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Autore: Tomoko_chan    03/09/2014    5 recensioni
Il post guerra è forse più doloroso della guerra stessa, perché la salita è più ripida di quanto non fosse prima. Il ritrovamento casuale di una tecnica antichissima del Clan Uzumaki riporterà indietro nel tempo una preoccupatissima Hinata e un Naruto ultra bisognoso dell'affetto dei genitori. Un viaggio che è effettivamente la ricerca di quel qualcosa che manca: perché una guerra sconvolge e lascia tante ferite, tante cicatrici, ma ti lascia senza amore. Un viaggio che metterà a dura prova i sentimenti di Naruto, che cercherà ancora una volta l'aiuto della nostra moretta. Come finirà?
***
[NaruHina doc.] [Accenni MinaKushi]
Vincitrice del contest "Il linguaggio dei fiori" indetto da Naruhinafra sul forum di EFP e dei premi "Miglior affinità di coppia", "Miglior IC", "Premio Grammatica" e "Premio fiore".
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Kushina Uzumaki, Minato Namikaze, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto, Minato/Kushina
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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In cerca di... (te)​
 
♦ Qualcosa da ricordare.

 
 
Quando si svegliò, quella mattina, non c’erano più le braccia di Naruto ad avvolgerla, anche se quella sensazione di calore permeava ancora sul suo corpo. Si chiese se si fosse sognata tutto e non seppe darsi una vera e propria risposta. Si guardò attorno, comunque, notando che il secondo futon già non c’era più e che anche le cose di Naruto erano sparite. Lui non c’era… perché? Scosse la testa, tentando di scacciare quei pensieri. Naruto era una persona gentile, non si sarebbe mai approfittato del suo amore per lui; probabilmente si era soltanto svegliato presto e aveva deciso di lasciarle la camera libera, in modo che potesse fare tutto ciò che desiderava, compreso cambiarsi.
La ragazza tornò quindi a infilarsi il vestito rubato il giorno prima e si guardò allo specchio che c’era in camera, riavviandosi i capelli: le stava bene, era vero, ma si sentiva a disagio ad andare in giro in quel modo, senza la sua amata tuta da jonin a coprire le sue forme. Si guardò intorno, indecisa sul da farsi, quando notò alcuni abiti semplici ripiegati davanti alla porta. Scattò verso di loro, prese la maglia dai due lembi superiori e l’alzò, cominciando ad osservarla. Quella era la T-shirt rubata il giorno prima da Naruto, pulita e linda, ma con ancora il suo profumo addosso. Qualcuno in quella famiglia aveva pensato che forse non le andava di indossare nuovamente il suo abito, ma quella maglia era un chiaro segno che fosse stato Naruto a premunirsi di lasciarle degli abiti, probabilmente immaginando quanto si sentisse a disagio con quel vestito in dosso. Sorrise, sperando dal profondo del cuore che fosse quella la ragione della maglietta. Guardò ancora ciò che era posto davanti alla porta e trovò un paio di pantaloni leggeri, di un profondo nero, troppo corti per essere di un uomo. Immaginò che fossero di Kushina e li indossò, sinceramente grata.
Si pettinò un’ultima volta i capelli passandoci le dita e si preparò per uscire dalla stanza, prendendo un grosso respiro. Aprì la porta e si ritrovò in salotto, dove la famiglia stava già facendo colazione. Si sentì a disagio nel vedere quel dolce quadretto familiare a cui non apparteneva. Erano le dieci e si stupì di vedere lì l’Hokage, ma non ci fece molto caso, perché in realtà non aveva modo di pensare a nient’altro che non fosse scusarsi per il disturbo e ringraziare. Si avvicinò a loro e si inchinò come le aveva insegnato a fare sua madre quando ancora era una bambina. Sentì subito che tre paia di occhi chiari erano fissati su di lei, curiosi.
