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Autore: MoonAndRachel    02/09/2014    0 recensioni
Nelle terre di Diaforetikés si rincorrono leggende oscure. Licantropi, Angeli e Demoni vivono nelle stesse favole.
Ma se non fossero favole? Se fosse una realtà tenuta nascosta troppo a lungo? Quali segreti si celano dietro l'enorme catello del Re dell'Ovest?
Cosa succederà quando gli occhi di Blanche incontreranno quelli del Licantropo Gabriel? Si può combattere il destino di qualcun altro?
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4
- CAPITOLO 4 -
Nella Tana Del Lupo, parte I



    Blanche sentiva il cuore palpitare, come impazzito, nel petto; quella mattina, dopo una notte quasi insonne, aveva deciso di tornare nel luogo in cui il pover'uomo era stato assassinato.
    La sera prima si era svegliata di soprassalto e si era diretta verso le cucine per prendere un po' d'acqua; lungo il tragitto aveva incontrato suo padre, coperto da un mantello nero, come per mimetizzarsi con l'oscurità, ed era rimasta alquanto stranita da quel comportamento bizzarro. Una strana inquietudine le aveva attagliato lo stomaco e lei non era riuscita a riprendere sonno.
    L'alba era passata da poco e Blanche camminava svelta sul terreno acciottolato che conduceva al luogo del delitto. Indossava un lungo mantello color vinaccia, col cappuccio alzato al coprirle il volto: non voleva essere riconosciuta e desiderava che non le fossero fatte domande.
    Si avvicinava sempre di più alla sua meta e la speranza di trovare qualcosa di interessante si faceva sempre più forte. Qualcosa - forse lo sguardo che Gabriel le aveva rivolto la sera prima - le diceva che i lupi non avevano colpe. Era un pensiero strano e illogico: chi altri avrebbe potuto uccidere un uomo a quel modo? Solo le zanne di un lupo potevano esserne capaci. Ma c'era qualcosa che non le tornava e proprio per questo voleva trovare degli indizi, delle prove che dicessero che non erano stati i licantropi, che era stato qualcos'altro.
    Era finalmente arrivata sul luogo, ma, invece di guardarsi intorno, si fermò di colpo. C'era qualcun altro lì. Qualcuno che lei non faticò a riconoscere.
    Quando lo sguardo del capobranco incontrò quello di Blanche, lui si portò un dito davanti alle labbra, facendole segno di tacere.
    Blanche si avvicinò a lui. - Cosa ci fate qui? - gli chiese sussurrando. Anche il lupo, come lei, era coperto da un mantello.
    - Buongiorno, principessa. Sveglia di buon'ora, vedo. -
    - Cosa ci fate qui? - ripeté lei.
    - Penso che lo sappiate. Penso che anche che voi siate qui per il mio stesso motivo: capire chi ha ucciso quell'uomo, ieri notte. - Detto questo, il capobranco si chinò a terra e sfiorò con le dita una strana polvere giallognola mescolata alla terra. Si portò la mano al naso e corrugò la fronte.
    - Quindi... non siete stati voi a... - Blanche si arrestò di colpo davanti allo sguardo severo e offeso del lupo.
    - No, ovviamente no - si alzò in piedi - Non siamo assassini, principessa, dovete smettere di pensarlo. -
    Blanche chinò il capo sotto le parole indignate dell'uomo. Credette di aver sentito una punta di malinconia nella sua voce. Dopo qualche secondo rialzò la testa e guardò il lupo negli occhi. - Cos'avete trovato? - Chiese, indicando la polvere gialla sul terreno.
    - Non ne sono sicuro, ma direi che si tratta di zolfo. -
    Blanche inarcò le sopracciglia: - Ed è un dettaglio rilevante? -
    - Può darsi. -
    La principessa chiese se avesse notato altre tracce, ma il capobranco rispose che la scia di zolfo finiva misteriosamente in quel punto, e non c'erano altri segni che l'assassino poteva aver lasciato.
    Blanche stava ascoltando con attenzione, poi vide l'uomo sbiancare e tacere di colpo. La guardò negli occhi e le sussurrò: - Non voltatevi. Per nessun motivo! -
Lei stava per chiedergli cosa diamine stesse dicendo, quando un grido agghiacciante le fece gelare il sangue nelle vene. Per un attimo infinito credette che fosse stato ucciso qualcun altro, ma riuscì a non voltarsi. Rimase invece a fissare il volto cereo di Gaston con gli occhi sbarrati.
    Dietro di loro una donna gridava: - AL LUPO! AIUTATEMI, CI SONO I LICANTROPI! GUARDIE! GUARDIE, ACCORRETE! -
    Fu questione di pochi secondi. Il capobranco prese Blanche per un braccio e la trascinò nel bosco, nel momento esatto in cui una decina di guardie accorreva sul posto.
