’era nessuna traccia di Enjolras.
Che strano. Sarà in ritardo?, pensò Grantaire, inarcando un sopracciglio. Attese per una decina di minuti, poi si decise ad entrare perché stava incominciando a fare di nuovo freddo.
Quando entrò vide una signora seduta ad un tavolo: doveva essere la bibliotecaria.
«Buon pomeriggio, mi sa dire dov’è la biblioteca?», chiese il ragazzo.
«Buon pomeriggio, ragazzo. Ma è questa la biblioteca», rispose la signora con fare perplesso.
«Ma io non vedo né libri né persone».
La signora sorrise. «Intendi la sala dove si radunano gli studenti? Proprio lì», rispose indicando una stanzetta in fondo.
«Mille grazie».
Grantaire entrò nella stanza indicata, per poi chiudere la porta dietro di sé provocando un forte rumore senza nemmeno accorgersene. Vide una decina di ragazzi tutti silenziosi e impegnati a studiare, poi lo vide, seduto su una sedia con aria spazientita.
«Hey! Ciao!», lo salutò Grantaire con un grande sorriso, proprio come gli aveva suggerito Jehan.
Enjolras spalancò gli occhi. I ragazzi si voltarono tutti verso Grantaire, fulminandolo con lo sguardo.
«Calmatevi, ho salutato il mio compagno!», fece Grantaire alzando le mani in segno di difesa: «Perché mi guardate in questo modo? Rilassatevi!».
«Ho un esame domani e sei pregato di stare zitto», lo mise a tacere una ragazza.
Grantaire si avvicinò ad Enjolras. «Ma che problema hai? Non puoi urlare in una biblioteca!», lo rimproverò il ragazzo sottovoce: «E sei pure in ritardo di dodici minuti!».
«Mi sono gelato il culo là fuori per aspettarti», rispose Grantaire, imbronciato.
«Era alle quattro in biblioteca, non fuori la biblioteca», sottolineò Enjolras, accigliato.
«Allora la prossima volta sii ancora più pignolo dato che non capisco il tuo linguaggio, Apollo».
«Apollo? Ma cosa stai blaterando?», gli chiese Enjolras, sgranando appena gli occhi.
«Apollo, il dio dell’Olimpo, hai presente? La prima volta che ti ho visto non sapevo il tuo nome e mi è risultato impossibile non poter affibbiarti quel soprannome».
«Tu non stai bene. Cosa bevi, precisamente?».
«Proprio in questo momento sono sobrio, giuro!».
Enjolras sospirò. «Beh», rifletté: «avresti potuto designarmi anche come il folle che straparlava in auditorium o il mancato rappresentante d’istituto».
«Ma non ti si addice», rispose l’altro: «Non sei uno qualsiasi, o almeno non per me».
Enjolras si trovava un po’ in difficoltà, ma non lo avrebbe mai ammesso.
«Vorreste smetterla voi due?», li ammonì un ragazzo.
«Scusami, sono mortificato», Enjolras porse le sue scuse sincere.
«Ma prendiamoci una stanza così possiamo parlare più liberamente, no? Si può fare?», propose Grantaire.
«Grantaire, non stiamo in un hotel! E comunque qui è perfetto, devi soltanto tacere».
«Ti intimorisce restare da solo con me? Guarda che non ti faccio niente, non oserei mai».
La sfrontatezza – e allo stesso tempo la schiettezza – di Grantaire provocarono un leggero rossore sulle gote dell’altro. «Basta chiacchiere, per piacere. Tra meno di un’ora dobbiamo stare al Musain!», concluse Enjolras.
 
Stranamente puntuale, Marius era al parco alle cinque di quel giorno, come “promesso”. Cosette ancora non era lì, e ciò lo fece rattristire. Aveva forse dimenticato “l’appuntamento”?
Marius decise di tranquillizzarsi e di non farsi paranoie.
 
Marius, sto fuori al Musain. Non vieni? – Eponine
 
Oggi non vengo al Musain, vado in palestra. Ci vediamo a scuola ;) – Courf
 
Marius si era completamente dimenticato dell’appuntamento al Musain. Rispose immediatamente agli sms ricevuti.
 