<< Grazie per gli abiti, non so se sbaglio ma ho immaginato fossero per me. >> affermò, complimentandosi per l’autocontrollo << Scusatemi per il disturbo che vi sto arrecando. >>
I tre risero, compiaciuti. Fu Minato a rispondere.
<< Non devi né scusarti né ringraziarci, Hinata. >> sorrise, in un modo capace di irradiare la stanza << Siamo noi a ringraziare te, perché ti prendi cura del nostro furfante. >> disse, alludendo ironicamente a Naruto << E poi è un vero piacere averti nella nostra casa, così come lo è averti conosciuta. A me basta uno sguardo per capire come è una persona e ho notato subito quanto sei intelligente e forte. La tua anima è così elegante che non smetto mai di stupirmi. >> la vide arrossire e tanto gli bastò come risposta << Vieni a sederti accanto a me Hinata, sarai affamata! >>
Hinata si avvicinò timidamente al tavolo e si sedette con loro per la colazione. Sentiva gli occhi di Naruto fissi su di sé ma non riusciva proprio ad alzare lo sguardo per incontrare quegli occhi cerulei. Tutti quei complimenti da parte di Minato e le premure da parte degli altri due l’avevano messa in soggezione. Non capiva come una persona potesse anche solo trovare lo spunto per farle dei complimenti, eppure Minato sembrava davvero un artista sotto questo punto di vista. Si sentì molto grata e emozionata per tutto ciò che aveva ricevuto; per la prima volta si sentì accettata completamente da quella famiglia, non era più d’incomodo; eppure si era sentita d’incomodo per tanti anni nella sua famiglia, solo negli ultimi tempi era riuscita a recuperare, così si stupiva immensamente della velocità con cui la famiglia Uzumaki era entrata nel suo cuore, ovvero neanche un giorno.
Non si accorse di quanto tempo aveva passato a pensare e a mangiare silenziosamente fin quando Naruto la ridestò con la sua bellissima voce.
<< Grazie per la colazione, ‘tou-san. >> affermò, con un sorriso ilare << Ma adesso io e Hinata abbiamo una piccola missione da svolgere. Vi dispiace se ci rivediamo più tardi? >>
<< Che missione… ? >> provò a dire Kushina, ma venne prontamente interrotta dalla mano di Minato sulla sua.
<< Dai, Kushina, lasciali un po’ stare! >> disse, cercando di mettere a tacere la sua curiosità << Se avessero voluto dircelo lo avrebbero già fatto! >>
Kushina finse di mettere il broncio << Va bene, però siete cattivi. >>
Naruto e Hinata risero, alzandosi da tavola. Finalmente lei ebbe il coraggio di guardarlo e solo in quel momento si accorse che il biondo indossava abiti blu molto morbidi appartenenti al padre. La maglia era quasi dello stesso colore dei suoi occhi, che incrociò poco dopo. Questi la scossero, innescando fremiti e fremiti, perché parevano parlare: “Ricordi questa notte?” sussurravano. Si affrettò ad abbassare di nuovo lo sguardo.
<< Bene, allora noi andiamo. >> annunciò il biondo, avvicinandosi alla porta << Ci vediamo presto. >>
I due genitori salutarono i due ragazzi e gli diedero un paio di raccomandazioni mentre Naruto apriva la porta e faceva uscire la mora, per poi salutare con un sorriso.
Naruto cominciò a camminare in strada con le mani sulla nuca, come suo solito. Hinata lo guardò per un attimo e poi lo affiancò silenziosa. Fra di loro cadde un silenzio imbarazzato e pesante, una calma apparente che celava mille domande e mille pensieri. Cosa devo fare?, si chiese la ragazza, esattamente come il giorno prima. Sobbalzò quando si accorse che Naruto la stava guardando.
<< Hai idea di dove possa essere tua madre in questo momento? >> fu lui a rompere il ghiaccio.
Hinata ci pensò per un attimo. << Credo che sia a casa, ma non possiamo passare di là come normali civili. >>
Naruto inarcò un sopracciglio biondo << Perché? >>
<< Perché mia madre è incinta di me, è al settimo mese. >> rispose la mora, con voce calma << E’ incinta dell’erede del Clan… villa Hyuga sarà sotto sorveglianza e tutto il quartiere in allerta. >>
 