    Blanche si ritrovò a correre nel bosco alla velocità della luce. Appena entrata nel bosco, il lupo le lasciò il braccio, credendola perfettamente capace di correre da sola. Altri licantropi scesero dagli alberi e cominciarono a correre con loro. Blanche capì che, ovviamente, il capobranco non si era recato da solo al villaggio: si era portato dietro la sua scorta, nel caso in cui delle guardie l'avessero riconosciuto e non fosse riuscito a scappare o a combattere da solo.   
    Dietro di loro, le armature e le spade dei soldati producevano un orribile rumore metallico, che sembrava farsi sempre più vicino.
    Avevano corso ormai per parecchi metri, quando sentirono dei cavalli nitrire. Il capobranco si voltò: - Accidenti! Ci sono anche le guardie a cavallo, non potevamo cominciare la giornata in modo migliore! -
    Un altro licantropo affiancò il capobranco e Blanche riconobbe Wikvaya, il ragazzo che al loro primo incontro le si era rivolto con sarcasmo. Il ragazzo voltò appena il capo verso di lei e si accorse che lo stava guardando. Era un bel ragazzo, dopotutto. La pelle olivastra gli donava fascino e risaltava gli occhi e i capelli scuri. Wikvaya assunse un'espressione maliziosa e le fece l'occhiolino, mentre continuava a correre. Blanche arrossì di colpo davanti a tanta sfrontatezza e distolse lo sguardo, cercando di correre più veloce.
    Sentiva le gambe pesanti e aveva i polmoni e la gola in fiamme. Il cuore non aveva intenzione di rallentare e sentiva il sangue pulsarle nelle orecchie.
    D'un tratto, il rumore metallico delle armature e lo scalpiccio di cavalli scomparvero.
    Il capobranco si fermò e si mise seduto a terra, appoggiando la schiena a un albero.    
    Anche gli altri licantropi si fermarono. Blanche vide Gabriel, la cicatrice sul viso attraversata da lente gocce di sudore. Aveva corso dietro di lei per tutto il tempo, per questo non l'aveva visto. Insieme a loro c'era anche un altro ragazzo, lo riconobbe: era il ragazzo simpatico, quello che giorni prima aveva visto con Gabriel.
    La principessa si voltò e vide che altri uomini erano con loro.
    - Posso tornare indietro e uccidere quella donna, Gaston? Per favore! - Disse un ragazzo dai capelli rossi e il viso pieno di lentiggini. Aveva il respiro pesante mentre parlava.
    - Magari un altro giorno, Robert. Adesso non abbiamo la forza per difenderti. - rispose il capobranco ridendo.
    Blanche aveva ancora il fiatone e sorrise quando uno dei ragazzi che non conosceva si distese sull'erba con le braccia allargate. Un altro ragazzo, però, la stava fissando con la fronte aggrottata e lo sguardo severo. Sentì il cuore sobbalzarle nel petto, perché era quello lo sguardo che aveva sempre attribuito ai licantropi: arrabbiato e spietato.
    - Si può sapere -, cominciò lui senza distogliere lo sguardo dal suo, - perché diavolo te la sei portata dietro? - Per un attimo Blanche non capì cosa le stesse chiedendo, poi realizzò che il ragazzo non si stava rivolgendo a lei, ma a Gaston.
    - Andiamo, John, non cominciare. Cosa dovevo fare? Lasciarla lì e darla in pasto alle guardie di suo padre? L'avrebbero rinchiusa da qualche parte, sai com'è fatto il re. -
    Blanche stava per replicare. Il tono che Gaston aveva usato per parlare di suo padre non le era piaciuto, ma decise di restare in silenzio perché su una cosa aveva ragione: se suo padre l'avesse sorpresa in compagnia di un licantropo, l'avrebbe sicuramente rinchiusa nel castello, ordinando alle guardie di non farla uscire per nessun motivo. Certo, i lupi non sapevano che l'avrebbe fatto solo perché loro lo spaventavano. Suo padre l'amava sopra ogni cosa, glielo diceva sempre. Non poteva permettersi di perdere anche lei.
    Wikvaya si avvicinò a John e gli scompigliò i capelli. - Perché non distendi un po' la fronte? Da vecchio sarai pieno di rughe se continui così. -
    Probabilmente John non aveva apprezzato la sua battuta, infatti si scrollò il suo braccio di dosso e andò a sedersi a terra, accanto al ragazzo disteso.
    - Scusatelo, principessa - le disse Wikvaya sorridendo, - è fatto così. Quando qualcuno nasce con un brutto carattere è difficile cambiarlo! -
    - Da che pulpito! Non mi dirai che tu sei un esempio di bellissimo carattere? - Ribatté John.
    Wikvaya rise e guardò Blanche alzando le sopracciglia: - Vedete? - disse.
    Blanche sorrise: - Be', è normale un po' d'acidità dopo una corsa del genere. -
    Sentì John ridere, sarcastico. - Non sono acido con voi per la corsa, principessina, sono acido con voi perché siete la figlia di vostro padre. - John si alzò e le andò incontro lentamente. Blanche sentì il cuore accelerare, di nuovo, e fece un passo indietro.