L’avevo completamente rimosso, scusa! Non ci crederai ma sto al parco e sto aspettando Cosette. Ti aggiornerò su tutto! Non ti ringrazierò mai abbastanza :D – Marius
 
Neanche io vengo, ho da fare. Ci sentiamo dopo :) – Marius
 
«Marius! Ciao!».
Marius non si era accorto che la ragazza era di fronte a lui e gli aveva sorriso sempre in quel modo così dolce che solo lei sapeva fare.
«Cosette», rispose Marius, semplicemente, con un piccolo sorriso: «Eccoti».
Cosette si sedette accanto a lui su una panchina. «Fa di nuovo freddo. Sembrava una giornata così bella stamattina!», disse la ragazza.
«Già. Siamo a Parigi!», fece Marius con un sorriso: «Dovrai abituarti».
Lei annuì. «Sai, Marius», iniziò: «finora sei uno dei pochi ragazzi della scuola che è così gentile e carino con me».
Marius arrossì fino alla punta dei capelli. «Ho conosciuto Alain, Pierre e Vincent. Sono tuoi amici, mi sembra».
«Sì», rispose lui.
«Ecco. Loro, per esempio, sono totalmente diversi da te», fece lei: «cioè, questo è un complimento per te».
«G-grazie».
«Poi ho conosciuto Eponine, la tua amica. È davvero carina, senza di lei adesso non sarei qui».
«Nemmeno io», rispose Marius: «È così bello parlare con te, Cosette».
«Penso la stessa cosa», sorrise lei.
Cosette era stata troppo precipitosa? Marius era stato troppo avventato?
No. Nessuna delle due cose.
Si erano trovati, e basta.
 
Eponine strinse con rabbia il cellulare tra le sue mani, poi lo mise in tasca per evitare danni.
«Tutto bene, sorellina?», la richiamò alla realtà Gavroche.
«Sì, mai stata meglio», rispose lei con un sorriso forzato: «Entriamo?».
Un attimo prima di entrare, vide Grantaire, Jehan e il ragazzo biondo in lontananza.
«Ciao!».
«Ciao», risposero lei e Gavroche. «Oggi di cosa si parla?», chiese il ragazzino ad Enjolras, esaltato.
«Del solito. E accenneremo anche la protesta studentesca che ci sarà a fine mese», rispose il ragazzo, soddisfatto del fatto che Gavroche fosse realmente interessato.
«Hey, Jehan», Eponine richiamò il ragazzo: «stavo pensando alla nostra ricerca. Quando sei disponibile?».
«Sempre», rispose lui.
«Io domani non ci sono. Ti andrebbe bene venerdì pomeriggio?».
«Sì, è perfetto», fece il ragazzo: «Andiamo in biblioteca?».
«Sì, per me va benissimo».
Quel giorno non c’era molta gente al Musain. Joly e Bossuet erano già lì. Qualche minuto più tardi arrivarono anche Bahorel e Feuilly. Courfeyrac non venne.
«Courfeyrac? E quel Pontmercy?», domandò Grantaire ai ragazzi, con sguardo interrogativo.
«Oggi non vengono», rispose semplicemente Combeferre.
Eponine abbassò il capo. Non vedeva l’ora di iniziare l’incontro e di tenere la mente impegnata.
Peccato che il pensiero di Marius fosse sempre presente.
Circa un’ora dopo, quasi alla fine dell’incontro, le arrivò un sms.
 
Forse domani non posso esserci alle audizioni, mi dispiace! Ho chiesto a Cosette di uscire e mi ha chiesto di vederci domani… non voglio farle vedere che già non sono disponibile! Posso venire un’altra volta? – Marius
 
Eponine sentì il mondo crollarle addosso.
 
Non credo. Sono le audizioni. – Eponine
 
Allora posso andarmene prima? Magari chiedo la cortesia di potermi esibire per primo o qualcosa del genere. – Marius
 
No, non penso si possa fare e comunque non fa niente. Va’ da Cosette, davvero. Quando ti ricapiterà un’occasione del genere? Sai come si dice? Carpe diem! – Eponine
 
Lo sapevo che avresti capito. Grazie per esserci sempre, Eponine. :) – Marius
 
L’ultimo messaggio fu quello che spezzò non solo il cuore di Eponine, ma il suo animo.
Grazie per esserci sempre, Eponine.
Perché lei c’era sempre. E nessuno c’era per lei.
Si sentì uno schifo.
«Eponine, io vado a farmi un giro. Ci vediamo stasera!», le disse Gavroche alla fine dell’incontro.
«Ciao, pulce».
Gavroche sgattaiolò via. Eponine sospirò: si mise le cuffiette alle orecchie e andò via.
 
