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Autore: DiDiGlee    02/09/2014    1 recensioni
Un anno dopo la loro rottura, finalmente Blaine parte per NY, sperando in una riappacificazione, ma scopre presto che Kurt ha un altro perfetto fidanzato.Tutto questo fino a che non capisce che Kurt è caduto in una relazione abusiva..
OOC!Kurt
Canon fino alla 4x06
Genere: Angst, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Rachel Berry | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Scusatemi davvero per il ritardo, ma, come potrete vedere, il capitolo è immensamente(?) lungo- sono ventidue pagine sul mio pc.. e ho i compiti delle vacanze da finire. Chiedo venia :(
Enjoy 


 



“Andrew, dobbiamo parlare.” disse Kurt a bassa voce, ma risolutamente,
 da dove si trovava appoggiato, contro la porta della cucina.
 
“Seriamente?” Andrew strinse gli occhi a due fessure, alzando lo sguardo su di lui dal suo sandwich. “Stai per cominciare la stronzata del ‘dobbiamo parlare’ con me?”
 
“Sono serio. Ho preso una decisione, Drew.” Kurt inalò profondamente, e aspettò che il più grande lo guardasse, prima di sganciare la bomba. “Me ne vado.”
 
Andrew continuò silenziosamente a prepararsi il suo panino, tagliando un pomodoro a fette, prima di chiedere con voce calma. “Ha a che fare con il tuo ex?”
 
“No,” rispose velocemente. “Non è per lui. Non è nemmeno per te, in realtà. Lo sto facendoo per me, Drew. Sono diventato qualcuno che non voglio essere. Ho pensato di voler essere così, ma no. Quindi, torno a stare con Rachel. Lei ha bisogno di me e io di lei. Ho bisogno dei miei amici attorno. Ho bisogno di ricominciare a prendermi cura di me stesso.”
 
“Tutto quello che sto sentendo è ‘me’ e ‘io’,” sbuffò Andrew. “Ma poi, sei sempre stato uno stronzo egoista, non è vero?”
 
“Me ne vado domani,” disse Kurt, ignorando l’accusa.
 
“Quindi si suppone che questo sia un addio? Questo è il tuo ringraziamento per tutto quello che ho fatto per te? Ti ho preso con me, quando ti sei sentito soffocare, nell’appartamento della tua amica, ti ho presentato i miei amici, ti ho dato un’opportunità per fare carriera.”
 
“E mi hai picchiato, Drew.”
 
“Sì, ti ho spinto un paio di volte. Andiamo, quello era niente! E non dimenticare che sei stato tu a chiederlo. Letteralmente.” Disse imprigionandolo con lo sguardo.
 
“Lo so che ti ho lasciato farmi del male, e questa è la parte peggiore!” replicò Kurt, scuotendo la testa. “Ma ho cominciato a pensare che Chandler abbia ragione. Tu mi devi un po’ di rispetto.”
 
“Rispetto?” Andrew rise senza allegria, girandosi a guardare Kurt, agitando il coltello in aria. “Intendi come tu rispetti me? Non è che mi piaccia, quando mi si da dell’idiota, o essere chiamato con tutti quei carini soprannomi che hai in serbo per me.”
 
“Lo so,” replicò Kurt velocemente. “E mi dispiace. Questa cosa deve finire. Come ho già detto, non voglio essere questa persona.”
 
“Sai cosa, carino?” Andrew si appoggiò al bancone, la voce tagliente quanto il coltello che stava puntando contro Kurt. “Tu sei quella persona, piccolo, che ti piaccia o no. Non ti ho trasformato io in quel pezzo di merda che sei. Ti hai semplicemente finto, in tutti questi anni, davanti ai tuoi amici, di essere una bella persona, ma non vedevi l’ora di essere libero e allontanarti da loro per essere finalmente quello che sei. E allora?! Sei uno stronzo crudele con la bocca tagliente, e ti piace essere trattato duramente. Non c’è niente di sbagliato, in questo.”
 
“Se pensi questo di me, è una prova sufficiente del fatto che non mi conosci per niente,” Replicò Kurt con voce tremante. “Non mi piacciono queste cose. Non mi piace niente di tutto questo. Ascolta, Drew, non è che ti stia accusando di niente. Ero in periodo orribile quando ti ho incontrato, e lo sai che mi stavo facendo del male. Ho bisogno di smettere. Voglio smettere. Rivoglio indietro la mia vecchia vita.”
 
Andrew annuì lentamente. “E non c’è posto per me, nella tua vita? È questo, quello che stai dicendo?”
 
Sembrava quasi ferito, il che prese Kurt di sorpresa. “Non pensavo che ti importasse poi molto.”
 
“Capisco. Ero abbastanza buono quando avevi bisogno di un posto dove nasconderti dalla tua noiosa vita; ero buono abbastanza per lasciarti guidare la mia auto e portarti alle feste- ma non ti lascerò prendermi in giro. Tu rimani qui.”
 
Kurt alzò gli occhi al cielo, sbuffando. “E cosa vuoi fare, rinchiudermi? Se comincio a non andare a lavoro, Isabelle chiederà di me. E così anche i miei amici. Rachel conosce il tuo indirizzo, e-”
 
“No, non ho intenzione di rinchiuderti, Kurtsy,” rispose con voce dolce, il che mise Kurt in allerta. Andrew si avvicinò a lui, guardandolo negli occhi e assumendo un’espressione crudele, il coltello ancora stretto in mano.
 
“Ma che ne diresti che ti colpissi in faccia? Andresti a lavoro con un livido, o preferiresti chiamare e avvisare di essere malato? Lasceresti che Rachel ti veda in quelle condizioni e che si preoccupi per te anche di più? Non credo. Penso che rimarresti proprio qui, tra queste mura, a nascondere la tua vergogna.”
 
“Mi stai minacciando?” Kurt rise e incrociò le braccia, cercando di mantenersi saldo, ma indietreggiando lentamente. “Vuoi davvero un ragazzo che rimane con te solo perché minacciato?”
 
“Oh, lo so che non mi ami. Non mi interessa. L’amore è solo una leggenda in ogni caso. Voglio che tu rimanga,” disse Andrew, seguendolo in soggiorno.
 
“A che scopo?!” Kurt scosse la testa risentito.
 
“A che scopo?” ripeté Andrew incredulo, scuotendo la testa. “Mi stai seriamente chiedendo perché voglio che tu rimanga?”
 
“Sì,” disse Kurt, mentre continuava ad allontanarsi lentamente, mai dando la schiena all’altro. Non era sicuro che Andrew fosse conscio di stare ancora stringendo il coltello, o se intendesse usarlo, a un certo punto. “Non pensavo che ti importasse, se fossi rimasto oppure no. Mi ricordo di essere stato trascinato per tutta casa e buttato fuori come se fossi un sacco di spazzatura.”
 
“Questo perché sapevo che non te ne saresti andato. Ero ancora importante per te, allora. Ero l’unico a cui potessi rivolgerti,” ammise Andrew, suonando all’improvviso vulnerabile e, per un secondo, Kurt si sentì in pena per lui, da dovunque quel sentimento venisse fuori. “Non so cosa è cambiato, ma, che tu ci creda oppure no, mi importa di te, piccolo, cazzo!”
 
