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Autore: Nanda    24/09/2008    3 recensioni
Non poteva, lui non poteva vivere senza di lei. Era come l’aria che saziava i suoi polmoni, come il sangue che affluiva nelle sue vene, come l’anima vestita del suo corpo. Lei era l’unica cosa che avesse desiderato veramente nella sua vita. Non poteva, lei non poteva vivere senza di lui. Era come il vento che con stilettate nel petto saziava la sua anima, come fuoco nelle vene, come l’anima vestita del suo corpo. Lui era l’unica cosa che avesse desiderato veramente nella sua vita.
Genere: Triste, Malinconico, Poesia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3°

 

AMORE, DOLCE OSSESSIONE…

 

Dopo quella sera i giorni a scuola presero a trascorrere abbastanza velocemente a detta di Ginny e prima di quanto pensasse arrivò il giorno della prima visita ad Hogsmeade. Aveva sempre adorato quei momenti, andare in giro per il piccolo paese, bersi una burrobirra ai Tre Manici di Scopa e scorazzare con Harry, Ron ed Hermione per le viuzze della cittadella. Non l’aggravava il pensiero di non potersi permettere niente all’infuori di qualche caramella da Mielandia e, anche se così fosse stato, non le avrebbe poi migliorato tanto la situazione. Per cui era sempre genuinamente felice di passare un po’ di tempo in più a scherzare e a divertirsi senza il pensiero delle lezioni e dei compiti.

Riguardo al rapporto con Giulia non aveva avuto il coraggio di troncarlo così, senza neanche poterle dare una spiegazione precisa sul motivo, ed inoltre lei non voleva abbandonare la sua amicizia alla quale, anche se tremendamente dolorosa, già teneva moltissimo. Man mano che i giorni passavano e la loro amicizia si rafforzava Giulia le raccontava sempre più della sua vita e anche Ginny aveva cominciato a rivelare qualcosa della propria famiglia e di se stessa, cercando di tralasciare argomenti che avrebbero potuto mettere entrambe a disagio. Inoltre era sempre piacevole stare assieme a parlare e a fare i compiti, quindi perché avrebbe dovuto non parlarle più se stava così bene in sua compagnia? Semplicemente non si sarebbe avvicinata in presenza di Draco, non sarebbe dovuto essere così difficile. Avrebbe solo dovuto prendere qualche accorgimento in più. Così aveva continuato a frequentare la biondina e, con suo grande piacere, il fratello Angelo, che trovava un ragazzo adorabile. Sempre dolce e carino con lei, simpatico in un modo in cui solo Ron sapeva essere. Aveva sempre il sorriso in bocca, riusciva, anche nei giorni più neri, ad infonderle un pizzico del suo innato buonumore e l’aiutava in Pozioni, in cui scoprì di essere sensibilmente migliorata passando da una T ad una A con sommo dispiacere di Piton. Era un ragazzo molto simpatico e spesso l’aiutava a non pensare a ricordi tristi che avrebbero potuto irrimediabilmente rovinarle la giornata.

Tuttavia non bastava. Avere sempre Angelo attorno con una delle sue battutine pronte all’uso non la distraeva abbastanza da farle completamente dimenticare la sua vita passata aiutandola a riprendersi del tutto. Certo, da quando lo aveva incontrato poteva benissimo dire che era l’unico, assieme ad Harry, in grado di farle tornare il buonumore, ma spesso, quando si trovava sola in biblioteca, o quando era a letto, non poteva frenare il flusso di pensieri della sua mente e più di una volta si era “inspiegabilmente” ritrovata in lacrime il mattino dopo, con il cuscino molto simile ad una spugna tanto era bagnato. E allora si chiedeva spesso cosa avrebbe dovuto fare per porre fine a quel suo dolore silenzioso e tutto ciò che riusciva a fare per cercare di migliorare la sua situazione sentimentale era asciugarsi le lacrime con una mano e il cuscino con un colpo di bacchetta, confondendosi nella calca informe di studenti così da dimenticare per un po’ i propri pensieri. Avrebbe tanto voluto riassaporare il calore delle sue mani sul suo corpo, sentire il proprio collo baciato dal suo respiro caldo e regolare… avrebbe tanto voluto poter baciargli la mandibola, stringerlo fino a farsi male… avrebbe tanto voluto rivivere ogni attimo passato assieme e cancellare ogni residuo del suo dolore lacerante. Ma, anche se Ginevra Weasley non se ne accorgeva, era proprio quell’”avrebbe voluto” al condizionale che condizionava irreparabilmente il suo volere.