Il giorno dopo, Eponine cercò di evitare completamente Marius. Aveva instaurato un bel rapporto con Grantaire e Jehan e stare con loro era piuttosto piacevole.
«E quindi farai l’audizione oggi!», esclamò Jehan, a momenti più entusiasta di lei: «Che cosa canterai?».
«Bella domanda, Jehan. Non lo so», rispose Eponine.
Grantaire aggrottò le sopracciglia. «Non hai preparato una canzone?», chiese.
Eponine sorrise. «Certo, ne ho preparate molte, ma sono indecisa su quale fare. Credo che deciderò al momento».
Alla fine della giornata scolastica, Eponine salutò i suoi amici e si diresse verso il teatro della scuola. Quando vide il palco, sentì qualcosa all’altezza dello stomaco: non era panico o ansia, bensì era emozione.
Quell’ambiente le metteva allegria, anche se non conosceva nessuno dei ragazzi lì.
«Tu sei…?», le chiese una ragazza.
«Eponine».
«Piacere, Gabrielle», rispose lei, con un piccolo sorriso: «Di che anno sei?».
«Secondo».
«E cosa canterai?», le chiese un ragazzo.
«In realtà ancora non lo so», fece Eponine, sincera: «Ci sto ancora pensando».
«Siete voi i ragazzi del club di teatro?», chiese una voce.
Eponine si voltò e vide Carine.
Eponine detestava Carine – la cosa era reciproca – e le cheerleader in generale. Erano le classiche oche senza cervello ma con un fisico perfetto, salvo qualcuna.
«Sì», rispose semplicemente Gabrielle, quando poi vide la ragazza sgranò gli occhi e disse: «Non ci credo! Carine Picard, è proprio lei!».
Carine si avvicinò ai ragazzi con un sorriso. «Salve, gente!».
«Carine! Ti ho votato, lo sai? Lo sapevo che avresti vinto!», disse Gabrielle con sguardo adorante.
«Lo sapevo anch’io», rispose lei con nonchalance: «Era ovvio, andiamo! Alain e i suoi amici saranno anche popolari, ma non hanno le tette come me. E Robespierre ha soltanto un bel faccino, ma delle idee folli».
Eponine rimase disgustata da quel discorso sciocco. «Come mai anche tu al club di musical?», osò chiedere un ragazzo.
«Beh, ho pensato che ogni tanto abbassarsi ai livelli degli sfigati può essere interessante. È una strategia, ma ciò non significa che non penso che bisogna dare giusto valore e importanza alle arti!», rispose la ragazza con un sorrisetto.
Eponine trattenne un conato di vomito.
«Scusate il ritardo!».
Un ragazzo stava venendo verso di loro: era Combeferre.
Sorpresa, Eponine dovette strizzare più volte gli occhi per accertarsi fosse lui: Combeferre era il più preciso e puntuale de les Amis, forse lo era ancor più di Enjolras.
«Tranquillo, la prof. deve ancora venire», lo rinfrancò Gabrielle.
«Ah, tu sei l’occhialuto che ieri mi ha dato il programma insieme allo psicopatico figo. Purtroppo ho avuto molti impegni, ma vi prometto che entro la fine della settimana darò un’occhiata», fece Carine con un sorriso studiato: «Com’è che ti chiami?».
«Combeferre, non occhialuto. E il mio amico è Enjolras, non lo psicopatico figo», rispose il ragazzo con assoluta pacatezza.
Il cellulare di Eponine emise un trillo.
 