“Davvero?” chiese Kurt freddamente. “Allora che ne diresti di lasciare da parte il coltello con cui mi stai seguendo?”
 
Andrew abbassò lo sguardo sulla sua mano, come se avesse appena realizzato di starlo ancora tenendo in mano. “Cosa? Pensavi che volessi usarlo contro di te?!” domandò rabbioso, gettando via l’oggetto in questione, che finì da qualche parte dietro il tavolino da caffè. “Chi cazzo pensi che io sia?!”
 
“Pensavo che avessimo detto di smetterla di fare così,” disse Kurt, cercando di calmarlo con un sorriso, non lasciandogli vedere il sollievo che aveva provato, una volta che il coltello era stato gettato via. “Questo include l’imprecare. Dovremmo controllare le nostre bocche e smetterla di ‘cazzo’ di qua e ‘cazzo’ di là.”
 
“Quindi il Principe Kurtsy ha deciso di fare tutto quanto l’innocente, per una volta?” Andrew ghignò. “Va bene, lavoreremo sulle nostre maniere, se è quello che vuoi. Se dici di voler essere una persona diversa da quella che è di fronte a me, allora voglio vedere l’altro te. Voglio vedere la versione non stronza di Kurt Hummel.”
 
“Non saresti interessato a lui,” dichiarò Kurt, appoggiandosi allo schienale del divano. “Sarebbe troppo noioso per te. Lui non andrebbe in posti come il Babylon, né berrebbe alcool. Non riderebbe nemmeno alle tue battute sconce, o si truccherebbe per piacerti. Lui è un ragazzo di una piccola cittadina, e lo sarà sempre. Con sogni troppo grandi perché diventino realtà.”
 
“Uh.” Andrew cominciò a misurare la stanza a grandi passi, come faceva sempre quando era arrabbiato o stava perdendo il controllo. “Il fatto è- mi piace davvero tanto la tua bocca larga e la tua stronzaggine, e non voglio vederti cambiare. Non mi interessa nemmeno se non vuoi fare sesso con me, il che è solitamente un bel problema. Vedi, questo è quanto mi piaci, perciò non vedo dove sia il problema. Sto rispettando i tuoi confini.”
 
Andrew si fermò di fronte a lui, guardandolo dritto negli occhi e aspettando una risposta.
 
Kurt rimase in silenzio per un momento, contemplando le parole dell’altro e cercando una risposta. Ma fu solo quando Andrew ebbe gentilmente alzato una mano per toccare il suo volto, e Kurt  si fu ritratto istintivamente, che ebbe una risposta. Si allontanò da lui.
 
“Sto espandendo i miei confini.” Disse Kurt. “Non posso più lasciarmi picchiare da te.”
 
“Va bene,” Andrew rimase in piedi, le braccia aperte in segno di resa. “Non ti farò più del male; non alzerò nemmeno un dito contro di te. Okay?”
 
“E che mi dici della tua mancanza di autocontrollo?” Gli ricordò Kurt. “Lo hai detto tu stesso che non riesci a controllarti, quando ti arrabbi.”
 
“Allora non farmi arrabbiare,” disse Andrew, come se fosse la cosa più semplice del mondo. “Quindi rimani? Andiamo, non puoi semplicemente andartene. Cosa farei io senza di te qui?”
 
La domanda sorprese Kurt. Non aveva mai avuto l’impressione che Andrew avesse bisogno di lui. Non poteva credere che Andrew lo volesse, e che desiderasse che lui rimasse con lui per nessun’altra ragione se non per la sua compagnia.
 
Per un breve momento, Kurt si domandò se Andrew avesse davvero qualcuno, nella sua vita. Certo, aveva un gruppo di amici al Babylon e un sacco di colleghi, ma, fin da quando Kurt lo aveva incontrato, non aveva mai saputo nulla di nessun membro della sua famiglia, o di un migliore amico che controllasse se lui stesse bene. Nessuno lo chiamava mai, o gli chiedeva di uscire; il campanello di casa non suonava mai. Andrew era bravo a fingere, ma Kurt cominciò a domandarsi se la verità non fosse che l’altro era solo. E quello era qualcosa che Kurt poteva capire bene.
 
“Piccolo?” disse Andrew, porgendogli la mano.
 
Kurt aprì la sua bocca per parlare, insicuro di cosa stesse per dire, ma sapendo già che non avrebbe preso quella mano. Quella mano che lo aveva colpito, e spinto, e ferito.
 
“Andrew-” cominciò Kurt, scuotendo la testa.
 
Il campanello suonò, ed entrambi alzarono lo sguardo, confusi.
 
“Stati aspettando qualcuno?” chiese Kurt.
 
“No. Tu? È la tua fastidiosa fidanzatina?” Sbottò Andrew.
 
“Non lo so,” disse Kurt onestamente. “Potrebbe. Non le ho detto io di venire, ma è leggermente insistente.”
 
Kurt andò ad aprire, ma Andrew lo fermò. “Vado io.”
 
Non era Rachel. Era peggio.
 
“Guarda un po’ chi abbiamo qui.” Le spalle e la figura di Andrew coprivano completamente la figura alla porta, non permettendo a Kurt di capire chi fosse, ma quando udì la voce dell’ospite, seppe che i problemi erano in agguato.
 
“Beh, dovresti saperlo che serve molto di più di un pugno fortunato, per mettermi al tappeto.” Blaine era in piedi sulla porta, un sorriso impertinente sul volto e  un pacco da sei di birre in mano.
 
“Mai sottovalutare i piccoletti, dicono, giusto?” replicò Andrew giocosamente.
 
“Che ci fai qui?” chiese Kurt, mentre si univa a loro nell’ingresso, gli occhi spalancato per l’orrore. Blaine colse lo sguardo di ammonimento negli occhi di Kurt immediatamente.
 
“Ho pensato di passare per chiedere scusa,” disse Blaine con noncuranza. “Accetti un paio di birre, Andrew?”
 
“Entra.” Disse l’altro, tenendo la porta aperta. “Non posso dire di no.”
 
Lo liberò del peso delle bottiglie e lo condusse nel soggiorno. “Sono fredde,” osservò Andrew con un sopracciglio sollevato in apprezzamento. “Appena tolte dal frigo, immagino.”
 
“Certo,” rispose Blaine, come se prendere birra fredda fosse quello che faceva ogni sabato sera.
 
“Come ti sei procurato la birra?” domandò Kurt, indifferente e con aria di rimprovero allo stesso tempo.
 
“Ho scoperto a che serve avere una carta d’identità falsa,” replicò Blaine.
 
Andrew gli diede uno sguardo d’approvazione. “Bravo ragazzo.”
 
“Grazie per essere passato,” disse Kurt, spingendo Blaine verso la porta.
 
“Andiamo, piccolo,” disse Andrew. “Lascialo rimanere. Ci ha portato la birra, prendine una.”
 
Blaine accettò una bottiglia che Andrew aveva appena aperto, mentre il più grande ne offriva una anche a Kurt, che scosse la testa disgustato.
 
Andrew e Blaine fecero scontrare i colli delle bottiglie, brindando, e poi presero ognuno un sorso.
 
“Bel posto,” disse Blaine con nonchalance.
 
“Grazie,” gli sorrise Andrew. “Gli ultimi cambiamenti sono ad opera di Kurt.” Indicò con la testa il vetro rotto della teca. “Ma a me piace avere un gatto che non si trattiene dal rompere oggetti. Mantiene basso il livello di polvere.”
 