<< Niente che due grandi shinobi come noi non possano superare. >> sorrise Naruto, ottimista << Sarà davvero come una missione! >>
<< Sì ma… dobbiamo stare attenti. >> rifletté la ragazza  << Azzeriamo la nostra presenza e passiamo sui tetti. >>
Naruto annuì e saltò sul tetto più vicino, seguito a ruota dalla mora. Cominciarono a correre verso villa Hyuga tentando di non dare nell’occhio. Il biondo osservava Hinata, che correva davanti a lui, osservando la sua schiena e il modo in cui quei vestiti la stringevano nei punti giusti.
Hinata era una ragazza bellissima. Se ne era accorto solo negli ultimi tempi, da quando quella ragazza era diventata, seppur lentamente, qualcosa di importantissimo. Hinata era forte. Silenziosa, forse, ma decisa, determinata e pura. Come diceva suo padre, Hinata aveva un’anima elegante… lui era riuscito a capirlo dopo anni, mentre a Minato era bastato uno sguardo. Hinata, per lui, era perfetta. Amava il modo in cui la sua sola presenza lo calmasse, quando arrivava portava sempre con sé un raggio di sole caldo e tranquillo. Esattamente come quella notte, quando quella folle avventura era cominciata, lei aveva portato freschezza e serenità in una notte buia e solitaria, dove non riusciva proprio a prendere sonno. Hinata gli era entrata nell’anima già da tempo, ma se ne era reso conto solo quando quella notte passata insieme, sentendo il suo calore sulla pelle, il suo affetto, il suo amore puro, era stato travolto dalla passione e dal bisogno di sentirla sempre più vicina a sé, al suo cuore. Al solo pensiero sentiva le labbra ardere, memori della pelle setosa e nivea che avevano sfiorato da poco.
E adesso… c’era imbarazzo e tensione, e lui stesso aveva paura di dire qualsiasi cosa, parole troppo inutili e sciocche dopo quella notte appena trascorsa.
La vide fermarsi di colpo e appostarsi dietro il cornicione di un tetto, così fece la stessa cosa, affiancandola e guardando proprio dove stava guardando lei.
Seduta sul legno delle scale che davano sul giardino in stile zen posto all’interno di villa Hyuga, ad a malapena una decina di metri di distanza da loro, una giovane donna sedeva tranquilla. Aveva lunghi capelli blu notte che sfioravano il pavimento, grandi occhi bianchi e un sorriso dolce. Indossava un kimono bianco sporco stretto in vita da una piccola fascia verdeazzurra. La donna continuava ad accarezzare il ventre rigonfio. Era assolutamente incantevole.
<< E’ lei. >> sussurrò appena Hinata, gli occhi tristi << E mia madre. Hana Hyuga. >>          
Naruto non rispose subito, non ne aveva la forza. Capiva il subbuglio in cui si trovava adesso la ragazza, così rimase appostato, continuando a guardare quella bellissima e giovane donna. Lentamente, avvicinò la mona bruna a quella nivea della ragazza, sfiorandole appena le nocche, per poi intrecciare le dita alle sue.
<< Forse possiamo avvicinarci, parlarle. >> provò il giovane, distogliendo appena lo sguardo per osservare l’espressione di Hinata, che vide indurirsi << Credo che capirà, esattamente come hanno fatto i miei genitori. >>
<< No, Naruto. Non voglio turbarla con un peso del genere. >> rispose la ragazza, continuando a guardare la madre << Non deve sapere che non mi vedrà crescere. Sarebbe troppo terribile per lei, già lo so. E poi, non so come la prenderebbe mio padre. >> mosse leggermente il capo << No… e comunque non possiamo avvicinarci oltre, perché è continuamente sorvegliata. Temerebbero un attacco. >>
<< Ma con il tuo aspetto, Hinata… >> tentò ancora il biondo << Insomma, si vede che sei una Hyuga! >>
<< No, Naruto. >> fu dura << Mi basta osservarla per un po’, davvero… >>
Il ragazzo si rabbui, ma capiva le ragioni della ragazza. Gli tornarono in mente le parole che lei stessa aveva pronunciato la sera prima: “a volte temo di non ricordarmi più il suo viso.”. Capì quanto fosse importante per lei rivederla, anche se da lontano, e non volle interferire oltre, nonostante provasse l’irrefrenabile desiderio di stringerla a sé e consolarla.
Rimasero in silenzio per qualche altro minuto, quando la scena cambiò e Hinata sussultò istintivamente.
Hiashi aveva raggiunto la moglie portando un vassoio con due tazze e una teiera. Si sedette accanto alla donna, che lo guardava curiosa, e versò il thè nelle eleganti tazze di bambù, porgendone poi uno alla donna, che sembrò ringraziarlo. Hinata si stupì: in tutta la sua vita non aveva mai visto l’uomo preparare il thè, anzi, pretendeva che gli fosse servito sempre allo stesso orario.
Li vide sorseggiare silenziosamente il loro thé per qualche minuto, fin quando Hana disse qualcosa e rise, forse prendendolo in giro. Purtroppo erano troppo distanti per sapere cosa i due si stessero dicendo.
