Secondo anno
#Immobile
Immobile.
Quella parola non era mai piaciuta a Fred. Suonava male nella sua testa, e quasi sempre veniva inserita in un contesto tutt’altro che positivo.
Non appena entrò nell’infermeria per andare a trovare Angelina che era svenuta dopo essere stata stata affatturata da un Serpeverde, i suoi occhi caddero sulla figura di Hermione, che giaceva pietrificata su uno dei letti. E subito gli venne in mente quella parola: immobile.
Hermione sembrava quasi qualcosa di irreale. Era di pietra, grigia, fredda, senza vita, immobile. Aveva ancora gli occhi spalancati e il viso contratto in un espressione di terrore. La mano sollevata era chiusa a pugno, perché al momento dell’aggressione teneva in mano lo specchietto che usava per controllare gli angoli.
Fred si sentì stranamente triste davanti a quell’immagine. Era strano vedere Hermione Granger, la So-Tutto-Io di Hogwarts, la studentessa più brillante della scuola, in quelle condizioni, come svuotata dell’anima e della vita stessa.
Allungò una mano e le toccò il viso; duro come la pietra e freddo come il ghiaccio. A quel contatto, sperò con tutto sé stesso che la pozione di Mandragole riuscisse a riportare alla normalità tutti i pietrificati. Compresa Hermione.
Era strano, ma voleva vederla ancora fare la sapientona, correggere gli altri quando sbagliavano. Voleva che lo rimproverasse per i suoi scherzi e le sue prese in giro. Voleva vederla sorridere e vivere, come aveva sempre fatto.
Fred scosse improvvisamente la testa, come a scacciare questi suoi pensieri, e si diresse verso la porta. Prima di uscire, si voltò un’ultima volta verso Hermione e le sussurrò quattro parole. Solo quattro, prima di andarsene.
“Torna a vivere, Hermione”.