Kurt notò il modo in cui Blaine lo stava guardando, controllando la sua reazione. Kurt tenne la testa alta e la bocca chiusa. Non avrebbe mostrato alcun segno di debolezza. Non di fronte ad Andrew. E assolutamente non di fronte a Blaine. Se Blaine era venuto per giocare, Kurt si rifiutava di prendere parte al gioco.
 
Ma le risoluzioni di Kurt si dissolsero, mentre guardava Blaine squadrare il posto, controllando con nonchalance i mobili e le decorazioni. I suoi occhi trovarono la statua di bronzo a forma di pene, che era tornata sulla mensola. Kurt si sentiva in imbarazzo per la sua mera esistenza. Cominciò a guardarsi intorno, cercando di guardare attraverso gli occhi di un estraneo- attraverso gli occhi di Blaine.
 
Per la prima volta, Kurt diventò consapevole delle due cornici rotte che erano rimaste in un angolo per terra, rotte in pezzi contro il muro e poi cadute, della lampada poggiata a terra di sbieco, rovesciata un po’ troppo spesso, delle ammaccature della porta del bagno, provocate da calci e pugni, della crepa nello specchio. Nella sua testa, Kurt passò in rassegna il bagno, asciugamani sporchi di sangue a causa di quella volte che si era tagliato con il vetro rotto, il cestino riempito fino all’orlo di bende di garza usate e flaconi vuoti, per non parlare di tutti i vari antidolorifici in bella mostra sullo scaffale.
 
Kurt osservò tutto con gli occhi di uno sconosciuto, e si sentì strozzato dalla visione. Quando era diventato quella persona distrutta?
 
“Sono venuto per chiederti scusa, per la scorsa notte,” disse Blaine ad Andrew con nonchalance. “Ero solo geloso, visto che Kurt è con un tale bel ragazzo e in una grande città, ora.”
 
“Comprensibile,” rispose Andrew, prendendo un altro sorso di birra. “Soprattutto se si considera da dove vieni. Suppongo che non ci siano molte buone compagnie in quella tua città di campagna. Avresti dovuto vedere Kurtsy la prima volta che è venuto a farsi un giro al Babylon. Stava praticamente sbavando.
 
“Non è vero,” replicò Kurt con un ghigno, ma fu ignorato da entrambi.
 
“Allora, Andrew, sembri ben allenato,” disse Blaine, mentre Andrew si avvicinava al tavolo. “Le tue braccia sono tipo- wow!”
 
Kurt girò bruscamente la testa per guardare Blaine, gli occhi che dicevano chiaramente “Ma che cazzo!?”
 
Andrew si lasciò sfuggire una risatina, e fletté il braccio per mostrare i muscoli. “Cerco di allenarmi almeno tre volte alla settimana. E tu? Vedo che nemmeno i tuoi bicipiti scherzano.”
 
“Tiravo di boxe, un paio di anni fa,” rispose Blaine. “Ecco perché non ti ho restituito il pugno, la scorsa notte.” Si strinse nelle spalle in modo condiscendente. Come semiprofessionista, sarei capace di ferirti seriamente, quindi devo stare attento a mantenere la calma.”
 
“Tu? Un pugile? Nella categoria peso piuma?” rise Andrew.
 
“Potrò anche essere basso, ma sono feroce.” Disse Blaine. “Non mi sottovalutare.”
 
“Braccio di ferro?” lo sfidò Andrew, indicando il tavolo.
 
“Certo,” rispose Blaine, accomodandosi davanti all’altro.
 
Andrew appoggiò il gomito sul tavolo, sfidando Blaine con un sorriso, e questi seguì il suo esempio, afferrando la mano dell’uomo che aveva di fronte.
 
“Bella presa,” si complimentò Andrew. “Kurt, vuoi fare gli onori?”
 
“I bambini possono giocare quanto vogliono, ma senza di me,” sbuffò Kurt.
 
“Va bene,” disse Andrew, sorridendo compiaciuto. “Uno, due, tre.”
 
Nel momento in cui entrambi fletterono i muscoli, tutto sembrò sospendersi per la tensione, fatta eccezione per qualche occasionale sbuffo o presa di fiato che rompeva il silenzio.
 
Kurt rimase colpito dalla resistenza di Blaine. Andrew era forte, non c’era dubbio, ma Kurt non sapeva che Blaine era davvero una sfida per lui. Non poteva fare a meno di lasciar vagare lo sguardo sul bicipite in flessione di Blaine.
 
Lo sguardo di entrambi gli sfidanti non esitò nemmeno una volta. Continuavano a guardarsi l’un l’altro, senza mostrare all’altro alcun segno di debolezza.
 
Presto, però, lo sforzo fu visibile su entrambi i volti tesi, ma in particolare su quello di Blaine, dove cominciavano a formarsi gocce di sudore. Il respiro era corto, e stava stringendo i denti per mantenere la posizione, anche se il braccio aveva già cominciato ad inclinarsi, e non ci volle molto tempo, prima che Andrew cominciasse a forzarlo verso il basso.
 
“C’è qualcosa che volete dimostrare, con questo?” chiese Kurt, suonando piuttosto esasperato, mentre stava in piedi accanto al tavolo con le braccia conserte.
 
“No, è solo per divertimento,” disse Andrew e, sorriendo, sbatté la mano di Blaine sulla superficie del tavolo. “Wo-ho!”
 
Blaine rise amichevolmente, facendo un cenno di apprezzamento, per la vittoria dell’altro, e scosse il braccio. “Bella partita,” disse. “Scommetto che i bulli della tua scuola hanno avuto momenti difficili.”
 
Andrew rise e prese un sorso dalla sua birra. “Mi lascio affrontare solo da ragazzi che mi piacciono,” disse facendogli l’occhiolino- e a Kurt non sfuggì il modo in cui Blaine ridacchiò, recitando la parte dello scolaretto schivo della quale Sebastian si era invaghito.
 
Kurt lo guardò con sospetto. Stava flirtando con Andrew? Non poteva essere vero. Che cos’era quella storia?! Era quasi impossibile, per Kurt, guardare la scena e rimanere calmo e composto.
 
“Piccolo, fai il bravo e portaci qualche snack, vuoi?” disse Andrew senza nemmeno guardarlo.
 
“Chi sono io, tua moglie?!” ringhiò Kurt, incrociando le braccia strettamente al petto e non muovendosi di un centimetro.
 
“Ti comporti certamente come qualcuno che improvvisa emicranie proprio prima di dormire,” replicò Andrew.
 
“Non ho intenzione di andarvi a prendere da mangiare, cosicché voi possiate fare gli amiconi nel frattempo!”
 
“Perché devi sempre fare lo stronzo per ogni cosa?” sospirò Andrew irritato. “Sto cercando di essere gentile con il tuo amico. Non è questo che volevi?” vedendo che Kurt non accennava a rispondere, Andrew si alzò in piedi. “Bene, farò io l’ospite, stasera.”
 
Mentre Andrew si allontanava verso la dispensa, Kurt si piegò verso Blaine. “Non so che stai combinando, con questo tuo stupido gioco,” mormorò con rabbia, “ma se non te ne vai all’istante con le buone, ti butto fuori a calci con le cattive. Ti avevo detto che mi sarei occupato di lui da solo.”
 