    - E tanto perché voi lo sappiate, qui i Lumière non sono ben accetti. - Adesso il viso del licantropo era a pochi centimetri dal suo. Voleva indietreggiare ancora, ma era come se le gambe non volessero ascoltarla. Temeva che al minimo movimento John avrebbe potuto ucciderla. 
    - Dacci un taglio, John. - La voce di Gabriel interruppe il contatto visivo tra i due, e solo in quel momento Blanche si accorse di aver trattenuto il respiro.
    John la fissò ancora per un secondo, poi si voltò sbuffando, lanciò una brutta occhiata a Gabriel e tornò a sedersi a terra.
    Blanche guardò Gabriel e gli rivolse un lieve sorriso di ringraziamento, anche se sapeva che tutta la paura che aveva provato era ancora dipinta nel suo sguardo. Gabriel le rispose con un cenno della testa. - Venite a sedervi, principessa. Avete il respiro così affannato che potreste collassare da un momento all'altro. - le disse. Blanche accolse l'invito e si sedette sull'erba a poca distanza dal licantropo, portandosi le ginocchia al petto.
    Blanche si guardò un po' intorno e notò che, a parte John, nessuno dei licantropi la stava davvero considerando. Si comportavano come se lei nemmeno fosse lì, o come se fosse normale averla in mezzo a loro. Non sapeva se sentirsi ignorata o accolta.
    - Be', la corsa di oggi mi basterà per tutta la vita - disse il licantropo sdraiato a terra. - Ho bisogno d'acqua -, si alzò, - chi ce l'ha? -
    - Ce l'ho io, Jack - disse un ragazzo che era seduto scompostamente sull'erba, dove batteva il sole. Staccò una borraccia dalla cintura e la lanciò al lupo di nome Jack. - Grazie, Lars - disse quest'ultimo.
    - Allora, Gaston. Dicci cosa hai trovato - cominciò Robert.
    - Niente di interessante. Solo una traccia di zolfo -
    - La stessa che ci ha attirati sul posto - intervenne Gabriel.
    - Esatto - rispose Gaston. - C'è una traccia di zolfo che attraversa mezza piazza -
    - Sei riuscito a capire da dove cominciasse o dove finisse? -
    - E qui c'è la cosa strana. Quando dico che attraversa mezza piazza, intendo che non partiva né finiva nel bosco o in un vicolo appartato. Come se chi l'ha lasciata non avesse bisogno di nascondersi o scappare. -
    - Be' - disse il licantropo di nome Jack, mente passava la borraccia a John - Il che ha senso: le strade erano deserte, tutta la città era alla festa. Perché mai, chiunque abbia commesso l'omicidio, avrebbe dovuto scappare in fretta? Nessuno l'avrebbe visto, comunque. - Finì il discorso con un'alzata di spalle.
    Gaston annuì pensieroso. - Torniamo al Territorio. Voglio parlarne con gli Anziani. - Detto questo si alzò, seguito da tutti gli altri licantropi.
    - Cosa ne facciamo di lei? - chiese John in tono aspro, indicando Blanche con la mano in cui teneva la borraccia.
    Gaston la guardò mentre si spolverava i pantaloni dalla terra e dalla polvere.
    - Le guardie saranno ancora in tumulto e terranno sott'occhio il confine fino a stasera. Se la riportassimo adesso, la riconoscerebbero e non ci metterebbero molto a fare due più due - Gabriel era intervenuto ancora una volta a sua favore.
    - Stai proponendo di portarla al Territorio? - chiese stupito il ragazzo simpatico che aveva visto qualche giorno prima.
    - Perché no, Derek? Ormai abbiamo visto che non è una minaccia. -
    - L'abbiamo visto? - chiese con amarezza John.
    - Ah, qualcuno si è fatto stregare dai bei boccoli nocciola delle principessina, eh? - disse Wikvaya ridendo e tirando un pugno scherzoso alla spalla di Gabriel. Quest'ultimo lo fulminò con lo sguardo. Dal canto suo, Blanche sentì il viso diventarle di fuoco.
    Si schiarì la gola per entrare nel discorso. - Non c'è problema, posso aspettare qui e tornare da sola poco prima del tramonto. - Se c'era una cosa che non era disposta a fare, era entrare nel Territorio dei licantropi. Nonostante avesse conosciuto il branco, sapeva da sempre quali atrocità si consumassero dentro quei confini. Le venivano i brividi al solo pensiero.
    Pensava che il branco l'avrebbe liquidata con un'alzata di spalla e un "come preferite". Non si aspettava che la metà dei licantropi lì presente scoppiasse a ridere.
    - Da sola in questa parte del bosco? Non sapete di che parlate - un licantropo dai capelli color miele (Darren?) la stava guardando come se fosse impazzita.
    - Principessa, siete troppo lontana da casa. Non sapreste nemmeno ritrovare la strada di casa - Derek le sorrise.
    Blanche non replicò. Derek aveva ragione: non aveva idea di dove si trovasse. Non si era mai spinta così in là nel bosco.
