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Autore: HannibalLecter    03/09/2014    2 recensioni
Charlotte Addams, nonostante condivida il cognome con una delle famiglie più lugubri della tv, è un'allegra e sbadata maestra che ama i cartoni animati, i colori pastello e i cereali al miele per bambini.
Trovatasi senza un tetto sopra la testa si imbatte per caso in tre ragazzi alla disperata ricerca di un coinquilino.
Nathaniel, Maximilian e Jacob si ritroveranno così a dover fare i conti con l'incontenibile vitalità della ragazza, che spesso li trascinerà in vere e proprie follie.
Tra missioni impossibili, piante carnivore, gatti obesi, nuovi amori, gite all'Ikea e bagni nell'oceano riusciranno a convivere?
[Mi sono chiaramente ispirata alla serie Tv 'New Girl']
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Pioveva.
Avevo perso una lente a contatto.
Ed ero ufficialmente una senzatetto.
Mi chiesi come fosse possibile ridursi in uno stato così miserabile nel giro di due giorni.
Cercai di proteggermi la testa con un vecchio giornale scovato chissà dove mentre, con tutte le mie forze, tentavo di trascinare la mia valigia in stoffa rosa decorata con un bel primo piano sorridente di Peppa Pig.
Raggiunsi la pensilina della linea 17 e, una volta al riparo, mi sedetti stravolta sulla panchina in ferro.
Ricapitolando: ero bagnata come un pulcino, ero cieca come una talpa e senza casa come la cicala farfallona delle favole. Insomma ero una sorta di giardino zoologico ambulante se a questo univamo anche il maialino sul mio bagaglio e la mia cuffia a forma di renna.
Mi feci forza e mi alzai per vedere se era in arrivo l'autobus ma proprio in quel momento sfrecciò davanti a me a tutta velocità un'auto e che, centrando in pieno l'ampia pozzanghera che si era formata ai piedi del marciapiede, sollevò un'onda anomala che si abbatté senza pietà su di me.
Alzai un braccio gocciolante e urlai: «Brutto troll delle montagne! Non ti hanno insegnato le buone maniere? Adesso mi annoto la tua targa e poi vengo a farti visita nella tua grotta nella foresta, vedrai!».
In verità vedevo tutto sfuocato e quella appena passata avrebbe potuto essere anche la Bat-mobile o l'auto dei Flinstone che io non me ne sarei accorta.
Tremando di freddo tornai sotto la tettoia e mi sedetti abbattuta.
Sconsolata mi guardai attorno fino a fermare il mio sguardo sul simpatico animaletto rosa della mia valigia.
«Sai Peppa, a volte, ti invidio: tu vivi felice e spensierata su una collina verde in compagnia di un fratellino che piange a fontana, con cui saltare in galosce nelle pozzanghere», sorrisi e mi strinsi nel cappotto azzurro fradicio.
Evidentemente avevo offeso il karma in qualche modo ed ero stata punita. Eppure non ricordavo di aver commesso dei peccati imperdonabili.
Ok, dovevo ammettere che il mio commento sul bebè della vicina di casa di mamma non era stato simpatico, ma io lo avevo fatto in buona fede scambiando seriamente il neonato per una tenera scimmietta. E quella volta indossava gli occhiali. Però caro karma sarebbe bastata una lettera, nella quale mi consigliavi di prenotare una visita urgente da un medico oculista, non c'era bisogno che arrivassi a tanto.
In verità avevo anche sbagliato a comprare i fiori per l'anniversario dei miei nonni ma la colpa non era stata mia, assolutamente no, era stata la commessa del negozio di fiori ha interpretare male le mie parole e a confezionarmi un bouquet di crisantemi con allegato biglietto bordato di nero contente il triste messaggio 'Sarete sempre nei nostri cuori, riposate in pace'.
Evidentemente voleva punire la mia sbadataggine e il mio essere perennemente distratta e maldestra.
Mi rigirai tra le mani il giornale impregnato di pioggia che avevo usato per ripararmi malamente dal torrente d'acqua che le nuvole stavano gentilmente scaricando sul pianeta terra.
Il mio occhio casualmente fu attratto da un annuncio racchiuso in una cornicetta decorata con tanti caschi di banane. A chi mai potrebbe venire l'idea folle di usare delle banane per racchiudere un articolo su un quotidiano? Intendo oltre a me, anzi io forse avrei utilizzato delle fragole.
Incuriosita lessi:
 

Cercasi coinquilino con cui condividere uno spazioso e luminoso loft situato nel quartiere di Telegraph Hill. Stanza singola. Prezzo ragionevole. Per informazioni telefonare al 4157798523 dalle 18.23 alle 23.47. Whiting Street 17, Telegraph Hill, San Francisco, US.