“Ehi, voglio solo conoscere meglio il tuo fidanzato,” spiegò Blaine a bassa voce, come se fosse ovvio.
 
“Blaine,” sussurrò Kurt in tono severo. “Non ho intenzione di tornare con te, una volta rotto con lui.”
 
“Lo so,” rispose Blaine. “Ho superato da un bel po’ il pensiero che le cose possano tornare le stesse di una volta, tra di noi.”
 
Il modo in cui lo aveva detto- in tutta serietà e con una nota di tristezza- fece sentire Kurt male, troppo. Un’improvvisa ondata di tristezza lo avvolse e, per quanto volesse mantenere le distanze da Blaine, ora che era lui a fare un passo indietro, Kurt voleva soltanto tuffarsi tra le sue braccia e ascoltare le sue dichiarazioni di amore eterno.
 
“Bene,” rispose con calma. “E’ importante, per me, che tu lo capisca.”
 
“Lo capisco,” disse Blaine, ancora una volta con questa determinata certezza nella voce che fece rabbrividire dentro Kurt, anche se era quello che voleva. Quante volte poteva spezzarsi, il suo cuore?
 
“Amici?” Blaine tese la mano a Kurt, il palmo verso l’alto.
 
“Amici,” confermò Kurt con un sorriso stirato, e prese la sua mano. Era bello anche solo quel tipo di contatto, con lui, e Kurt non poté fare a meno di stringere la sua mano più forte di quanto avesse voluto. Era liberatorio, avere qualcuno a cui aggrapparsi, e Kurt sapeva di aver bisogno di circondarsi nuovamente di amici veri.
 
“Mi dispiace interrompere questo momento di tenerezza,” disse Andrew, tornando e gettando un pacco di patatine sul tavolo.
 
Kurt ritirò lentamente la mano.
 
“Saresti così gentile da dirmi per cosa è davvero tutto questo, piccolo?” fu la volta di Andrew di incrociare le braccia. “Il tuo grande parlare del tuo bisogno di tornare te stesso, e del fatto che non abbia nulla a che vedere con lui? Sei un fottutissimo bugiardo, piccolo.”
 
“Smettila di parlare in quel modo!” disse Andrew, gli occhi ridotti a due fessure.
 
“Ah, dimenticavo! Tu sei il grande eroe di questa storia!” urlò Andrew in tono sarcastico.
 
“Non lo è,” replicò Kurt. “E’ un idiota, per essere venuto qui.”
 
“Concordo,” disse Andrew. “Grazie per la birra, leoncino, ma è meglio che te ne vada.”
 
“Non ho intenzione di andarmene, prima di aver ottenuto quello per cui sono venuto.” Disse Blaine, fingendo ancora di non avere paura. Kurt lo guardò e cercò di avvertirlo con lo sguardo, anche se già sapeva che sarebbe stato inutile. Blaine aveva una sola cosa in mente, qualunque cosa fosse.
 
“E cosa sarebbe?” chiese Andrew, più divertito che allarmato.
 
“Vendetta.” Dichiarò Blaine, appoggiandosi allo schienale della sedia, incrociando le braccia e inclinando la testa. Mi hai buttato in terra, la scorsa notte. Voglio una battaglia equa, adesso.”
 
“Smettila con le stronzate, Blaine!” disse Kurt, la rabbia e l’ansia che crescevano. Non voleva che la situazione degenerasse. Odiava perdere il controllo.
 
“No. Mi piacerebbe sapere se i tuoi pugni sono davvero così allettanti, Andrew.” Disse Blaine, continuando la recita e provocandolo. “Voglio dire, evidentemente Kurt li desidera.”
 
Ora Kurt spalancò gli occhi, sgomento, e sollevò una mano in avvertimento. “Faresti meglio a stare attento a quello che dici, Anderson! Tu non vuoi passare quella linea.”
 
“Sei bravo con le parole, piccolo uomo,” disse Andrew, avvicinandosi a Kurt e passando la mano con noncuranza sulla schiena di Kurt. “Ma non credo che tu abbia le palle per passare ai fatti.”
 
“Questo è da vedere,” replicò Blaine, alzandosi e facendo cadere a terra la sedia.
 
In un istante, Kurt era in piedi, le mani tese per tenere entrambi a bada. “Smettetela di comportarvi come degli uomini di Neanderthal, tutti e due!”
 
“Tu stanne fuori, piccolo.” Disse Andrew con un sorriso. “Il ragazzo vuole un po’ d’azione.”  Andrew e Blaine si stavano squadrando a vicenda.
 
“Non vi lascerò spaccarvi la testa a vicenda!” Kurt era arrivato a urlare, mentre spingeva via Andrew e si girava verso Blaine, gli occhi che ardevano. “Tu! Fuori!”
 
Blaine spostò lo sguardo su Kurt, mentre chiudeva lentamente i pugni. Kurt conosceva il suo ex abbastanza bene da sapere che la sua confidenza si stava sgretolando. Non era preparato a reggere a pieno le conseguenze di quello che stava provocando.  
 
E Kurt non voleva esporre Blaine a qualsiasi violenza. Sapeva quanto profondamente sfregiato Blaine era uscito dall’attacco subito durante quel famigerato ballo della scuola. Blaine disprezzava la violenza; non avrebbe mai capito perché Kurt si sentiva attratto dal dolore che Andrew gli stava causando. Ad ogni costo, Kurt voleva risparmiare a Blaine di essere testimone o di subire ancora violenza.
 
“Blaine, vattene! Adesso!”
 
La fermezza nella sua voce non lasciava spazio a discussioni. Blaine sapeva che fosse inutile insistere per far sì che Kurt venisse con lui.
 
Lentamente, si diresse verso la porta.
 
“Non è dolce? Ha paura che io possa farti del male.” Lo derise Andrew, poi improvvisamente alzò il pugno e si mosse come per attaccare, ma rise di nuovo, quando vide Blaine sussultare.
 
“Zitto, Drew!” ringhiò Kurt.
 
In una frazione di secondo, Andrew scattò e colpì Kurt in pieno petto. Kurt inciampò all’indietro, e Andrew lo afferrò per le spalle, gettandolo poi contro il muro con una confidenza che rendeva chiaro che non fosse la prima volta che lo faceva.
 
Kurt si irrigidì immediatamente, chiudendo gli occhi per l’impatto della sua testa contro il muro, e afferrò le braccia di Andrew, nel tentativo di tenersi in piedi.
 
“Tu, piccolo pezzo di merda!” gridò Andrew, il viso a un centimetro di distanza da quello di Kurt. “Non ti lascerò parlarmi così di fronte a lui!”
 
“Smettila!” urlò Blaine con voce sorprendentemente ferma, anche se le ginocchia gli tremavano. Era terrorizzato da tale cruda violenza. Non erano giocosi spintoni, questo era quello che aveva causato contusioni, ossa rotte e un sacco di lividi. “Lascialo andare!” urlò di nuovo, e questa volta la sua paura era udibile.
 
Andrew si voltò verso Blaine. “Oppure?” ridacchiò, sentendosi senza dubbio superiore. Spinse nuovamente Kurt contro il muro, e quella fu l’ultima goccia.
 
