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Autore: Vala    23/09/2008    1 recensioni
Vorrei, vorrei, vorrei. Se solo, se solo, se solo. Quante volte sentiamo queste parole risuonare alla tv, per le strade, nelle nostre conversazioni? Si infiltrano nella nostra mente, con un unico scopo distruttivo: renderci tutti uguali.

Serie di one-shot/flashfic ideate sui pensieri e modelli ideali con i quali sono più spesso in contatto...più spesso per scelta degli altri che mia.
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Salve! Avanti, non fate finta di non vedermi! Eppure ho messo quella pelliccia appariscente apposta per voi! Come…non è vera? Si, lo so che non è vero ermellino, ma poi cosa importa? L’importante è che sembri una pelliccia. Che i miei braccialetti sembrino d’oro. Che i miei occhiali sembrino firmati. Niente è vero? Non è colpa mia se non me li posso permettere.
Davanti all’ennesima gioielleria, scuoto il capo tristemente. È impossibile non vedere con che aria da cane bastonato fisso quegli orecchini di perle messi in bella mostra per attirare clienti. Ecco, una sta entrando nel negozio proprio ora. È infagottata in una splendida pelliccia di visone…vera, ovviamente, non come la mia volgare imitazione comprata ai grandi magazzini in saldo. Mi guardo attorno e mi sento meglio. Non sono l’unica senza soldi che ha deciso di far compere quel giorno, accanto a me è pieno di famiglie che contano i soldi nelle borsette per vedere se arriveranno alla fine del mese. Non c’è nulla che non va in me, sono solo…povera.
Le mie scarpe col tacco fanno rumore mentre passo oltre la vetrina, così come fa rumore il digrignare dei miei denti per l’insofferenza. Il prossimo negozio è di computer. Bellissimo, quel portatile che desidero tanto. Con tutti quei colori, le foto che ho fatto con la macchinetta digitale di mia figlia dovrebbero venire benissimo. Già, sarebbe bello anche avere una nuova macchina digitale. Ce n’è una in sconto? …no, niente sconto. E quella che costa meno viene comunque più del denaro che posso spendere per un aggeggio del genere. Sospiro, e il mio sospiro appanna il vetro. Il commesso all’interno mi guarda male, ma a me non importa. Ormai ci sono abituata agli sguardi perplessi della gente quando chiedo il prodotto che costa meno, il trattamento che costa meno, la vacanza che costa meno,…
Passo oltre per non vedere uno studente con il portafoglio pieno di soldi prendere il mio computer portatile. E di nuovo i miei denti producono quel rumore seccato. Il negozio successivo è di elettrodomestici per la casa. E in vetrina, in bella mostra, si trova un adorabile e indispensabile lavastoviglie. Guardo la lavastoviglie, poi guardo le mie unghie. Poi di nuovo l’apparecchio. Quella vecchia si è rotta solo due giorni fa e già le mie mani ne risentono. Inutile, avrei dovuto prenderne una nuova il prima possibile. Entro nel negozio a passo di marcia, a testa alta e con una mano sul portafogli. Immediatamente mi si avvicina un commesso.
“Salve, posso fare qualcosa per lei?” mi sorride. Non sa ancora che la mia risposta lo deluderà.
“Si grazie, sto cercando una lavastoviglie…” accenno io guardandomi attorno.
“Ah, ha notato il nostro modello in vetrina! È di classe A+, molto capiente, silenziosa e di vari colori! Prego, se vuole…” fa lui, raggiante. Evidentemente non ha capito che la mia pelliccia è finta.
“No, aspetti! Veramente cercavo qualcosa di più…economico” mormoro, quasi una scusa. Il sorriso entusiasta del commesso si spegne, per venire sostituito da un comodo sorriso di circostanza.
“Allora da questa parte! Prego, mi segua, ci sono parecchi modelli in sconto!”.
Sconto. Odio la parola sconto. Eppure la amo. Adoro ogni vetrina che ha quella scritta luccicante, ma mi vergogno al solo entrare per esaminare l’oggetto scontato. Dopo venti minuti sono fuori dal negozio. Non ho una lavastoviglie. Costavano troppo.
Se fossi ricca non avrei di questi problemi. Potrei permettermi quella lavastoviglie in vetrina, il cellulare all’ultima moda dall’altra parte della strada, la lampada di vetro soffiato che starebbe tanto bene nel salotto…al diavolo il salotto, potrei permettermi una casa nuova, più ampia. Potrei avere una vita migliore, incontrare gente interessante, partecipare alle feste, non andare a lavorare in quello squallido ufficio. E invece sono piantata a casa a lavare e stirare, poi in ufficio a battere a macchina tentando di non rovinare lo smalto dato la sera prima per mascherare le mie mani rovinate. Non avrei più mani rovinate, potrei permettermi le migliori creme.
Seguendo questo filo di pensiero, il mio sguardo si posta sulle mani della donna con la pelliccia vera. È uscita ora dalla gioielleria e ha in mano un pacchetto rosso con un bellissimo fiocco. Sono certa che lo aprirà nella comodità del suo salotto, davanti al caminetto e con un bicchiere di spumante fresco in mano. Lei si che ha belle mani. Curate. Va di certo a farsi la manicure. Impossibile che quelle unghie non siano fatte con il gel. Anche io vorrei tornare a fare la ricostruzione, in fondo è da un mese intero che non vado. Potrei sul serio farci un salto. Si, ho deciso che ci vado. Mi merito un lusso ogni tanto.
Continuo a seguire la signora con la pelliccia vera, la vedo entrare nel negozio di cellulari. Ecco, parla con una commessa con un sorriso esagerato. La commessa va in vetrina. Prende il cellulare firmato D&G. Anche io lo voglio.
Perché io non posso coccolarmi un po’? perché la mia busta paga non mi permette di avere una vita decorosa come quella donna fortunata? Lei non ha bisogno di contare i soldi che le entrano, lei non ha bisogno di tenere sotto controllo le bollette, lei non ha bisogno di preoccuparsi di pagare il mutuo. Lei li concede i mutui. Le mie mani si stringono nervose sulla finta pelliccia e per un istante desidero con tutte le mie forze non averla indossata, non dover mettere quel topo morto, poter vestire di classe.
Ma si, fanculo la bolletta! Ho bisogno anche io di coccolarmi ogni tanto. Così prendo il mio cellulare nokia dell’anno scorso e telefono all’estetista, alla parrucchiera, e al mio ristorante preferito. Stasera ho voglia di festeggiare. Con cosa? Con la mia tredicesima. In fondo ce l’ho e la posso spendere come voglio. La lavastoviglie? Me la farò regalare da mio marito. Deve anche lui contribuire, ha pure uno stipendio come me.
I miei tacchi fanno rumore mentre cammino, e sorrido tranquilla alle vetrine senza nemmeno vedere veramente quello che c’è dentro. Pellicce, automobili, gioielli, scarpe nuove, un bel televisore piatto più grande di quello che ho adesso, caviale e champagne a colazione, una cameriera per lavare i piatti e una cuoca per cucinare. Se vincessi la lotteria potrei permettermi tutto. Ormai per sposare un miliardario è tardi, ho già un marito dallo stipendio medio che mi aspetta a casa. Prende circa 1300, quasi quanto me, e devo accontentarmi di quello che ho a disposizione.
Passo davanti alle vetrine, senza vedere nemmeno chi tende una mano verso di me. Non noto la donna seduta per terra, con un bicchiere di plastica con su scritto “aiuto”. Non mi fa effetto il cartello di supplica che espone, tutto quello che i miei occhi vedono sono i cartelloni pubblicitari e la mia fantasia.
Passo ora davanti ad un negozio di televisori. Guardo estasiata i colori di uno schermo ultrapiatto da 30 pollici, una mostruosità che nemmeno io so dove potrei mettere nella mia modesta casa. Però lo desidero, desidero il denaro che potrebbe comprarmelo, lo desidero a tal punto che maledico il destino che mi ha fatto nascere povera. Vedo il televisore, ma non vedo le immagini di guerra che proietta.

