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Autore: MiaBlack    03/09/2014    5 recensioni
Seguito di "Carpe diem tutto accade per una ragione"
La storia si colloca nella seconda stagione, Felicity conosce già Oliver. ma Oliver non se lo ricorda, non ha riconosciuta la bella informatica e lei non si prodiga a farsi riconoscere anzi cercherà di evitare che lui lo scopra, ma Felicity nasconde un segrete un grosso segreto. Cosa accadrà quando il suo segreto sarà sul punto di essere rivelato, quanto sarà disposta a fare perchè Oliver non venga a sapere quello che nasconde.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Nuovo personaggio, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per ora gli aggiornamenti saranno UNA sola volta la settimana, perché non ho tantissimo tempo a disposizione e le vacanze non sono state produttive come speravo.. -.- quindi PER ORA aggiorno il mercoledì . Ho bisogno di voi che come nell’altra storia mi lasciate tante recensioni con quello che pensate così a me vengono idee da quello che dite! ^.^
 
Come ho accennato la storia riprende dalla seconda stagione, i fatti però potrebbero non seguire fedelmente l’ordine cronologico con cui sono avvenuti nel telefilm.
 
Capitolo 2
 
Pronta per andare a lavoro Felicity arrivò in salotto dove sentiva la televisione accesa sintonizzata su i cartoni animati.
-Chiudi e andiamo amore o facciamo tardi. –
-Un minuto mamma! –
Felicity si fermò a osservare il bambino seduto a terra che guardava la televisione rapito, era un angelo, cocciuto e orgoglioso come il padre, ma buono, tenero e soprattutto maturo per la sua età. Lo adorava così tanto che non riusciva mai ad arrabbiarsi con lui, forse lo stava viziando, ma come poteva non farlo, era una bambina quando l’aveva avuto e il padre era stato dato per disperso, se non fosse stato che era convinta che non era morto ora il piccolo Robert non portava il nome del nonno, ma quello del padre creando diversi problemi.
-Eccomi! – Robert spense la televisione e corse dalla madre che l’aspettava con il giubbotto in mano.
-Saluta la nonna e andiamo. –
-CIAO NONNA A DOPO! –  urlò affacciandosi alla porta così che la donna lo potesse sentire.
-Ciao piccolo! Ciao Fel stai attenta. – la solita raccomandazione che le faceva da una vita, le sorrise e uscì, destinazione: scuola.
 