Blaine si lanciò contro l’uomo e lo tirò via da Kurt. Fu capace di farlo inciampare, e lo spinse a terra. Andrew era fu tanto sorpreso dall’attacco da immobilizzarsi per un paio di secondi, abbastanza per Blaine per assestare qualche colpo. Non faceva boxe per niente. Sapeva dove colpire in modo da causare dolore.
 
Blaine sentì Kurt urlare, dietro di loro, ma continuò a colpire. Tuttavia, il suo vantaggio non durò a lungo: presto la situazione si capovolse, e Blaine si trovò sulla schiena, il braccio di Andrew premuto sulla sua gola.
 
“Vaffanculo, nano!” sibilò Andrew, e spinse il braccio ancora un po’ più a fondo. Blaine tossì, in cerca d’aria, e tentò di spingerlo via. Andrew non poteva avere seriamente intenzione di ucciderlo, no?  Il cervello di Blaine si aggrappò alla possibilità che  Andrew non potesse ucciderlo sul serio, mentre i suoi polmoni combattevano e gli dicevano il contrario.
 
Ma poi Kurt fu addosso a loro, avvolgendo le braccia attorno al collo di Andrew e tirandolo via da lui. Caddero insieme sul pavimento, Kurt ancora aggrappato all’altro.
 
“Scappa!” urlò Kurt, ma Blaine era ancora troppo stordito e scioccato per fare qualsiasi cosa tranne che inspirare avidamente e testare la sua capacità polmonare. Cercò di avvicinarsi a Kurt, ma era solo in grado di strisciare sui gomiti e guardare impotente i due che lottavano sul pavimento.
 
Senza apparente sforzo, Andrew si liberò dalla stretta dell’altro e si voltò. Kurt si alzò a sua volta, sul punto di parlare, quando il pugno di Andrew lo colpì dritto in faccia. Kurt cadde sulla schiena, le braccia a coprirsi il volto e un gemito di orrore che sfuggiva dalle sue labbra.
 
Andrew stava per colpirlo di nuovo, ma Blaine gli saltò addosso, facendo ricadere entrambi per terra. Andrew spinse Blaine contro il tavolino da caffè, scrollandoselo di dosso. Il riccio si prese qualche secondo per respirare e ingoiare il dolore che si irradiava per la sua spalla, giù fino alla schiena.
 
“Ehi, leoncino.” Ringhiò Andrew, attirando la sua attenzione. C’era un coltello nella sua mano, e Blaine non sapeva da dove venisse, ma si congelò all’istante, troppo sconvolto per reagire.
 
Ancora in ginocchio. Andrew si spostò più vicino, indicando il coltello.
 
“Metti via il coltello!” urlò Kurt, strisciando verso di loro. “Andrew, per favore, tu non vuoi davvero ferire nessuno.”
 
“Divertente,” disse Andrew, lo sguardo che si spostava su Kurt. “Perché sembra che tutti pensino il contrario.”
 
Kurt tese la mano per prendere il coltello. “So che non lo fai, Drew,” disse piano. “Tu ed io siamo rimasti troppo coinvolti in questa storia; ci siamo fatti questo a vicenda, ma non dobbiamo coinvolgere nessun altro.”
 
“Eppure eccolo qui,” Andrew indicò Blaine con una risata amara, stringendo il coltello.
 
Blaine non mosse un dito; tutto quello che poteva fare era guardare il coltello puntato contro di lui.
 
“Me o lui, piccolo.” Disse Andrew a denti stretti. “E faresti meglio a scegliere con saggezza.”
 
“No.” Kurt scosse la testa. Stanco della situazione. “Né lui né te. Questo è per me. Non posso più rimanere qui, Drew. Devi lasciarmi andare.”
 
Si fissarono a vicenda per un momento, Kurt con occhi imploranti e Andrew con il volto contratto in una maschera di pietra. Fino a che la sua determinazione non crollò. Gettò il coltello, il quale scivolò sul pavimento, fermandosi sotto il divano.
 
“Non comportarti come se fossi un tesoro raro,” sputò Andrew, disgustato. “Ce ne sono tonnellate, di quelli come te, puttana.”
 
Andrew si alzò e si pulì i pantaloni. “Abbiamo chiuso, Kurt. Non voglio più vedere il tuo culo da traditore di nuovo!”
 
Si guardò intorno, come se non sapesse come procedere, poi scomparve nel bagno.
 
Kurt si diresse verso Blaine, che ora sedeva a gambe incrociate sul tappeto, fissandosi cupamente le mani.
 
“Blaine?” disse Kurt dolcemente. “Andiamo.”
 
“Sto sanguinando,” disse Blaine, guardando il sangue sporcargli la mano, dopo essersi toccato il volto.
 
“E’ solo un labbro rotto,” rispose gentilmente. “Starai bene. Lascia che ti aiuti ad alzarti.”
 
Blaine ingoiò un gemito e si alzò in piedi. Il fianco gli faceva malissimo, e non riusciva a girare la testa senza che un forte dolore si propagasse per la spina dorsale.   
 
Kurt si guardò un attimo intorno, poi si diresse verso la porta, mettendosi a tracolla la propria borsa e afferrando le chiavi della macchina di Andrew dallo scaffale.
 
Blaine lo seguì lungo il corridoio, verso l’ascensore che portava al garage sotterraneo.
 
“Andrew non si arrabbierà, quando scoprirà che abbiamo preso la sua auto?” chiese Blaine, guardandosi alle spalle, come se avesse paura che l’uomo potesse spuntargli alle spalle all’improvviso.
 
Kurt lo guardò esasperato. “Questo è quello che ti preoccupa?”
 
“Io non voglio-”
 
“Causare problemi?” lo interruppe Kurt, finendo la frase per lui. L’espressione colpevole sul viso di Blaine era abbastanza per capire di aver ragione.
 
“Allora hai bussato alla porta sbagliata, stasera.” Grugnì Kurt. “A che cosa pensati? Ho detto a te e a Rachel che avrei lasciato Andrew. Per cosa sei venuto? Per assicurarti che mantenessi la mia parola? Notizia dell’ultima ora, Blaine: non ho bisogno che tu combatta le mie battaglie!”
 
Salirono in macchina e Kurt accese il motore. Ancora arrabbiato, uscì dal parcheggio e si immise nel traffico.
 
“So che non hai bisogno del mio aiuto,” disse Blaine, cercando di trovare una posizione che non gli arrecasse dolore. “Ho solo pensato che potesse essere necessario un po’ di sostegno, o qualcosa del genere. Non mi fido di Andrew, e chissà come avrebbe reagito, quando gli avresti detto che volevi andartene.”
 
“Beh, hai ottenuto quello che volevi,” mormorò Kurt. “Andrew pensa che io sia un traditore e mi ha buttato fuori. Congratulazioni.”
 
“Volevo solo che tu fossi al sicuro!” rispose Blaine, sibilando, quando, nel tentativo di spostarsi, mosse male il fianco.
 
“Quindi la tua idea di sicurezza è andare nella tana del lupo provocando la bestia?” Kurt scosse la testa, guardandolo poi di sottecchi.
 
Blaine rimase in silenzio, guardando fuori dal finestrino.
 
“Ti sei fatto male, Blaine?” chiese Kurt sospirando. “Hai bisogno di vedere un medico?”
 