    - Mettiamolo ai voti - disse Gaston. - Chi è del tutto contrario a portarla nel Territorio? -
    La mano di John fu l'unica a schizzare in aria, il che lasciò Blanche piuttosto stupita. Stupore che si rifletteva sul volto di John.
    - Andiamo, ragazzi, siete seri? La figlia del re? Quello che farebbe tappeti con la nostra pelle? -
    I licantropi tutto intorno borbottarono cose come "è innocua" o "tanto non abbiamo niente da nascondere" o "non la facciamo mica entrare nella sede degli Anziani". Il ragazzo che prima l'aveva guardata come se fosse un'idiota levò la voce al di sopra delle altra e disse. - Se dovesse portare guai, potremmo sempre sbranarla prima che arrivi al castello -
    Un silenzio tombale scese sul branco. Blanche sbiancò. Derek rise nervosamente e la rassicurò: - Darren sta scherzando. -
    - No, no, io sono serissimo! - rispose Darren.

    Blanche e il branco si misero in cammino, addentrandosi sempre più nel folto bosco. Gabriel le camminò sempre accanto.
    - Grazie - gli disse lei all'improvviso.
    Lui la guardò curioso, - Per cosa? - le chiese.
    - Per avermi tirata fuori da un paio di situazioni imbarazzanti, prima. -
    Gabriel rise. - Al vostro servizio - rispose, ripetendo le parole che le aveva rivolto la prima volta che si erano parlati.
    Continuarono a camminare. Ad un certo punto gli alberi iniziarono a diradarsi leggermente e davanti agli occhi meravigliati di Blanche si aprì il Territorio dei licantropi in tutta la sua ampiezza. C'erano molte abitazioni semplici e perlopiù della stessa forma e dimensione; al centro dell'abitato vi era un'enorme piazza, così grande che poteva contenere tutti gli abitanti del territorio. Blanche intravide anche una casa in costruzione, con una quindicina di uomini che ci lavoravano. Era già sul punto di fare una domanda quando si accorse che solo lei era rimasta indietro a osservare, mentre gli altri erano andati avanti.
    - Principessa! Non pretenderete mica che vi portiamo in braccio! - esclamò Wikvaya voltandosi indietro. Si sentì qualcuno mormorare “Ah, Wikvaya, sempre il solito”. Blanche sorrise e corse verso di loro. Dopo alcuni minuti, giunsero al nella piazza villaggio dove Blanche fu accolta dalle occhiate curiose degli abitanti che le passavano accanto. Alcuni, quelli che la riconoscevano come figlia del re, la guardavano con diffidenza, altri con paura, altri ancora con odio. Tali occhiate si tranquillizzavano quando gli abitanti si rendevano conto che il branco le stava intorno.
    Gaston si fermò e si volse verso i suoi compagni. - Dobbiamo andare a parlare con gli Anziani. Qualcuno di voi deve rimanere con la principessa. Gabriel, rimani tu. Voi altri con me. - Il capobranco aveva parlato veloce e con tono conciso, come se fosse arrivata la parte difficile della giornata. A Blanche non ci volle molto per capire quanto gli Anziani fossero rispettati al Territorio.
    Blanche si ritrovò a guardarsi intorno, estasiata dalla bellezza e dalla semplicità cui erano state costruite quelle abitazioni, mentre Gabriel la osservava interrogandosi sul motivo di tutto quello stupore.
    - Avete intenzione di rimanere qua tutto il giorno, Vostra Altezza? - le chiese con ironia.
    Blanche si riscosse. - No, certo che no -
    Così iniziarono a camminare lungo le viuzze del villaggio: Gabriel illustrava ogni cosa nei minimi dettagli, mentre Blanche era talmente affascinata che era rimasta senza fiato
    - Principessa, se vi sentissi respirare ogni tanto, sarei più tranquillo. Non voglio avere l'erede al trono dell'Ovest sulla coscienza. -
    Blanche roteò il capo e i suoi capelli sfiorarono il volto del ragazzo. - Come dite? Oh, non preoccupatevi, ho una salute forte. Sono solo piacevolmente meravigliata dalla bellezza di questo villaggio. -
    - Una principessa estasiata dal villaggio dei licantropi. Be', non si vede tutti i giorni. -
    Passeggiavano già da svariati minuti quando iniziarono ad allontanarsi dal centro più abitato e le case cominciavano ad essere più rade. Parlarono delle cose più semplici e Blanche quasi dimenticò di essere in territorio nemico.
    Alla fine giunsero in una piccola radura; l'unica cosa che Blanche vedeva davanti a sé erano delle fronde con piccoli fiori che pendevano lunghe fino al terreno, poi Gabriel ne scostò alcune e allora intravide una grotta che si snodava in profondità.
    Gabriel si voltò verso di lei con un sorriso smagliante. - Chiudete gli occhi! - esclamò.
    - Amate fare le cose in grande stile, non è vero? -
    - Non lo nego. - rispose il ragazzo sorridendo come un bambino.