Io non sono superficiale, voglio solo il necessario. Io non amo esagerare, ma sogno vacanze in India. Io non chiedo troppo, ma solo di poter seguire la moda. Cosa importa se la pelliccia vera che desidero è fatta di pelle vera di animale, purché sia calda, bella e costosa? Sono le regole del mercato, chi ha soldi può permettersi il meglio. E io vorrei il meglio. Se fossi ricca, potrei avere il meglio.
Mentre nella testa scorrono immagini di posti favolosi dove andare visti nelle pubblicità o nei documentari turistici, di nuove tecnologie del futuro da dominare, di oggetti carini da guardare, di cose preziose da indossare, di lussi che non ti puoi permettere ma che fanno tanto “vip”, non noti che il tuo stipendio ti consente di vivere in una casa, di mangiare regolarmente, di avere comodità che alcuni sognano come tu sogni un paio di orecchini di perle. Il consumismo, la brama di avere è una cosa del tutto naturale per te. Te ne vergogni, ma non fai nulla per fermare quel desiderio crescente. Se qualcuno te lo chiedesse, tu diresti di essere fortunata, sbuffando tra te e te, ma lo diresti.
Quando entri in casa tua e non gioisci del semplice fatto che le cose che contiene sono tue, lo stereotipo ha vinto su tutta la linea.


[ciao a chi sta leggendo. Sono stata molto tentata di cancellare l’intero progetto, ma ormai che ho iniziato, mi sembrava un’assurdità tirarmi indietro. Le critiche si sprecano, ma a me non importa, purché riesca a finire quello che ho iniziato.

X Ego me stesso ed io: grazie ^^. Puoi considerarti tranquillamente uno dei motivi per cui non ho cestinato il tutto. Sei stato sincero, schietto e soprattutto coraggioso a condividere i tuoi sentimenti. Sono orgogliosa di aver prodotto un simile risultato, non avrei mai sperato tanto.
Se tu ammiri chi ha avuto il coraggio di andare avanti a testa alta, io ammiro la tua determinazione per il cambiamento. Non tutti sono in grado di farlo. Per parecchi il desiderio di cambiare è solo superficiale. Si corrodono dentro, ma alla fine tutto quello che sono disposti a fare è lamentarsi del destino che li ha fatti nascere con un corpo che non è quello che vogliono. Gli sforzi per dimagrire persistono per la durata di qualche mese, poi svaniscono sotto il peso di problemi emotivi o stanchezza.
Quanto all’invidia…direi che va a braccetto con l’odio. Non sei cattivo, sei un normale essere umano con normali sensazioni. Se è considerata cattiveria una cosa simile, io e un sacco di altra gente ti teniamo compagnia nella categoria! ^^
Grazie di cuore, spero di non deluderti
Kissu kissu]
  
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