 
***
 
Le porte dell’ascensore si aprirono e Felicity uscì dal piccolo aggeggio infernale con il telefono all’orecchio, guardò con irritazione la segretaria di Isabel seduta alla sua scrivania che la guardava, quella ragazza la irritava quasi quando la strega, anzi forse anche di più di quella maledetta strega, sapeva perfettamente che tutti i pettegolezzi che giravano per la Queen consolidated erano opera sua, lei guardava e inventava e ovviamente divulgava il tutto come se fosse vero. Superò la segretaria ed entrò direttamente dentro l’ufficio di Oliver, non aveva nemmeno posato la sua roba, cappotto e borsa ancora in mano, entrò decusa senza bussare.
-Solo perché per una volta sei puntuale Oliver non devi chiamarmi per chiedermi che fine ho fatto, sono le nove in punto, sono, diciamo precisa. – sbuffò la ragazza chiudendo la chiamata e fermandosi davanti alla scrivania del giovane che la fissava divertito con ancora il telefono in mano.
-E’ che di solito sei già qua quando arrivo. – spiegò lui sorridendole, Felicity roteò gli occhi. C’era uno spettatore di quella strana situazione. Diggle era in piedi accanto alla scrivania e guardava i due cercando di non sorridere, prima o poi Oliver avrebbe dovuto ammettere che non poteva fare a meno della sua informatica bionda.
-Oliver esiste il traffico. – rispose lei, poi estrasse ipad dalla borsa.
-Ti dico i tuoi impegni. – esclamò lei, ormai che era li tanto valeva approfittarne.
-Felicity, spogliati…-
-Ho sempre sognato che tu me lo dicessi…. No cioè… Lasciamo stare, vediamo gli impegni… - balbettò diventando rossa come un peperone. Diggle non potè fare a meno di ridacchiare mentre guardava la reazione di Oliver, il quale però non lasciò trapelare niente, fissava la bionda senza parlare.
-Felicity, posa la borsa e poi torna a dirmi i miei appuntamenti, non c’è fretta. – le disse Oliver posando la schiena conto la sedia e guardandola tranquillo, ora che era li davanti a lui non provava più quella fastidiosa sensazione che l’aveva colto quando era entrato e non aveva trovato Felicity seduta alla scrivania.
-Mi sembrava di si, visto la chiamata. – gli rispose sarcastica lei, Oliver piegò la testa su un lato e la guardò come solo lui sapeva fare.
-Okay vado a posare le cose. Sei sicuro… -
-Felicity, vai… -
-Okay… - la bionda uscì e Oliver sospirò sollevato continuando a guardare la sua “ragazza” togliersi il cappotto, quel giorno aveva indossato un abito più corto del solito, chissà se Felicity avrebbe mai capito che lui impazziva per le sue gambe, la vide camminare fino alla scrivania e piegarsi per posare la borsa sotto di essa, la gonna già corta salì scoprendo una generosa porzione di gambe, quel vestito era veramente troppo corto, sarebbe stato difficile concentrarsi su i bilanci mentre lei si muoveva per l’ufficio con quel pezzettino di stoffa.
-Sembra a me o ultimamente le gonne di Felicity sono più corte del solito? – chiese Diggle ironicamente seguendo lo sguardo di Oliver.
-Non ci ho fatto caso. – mentì spudoratamente, mentre spostava lo sguardo sullo schermo del computer e controllava il bilancio del mese passato.
-Eccomi. – Felicity tornò e la conversazione fu accantonata, mentre Felicity elencava rapidamente gli impegni Diggle fissava la giovane curioso, c’era qualcosa di diverso in lei nell’ultimo periodo sembrava più stanca e stressata e sicuramente dipendeva dal piccolo segreto che custodiva. Diggle sapeva di Robert anche se ignorava chi fosse il padre.
-E con questo per oggi hai finito. – esclamò lei con un sorriso.
-Solo? Ho solo quattro appuntamenti? – chiese Oliver sorpreso, quella era una giornata fiacca, ma non sarebbe stato lui a lamentarsene.
-Si, più ovviamente la riunione con Isabel per decidere la strategia da attuare stasera. –
-Perché? – chiese Oliver, il ragazzo stava praticamente cadendo dalla nuvole, sia Felicity che Diggle guardarono il ragazzo severamente.
-Hai una cena con il proprietario della OmegaIndustry . – spiegò Felicity usando il tono con cui solitamente spiegava le cose a Robert, nonostante questa breve e coincisa spiegazione Oliver la guardò ancora una volta come se stesse cadendo dalle nuvole.
-Cosa non ti è chiaro Oliver? Hai una cena di lavoro, hai presente? Trovarsi ad un ristorante ordinare e mentre mangiate parlate di acquisizioni, attivo, passivo, smantellamento eccetera.- spiegò lei suscitando una risata mal trattenuta ad Dig.
-Grazie Felicity per avermi spiegato in cosa consiste la cena di lavoro.- rispose sarcastico Oliver lanciando un occhiataccia all’amico che sghignazzava senza ritegno, Diggle era la sua coscienza, era l’unico a cui concedeva piena libertà di opinione su tutto quello che faceva, ma ultimamente stava diventando troppo invadente.
-Prego non c’è di che, sono qui per questo. – guardò la sua segretaria, non che non fosse mai stata sarcastica ma nell’ultimo periodo lo era diventata molto di più.
-Come non detto. – la bionda scambiò un occhiata divertita con Dig prima di voltarsi e incamminarsi verso la porta, sulla soglia si fermò voltandosi verso Oliver.
-Hai invitato qualcuno vero? – sapeva che era una domanda stupida, Oliver aveva sempre una ragazza da invitare a quel genere di eventi, ma qualcosa, forse il gene “donna” la spinse a porre quella domanda, non voleva sembrare impicciona, ma doveva assicurarsi che ci andasse accompagnato. Oliver la guardò a bocca aperta le sembrava un pesce, stava letteralmente boccheggiando, annaspava come se non riuscisse a respirare.
-Vieni tu con me. – la sua obbiezione fu detta in modo così ovvio e scontato che Felicity si sentì mancare la terra sotto i suoi piedi, toccò a lei questa volta restare a bocca aperta, si riprese quasi subito e torno indietro rapidamente.
-Questa è l’idea più stupida che sia mai uscita dalla tua bocca. – esclamò lei scandendo bene ogni singola parola, lasciando sorpresi entrambi gli uomini, poi senza aspettare aggiunse.
-Mi vuoi portare ad una cena di lavoro, così i già innumerevoli pettegolezzi che girano in azienda si moltiplichino? – chiese sconvolta, si perché quella proposta l’aveva veramente sconvolta.
-E’ solo che… chi ci dovrei portare? – lei era si, la sua segretaria, ma era anche il suo braccio destro e anche se aveva fatto il MIT si intendeva di politica aziendale, forse anche più di lui.
-La tua ragazza, in queste occasioni si portano le fidanzate e le mogli o le prostitute a te la scelta…  non che tu debba andara a prostitute. Voglio dire quale donna sana di mente di direbbe di no! Cioè, nel senso… vado a lavorare! - uscì dall’ufficio rossa come un peperone, continuando a pensare a quello che aveva appena detto e continuando a darsi della cretina, perché il suo cervello non era capace di filtrare le parole prima che uscissero dalla sua bocca.
 