“No, sto bene,” disse Blaine, puntando i suoi tristi occhi nocciola su Kurt. “E tu? Ti ha colpito parecchio duramente.”
 
Kurt si guardò nello specchietto retrovisore e rabbrividì. Una macchia viola scuro si stava formando sul suo occhio sinistro. Era la  prima volta che Andrew lo colpiva in faccia, lasciando un segno che fosse visibile a tutti.
 
“Beh, mi conosci.” Ribatté sarcastico. “Volevo che mi facesse male. Più è, meglio è.”
 
“Non volevo dire che-” iniziò Blaine.
 
“Risparmiatela!” lo interruppe Kurt.
 
“Per favore, lascia che ti spieghi-” Blaine provò di nuovo.
 
“Non voglio ascoltarti.” Scattò Kurt, e Blaine si arrese, appoggiando la fronte contro il vetro freddo, cercando di non piangere. Fino a che non avesse pianto Kurt, non lo avrebbe fatto nemmeno lui.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Blaine?” chiamò Rachel assonnata, quando i due furono nell’appartamento. “Sei tu? Dove sei stato?”
 
“Sì, sono io,” rispose Blaine a bassa voce. “Kurt è con me.”
 
“Kurt? State bene, ragazzi?”
 
“Sì.” Sussurrò Kurt, attraversando la stanza. “Torna a dormire, Rachel. Ne parliamo domani.”
 
Blaine seguì Kurt nel piccolo bagno, dove si chiusero, accendendo la luce.
 
“Siediti,” lo istruì Kurt a bassa voce. Blaine era sollevato dal fatto che Kurt non sembrasse più arrabbiato con lui. obbediente, si sedette sul sedile del water e guardò Kurt frugare nel kit di pronto soccorso sotto il lavandino.
 
Kurt si piegò verso di lui, iniziando a disinfettare il labbro sanguinante di Blaine con un po’ di cotone. Blaine cercò di non gemere dal dolore, quando l’alcool arrivò sulla ferita aperta, e si concentrò sugli occhi di Kurt, che a sua volta fissava la sua bocca.
 
Blaine sapeva che aver incasinato tutto; le cose non erano andate secondo i piano- non che Blaine avesse un vero e proprio piano da seguire.. ma Kurt era lì con lui, e non avrebbe passato un’altra notte in quell’appartamento, quindi ne era valsa la pena. Si era preparato a prendersi un altro pugno, ma non aveva mai voluto che Kurt finisse coinvolto. Alla fine, per quanto riguardava Blaine, Kurt sarebbe sempre stato coinvolto.
 
“Ha smesso di sanguinare,” disse Kurt, mentre ancora tamponava delicatamente il suo labbro inferiore.
 
Lentamente, Blaine allungò la mano per toccare la pelle gonfia sotto l’occhio di Kurt, che si ritrasse.
 
“Dovresti metterci del ghiaccio, su quello.” Disse Blaine.
 
“Non ce n’è.” Rispose Kurt, prendendo invece un panno dallo scaffale e pressandoselo sull’occhio, dopo averlo bagnato.
 
“Ti ha conciato piuttosto male,” osservò Kurt con un sospiro. “Ti faranno un sacco di domande, quando andrai a lezione, lunedì.”
 
Blaine scrollò le spalle- e grugnì dal dolore. Sembrava che la sua spalla fosse sul punto di cadere, e il suo fianco ancora bruciava, per tutti i pugni ricevuti.
 
“Togliti la camicia,” disse Kurt improvvisamente, e Blaine alzò lo sguardo, perplesso.
 
“Fammi vedere dove ti ha colpito,” spiegò Kurt, lasciando cadere il panno bagnato nel lavandino. Si avvicinò all’altro e lo aiutò a togliersi la camicia.
 
Blaine alzò le braccia, non potendosi evitare una smorfia, e Kurt gli sfilò piano l’indumento dalla testa. Poi mosse il suo braccio in circolo. Assicurandosi che la spalla fosse solo contusa, ma non slogata, passando dunque ad esaminargli il fianco, toccandogli le costole e lasciando vagare le mani su e giù per il petto.
 
Blaine quasi non respirava. Invece di rilassarsi, si era completamente irrigidito, sotto lo sguardo scrutatore di Kurt, il cuore che batteva all’impazzata per nessun motivo apparente che non fossero le mani di Kurt sulla sua pelle.
 
“Non sembra esserci niente di rotto,” concluse Kurt, il respiro caldo sul suo petto nudo, facendo rabbrividire Blaine e dimenticare del tutto il suo fianco dolorante.
 
“Questi ti daranno un po’ di fastidio, ma starai bene.” Kurt si alzò di nuovo. “Ho delle creme, ma non qui. Domani, quando vado a prendermi la mia roba da Andrew-”
 
“Vuoi seriamente tornare in quel posto?!” chiese Blaine, sgomento.
 
“Non credo che sarebbe così gentile da portarmi la mia roba qui, anche se glielo chiedessi,” rispose Kurt, cercando di alzare il sopracciglio con aria di sufficienza, ma si ritrovò a grugnire per il dolore che il movimento aveva causato al suo occhio contuso. Recuperò il panno e lo bagnò nuovamente sotto l’acqua fredda, prima di riappoggiarlo sull’occhio.
 
“Ok, allora ci vado io.” Si offrì Blaine.
 
Kurt si lasciò sfuggire una risata senza allegria. “Non credo proprio, a meno che tu non voglia finire in ospedale, tesoro.”
 
Blaine sospiro. Lo feriva di più sentire Kurt parlargli in modo fintamente affettuoso e condiscendente, che l’essere preso a pugni da Andrew.
 
“Volevo mostrarti come ci si sente a sapere che qualcuno di cui ti importa sta per essere ferito e tu non puoi farci niente. Non potevi sopportare di stare a guardare Andrew che mi picchiava, vero? Allora perché non capisci che Rachel, Chandler ed io non vogliamo che tu venga ferito? Non è diverso.”
 
“Allora sei venuto a darmi una lezione?” Kurt sbuffò. “Grazie mille. Hai centrato il punto, chiaramente.”
 
“Volevo dimostrarti che posso sopportare il dolore esattamente come lo fai tu.” Ammise Blaine. “Ho pensato che forse tu avresti pensato che fossi debole, e che non avrei mai capito che cosa stessi passando, perché non lo avevo passato a mia volta.”
 
“Questa è la cosa più stupida che abbia mai sentito, Blaine. Pensavo fossi più intelligente.”
 
“Nell’ultimo anno, mi sentivo come se stessi ferendo me stesso tutto il tempo,” disse Blaine all’improvviso, la sua voce sul punto di spezzarsi. “Pensi che io non sappia cosa si prova ad odiare me stesso? Senti costantemente come se mi meritassi di essere punito, per quello che ho fatto.”
 
“Ma non lo hai fatto. Farti del male.” Gli fece notare Kurt, la voce priva di emozioni.
 
“No, ma ho pensato molto. Ho solo- sapere che ti avrei rivisto mi ha ridato la forza e la speranza e- non ho mai voluto che tu mi vedessi così, quindi ho cercato di rimanere positivo.”
 
