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Autore: Moonage Daydreamer    02/09/2014    0 recensioni
[Questa storia partecipa al concorso "Le dodici fatiche di Ercole ... sort of!" indetto da Daenerys Laufeyson sul Forum di EFP]
La ricerca dei Doni, la visione di una nuova Età dell’Oro, il Bene Superiore; sono queste le cose che Albus Silente e Gellert Grindelwad condividono, sulle quali danno inizio ad un’amicizia profonda, che tuttavia ben presto assume l’aspetto di un’ossessione.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Parte Terza
 
   I due maghi si studiavano nella penombra della piazza desolata. Una grande statua che si ergeva nel suo centro, solitaria spettatrice dello scontro, mentre negli angoli erano ammassate le macerie provenienti dagli edifici diroccati, che si ergevano simili a barricate a bloccare l’accesso alle strade. Le case che si affacciavano sulla piazza erano silenziose, abbandonate. Chissà dov’erano ora i proprietari. Probabilmente erano stati deportati anche loro, o forse erano riusciti a fuggire. Nessuno avrebbe disturbato i due uomini. La luce tremolante di una manciata di lampioni era appena sufficiente perché potessero scorgersi, ai lati opposti del piazzale, ma nonostante questo sembrava che sapessero esattamente dove fossero gli occhi dell’altro.
- Albus. - disse uno dopo essersi stancato di quella muta contemplazione.
- Gellert. - rispose l’altro, con un tono molto più duro.
   E così ci siamo. La fine, la resa dei conti, o qualsiasi nome tu voglia darle. Lo scontro finale; sì, questo non mi dispiace affatto. Del resto, non si può fare altrimenti: non possono esistere due leader di pari potenza. C’è n’è sempre uno solo, ci hai mai fatto caso? Uno solo - mai due- in tutte le storie. C’è un solo maschio in un branco di leoni, ci può essere un solo Padrone della Morte.
- Arrenditi adesso. - ingiunse Silente.
Grindelwald inclinò leggermente la testa e sorrise; c’era qualcosa di profondamente inquietante in lui.
- Mai.- disse semplicemente. Allargò lentamente le braccia, continuando a fissare Silente negli occhi, poi, con un gesto repentino del braccio, alzò la bacchetta e lanciò un incantesimo. Silente rimase immobile e si limitò a deviarlo. L’imposta di una finestra saltò via e cadde poco distante.
  Dopo tutto questo tempo, starai dicendo, ancora questa vecchia storia? Sì, Albus, ancora questa storia. Siamo creature mortali, destinate all’oblio; niente più di una manciata di vermi. Ma i Doni, i Doni sono l’unica cosa che ci permetterà di elevarci, di diventare eterni. Sono l’unica cosa che conta, alla fine. E anche tu lo sai.
  Grindelwald attaccò ancora e ancora, ma Silente continuò a difendersi, scrutandolo attentamente.
  Oh, sì, non credere di potermelo tenere nascosto: ti conosco troppo bene, ho già visto quella luce nei tuoi occhi. È questa che vuoi, Albus? Non sei cambiato affatto, nemmeno dopo tutti i tentativi che hai fatto in questi anni. Sei esattamente quello che conoscevo. Riesco a vedere distintamente che la segui con lo sguardo, a ogni mio gesto, come un serpente segue i movimenti del flauto di un incantatore.
  Soltanto dopo aver incassato un altro paio di incantesimi, Silente passò al contrattacco, con una forza che lasciò il suo nemico per un attimo disorientato.
   Ah, mio caro Albus, adesso ti riconosco! Sei sprecato chiuso in quella scuola, a lasciare che il tuo potere marcisca come un oggetto che nessuno vuole più. Ti vedo, so quanto sei eccitato in questo momento. Non sei capace di ammetterlo, ma ti piace. Ti capisco perfettamente; è il potere, l’ebbrezza del momento in cui capisci di essere onnipotente, o quasi.
  Non ti basterà, lo sai questo? E’ come una goccia d’acqua per un assetato. È per questo che hai esitato per così tanto tempo? Non sarai più in grado di tornare indietro.