Sto con Cosette, è dolcissima. Ha detto che sono stato un ingrato a non essermi presentato alle audizioni. Mi sa che ha ragione. Ti augura una buona audizione! A proposito… in bocca al lupo, ‘Ponine ;) – Marius
 
Cosette era stata carinissima.
Eponine sorrise tristemente: una sola lacrima le rigò la guancia.
Combeferre aveva notato la presenza della ragazza soltanto quando il suo cellulare aveva squillato. Rimase sorpreso di trovare Eponine lì.
«Ciao Eponine! Anche tu per l’audizione?», le si avvicinò e la salutò amichevolmente, mettendo da parte l’imbarazzo.
«Hey! Sì», rispose lei con un piccolo sorriso, per poi chinare il capo e asciugarsi gli occhi.
Combeferre non sapeva come comportarsi: voleva rassicurarla, ma non sapeva cosa fosse accaduto.
Avrebbe tanto voluto abbracciarla e vederla sorridere.
«Se non te la senti oggi puoi farla anche domani», fu l’unica cosa che riuscì a dirle.
Eponine alzò gli occhi verso di lui. «Davvero?», chiese, incredula.
«Sì. Le audizioni sono giovedì e venerdì».
Eponine ci pensò su: non sapeva se esibirsi il giorno dopo o stesso quel giorno. Avrebbe anche potuto avvisare Marius, ma dubitava si sarebbe presentato il giorno dopo, e poi si era organizzata con Jehan per fare la ricerca di arte.
«Ti ringrazio, non lo sapevo, però credo di farla oggi», rispose Eponine, decisa, poi chiese per sviare il suo malessere: «Tu canterai? O reciterai?».
Combeferre si fece rosso. «Ehm… sì, canterò».
«E cosa?».
«Non lo so ancora. Sono indeciso… avevo pensato ad un pezzo del Fantasma dell’Opera, ma non vorrei esagerare e fare una pessima figura».
Eponine sgranò gli occhi. «Oddio! Se canti Music of the Night, ti sposerò».
Combeferre rise. «Beh… adesso dovresti sposarmi», scherzò.
Eponine sorrise, divertita. «Cavolo! Che scelta audace».
«Appunto… mi sono impegnato molto, ma credo che cambierò. E i cambiamenti improvvisi mi fanno andare in panico».
«Tranquillo. Canta la canzone che preferisci e che ti fa stare meglio», gli suggerì Eponine: «Anch’io sono indecisa. Spero andrà bene».
Combeferre annuì con un sorriso, poi non riuscì a dirle più niente: avevano parlato già abbastanza.
Il ragazzo non si trattenne dal mandare un sms al suo amico Enjolras.
 
Anche Eponine fa le audizioni, sai? Che cosa devo fare? – ‘Ferre
 
L’sms di risposta di Enjolras non tardò ad arrivare.
 
Non ti riconosco più. Ti scomunico come amico. – Enjolras
 
Enjolras, dai, sii d’aiuto… - ‘Ferre
 
Niente, cosa vorresti mai fare? Canta. – Enjolras
 
«Salve! Sono madame Blanchard, la vostra direttrice. Vedo dei volti nuovi!», si presentò una donna bassa e tondetta con un paio di occhiali, i capelli rossicci e un sorriso allegro.
«Sì. Io sono Carine, lui è Combeferre e lei… oh scusa, ho dimenticato il tuo nome! Com’è che ti chiami? Eméline? Eglantine?», chiese Carine ad Eponine.
Eponine le avrebbe volentieri spaccato qualcosa in faccia. «Eponine», rispose Combeferre al suo posto.
«Bene! Speriamo di aver fatto un buon acquisto», disse l’insegnante ammiccando un sorriso: «Benvenuti nel club di teatro e musical! Siete solo voi tre a fare l’audizione, potete decidere chi si esibirà per primo».
«Potrei esibirmi per prima? Prima canto e meglio è!», fece Carine: «O volevi andare tu, Combeferre?».
«Per me va bene. Chiedi anche a lei», rispose il ragazzo.
Eponine apprezzò il piccolo sforzo di Combeferre per far capire a Carine che esisteva anche lei. «Sì, fa’ come vuoi», si limitò a dire.
I ragazzi presero tutti posto. Carine salì sul palco e prese il microfono. Gabrielle l’aiutò a sistemare dal computer la base della canzone che avrebbe cantato.
 
 

I threw a wish in the well
don't ask me, I'll never tell
I looked to you as it fell
and now you're in my way

I'd trade my soul for a wish
pennies and dimes for a kiss
I wasn't looking for this
but now you're in my way

Your stare was holdin',
ripped jeans, skin was showin'
Hot night, wind was blowin'
Where you think you're going, baby?