    Blanche ricambiò il sorriso, chiuse gli occhi e si avvicinò porgendo la mano al ragazzo che la afferrò deciso. E così entrarono. Blanche sentì la stretta di Gabriel che mano a mano si allontanava da lei.
    - Adesso potete aprire gli occhi. -
    Blanche ubbidì e sbatté le palpebre un paio di volte per abituarsi alla poca luce presente; vide Gabriel che le faceva segno di seguirlo agitando la torcia che aveva acceso.
     - Adesso, principessa, vi trovate nella Grotta del Tempo. Su queste pareti - disse Gabriel avvicinando la mano alla pietra - è riportata la storia dei quattro regni. Secoli e secoli di storie e leggende eternamente immortalati in questa grotta. - Le fece segno di avvicinarsi.
    Blanche fece un passo avanti, meravigliata, scostando una ciocca di capelli che le copriva il volto, e osservò le incisioni e i simboli sulla parete, ma non seppe riconoscerli.
    - Che cosa sono questi disegni? - chiese la principessa incuriosita.
    - Questa, principessa, è la lingua degli antichi - disse Gabriel in maniera solenne. 
    - E cosa ci sarebbe scritto? - chiese Blanche sorridendo.
    Gabriel allontanò la torcia dal muro e l'accostò a sé così da illuminare il volto della principessa.
     - Ebbene -  iniziò - Si dice che un tempo, tanti secoli or sono, due maghi si erano invaghiti della stessa donna, che rimase incinta del minore di loro. Poi i due, desiderosi dell'amore della donna, si sfidarono a duello, finendo con l'uccidersi a vicenda. Il loro sangue bagnò il terreno e aprì un varco, dal quale fuoriuscirono alcune immonde creature. Alcuni narrano che tra queste mura sia anche racchiusa una profezia che riguarda la discendenza della donna contesa. Qualcosa tipo un sacrificio, l'unica chiave, terribili sciagure... -
    - Oh, e quindi voi sapete leggere queste incisioni? -
    - Ovvio che sì, principessa! -
    - Ma davvero? - Gli chiese lei con una punta di sarcasmo.
    Gabriel scrollò le spalle. - Nah. Le vecchiette del Territorio raccontano le leggende tutte le sere. Le conoscono tutti. -
    - E voi credete in queste leggende, Milord? -
    - Milord? - Gabriel rise. - Potrei abituarmici. Credo che tutte le leggende abbiano un fondo di verità, principessa. E voi? -
    - Credo che le leggende siano solo leggende. -

    Tornarono cchiacchierando al villaggio, ridendo e scherzando.
    Una volta giunti in piazza, Blanche non vide nessuno del branco. Pensò che fossero ancora a deliberare con gli Anziani e si chiese se lei e Gabriel fossero stati via troppo poco o se fossero i licantropi a metterci tanto.
    Non fece nemmeno in tempo a finire il pensiero che con la coda dell'occhio vide una figura velocissima saltare in groppa a Gabriel. Quest'ultimo perse l'equilibrio e cadde goffamente a terra, mentre Blanche scattava all'indietro.
    - Wikvaya io ti ammazzo! - grugnì Gabriel, schiacciato dal peso dell'amico, che nel frattempo gli si era seduto sulla schiena.
    - No, non lo faresti mai, mi vuoi troppo bene! - replicò Wikvaya ridendo.
    - Non ci contare troppo! - Gabriel riuscì a scrollarsi di dosso il peso dell'amico. Entrambi si alzarono in piedi e Gabriel cominciò a rincorrere Wikvaya, che continuava a ridere come un bambino. Blanche assisteva alla scena ridendo.
    Alla fine tornarono entrambi dalla principessa. Ridevano ancora. - Visto? Non mi faresti mai del male! - disse Wikvaya tirando un'amichevole pacca sulla spalla dell'amico. - Principessa -, disse poi rivolgendosi con malizia a Blanche,- è stato un piacere vedere di nuovo il vostro bel viso. Venite pure a farmi visita ogni volta che... - Gabriel gli tirò una forte manata in testa. - Falla finita - gli disse. Blanche rise.
    - Geloso? - chiese Wikvaya. 
    Gabriel roteò gli occhi. - Potrei davvero ucciderti. Nel sonno, magari. -
    Wikvaya rise ancora e Blanche capì che la malizia doveva essere un tratto che non lo abbandonava mai.
    - Comunque sia -, riprese il ragazzo dalla pelle scura, - devo, ahimè, lasciarvi. Ho lasciato mio fratello Elki da solo tutto il giorno e potrebbe aver già distrutto la casa. - disse con estrema serenità, come se il fatto di poter effettivamente trovare la casa demolita non lo disturbasse affatto.
    Regalò un baciamano alla principessa, che gli fece un inchino, e un "a domani, lupetto" a Gabriel, e se ne andò fischiettando.
    Blanche lo seguì con lo sguardo, sorridendo. - È sempre così? - chiese a Gabriel. - Sempre. Nel vero senso della parola - rispose quest'ultimo.
    - Venite. Dobbiamo trovare Derek, così potremo riaccompagnarvi a casa -

    Gabriel si fermò davanti alla casa in costruzione che avevano visto entrando al Territorio.