  Gli incantesimi si susseguivano, uno dopo l’altro, terribili e letali. Nessuno dei due contendenti riusciva a guadagnare un significativo vantaggio sull’altro, perché se questi retrocedeva di qualche passo poi tornava all’attacco ancora più risoluto.Grindelwald si stava annoiando, a furia di continuare quel gioco.
  Sai, per un attimo ci ho creduto davvero. A noi due, intendo dire. Pensavo veramente che ti avrei avuto al mio fianco per condurre il mondo ad una nuova Età dell’Oro. Eravamo dei geni, Albus. E come al solito non siamo stati capiti, siamo stati travisati. Non me ne sarebbe importato granché, ma tu, tu hai scelto la via più facile e sei fuggito, hai finto di essere al loro livello sebbene fosse evidente che eri infinitamente superiore. Saremmo potuti essere degli dei, imponenti e maestosi, scesi sulla terra avvolti in un alone dorato, ma tu hai scelto di tradirmi. E ha fatto male, Albus; oh, se ha fatto male! Vorrei che solo per un secondo tu provassi quel dolore...
- Crucio. - sibilò Grindelwald.
  Silente riuscì a malapena a difendersi dalla maledizione, che deviò e andò a colpire la statua. La scultura si spaccò in due e una parte venne scagliata verso le case; del glorioso eroe nazionale rimase soltanto un moncone misero e annerito.
Grindelwald aggredì Silente con la furia di una bestia feroce, incalzandolo, spingendolo sempre più indietro. I tratti del suo volto erano sfigurati dalla rabbia e dall’odio.
- Sei fuori allenamento, Albus. - lo provocò con un sarcasmo crudele.
Ormai Silente era stretto in un angolo tra due caseggiati.Tutto sommato, non era stato così difficile.
   Per un estate sei stato il mio punto di riferimento, il modello da seguire, perché, nonostante tutto quello che dice la gente, sei sempre stato tu. Sai a cosa mi riferisco: il Bene Superiore. Per un’estate, sei stato la mia ossessione. “Chissà cosa ne penserà Albus”, “chissà cosa farebbe Albus al mio posto”, nella mia testa c’era solo Albus, Albus, Albus...
  No, non è vero; c’erano anche i tuoi fratelli, lo zotico e l’idiota. Non hai idea di quanto fosse insopportabile vederti trascinato da quei due sempre più in basso, dritto nell’abisso. Ho cercato in tutti i modi di liberarti dalle loro grinfie malefiche, perché tu potessi finalmente vivere come meritavi, ma quando ero ad un passo dal riuscirci, mi hai chiamato pazzo e malato. Ormai l’ho capito: è il destino dei geni e dei rivoluzionari, quello di essere odiati
.
  Grindelwald non pronunciò l’incantesimo, ma dalla Bacchetta di Sambuco si sprigionò un lampo verde che era inconfondibile. Era ora di finirla. La maledizione si infranse contro il muro dell’edificio alle spalle di Silente, facendo crollare gran parte della parete.
  Silente si smaterializzò e si portò alle spalle del nemico, che riuscì a voltarsi appena in tempo per difendersi dallo schiantesimo che l’altro aveva lanciato. Una serie ininterrotta di incantesimi rapidissimi piovvero dalla bacchetta di Silente e la situazione si ribaltò. Grindelwald, messo alle strette, si smaterializzò per prendere tempo, ma Silente anticipò la mossa e lo attaccò non appena fu riapparso, anche se la mira risultò imprecisa a causa della velocità dell’azione e il colpo mancò il bersaglio.
  È davvero strano. Mi stai attaccando e sembri furioso, come se io avessi abbandonato te, e non il contrario, come se davvero volessi farmi del male. Sappiamo entrambi che non mi ucciderai. Non sei capace di farlo.
  Il duello riprese, più feroce di prima. Grindelwald attaccava per uccidere, Silente era animato dalla necessità di fermarlo e renderlo inoffensivo. A vederli, sembrava quasi che stessero danzando, tanto i loro movimenti erano veloci e aggraziati.
  Il frastuono e la luce prodotta dagli incantesimi erano quelli di una tempesta e sovrastavano ogni cosa.Ma la città stessa era in fermento, quella notte, e l’aria trasudava morte e paura. Molti pensarono semplicemente che da qualche parte stessero scoppiando altre bombe.
  È proprio un peccato che gli incantesimi non-verbali vadano così di moda, non credi? Tolgono un sacco alla teatralità di un duello.
La situazione non riusciva a sbloccarsi, nemmeno dopo che gli attacchi si furono fatti ancora più violenti. Ormai i due maghi combattevano vicinissimi l’uno all’altro, tanto che quasi riuscivano a toccarsi.
Nella breve pausa tra un assalto e l’altro, Silente puntò la bacchetta sul blocco di marmo in mezzo alla piazza e la fece levitare, per poi scagliarla contro Grindelwald. Questi, preso di sorpresa, scartò di lato per evitare di essere investito dal masso, ma, mentre tentava un attacco, perse l’equilibrio e si ritrovò nuovamente ad essere incalzato. La statua si schiantò contro un edificio, sbriciolandosi.
  Complimenti, Albus, bel colpo. Forse on sei così rinsecchito, dopotutto. Sei forte, molto forte, come un tempo. Pensa a quante cose avremmo potuto fare unendo il nostro potere!
  Grindelwald si trovò stretto contro il rudere del monumento. Quasi fossero di comune accordo, lui e Silente cessarono di lanciarsi addosso incantesimi pressoché inutili e rimasero a guardarsi, con le bacchette alzate.
  Mi sembra di avere già visto questa scena: tu che mi punti contro la tua bacchetta e io che ti punto contro la mia. Certo, non era questa bacchetta ed entrambi eravamo più giovani.
Questa volta, però, nessuno lascerà le cose a metà.