Hey, I just met you
and this is crazy,
but here's my number,
so call me, maybe?

It's hard to look right,
at you baby,
But here's my number,
so call me, maybe?

Hey, I just met you,
and this is crazy,
but here's my number,
so call me, maybe?

And all the other boys,
try to chase me,
but here's my number,
so call me, maybe?
 
(“Call Me Maybe”, Carly Rae Jepsen)

 
 
«Puoi fermarti!», la interruppe madame Blanchard: «I miei complimenti! Hai una voce dolce e vivace allo stesso tempo e sei perfettamente intonata. Mi piace la tua energia e anche la coreografia!».
Eponine aveva sudato freddo per tutta la durata dell’esibizione: non si sentiva all’altezza. Carine era andata più che bene: più che voce dolce e vivace, aveva una voce da smorfiosa, ma era maledettamente brava.
«La ringrazio», fece Carine con un sorrisetto: «Avanti, il prossimo?».
Eponine e Combeferre si guardarono, indecisi sul da farsi.
«Vado io? Per me è uguale», le disse Combeferre.
«Come preferisci, davvero», rispose gentilmente Eponine.
Combeferre salì sul palco mostrandosi tranquillo, anche se in realtà era intimorito. Aveva lasciato perdere Music of the Night a malincuore, scegliendo un’altra canzone dal suo repertorio mentale.
 
 

What would I do without your smart mouth
Drawing me in, and you kicking me out
Got my head spinning, no kidding, I can’t pin you down
What’s going on in that beautiful mind
I’m your magical mystery ride
And I’m so dizzy, don’t know what hit me, but I’ll be alright
 
My head’s under water
But I’m breathing fine
You’re crazy and I’m out of my mind
 
Cause all of me
loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I’ll give my all to you
You’re my end and my beginning
Even when I lose I’m winning
‘Cause I give you all, all of me
And you give me all, all of you
 
How many times do I have to tell you
Even when you’re crying you’re beautiful too
The world is beating you down, I’m around through every move
You’re my downfall, you’re my muse
My worst distraction, my rhythm and blues
I can’t stop singing, it’s ringing in my head for you
 
My head’s under water
but I’m breathing fine
You’re crazy and I’m out of my mind
 
(“All of me”, John Legend)

 
 
Combeferre era stato meraviglioso: non c’erano altre parole per descrivere quanto fosse stato bravo.
L’insegnante lo aveva fermato e lo aveva riempito di complimenti. «Bravissimo, davvero! Hai cantato con molto sentimento e questo è importantissimo in un club di teatro e musical, dato che l’espressività e le emozioni sono le prime cose da mettere in scena».
Combeferre tornò al suo posto, rossissimo in viso. Non osò guardare nessuno in faccia.
«Sei stato bravissimo e sono sicura che anche la tua Music of the Night sarebbe stata ugualmente grandiosa», gli sussurrò Eponine.
«Davvero ti è piaciuta?», chiese Combeferre, nascondendo egregiamente la sua sorpresa.
«Ma ti sei sentito? Sei stato straordinario! Davvero intenso», rispose lei, sincera: «E adesso tocca a me…».
«In bocca al lupo», le sorrise lui.
Eponine salì sul palco e l’ansia si dissolse tutto d’un tratto. Chiuse gli occhi per un istante e fece un respiro profondo: si sentiva perfettamente a suo agio su quel palco.
Poteva farcela. Era quello il suo luogo, la sua vera casa, il suo sogno più segreto.
 
 

If anyone asks
I'll tell them we both just moved on
When people all stare
I'll pretend that I don't hear them talk
Whenever I see you
I'll swallow my pride and bite my tongue
Pretend I'm okay with it all
act like there's nothing wrong
 
Is it over yet?
Can I open my eyes?
Is this as hard as it gets?
Is this what it feels like to really cry?
Cry
 
If anyone asks
I'll tell them we just grew apart
Yeah what do I care if they believe me or not?
Whenever I feel your memory is breaking my heart
I'll pretend I'm okay with it all
act like there's nothing wrong
 
Is it over yet?
Can I open my eyes?
Is this as hard as it gets?
Is this what it feels like to really cry?
Cry
 
I'm talking in circles
I'm lying, they know it
Why won't this just all go away
 
Is it over yet?
Can I open my eyes?
Is this as hard as it gets?
Is this what it feels like to really cry?
Cry
 