    - Derek! - gridò per attirare l'attenzione dell'amico. Derek, che era intento a parlare con un ragazzo addetto ai lavori per la casa, si voltò, salutò l'interlocutore e si diresse verso Gabriel.
    - Eccomi. Dimmi tutto! - disse sorridendo.
    - La principessa deve tornare a casa. Ho pensato fosse meglio riaccompagnarla in due -
    Derek annuì e rivolse un sorriso gentile a Blanche, che lo ricambiò d'istinto. Quel ragazzo sorrideva spesso.
    Stavano per incamminarsi tutti e tre fuori dal Territorio, quando una voce possente chiamò i due licantropi, i quali si girarono di scatto. Un uomo sulla cinquantina stava correndo loro incontro. Si fermò davanti a Derek e Gabriel e con un sorriso molto ironico disse: - Domani avete il turno di mattina. -
    I due amici si scambiarono uno sguardo incredulo. - Di mattina?? - chiesero all'unisono.
    - Si capisce! - disse l'uomo con un'alzata di spalle. - Dopotutto avete dato la disponibilità per qualsiasi orario! - E se ne andò senza aggiungere altro.
    - Sì, be', la mattina non era inclusa nel pacchetto! - gli gridò dietro Gabriel. La risata dell'uomo li raggiunse, Gabriel sbuffò e Derek gli batté la mano sulla spalla con fare rassicurante.
    - Turno di mattina? - chiese Blanche con curiosità.
    Fu Derek a risponderle: - Stiamo costruendo una nuova casa per dei nostri compagni. Sono una coppia di anziani, e la loro casa attuale rischia di cadere a pezzi; quindi, tutti gli uomini e le donne disponibili a lavorare sono inseriti nei turni di costruzione. - Lo disse con estrema semplicità, come se costruire case per il vicino della porta a cando fosse un passatempo diffuso nel Territorio.
    Blanche se sentiva sempre più confusa. Dov'erano le bestie delle quali le era stato raccontato? Possibile che non fossero loro? Magari c'erano altri lupi nel bosco. Un gruppo buono e uno cattivo? Sembrava una spiegazione plausibile.
    Derek e Gabriel stavano scherzando tra di loro, ridacchiando leggermente, ma Blanche non stava seguendo la conversazione. Era troppo persa nei suoi pensieri.
    - Siete l'unico branco nei dintorni? - chiese a un certo punto.
    Derek e Gabriel interruppero il discorso e la guardarono. - Be', nelle vicinanze sì. Poi ci sono altri branchi nei boschi dell'Est, del Sud e del Nord. Ogni regno ha il suo branco. Poi ce ne sono altri, più vicini alle coste. Ma loro sono nomadi, non si fermano mai in un posto solo. - disse Gabriel.
    Blanche annuì, pensierosa. - È possibile che uno dei branchi nomadi siano nelle vicinanze? -
    Gabriel le fece un mezzo sorriso. - Se lo fossero, principessa, li sentiremmo! - Finì battendosi il dito sul naso. Blanche si diede della sciocca: ovvio che li avrebbero sentiti!
    Derek tirò un lieve calcio alle foglie sul terreno. - Principessa, non è la nostra razza che dovreste temere quando siete nel bosco, principessa. -
    Gabriel si voltò di scatto verso l'amico. - Sta' zitto, Derek - gli ordinò a voce bassa. L'altro lupo lo guardò con la fronte corrugata, come a chiedere silenziosamente cos'avesse fatto di sbagliato.
    - Cosa intendete? - chiese subito Blanche.
    - Be'... - stava per ricominciare Derek, mandato occhiate supplichevoli all'amico, come se non sapesse più che fare. Nel frattempo, Gabriel si batté la mano sulla fronte e scosse la testa. Aprì bocca per dire qualcosa, ma un basso e lungo ringhio lo interruppe.
    Tutti e tre alzarono di scatto la testa, verso gli alberi. Blanche riuscì a scorgere delle figure muoversi tra le foglie e il cuore cominciò a batterle velocissimo nel petto.
    - Tu -, cominciò Gabriel indicando Derek, - Tu, amico mio, o sei un veggente, o porti male -
    Detto questo, entrambi i licantropi tirarono fuori artigli e zanne e la principessa li riconosceva a stento.
    Altri ringhi si levarono dalle fronde degli alberi intorno a loro e ognuno di quelli suonava allo stesso modo, quindi era impossibile in quanti fossero a produrre quel suono.
    Derek e Gabriel risposero con un altro ringhio, molto più possente di quello proveniente da sopra di loro.
    A un tratto delle figure verdi e marroni scesero con tonfi sordi dagli alberi. Inizialmente, la principessa pensò che fossero degli esseri umani vestiti in modo da mimetizzarsi. Poi notò le braccia innaturalmente magre e lunghe, come le gambe e il busto, e i visi spaventosamente deformi. Avevano denti così lunghi che non potevano chiudere la bocca; gli occhi erano completamente neri, all'infuori e privi di palpebre.
