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Autore: sorridimilouis    03/09/2014    1 recensioni
"Vedo che non la smetti di gruardarmi, per caso vuoi una foto? Guarda che quella dura di più" ridacchia.
Cos'ho fatto di male? Perché ora ci si mettono anche i professori?
"No, grazie" mi affretto a dire.
"Preferirei passare tutta la mia vita all'inferno, piuttosto" sputo acida, abbassando il tono di voce.
Sogghigna ancora una volta e si avvicina al mio orecchio.
"Spero di non deluderti, allora" e sussurra.
[Attenzione: questa fanfiction è presente anche su wattpad, l'ho scritta io con il mio account, non è copiata. Ci sono contenuti forti e tematiche delicate. Buona lettura.]
Genere: Erotico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
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Lo sapevo che mi stava nascondendo qualcosa. Perché non me ne sono accorta prima? Dannazione. 
Sono una povera stupida. Se no, perché si è presentato qui? Nessuno verrebbe a trovarmi e lui, beh, lui non è affatto diverso. 

Se ne sta lì, con la fronte appoggiata sull'avambraccio che si poggia a sua volta sul legno di mogano della porta, l'altra mano in tasca, il viso corrucciato in una smorfia dovuta all'occhio destro chiuso che facilita la vista al sinistro, fermo sullo spioncino. 
E' così da almeno un quarto d'ora, non si è mosso, nemmeno per sistemarsi i ricci ribelli. Il suo respiro è regolare, il petto si alza e abbassa in un ritmo costante. Non ci sono rumori. Solo l'aria che fuoriesce a piccoli sbuffi dai nostri nasi. 

Prima di mettersi in questa posizione, mi ha poco gentilmente consigliato di farmi gli affari miei e di non scostare le tende, di non espormi in nessun modo. 
Ovviamente lo ascolto, giusto? 

Sbagliato.

Nell'istante in cui noto che la sua attenzione non è più rivolta su di me, non perdo tempo a separare leggermente le tende con due dita e a sbirciare oltre il vetro. 
L'uomo è ancora lì, non accenna a spostarsi, nessuna espressione sul suo volto. I capelli neri e corti crescono sulla sua testa e gli occhiali scuri e grandi coprono i suoi occhi. Avvicina una mano coperta da un guanto rigorosamente nero, e abbassa di poco gli occhiali. 
I suoi occhi guizzano sul mio viso, dal naso, alla bocca, e infine agli occhi, e in quel momento mi sento mancare. I nostri sguardi rimangono a contatto per circa cinque secondi. Non so per quale strano motivo il mio cervello ci impiega osì tanto per realizzare -e per farmi compiere- l'azione di spostarmi dal vetro e richiudere tutto. 
Mi riprendo dal trans in cui sono caduta e con uno scatto veloce ritraggo le dita e mi tiro indietro. 
Sfortunatamente, il riccio se ne accorge e "Che diavolo stai facendo?" mi chiede poco garbatamente. Mi riduca arispondergli con un' alzata di spalle e "Nulla, cosa vuoi che faccia?" per liquidarlo. 

Appena noto che tira un sispiro di sollievo e si ricompone, non perdo tempo a spegnere il sorrisetto divertito che si spalma sulle labbra rosee, con una domanda.

"Chi era quello?" incrocio le braccia al petto e batto convulsivamente il piede sul pavimento in parquet.
"Ti ho già detto che non sono affari tuoi." risponde duro.
"Non sono affari miei?" ribadisco ironica.
"Beh, capisci in fretta" borbotta.
"Era una domanda retorica!" sbotto, non può negare l'evidenza. 
"Senti, se io non ti racconto nulla, è perché non voglio incasinarti l'esistenza. Okei? Non mi mettere in difficoltà."
"Non vuoi incasinarmi l'esistenza? Ma cosa.." 
"Non di quanto lo sia già" conclude infine, lasciandomi un secondo perplessa.
"Come mai non lo sto vedendo come un complimento?" icrocio le braccia al petto e cerco di assumere uno sguardo di sufficienza. 
"Se ti dovessi raccontare tutto.. cambieresti, la tua vita cambierebbe. E non voglio" sospira.
"Cambierebbe in meglio?" 

So che molto probabilmente la risposta è negativa. Ma nonostante questo, non riesco a sopprimere la speranza che sta crescendo. 
Dare finalmente quella svolta che aspettavo da tanto, una svolta a quella monotonia che è diventata la mia vita. 

"Non direi" da un'occhiata veloce fuori, scostando la tenda con una mano e "se ne è andato" sospira.
"Mi risponda." con uno scatto sono tra lui e la porta, bloccando sul nascere ogni desiderio di fuga.
"Abby spostati." sbuffa.
"Mi risponda!" 