Dopo qualche ora Diggle si avvicinò alla scrivania di Felicity con in mano una tazza di tea caldo per la giovane e una tazza di caffè per lui.
-Pausa? – chiese l’uomo interrompendola dal suo lavoro di trascrizione.
-Grazie, ci voleva proprio. – sorrise prendendo la tazza dalle mani dell’amico.
-Stai bene? – le chiese lui preoccupato, Felicity si stiracchiò, sentì i muscoli tendersi e le ossa scricchiolare sotto la tensione, quando si rilassò si sentì decisamente meglio.
-Allora? – la incalzò lui dopo aver bevuto un sorso di caffè.
-Allora cosa? – chiese Felicity, era stanca e stressata e lo scambio di battute avuto con Oliver quella mattina non aveva certamente migliorato il suo pessimo umore, anzi l’aveva peggiorato e l’aveva anche portata allo stremo delle forze.
-Come va, ti sei ripresa? –
-Dig sono passate settimane, sto bene. E per quanto riguarda Allan lui è stazionario invece – rispose lei sorridendogli, erano passate diverse settimane da quando il Conte l’aveva catturata e l’aveva minacciata di morte con una siringa piena di Vertigo e da quando Allan Berry era arrivato a Starling City per provare a risolvere un caso all’apparenza impossibile. Quando poi era tornato a Central City un fulmine l’aveva colpito e da quel monento il giovane era entrato in coma.
-E a casa?- domandò ancora Dig.
-Mah! Non sono convinta della mia decisione… - si lamentò lei ripensando all’ennesimo agguato di sua madre la sera prima.
-Un'altra ramanzina? – chiese sorridendo, trovava comico il fatto che la sua vita lo divertisse.
-Ovvio! Mi chiedo se sia stata una buona idea. – se lo chiedeva spesso da quando aveva traslocato, ma tutte le volte non sapeva decidere.
-Avevi bisogno di lei. – le fece notare lui, era brutto pensare una cosa del genere, era brutto anche dirla, ma purtroppo era la verità, aveva bisogno di sua madre, tra il lavoro alla QC e quello per il vigilante a casa non c’era praticamente mai, così sua madre si occupava delle sue due piccole pesti.
-Già,  in più ho tutta la casa ancora piena di scatole, non ho avuto tempo di sistemare la roba. –
-Che roba? – i due sobbalzarono, Oliver era uscito dall’ufficio e si era avvicinato senza farsi sentire, Felicity lo guardò male, odiava quel suo dannato passo felpato, uscita di li sarebbe andata a comprargli una campanella da attaccargli al collo, almeno lo avrebbe sentito arrivare.
-Tutta la roba penso. Sbaglio? –
-No. Ho tirato fuori solo lo stretto necessario. – rispose Felicity con una smorfia di disappunto, ripensando all’ammasso di roba abbandonata a giro per casa.
-Non capisco. – continuò Oliver, ovvio che non capiva, non sapeva, Felicity non gli aveva detto che si era trasferita e più ci pensava più non capiva perché non l’avesse fatto, la scusa che si ripeteva era valida, ma comunque restava una scusa.
-Non glielo hai detto? – Dig guardò sorpreso Felicity, la quale fece una smorfia e rifilò la scusa che si ripeteva da quando aveva deciso di traslocare.
-Non c’è stata occasione. –
-Per dirmi cosa? – insistette Oliver, si sentiva irritato, Dig sapeva qualcosa che lui ignorava e questo non lo poteva sopportare, Felicity non doveva avere segreti con lui, non gli piaceva gli faceva provare qualcosa che non gli era mai capitato di provare.
-Niente di che, ho cambiato casa.- rispose lei cercando di non dare troppa importanza alla cosa, Dig ne stava facendo una questione più grande di quello che era realmente, Oliver stava per aggiungere qualcosa ma fu interrotto ancora prima che potesse aprire bocca.
-Oliver, dobbiamo discutere di stasera. – Isabel era apparsa con il suo solito tempismo e li aveva interrotti.