- E’ finita, Gellert. - disse Silente grave.
Grindelwald proruppe in una risata:- Ma davvero? -
  Quando l’eco delle risa crudeli del mago si furono spente, i due nemici rimasero a studiarsi. All’improvviso, gli incantesimi dei due maghi esplosero nella stanza e si scontrarono. Per un lungo, atroce momento, sembrò che tutto rimanesse immobile, come congelato. Il secondo successivo, la Bacchetta di Sambuco saltò via dalle mani di Grindelwald.
  Hai vinto. Sono sconfitto. Una parte di me pensava che non sarebbe mai successo, ma allo stesso tempo ho sempre saputo che saresti stato tu. Stai esitando. Perché non finisci quello che hai cominciato?
Silente si avvicinò lentamente, con quella bacchetta puntata alla mia gola come se fosse un coltello.
Quella di Grindelwald era poco distante. Tradito dalla mia stessa bacchetta! A quanto sembra, la Stecca della Morte si schiera sempre dalla parte del vincitore.
Silente si chinò e la raccolse, rigirandosela tra le mani. Ecco, Albus, finalmente è tua. Che effetto fa? La senti mentre freme per liberare il suo potere? Vuole essere saziata.
Silente non mosse un muscolo, ma continuò a fissare il mago sconfitto.
E nei tuoi occhi scorgo qualcosa.
La verità.
È sempre stato questo il problema. Sono stato un pazzo a credere che tu rimanessi nascosto per amore o vergogna o paura di me. No, l’unica cosa che Albus Silente ha mai temuto è il passato, il pensiero che io sapessi qualcosa che invece tu, dall’alto della tua saggezza, non sei mai riuscito a scoprire. La vedo nei tuoi occhi, la domanda che non hai il coraggio di pormi, e improvvisamente sento il sangue salire al cervello e iniettarmi occhi e pensieri. Stringo i pugni, scopro i denti. Non è soltanto ira
.
- Uccidimi. - ringhiò Grindelwald con uno sguardo d’odio.
Avanti, fallo, o giuro che sarò io ad ammazzare te.
L’altro scosse impercettibilmente la testa, senza nemmeno essersi accorto che il nemico aveva parlato. La sua mente era molto lontana.
  Mi fai pena: per tutti questi anni hai lasciato che ti corrodesse dall’interno, ti circondasse e di soffocasse. Riesco ad immaginarti, chiuso nelle tue dannate torri, a tormentarti credendo di sentire quella voce cui non hai mai voluto dare ascolto, o di notte, nel tuo letto, tremante e affannato per un incubo, con gli occhi spalancati e la bava alla bocca, senza nemmeno la consolazione di poter gridare al vento “non è stata colpa mia”. Anche adesso che mi hai inerme davanti a te, tutto ciò cui riesci a pensare è lei. E questo mi fa infuriare. Per la prima volta, vorrei davvero vederti soffrire, vorrei poterti infliggere il dolore peggiore e poi stare a guardare mentre ti contorci in preda agli spasmi e implori pietà.
  Una strana luce si accese nello sguardo di Grindelwald, folle e crudele, che spinse Silente a mettere da parte le esitazioni. Grindelwald sorrise e Silente si ritrovò a rabbrividire. Forse solo in quel momento riuscì a rendersi conto di quale minaccia costituisse quell’uomo; laddove i racconti delle atrocità commesse non erano riusciti a smuoverlo del tutto, bastò quel solo, feroce sorriso.
- Sei stato tu. - ringhio, poi sputo a terra .
Vedo la sorpresa, la rabbia, il dolore attraversarti lo sguardo nello stesso momento, e ciò mi rende tanto felice che scoppio a ridere.

  Silente gridò, fuori di sé ,e agitò la Bacchetta di Sambuco. Ci fu un lampo di luce rossa.
  E così hai fatto di nuovo la stessa scelta, quella sbagliata. Lo vedo davanti a me, il mio sogno, il nostro sogno. Quella visione perfetta e bellissima. Si allontana sempre di più, fino a scomparire.

Per sempre.
  
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