Il tono usato lascia di stucco entrambi. Mi ricompongo in fretta, abbasando lo sguardo e arrossendo violentemente. 
Forse non si sbagliava quando diceva che il mio 'disagio' gli sembrava guarito. Eppure so che non lo è. 
Ma con lui.. mi sembra tutto più facile, insomma. Rispondergli a tono, cercare di tenergli testa, pare una passeggiata. Anche se è un professore. 
Mi passo distrattamente una mano tra i capelli scuri e cerco un qualsiasi argomento sul quale aggrapparmi, per distogliere l'attenzione da me, ma non mi viene in mente nula, così faccio prima e rimango zitta. 
Lo sguardo persistente del riccio sembra bruciarmi sulla pelle, e non riesco più a sopportarlo. 
Le calze nere che coprono i miei piedi sembrano molto più interessanti, ma quando la voce roca del professore rompe il silenzio, le parole che pronuncia, mi fanno trasalire.

"Gestisce un traffico di droga, non posso dirti altro" dice scrutandomi d testa a piedi, forse per anticipare una mia qualsiasi azione. 

Il problema è che sono a dir poco perplessa. Sioccata, forse è il termine più giusto. 
Non sento parlare di droga dalla morte di Ily, quando lui fu arrestato per traffico illegale di sostanze stupefacienti. Non ci posso credere, magari Styles lo conosce, o conosceva; magari lo conosce di vista o gli è capitato di parlarci un paio di volte. 
O forse, più semplicemente, mi sto facendo troppi complessi mentali. Non ho nessuna certezza che il professore sia coinvolto in questa schifezza. Sarebbe impossibile, non avrebbe un' abilitazione per l' insegnamento. 
Devo smetterla di continuare a pensare e ripensare di trovare una qualsiasi prova per provare l'innocenza di mio fratello. Eppure, aveva solo diciotto anni, non si meritava tutto quello che ha passato. 
Soprattutto, si meritava una morte dignitosa, in un letto d'ospedale, magari, o più sempicemente nel letto di casa sua, vicino a sua moglie. Sicuramente, non doveva passare all'altro mondo in una fredda, spenta, cella, con una corda attorno al collo. 

 

Mille pensieri si susseguono nella mia mente nel tragitto tra casa mia e la scuola. 
Il professore, la droga, Ily. 
Le superga producono un rumore ovattato mentre cammino lungo il marciapiede. Estraggo un sigaretta dal pacchetto nella tasca, mi fermo e copro l'estremità scoperta di tabacco e avvicino la fiamma dell'accendino blu metallico, tiro e sbuffo fuori la nuvoletta di fumo. Ripongo tutto nella tasca del giubotto e riprendo a camminare, di tanto in tanto appoggio l'involucro di tabacco alle labbra ed aspiro, cercando di liberare la mente da tutti i pensieri. 
Devo essere preparata e con la mente sgombra per la verifica di geografia per la quale mi sono preparata in parte, dato la visita a sorpresa del prefessore. 
Si era conclusa con lui che se ne era andato senza dire una parola, le mani nelle tasche dei jeans neri e aderenti, testa alta. Non mi aveva dato spiegazioni, mi aveva lasciata ancora una volta sola con i miei dubbi. Odio quando fa così. Quando mi tratta da piccola stupida, quando forse c'entro più io di lui in tutta questa merda.
Se solo mi lasciasse spiegare.. ma perché dovrei spiegargli quello che succede nella mia maledettissima vita? Mi odia, lo odio. Non sono tenuta a raccontargli un emerito cazzo, ma lui si. Centra Ily e Ily è mio fratello. 

Una macchina nera con i finestrini oscurati si accosta accanto a me quando cesso anche io i miei movimenti. Tasto la tasca dei pantaloni in cerca dei fazzoletti, ma non trovo nulla. 
Fa niente, chiederò a.. a nessuno, non importa, starò senza fazzoletti. 
Riprendo la mia camminata e, ovviamente, la macchina si muove con me. Non mi sembra possibile, mi sento catapultata in un film thriller, e ho sempre odiato quel genere. 
Comincio a camminare velocemente, buttando a terra la cicca e facendo un favore ai miei polmoni. Risitemo lo zaino sulle mie spalle e accelero ancora, consapevole della macchina al mio fianco. 
Percepisco il rumore metallico del finestrino che si abbassa e una voce calda e bassa che "E' lei?" chiede al suo compagno, sperando che non stia parlando da solo come un pazzo, ma, naturalmente, vengo smentita. Infatti, una seconda voce, questa poco più alta, ma poco rassicurante, "Si, era con il ragazzo" afferma. 
Mi giro un secondo per riconoscere che l'ultmo che ha parlato è un uomo, lo stesso del giorno prima.
Sono stata una stupida a guardare fuori dalla finestra, sono stata un'emerita stupida a non ascoltare il professore neanche questa volta. 
Sono una stupida, e adesso? 