 
Destino?
No, no, era uno strano stratagemma messo in atto dal karma per farsi perdonare.
Senza perdere tempo balzai in piedi, infilai il giornale nella mia borsa decorata con fiori e piccole mucche e, sempre tirando il mio ingombrante bagaglio, mi avvicinai alla strada, pronta a fermare un taxi.
In auto tirai fuori uno specchietto di Barbie, regalo di una bambina di seconda elementare che aveva cambiato scuola due mesi prima, e fissai il mio riflesso.
Sbuffai e chiusi l'occhio sprovvisto di lente per fare in modo di vedere qualcosa che non fosse nebbia.
Sembravo scampata ad un naufragio, perfetto, non avrebbero potuto rifiutare di accogliermi sotto il loro tetto.
«Signorina? Siamo arrivati, sono 20$», mormorò annoiato l'autista.
«Venti? Gentile signore non le sembra un prezzo un tantino esagerato?», domandai sfoderando il mio miglior sguardo angelico.
Lui imperturbabile ripeté: «Venti dollari»
Avevamo percorso duecento metri! Che fine aveva fatto la galanteria? Dove erano finite le persone gentili e oneste di cui raccontavano le fiabe che leggevo spesso in classe?
«Che ne dice di 10$ e uno specchietto di Barbie?», chiesi suadente.
«Chiamo la polizia. Venti dollari!», ribatté scorbutico quello.
Che maleducazione! La polizia? Per cosa poi? Signorina è in arresto per tentata corruzione e contrattazione?
Gli porsi le banconote e scesi dall'abitacolo tirando la maniglia della valigia, che mi cadde sui piedi coperti da leggere ballerine.
«Accipigna! Che dolore!», sfilai i piedi e iniziai a saltellare, incurante di essere al centro della strada.
Sbuffando e canticchiando tra di me la canzoncina della Sirenetta per non pensare alla fatica, trascinai la valigia fino all'ingresso del palazzo.
Di fronte a me c'erano una fila di cassette delle lettere, tra tutte saltava all'occhio l'ultima a destra: rossa, ricoperta di scotch, scoppiava letteralmente tanto era piena di cataloghi, buste e dépliant.
E proprio su quella trovai un biglietto decorato con banane che recava scritto il medesimo annuncio del giornale. Abbassai lo sguardo e lessi, al di sotto del biglietto, il numero del loft: 4D.
Trionfante, recuperai il mio macigno e mi diressi felice verso l'ascensore.
Una volta giunta al quarto piano mi sistemai velocemente i capelli e poi suonai il campanello.
Aspettai pazientemente che qualcuno mi aprisse ma al di là della porta tutto taceva. Mi avvicinai e appoggiai l'orecchio al legno dell'uscio, cercando di captare eventuali rumori e proprio in quel momento la porta venne spalancata e io, sbilanciata in avanti, ruzzolai letteralmente all'interno dell'appartamento.
Sorridendo imbarazzata osai alzare gli occhi e incontrai lo sguardo perplesso di un ragazzo biondo, che mi squadrava dall'alto.
«Ehi Jake, cos'è stato questo rumore? Sei caduto nuovamente dal divano eh?», ridacchiò una voce alle sue spalle.
Poco dopo un nuovo viso fece capolino nell'ingresso e un nuovo paio di occhi curiosi iniziò ad osservarmi.
«Nat! Vieni a vedere!», urlò il biondo senza distogliere lo sguardo dal me, ancora in ginocchio sul loro zerbino.
«Insomma ragazzi! Tutto questa confusione è dannosa per il mio benessere e per la mia pelle. Guardate, su guardate! Ad ogni rumore molesto mi spunta una ruga e questa maschera di avocado, broccoli, uova, tonno e lenticchie è efficace si ma non miracolosa!», si lamentò una voce subito seguita dall'apparizione di un ragazzo moro in accappatoio, con una strana crema verdognola spalmata sul viso.
Il biondo ruppe il silenzio creatosi:  «Questa è occupazione illecita di uno zerbino privato. Stai anche nascondendo la scritta 'Benvenuto, pace e amore a te, fratello'», sbottò.
«Oh...ehm...io, chiedo scusa», borbottai alzandomi e cercando di recuperare un briciolo di dignità.
Il ragazzo con il volto ricoperto di una sostanza non ben definita mi fissava sospettoso, con gli occhi stretti: «Chi sei? Cosa vuoi da noi? Ti mandano gli sbirri? Sei una narcotrafficante? Venditrice di zufoli peruviani?», fece una pausa e poi si illuminò «Sei la ragazza del corriere espresso! Hai portato il mio Super Potenziatore di Muscoli per veri Machi? Dov'è, dov'è?», chiese eccitato allungando il collo per vedere se alle mie spalle ci fosse un pacco.
Sorrisi titubante e porsi incerta la mano al biondo che mi stava di fronte: «Sono Charlotte Addams, ho visto il vostro annuncio e...», non riuscii a finire perché il ragazzo castano, giunto per secondo all'ingresso, esclamò: «Addams?!»
Il biondo, di fronte alla mia espressione confusa, mi chiese: «Con quante d?»
Li fissai interrogativamente: «Con due, perché? Come la Famiglia Addams!», conclusi sorridendo. Avevo sempre adorato il fatto di chiamarmi come loro.
«No! Lontano da noi! Ragazzi chiudete la porta!», il ragazzo che mi aveva posto la strana domanda balzò in avanti cercando di chiudermi fuori dal loft, «Non vogliamo una zia Fester in casa! Ho paura...».
Il ragazzo moro, che mi aveva scambiato per una postina, si fece avanti e si oppose al suo amico: «Smettila Max! Stavi dicendo, angelica creatura?», mi chiese sbattendo le ciglia impiastricciate della sua improbabile miscela di bellezza.
Lo guardai, spaesata da quel cambio repentino, e gli risposi: «Ho letto il vostro annuncio e dato che ho un disperato bisogno di trovare una nuova casa, bè, eccomi qui!».
Lui mi squadrò da capo a piedi prima di bisbigliare: «Concilio!», e chiudermi la porta in faccia.
Rimasi impalata sul pianerottolo mentre dall'interno del loft provenivano strani grugniti, borbottii e insulti poco gentili.
Pochi secondi più tardi l'uscio si spalancò e il biondo sorridente mi annunciò: «Sei dei nostri!»

 
  
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