    Quello che le fece sbarrare ancora di più gli occhi, fu la loro pelle, se così poteva essere definita: quegli esseri sembravano fatti interamente di corteccia d'albero; erano ruvidi e le loro dita sembravano radici sottili e fragili. Al posto dei capelli avevano foglie e liane.
    Blanche indietreggiò d'istinto, mentre Derek e Gabriel rimasero concentratissimi al loro posto.
    Fu questioni di secondi. Uno dei mostri gridò, un grido rauco, che sembrava venire direttamente dall'Inferno, e attaccò.
    I due licantropi erano bravi a difendersi, ma erano in netta minoranza: Blanche riuscì a contare sette mostri di legno.
    Davanti ai suoi occhi era tutto un attaccare e un difendersi. Poi un mostro riuscì a graffiare Gabriel sulla spalla, facendolo gridare. Il sangue cominciò subito a uscire a fiotti. Probabilmente le loro dita non sono fragili come sembrano, pensò Blanche.
    Nessuno dei mostri stava badando a lei, come se sentissero che non era importante. Si guardò intorno in cerca di un'arma, ma non c'era niente e Derek e Gabriel non avrebbero retto a lungo. Come a confermare i suoi pensieri, un mostro riuscì a scaraventare Derek molto lontano e lui non si mosse più. Un altro inchiodò Gabriel a terra e spalancò la bocca. Stava per azzannargli la gola e nello stesso momento Blanche si preparava a urlare, ma entrambi furono distratti da un ululato acutissimo. La principessa si tappò le orecchie e si voltò verso il punto in cui era stato buttato Derek; lo vide quasi del tutto trasformato e aveva la testa buttato all'indietro. Stava chiamando il resto del branco.
    Gabriel si approfittò della distrazione dei mostri per scrollarsi di dosso quello che lo teneva a terra e lo colpì con un pugno che lo fece indietreggiare solo di pochi centimetri. Nonostante questo, Gabriel non si perse d'animo: riuscì ad atterrare il nemico, mentre Derek era tornato indietro, malconcio, a coprirgli le spalle. Nel giro di pochi attimi, Gabriel riuscì a sedersi sulla schiena del mostro, gli mise una mano sotto il mento e una sulla fronte e tirò, più volte, fino a che la testa dell'essere di legno non si staccò, rilasciando un liquido bianco e verdastro.
    Gabriel lanciò via la testa e si rialzò. Aveva le nocche e il viso sanguinanti, come Derek, e i suoi vestiti erano ridotti a stracci. Si mise schiena a schiena con l'amico, pronto a difendersi ancora.
    Un veloce scalpicciò ruppe la temporanea staticità del momento e Blanche vide i due giovani licantropi tirare un sospiro di sollievo.
    Un massiccio gruppo di lupi semi-trasformati era arrivato in soccorso dei compagni e della principessa, e ognuno aveva portato delle armi.
    Blanche notò nel gruppo anche dei normalissimi abitanti del Territorio, come l'uomo sulla cinquantina che aveva visto poco prima, i quali non facevano parte del branco. Si chiese come funzionassero le cose, tra i lupi mannari.
    Wikvaya aveva un'ascia in mano, come John. Entrambi si avvicinarono a Derek e Gabriel e diedero loro una spada a vicenda.
    Il combattimento era caotico, e tutti erano così veloci che Blanche quasi non riusciva a distinguerne i movimenti.
    Gabriel stava combattendo da solo contro un mostro che era alto la metà di lui. Era così concentrato a schivare e a inferire colpi, che non si accorse del mostro che stava per attaccarlo alle spalle.
    - GABRIEL, ATTENTO! - gridò Blanche con tutto il fiato che aveva in corpo. Gabriel si girò di colpo, ma nona abbastanza veloce da riuscire a schivare il pugno che il mostro gli tirò nello stomaco, mandandolo a terra. Gabriel si voltò sul fianco e tossì, senza fiato.
    Nel frattempo, il mostro con cui stava combattendo prima inchiodò lo guardò sul viso di Blanche, la quale fu immediatamente consapevole di essere stata appena riconosciuta come nemica.
    Il mostro le si avvicinò lentamente, mentre l'altro continua a picchiare Gabriel.
    Blanche inchiodò lo sguardo in quello del mostro davanti a lei e cominciò a indietreggiare lentamente. Il mostro si fermò, la guardò ancora e poi spalancò la bocca in un ringhio disumano.
    Fu a quel punto che Blanche cominciò a correre. Correva come non aveva mai corso prima, alla velocità della luce, maledicendo come non mai prima d'ora i lunghi abiti che era costretta ad indossare. Il demone non le era dietro di molto, tentò più volte di afferrarle le caviglie ma non ci riuscì; Blanche sentiva il sangue gelarsi nelle vene, i respiri sempre più corti, affannosi e freddi. Non riusciva a capire come poteva ancora muoversi. Continuava a correre, ma sentiva che stava cedendo, che non ce l'avrebbe fatta a sostenere quel ritmo. A un tratto inciampò in una radice e la velocità della corsa la slanciò così tanto da farla scivolare di parecchi metri.