"Ehi, ragazzina" mi chiama la prima voce, accelero.
"Ehi, dice a te!" mi richiama la seconda.

Ormai non sto più camminando, la mia psedudo corsa e a dir poco oscena ma non mi interessa. Con la coda dell'occhio intravedo la macchina aumentare di velocità e così corro più veloce, la borsa che sbatte sulla mia schiena a ritmo irregolare, il cuore in gola. Ora ho paura. 
Ormai le gambe stanno andando da sole, perché correndo non mi sembra proprio il termine più giusto. Il fiato scarseggia ed è proprio in moementi come questi che ti capita di maledire il moemnto e il motivo per il quale hai iniziato a fumare e intossicarti in quel modo stupido. 
Non mi sento più nulla, l'aria mi sferza il viso e sta diventando insopportabile, è troppo fredda. L'unica cosa che sento è il dolore alle ginocchia e all'anca sinistra.
Devo fermarmi.
Accosto vicino alla staccionata bianca di una casa e respiro affanosamente. Appoggio le mani alle ginocchia e mi piego, non riesco più a correre, il respiro è veloce e i miei polmoni non riescono più a contenere e a buttare fuori l'aria necessaria per una respirazione adeguata. 
Boccheggio in cerca di ossigeno mentre le mie dita si intrufolano tra le ciocche leggermente umide di capelli che mi ricadono sulla fronte. 
Penso di essere vicina all'infarto, quando una mano calda si poggia sulla mia spalla. Con uno scatto mi giro a guardarne il proprietario e perdo dei battiti quando noto l'uomo di ieri esattamente di fronte a me. 

Che cosa vuole ora?

"Tu sei un'amica di Harry" suona più come affermazione che come una domanda.
"Harry? Non conosco nessun Harry." chi è questo, adesso? 
"Oh, andiamo bambolina, non fare la stupida. Non ti hanno insegnato che le bugie non si dicono?" bambolina? 
"Non conosco nessun Harry." ribadisco aancora una volta, sperando che sia tutto chiaro al signore. 
"Ma ieri eri con lui." il suo sguardo è duro appena si abbassa gli occhiali scuri sul naso, la voce è ferma e calda. 

Devo sembrare parecchio un' idiota per l'espressione assunta in questo momento. 
L'uomo sospira, si porta l'indice e il pollice della mano che non stringe la mia spalla sul ponte del naso e chiude gli occhi. 
Mi dispiace fargli perdere la pazienza, ma non so chi sia.

"Styles. Questo cognome ti dice nulla?" 
"Oh.. be, si. E' il mio professore di diritto ed economia" rispondo. 
"Si chiama Harry?" 
"Si, non dice mai il suo nome" annuisce.
"Come mai?" ora sono troppo curiosa. 
"Da quanto vi conoscete?" ma cosa..
"Ma non ha risposto alla mia domanda" preciso, alzando la voce.
"Chiedilo a lui, e ora rispondimi" sorride.
"Da esattamente ieri. Come mai tutte queste domande?" sono stanca, e in ritardo. 
"Segreto" sorride e si passa due dita sulle labbra come se stesse chiudendo una zip immaginaria.
"Non crede che io debba saperlo?" la mia voce si incrina. Sto perdendo tempo. E chi ha tempo da tempo, ma chi non ha tempo.. sto perdendo tempo.
"No" gli angoli delle labbra ancora rivolti all'insù.
"E invece si." sbatto un piede per terra come una bambina capricciosa, scaturendo la risata del signore di fronte a me e di quello ancora seduto in macchina.
"Ci sono tante cose che non sai, bambolina" ridacchia e sposta la mano dalla mia spalla alla mia nuca, risalendo e accarezzandomi la testa in modo paterno. 
"Comunque sono Robin, piacere" mi porge la mano e, titubante, gliela stringo.
"Abby" biascico immersa nei miei pensieri. 
"Lo sapevo" mi fa l'occhiolino, Robin, per poi risalire nell'audi nera del suo amico. 

Mi fa un cenno con il capo e dopo una sgommata mette in pratica una perfetta inversione a 'u' e parte verso il lato opposto della via. 
Altre domande si affollano nella mia mente e la concentrazione per il test sta andando velocemente a farsi fottere. 
Solo una persona è in grado di spiegarmi tutto, e sarà meglio per lui che lo farà. 

Professor Styles, o forse.. Harry?






























Spazio autrice: ehi c: scusate se è da un po' che non aggiorno ma ho dovuto studiare tanto per gli esami che per fortuna finiscono domani. 
Cooomunque, che ne pensate di questo capitolo? Spero vi piaccia, come sempre continuo a due recensioni :)

Buona lettura e al prossimo capitolo.
Fra .xx

  
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