Kurt sbuffò di nuovo. “Così abbiamo stabilito che tu sei quello forte, mentre io sono quello debole, e che sono un casino-”
 
“Non è quello che sto dicendo.” Sospirò Blaine, guardando Kurt, dalla sua posizione seduta. “Sto dicendo che per tutto questo tempo tu sei stato il mio angelo custode. Pensare a te mi ha tenuto sano di mente, e mi ha fatto continuare a credere che un giorno mi avresti perdonato, e che saremmo tornati insieme. Tu, d’altra parte, non avevi nessuno in cui riporre la tua fede, perché ti ho dimostrato di non essere degno di fiducia.” Il modo in cui lo aveva detto, rendeva facile capire fino a che punto Blaine fosse disgustato da sé stesso per i suoi errori.
 
“Eppure mi fido ancora di te,” disse Kurt, rendendosi conto solo in quel momento che era vero. “Come amico. Almeno, so che le tue intenzioni erano buone, anche quando sei terribile, nel fare la cosa giusta. Suppongo che la fiducia sia una cosa davvero strana e flessibile, sai.”
 
Blaine non rispose, prendendo a fissarsi le mani, ed entrambi rimasero in silenzio per un po’.
 
“Vuoi metterti la camicia sulle spalle?” chiese Kurt infine.
 
Blaine ci pensò per un secondo, muovendo esitante le braccia, poi decise che sarebbe stato bene anche senza vestiti a impedirgli i movimenti.
 
“Voglio solo dormire,” rispose. “Permettimi solo di prendere il mio cuscino e vado a collassare sul divano.”
 
“Non essere stupido. Possiamo benissimo condividere il letto.” Disse Kurt risolutamente, precedendolo.
 
Non accesero le luci; entrambi sapevano come muoversi nell’appartamento, anche al buio. Kurt si tolse i jeans, ma tenne la maglia a maniche lunghe, mentre si arrampicava sul letto.
 
Non appena ebbe poggiato la testa sul cuscino, però, Kurt fu colpito da un’inquietante sensazione: il letto sapeva di Blaine. Il cuscino, le lenzuola, la coperta. L’odore era inconfondibile. Kurt sapeva di non dover essere sorpreso, visto che Blaine viveva lì già da un po’, eppure non si aspettava che fosse così intenso e meravigliosamente familiare. Riportò indietro un sacco di ricordi agrodolci di tutte le volte che avevano condiviso un letto, prima, per lo più a casa di Blaine.
 
Un desiderio improvviso si saldò nel cuore di Kurt, così come nei suoi lombi. Si girò sulla schiena, in attesa che Blaine si sdraiasse a sua volta sotto le lenzuola, ma il ragazzo rimase in piedi accanto al letto, esitante.
 
“Credo davvero che dovrei dormire sul divano, Kurt,” sussurrò Blaine, mentre si sporgeva in avanti per prendere il secondo cuscino. Kurt si mise a sedere, incontrandolo a metà strada. “Aspetta,” disse Kurt, e improvvisamente le sue mani erano sul petto di Blaine, accarezzando la pelle nuda.
 
Blaine si bloccò, un ginocchiò sul letto. “Kurt?” chiese, non osando sperare che Kurt gli stesse offrendo qualcosa di diverso dall’amicizia. Ma poi Kurt strofinò il naso contro la piccola cavità della clavicola di Blaine, piazzando poi un bacio a bocca aperta sulla pelle.
 
“E io penso che dovresti dormire qui,” mormorò Kurt, continuando a baciarlo e salendo verso il suo collo, assaggiandolo e riprendendo conoscenza con la dolcezza della sua pelle.
 
Blaine si lasciò sfuggire un sussulto di meraviglia e nostalgia. “Kurt!” lo abbracciò disperatamente, ed entrambi trasalirono al dolore improvviso che l’abbraccio aveva causato. Entrambi erano ancora doloranti, ma a Blaine non importava nulla. Gli importava solo di stare vicino a Kurt. Quest’ultimo si sdraiò sulla schiena, tirando Blaine con lui, il quale non sentiva più nient’altro che non fosse pura beatitudine, quando la bocca di Kurt si fu avvicinata alla propria, chiedendo di essere baciata. Era così bello essere di nuovo così con lui. Baciarlo di nuovo, sentire il suo corpo caldo sotto le sue dita e il desiderio tra le sue gambe. Kurt fece scontrare i suoi fianchi con quelli di Blaine, pretendendo di essere toccato, e Blaine obbedì felicemente.
 
Oh, era tutto così bello.
 
Kurt gemette sensualmente nel bacio, mentre le sue dita andavano a infilarsi tra i capelli di Blaine e si fermavano sulla sua nuca, per tenerlo fermo. Avere il corpo caldo di Blaine contro il suo era tutto quello che importava, in quell’istante. Kurt amava il suo peso sopra di lui. Il calore che Blaine irradiava era contagioso, infiammando anche di più l’improvviso desiderio che Kurt provava. La sua bocca aveva un sapore troppo buono per lasciarla andare, anche quando la ferita si riaprì sul sua labbro, e Kurt poté sentire il sapore del sangue mischiato ad esso.
 
Per un po’ tutto fu un baciarsi, e toccarsi, e stringersi, e strusciarsi, e Kurt fu in grado di lasciarsi alle spalle il passato. Questo era quello che sarebbe dovuto succedere, quella notte di tanto tempo prima, quando Blaine era venuto per la prima volta a trovarlo a New York.
 
“Kurt,” mormorò Blaine contro la sua pelle, mentre cominciava a baciargli i collo. “Oh Dio, mi sei mancato così tanto. Ti amo. Ti amo più di qualsiasi altra cosa, Kurt.”
 
Kurt sentì un improvviso nodo stringerglisi in gola, non appena ebbe realizzato di non poterlo dire a sua volta. Non amava Blaine allo stesso modo in cui faceva prima. Non era nemmeno sicuro di essere ancora capace di amare nessuno a quel modo. Voleva Blaine, sì, il suo intero corpo era disperatamente in cerca del suo tocco, ma il suo cuore era ancora sigillato.
 
“Cosa c’è?” mormorò Blaine, smettendo gli baciargli il petto. Aveva notato che Kurt aveva smesso di stringerlo o di accarezzarlo. Le sue mani adesso erano ferme attorno alla sua testa, sul cuscino, mentre Kurt fissava il vuoto.
 
Kurt non sapeva più cosa sentire. Nell’appartamento di Andrew, Kurt aveva sperato che Blaine gli dicesse che lo amava ancora, e che potevano innamorarsi di nuovo. Era quasi rimasto deluso, quando Blaine gli aveva offerto la mano in segno di amicizia; ora che invece Blaine gli aveva detto di amarlo, si sentiva vuoto. Kurt sapeva che le parole dell’altro erano sincere. Non dubitava affatto della sincerità di Blaine, in quel momento, ma in qualche modo Kurt sapeva di non poter essere parti di una coppia alla ‘vissero felici e contenti’. Non ancora. E non era giusto nei confronti di Blaine che fingesse di poterlo fare. E sì, anche dopo tutto quello che era successo tra di loro, a Kurt importava ancora abbastanza da essere sincero e giusto con lui, che lo meritasse oppure no.
 
“Non posso farlo,” mormorò Kurt, non fidandosi della sua voce.
 