-Arrivo. – se ne andò senza degnare di uno sguardo i due, quando si fu chiuso la porta dell’ufficio alle spalle Dig decise di commentare.
-Pareva a me o stava per dire qualcosa? – Felicity aveva seguito Oliver con lo sguardo, lo vide accomodarsi alla scrivania e iniziare a parlare con la socia.
-Sarà stata la tua immaginazione. – disse lei, ma era una bugia, era chiaro che volesse dire qualcosa.
-Stai negando l’evidenza. –
-Non nego nulla. -
-Pensavo… -iniziò Dig, Felicity distolse finalmente lo sguardo dal suo capo e lo riportò su Dig che la guardava con lo sguardo che le riservava quando parlavano di Oliver: vagamente ironico e allusivo, odiava quello sguardo.
-Se reagisce così solo perché hai cambiato casa, non voglio sapere come reagirà se scoprisse di quella cosa… -
-Hai promesso. – esclamò presa dal panico, Oliver non doveva venire a sapere del fatto che lei fosse una madre single, forse in un futuro lontano, avrebbe anche potuto parlargliene, ma non era quello il momento giusto.
-Cosa nascondi Felicity, quale segreto non vuoi che si sappia? –
-Non c’è nessun segreto Dig.- era vero, non c’era nessun segreto, solo una cosa non detta, fissò di nuovo Oliver sentendosi in colpa lo stava privando dell’opportunità di essere padre, era una cosa ingiusta e spregevole da parte sua, ma ora Olvier aveva altro per la testa.
-Chi è il padre? – Diggle la strappò di nuovo dai suoi pensieri.
-E’ stata un avventura di una sera… troppo alcool… - balbettò lei, si sentiva stupida se ci ripensava.
-Tu? – tutti l’avevano sempre considerata troppo intelligente per fare delle stupidaggini del genere, eppure era capitato.
-Ero giovane e stupida, lui era il sogno di tutta la scuola… - spiegò lei con una smorfia, ricordava le ragazze che gli giravano attorno, erano le tipiche ragazze fotocopia: alte, gambe lunghe, fisico slanciato, terza abbondante di seno e bel viso. Lei non aveva niente di quella descrizione a quel tempo.
-Lui lo sa? –
-No, non lo sa, ho provato a dirglielo, ma scoprii che era fidanzato e che stava per andare a convivere con la sua ragazza. – ricordava bene come Laurel Lance l’aveva bloccata e come le aveva intimato di stare lontana da Oliver.
-Non sapevi? – la sorpresa nel tono di voce dell’amico era genuina, come dargli torto, come faceva una persona ad ignorare che il ragazzo era fidanzato e stava per andare a convivere.
-Ne cambiava una al giorno, non mi tenevo aggiornata, tanto non ero il suo tipo, non avrei mai attirato la sua attenzione. – spiegò, quanto era vero, se non fosse stata per la borsa di studio Oliver non si sarebbe mai accorto di lei.
-Ti sbagliavi a quanto pare. –
-Ci siamo avvicinati per circostanze eccezionali. –
-Non mi racconterai di più vero? – gli dispiaceva che l’amica lo tagliasse fuori, ma sapeva che non era possibile condividere tutto, lui stesso aveva mantenuto dei segreti.
-No, scusa.-  rivelare anche ad una sola persona la verità sul suo passato avrebbe vanificato tutta la fatica che aveva fatto per nasconderlo. Felicity si alzò e andò a posare la tazza vuota nel lavandino nella saletta relax, si voltò e guardò la vetrata dell’ufficio, ricordava la prima volta che era entrata in quell’ufficio, era successo sei anni prima.
 
Continua….


Posso ridere di qualcosa che ho scritto io? ahaha no perchè rileggendo "felicity spogliati." sono morta dalle risate! Magatri lo dicesse seriamente! comunque in questo capitolo Oliver si mostra molto interessato a Felicity e alle sue gonne corte... xD
fatemi sapere cosa ne pensate.
un bacione a mercoledì
Mia
   
 
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