Vide il padre rispondere in modo severo per poi sorridere appena, accarezzando con una mano sul pancione della moglie, che rise nuovamente. Hiashi interruppe quella risata con un bacio forte e deciso, appassionato, anche se si vedeva che tratteneva a stento le risate.
Sentì che calde lacrime cominciavano a scorrere sul suo viso nello stesso momento in cui Naruto protese un braccio e le circondò le spalle, poggiando il mento sulla spalla di lei, tentando di farla sentire meno sola al mondo.
In quel momento ebbe la certezza di qualcosa a cui aveva pensato spesso senza darsi pace o risposte: i suoi genitori si amavano. Davvero. In quel momento capì la freddezza del padre e di tutto il suo Clan, provati da quella morte troppo celere e troppo dolorosa. Capì i suoi silenzi e il suo dolore. Capì di non essere mai stata davvero sola e tutto ciò non fece altro che farla disperare ulteriormente: ormai non vedeva più attraverso le lacrime. Naruto la avvolse fra le braccia e la sollevò, cominciando di nuovo a correre sui tetti per allontanarsi.
<< Scusami, Hina-chan. >> mormorava, tentando di correre il più velocemente possibile << Ma credo che ci avessero scoperto. >>
In quel momento si accorse che, in preda alla disperazione, si era lasciata andare e aveva rilasciato la propria aura, non riuscendo più ad azzerare la propria presenza. Si diede della stupida.
<< E’ stata colpa mia… >>
<< Non preoccuparti. >> l’interruppe lui << Li abbiamo già seminati. >>
Naruto continuò a correre e si fermò soltanto quando arrivò nel bosco, lasciando che Hinata si rimettesse in piedi. Quest’ultima cominciò ad asciugarsi le lacrime con i pugni chiusi, proprio come farebbe una bambina.
Naruto se la ricordò esattamente identica a quando la salvò dai bulletti, ancora bambini.
<< Ehi. >> Naruto la spinse contro il proprio petto, abbracciandola protettivo e passando una mano fra i suoi capelli << Calmati, avanti. Non hai motivo di piangere. I tuoi genitori si amavano e ti amavano. >>
Hinata si strinse a lui e si aggrappò alla maglietta, mentre lui continuava ad accarezzarle la nuca, sinceramente grato di poterla avere così vicina a sé.
<< Senti Hinata, ti va di distrarci un po’? Mi è venuta un’idea. >>  la scostò da sé, guardandola negli occhi umidi e brillanti, meravigliosi << Ti va di cambiare in qualche modo l’ambiente che ci circonda? Non so, qualcosa che possiamo riconoscere solo noi. Non credo cambi molto il futuro, ma magari ritroveremo i segni del nostro passaggio nel presente… Ti va? >>
Hinata annuì, sorridendo e asciugandosi le ultime lacrime.
<< Cosa ti va di fare? >> chiese, grattandosi il naso, pensoso << Io pensavo a qualche scritta oppure ad accorciare il naso a qualche testa di pietra… cose così! >>
Hinata per poco non si mise a ridere, ma tentò di contenersi, muovendo piano il capo in segno di diniego.
<< So che ti chiedo tanto, ma potremmo fare una cosa per mia madre? >> chiese, titubante.
<< Farei qualsiasi cosa per te, Hinata-chan! >> rispose lui prontamente, facendola arrossire << Avanti, spara. >>
<< Ecco… >> distolse lo sguardo e prese a torturarsi le mani, agitata, ma con un velo di malinconia negli occhi << Ci terrei molto a fare qualcosa per mia madre, lasciarle qualcosa che la consoli, che la tranquillizzi nei momenti di difficoltà che presto si ritroverà ad affrontare… >> si fece forza e si voltò per guardarlo negli occhi, cercando di apparire più sicura possibile << Vedi, mia madre amava molto i tulipani rossi. So che se trovassimo un posto immenso per piantarli, mia madre davanti a quello spettacolo si sentirebbe rinata. >>
A Naruto brillarono gli occhi << Oh, si, facciamolo! >> rispose, entusiasta << Quale sarebbe il posto più giusto, secondo te? >>
<< Il bosco vicino all’ospedale di Konoha. >> affermò la mora << E’ uno dei pochi posti che non è andato distrutto e… beh, mia madre passava molto tempo da quelle parti. >>  
<< Capisco. >> le disse, sorridendo dolcemente. Con una mano prese ad accarezzarle i capelli << Credo che dovremmo cominciare subito. Andiamo dagli Yamanaka! >>




 

Angolo di Tomoko-chan.
So perfettamente che ogni volta che mi faccio viva torno promettendovi che sarò qui più spesso,
e mi dispiace molto non riuscire a mantenere le promesse, quindi non ne farò più. Il periodo è 
molto brutto e non sto qui a dirvi perchè, ma sappiate che la voglia di scrivere scarseggia come
la possibilità di frequentare questo sito. Spero che continuerete a seguirmi e a farmi sapere se
questa storia vi piace o no. Intanto potete seguirmi su fb!
https://www.facebook.com/tomoko.efp.autrice
 
 
   
 
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