(“Cry”, Kelly Clarkson)

 
 
Se Combeferre era pazzo di Eponine da sempre, dopo quell’esibizione ne era pazzamente innamorato: Eponine era stata perfetta.
Aveva cantato con un’intensità e una bravura senza eguali. Non aveva semplicemente cantato: sentiva ciò che intonava.
«Per me vale lo stesso discorso che ho fatto al tuo compagno poco prima. Ci hai messo tanta passione. Bravissima! Hai un’estensione vocale molto alta, questa è una gran cosa. Dimmi un po’, per caso fai canto?», le chiese madame Blanchard, interessata.
«No», rispose Eponine, sincera, arrossendo lievemente: «Canto per passione quando posso…».
Sia Carine che Combeferre ed Eponine vennero accettati nel club.
«Sei stata eccezionale», le si congratulò Combeferre.
Eponine sorrise, lievemente. «La cosa è reciproca», rispose.
«Ti ringrazio», Combeferre chinò il capo: «Beh… ci vediamo mercoledì prossimo?».
«Non so se verrò al Musain, mi dispiace», fece Eponine, sincera: «ma sicuramente ci vedremo giovedì, ma anche durante la settimana».
«Allora ci vediamo a scuola».
«Ciao!».
Gabrielle e gli altri ragazzi fecero i complimenti a tutti. Carine andò via, senza degnare Eponine di uno sguardo. Prima di tornare a casa, Eponine andò nel bagno della scuola e ne approfittò per controllare ancora una volta il proprio cellulare.
 
Com’è andata? – Marius
 
Senza pensarci due volte, cancellò il messaggio.


 



 

Angolo Autrice

Buon pomeriggio a tutti!
Okay, sono tornata qualche giorno fa e sì, sono finite le mie vacanze çç Ma non stiamo a parlare delle mie vacanze, piuttosto del nuovo capitolo! XD
In questa ff Jehan shippa e/R, ve lo posso confermare XD Abbiamo il primo incontro di Enj e 'Taire in biblioteca e insomma, questi due litigano come sposini come se non ci fosse un domani XD
Marius e Cosette aka la coppietta più dolce del mondo *w*
Abbiamo finalmente l'audizione di Eponine e... *rullo di tamburi* ta dah! Combeferre che fa un corso di musical! Come mai proprio un corso di musical? Lo scopriremo soltanto vivendo (?) (scherzi a parte, non c'entra niente il fatto che lo faccia anche Eponine. 'Ferre non lo sapeva :v ).
Ah, premetto che questa cosa del corso di teatro e musical non sarà la cosa principale di questa ff, ovvero non parlerò unicamente di questo dato che ci sono molte altre storyline da sviluppare. Sarà invece molto importante per 'Ponine e 'Ferre.
Ecco, ora inizia il mio monologo. Vi prego di leggerlo LOL
Alors, non odiate né Eponine né Marius, a seconda delle vostre preferenze. Ammetto che io simpatizzo molto per Eponine (lei e Fantine sono i miei pg femminili preferiti) e so anche che 'Ponine in questa ff sta prendendo la piega della ragazza acida, scontrosa e nonsocosa, ma okay, vi assicuro che tutti cresceranno e matureranno, davvero. In questa ff li ho pur sempre presentati come degli adolescenti xD e insomma, è solo questione di tempo (mi riconosco un po' in alcuni di loro e quindi provo a metterci me stessa quando posso, in un certo senso XD).
Idem Marius. Non odiatelo perché non ha mantenuto la sua promessa. Cioè, io sono la prima a non condividere la cosa, però è un ragazzo innamorato e sappiamo tutti cosa capita agli/alle adolescenti innamorati/e (non voglio generalizzare eh, però spesso capita xD), almeno i primi tempi xD Vi assicuro che Eponine e Marius non perderanno la loro amicizia, anche se così vi può sembrare.
E scusatemi davvero tanto per il monologo ma ci tenevo a fare un paio di precisazioni per evitare disguidi vari e per mettere chiarezza sul proseguimento di questa storia xD
Spero vi sia piaciuto il capitolo e spero abbiate fatto buone vacanze!
A presto! :D
SmartieMiz
   
 
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