Blaine sembrò incerto. “E’ per via di Rachel? Non c’è bisogno di andare fino in fondo, Kurt, solo- Dio, voglio solo baciarti, Kurt. Mi sei mancato da morire. Ti giuro, non c’è mai stato nessuno come te, io ti-”
 
“Non dirlo di nuovo!” Kurt spinse Blaine via e si sedette, portando le gambe sul bordo del materasso.
 
“Kurt? Dove vai?”
 
“Dormirò sul divano.”
 
Blaine si sporse e appoggiò la sua mano sul braccio di Kurt, non costringendolo con la forza. Era soltanto un soffice tocco, una mano calda contro la sua pelle che gli chiedeva di rimanere.
 
“Cosa ho sbagliato?” chiese Blaine, la preoccupazione palese nella sua voce.
 
“Tutto e niente.” Rispose Kurt, allontanandosi lentamente.
 
Blaine rimase fermo a guardarlo andare via, poi ricadde sul materasso, completamente perso, non sapendo come aggiustare le cose. Per un prezioso, meraviglioso momento, Blaine aveva pensato di aver riavuto Kurt indietro. Il suo ragazzo Kurt, la persona che amava e che gli mancava come se qualcuno gli avesse tagliato la mano destra; la persona che Blaine aveva sognato per oltre un anno, come se lo avesse perso per sempre. Blaine non aveva mai permesso a sé stesso di pensarla così, che avesse davvero completamente perso ogni speranza con Kurt per sempre, e che non sarebbero mai tornati insieme. Doveva solo credere che un giorno Kurt sarebbe stato pronto a perdonarlo e ad amarlo di nuovo.
 
Forse aveva sperato troppo e troppo in fretta. Sì, era troppo presto, disse a sé stesso. Quel rifiuto non significava niente. Era solo troppo presto, per loro, per essere di nuovo intimi.
 
Spaventava Blaine, però, vedere quanto profondamente spaventato e confuso Kurt fosse su tutto. Sapeva che sarebbe stato difficile riconquistare la fiducia di Kurt, e sapeva anche che c’era la possibilità che Kurt non fosse mai più capace di amarlo di nuovo, ma Blaine non poteva semplicemente arrendersi.
 
Quando Kurt gli aveva detto, quella sera a casa di Andrew, che non sarebbe stato il suo ragazzo di nuovo, Blaine lo aveva accettato, ma credeva di aver visto un forse un giorno, negli occhi di Kurt.
 
Per un lungo momento, Blaine rimase steso sul materasso, completamente immobile ad ascoltare l’oscurità. Poteva sentire il soffice respiro di Kurt- e quello di Rachel, un po’ più lontano.
 
Forse era egoista, da parte sua, ma Blaine non poteva dormire in quel letto così grande mentre Kurt era solo a qualche passo da lui. Lentamente, ma risolutamente, Blaine si alzò e prese un paio di coperte con sé.
 
 
 
 
 
 
 
 
Kurt sentì il peso della coperta che Blaine gli aveva posato addosso.
 
Poi Blaine si sdraiò a sua volta, scivolando delicatamente sotto le coperte e avvicinandosi lentamente a lui, fino a che non lo aveva abbracciato da dietro, tirandolo a sé. Il modo in cui lo aveva fatto era dolce e gentile. Circondò Kurt con le braccia e la coperta, abbracciandolo.
 
Kurt poteva sentire che anche Blaine stava tremando, mentre lo stringeva di più, pressando il suo corpo tremante contro il proprio. Non lo spinse via, questa volta, invece rimase lì, raggomitolato contro il calore del suo corpo e della coperta. Sentì le labbra di Blaine accarezzargli i capelli, i respiro sulla punta dell’orecchio.
 
Era passato più di un anno, dall’ultima volta che Kurt si era sdraiato così con qualcuno e, fortunatamente, Andrew non era mai stato il tipo da coccole che apprezzava quel tipo di abbracci a letto, però amava farlo quando guardavano la TV.
 
A volte, quando Kurt tornava a casa, era così stanco che semplicemente si buttava sul divano, accendendo la TV. Ad Andrew piaceva raggiungerlo, stendendosi a volte dietro di lui e passando un braccio attorno al suo petto. All’inizio, Kurt aveva pensato che fosse tutto quello di cui aveva bisogno, il semplice essere stretto da qualcuno, ma presto aveva cominciato ad odiare quella vicinanza, odiare il fatto che fossero le braccia di Andrew a stringerlo. Odiare quella vicinanza gli ricordava l’intimità che aveva condiviso con Blaine, così avrebbe semplicemente detto freddamente ad Andrew di lasciarlo stare, senza battere ciglio, ed Andrew avrebbe grugnito e lo avrebbe spinto giù dal divano, rispondendogli che, se avesse continuato così, si sarebbe preso un gatto, al posto suo.
 
Ironicamente, Kurt si era sempre sentito al sicuro, in presenza di Andrew. Sentimentalmente al sicuro. Sapeva che non si sarebbe mai innamorato di lui, e che per quello Andrew non sarebbe mai stato in grado di spezzargli il cuore- come Blaine aveva fatto.
 
In quel momento, Kurt cominicò a domandarsi se Andrew fosse stato più emotivamente coinvolto nella loro relazione di quanto lui si fosse aspettato. Poteva davvero essere che Andrew avesse dei sentimenti veri per lui? Poteva essere che in quello scenario fosse Kurt lo spezza cuori? Si sentiva in colpa, ad aver lasciato Andrew in quel modo; colpevole ed egoista, ma sapeva di dover essere egoista, se voleva tornare ad essere tutto intero. Non poteva più dipendere da nessuno, e questo includeva anche Blaine. Non poteva cominciare da capo con Blaine. Essere emotivamente coinvolto con lui di nuovo era un rischio- un rischio che Kurt non era ancora disposto a  correre. Non importava quanto i sentimenti di Blaine fossero sinceri.
 
Ma stando disteso nel buio con le braccia di Blaine che lo stringevano, Kurt si sentì al sicuro e a suo agio. Lentamente, si rilassò tra le braccia dell’altro. Essere così vicino al suo ex non era così imbarazzante come si sarebbe aspettato che fosse, ma non era nemmeno giusto. Kurt si domandò se mai sarebbe tornato ad esserlo, o se il suo cuore spezzato era permanente e irreparabile. Sarebbe mai stato capace di fidarsi Blaine in quel modo di nuovo?
 
Sapeva che le intenzioni di Blaine erano buone, non importava quanto sconsideratamente agisse, alle volte, non importava quante volte si fosse messo nei guai pensando di fare la cosa giusta. Quando si trattava di amore, Blaine era sempre stato ansioso di piacere, spesso senza successo- in un modo davvero adorabile.
 
E di nuovo, Blaine era onesto nel suo imbarazzante modo di esserlo. Era troppo onesto pure per i suoi standard, a volte, e sapere che Blaine non era il tipo da tradimenti aveva reso ancora più difficile per Kurt capire perché Blaine lo avesse tradito. Rendeva orrendamente semplice pensare che la colpa dovesse ricadere su Kurt.
 
A discapito della sua riluttanza ad accettare l’amore di Blaine, Kurt si accoccolò più stretto nel suo abbraccio, la mascella contro il petto dell’altro. Sentì il corpo di Blaine rilassarsi, e Kurt lo accarezzò, confortandolo e traendo conforto a sua volta e, in quel modo, si addormentarono.  
 
  
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