    Il mostro le fu subito addosso, e Blanche sapeva di non avere più speranze. Era corso troppo lontana dal branco e non c'era nessuno intorno a lei.
    Alzò gli occhi in quelli nerissimi del mostro e subito il cuore le riprese un ritmo regolare. Blanche sentiva qualcosa che stava prendendo spezio nel suo animo e un flusso di energia che le attraversava il corpo.
    - Togliti. - disse con tono basso e imperioso. Il mostro si bloccò del tutto e la fissò. - Adesso! - ordinò Blanche alzando la voce.
    Il mostro indietreggiò di scatto, come se qualcosa l'avesse bruciato. Guardò Blanche ancora per un secondo e tornò, correndo, sul campo di battaglia.
    Blanche scosse la testa, quasi inconsapevole di quello che le era appena successo. Si alzò velocemente in piedi e seguì il mostro.

    Una volta raggiunto il branco, vide che molti dei mostri erano stati sconfitti, alcuni licantropi erano a terra. La principessa sentì un brivido lungo la schiena. Erano tutti morti o semplicemente svenuti?
    Un gridò strozzato attirò la sua attenzione, e vide Derek di nuovo a terra. In un moto di coraggio afferrò un ramo spezzato e, facendo affidamento su tutta la sua forza, lo tirò in testa a al mostro che lo stava attaccando. Non lo scalfì nemmeno. Riuscì solo a distrarlo da Derek e a rivolgerselo contro. Il mostro la guardò ringhiando. Un'ascia fendette l'aria e tagliò di netto la testa del mostro. Blanche chiuse gli occhi mentre il sangue verdastro le schizzava in faccia.
    Quando li riaprì, John la stava guardando. Si fissarono per pochi secondi, poi lui tornò ad aiutare i suoi amici.
    Blanche tese una mano a Derek per aiutarlo ad alzarsi, ma il licantropo non aveva più forze e la sua gamba destra era piegata a formare un angolo innaturale.
    I mostri, nel frattempo, erano rimasti in due e batterono in ritirata.
    Per svariati secondi, il silenzio regnò sovrano, spezzato solo dai respiri affannati .
    Gabriel corse verso Blanche e Derek e si buttò a terra con una scivolata. Prese il volto di Derek tra le mani e lo guardò, in attesa di un movimento, forse in attesa di un respiro. Quando video il petto dell'amico sollevarsi, lasciò andare il respiro.
    Volse lo sguardo verso Blanche. - Tutto a posto, principessa? - le chiese preoccupato.
    Lei annuì. - Siete ferito. - disse, passando lievemente un dito sulla spalla profondamente graffiata del licantropo. Lui tirò il respiro, sobbalzando.
    - Scusate - mormorò Blanche, ritirando la mano.
    Gabriel sorrise. - Sono un uomo forte, principessa. Non mi avete fatto male -. Blanche ricambiò il sorriso, anche se leggeva un grande dolore negli occhi del licantropo.
    - Gabriel! - Gaston si stava avvicinando zoppicando. - La principessa deve essere riportata a casa. Tu sei ferito, torni con noi al Territorio. Principessa... - disse poi rivolgendosi direttamente a lei, - saranno John e Wikvaya a riaccompagnarvi... -
    - No. - Gabriel lo interruppe a bassa voce e si alzò lentamente in piedi, gemendo piano. - Vado a che io. -
    - Milord, siete ferito, non mi pare proprio in caso! - Blanche si alzò in piedi a sua volta.
    - Milord - Gabriel si lasciò scappare un sorriso. - Il mio processo di guarigione è già cominciato. Starò bene. Vengo anche io. -
    Gaston sospirò. - Come preferisci. Spera solo che Derek non si svegli prima del tuo ritorno o sarà molto risentito di non vederti al suo capezzale -
    - Troverò il modo di farmi perdonare. - rispose Gabriel, con un gran sorriso stampato in faccia.
    Gaston scosse il capo e prese il corpo di Derek in spalla. - Andiamo! - gridò agli altri.

    Blanche, John, Wikvaya e Gabriel li guardarono andare via.
    - Be', principessina -, Wikvaya le porse il braccio, - direi che è tempo di scortarvi a casa -
    E insieme si incamminarono verso il villaggio.







MoonAndRachel
Salve a tutti! Speriamo di esservi mancati e siamo pronti a essere lapidati.
Questo è quello che chiamiamo HIATUS: Sherlock ci fa un baffo.
Per quanto riguarda il capitolo, be', ci teniamo tantissimo perché ci è costato lacrime e sangue.
E non saprete mai fino a che punto ques'affermazione sia una metafora.
Che altro dire? Speriamo che vi sia piaciuto e complimenti per essere arrivati fino in fondo.
L'azione dovrebbe cominciare a entrare nel vivo, ma vi terremo sulle spine per molto tempo.
Alla prossima!
  
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