Ginny…” il dormitorio femminile Grifondoro era illuminato dalla luce del sole che filtrava attraverso le finestre e le tende, creando un cono di polvere volante lungo la sua traiettoria. Quasi tutti i letti erano già vuoti e messi apposto, fatta esclusione ovviamente di quello della rossa, che dormiva ancora profondamente senza prestare alcuna attenzione agli scarsi tentativi di sveglia di Hermione. Aveva uno sguardo corrucciato nel sonno e le mani erano serrate a pugni sul bordo delle coperte. I capelli erano sparpagliati disordinatamente sul cuscino e creavano un forte contrasto con il suo candore, e il suo respiro era irregolare, come se stesse correndo ininterrottamente da un’ora. Ma Hermione non prestò molta attenzione a questo suo stato, cercando di svegliarla e pensando che l’amica stesse facendo uno dei tanti incubi che era solita fare in quell’ultimo periodo della sua vita.

Ron era stato molto chiaro. Inizialmente Hermione aveva creduto che a tavola stesse solo scherzando sul controllo perentorio di ogni singola mossa della rossa  o che comunque fosse spinto dalla tensione del momento, ma giunti nella Sala Comune l’aveva tirata da parte e molto chiaramente le aveva dato l’”ordine” tassativo di controllarla. Come se lei non avesse una vita, come se lei non avesse alcun tipo di interesse, no, lei era solo l’addetta alla sorellina, solo una stramaledetta balia. Ma in fin dei conti si era rassegnata a tutto ciò e aveva dato il suo assenso, sicura che se non lo avesse fatto il rosso non le avrebbe più rivolto la parola per tutta la sua misera vita. Questo voleva dire quindi che avrebbe dovuto svegliare Ginny e accompagnarla personalmente ad Hogsmeade, facendo attenzione a che non sfuggisse dal suo campo visivo così da poter combinare qualche incredibile cazzata, come le aveva detto Ron serio. Ed Hermione voleva davvero tanto pensarla come il suo amico, ma non riusciva a pensare altro riguardo quella situazione se non che fosse stramaledettamente patetica e ridicola fino all’inverosimile.

Ginny, Gin…” scosse un pochino le spalle della ragazza tentando di fare il più delicatamente possibile e tutto ciò che ottenne fu un grugnito di protesta. Poi Ginny schiuse lentamente gli occhi, richiudendoli subito dopo per la luce accecante del giorno, e piano li adattò alla luminosità presente nella stanza, cercando di focalizzare ciò che la circondava. Hermione si alzò in piedi riacquisendo un minimo del suo solito contegno come era solita fare.

            “Certo che svegliarti è un problema. E meno male che questa mattina non abbiamo lezioni, su vestiti ci stanno aspettando di sotto, siamo già in ritardo.” La rossa ancora imbambolata per il sonno la guardò corrugando la fronte. Poi spostò lo sguardo al calendario appeso lì vicino e cercò di individuare il giorno. Improvvisamente saltò giù dal letto e andò alla ricerca della biancheria pulita nel cassetto.

            “Mi chiedevo quanto ci avresti messo a rendertene conto!” disse Hermione, poi si sedette sul letto osservando i movimenti frenetici dell’altra.

            “E’ mai possibile che mi dovete sempre svegliare all’ultimo secondo?” disse Ginny trovando finalmente ciò che cercava.

            “Dovete?”

            “Si, tu, Katie, Jen… mi svegliate quando sapete che ormai il ritardo è assicurato.” Detto questo s’infilò nel bagno lasciando l’amica fuori. Pochi secondi dopo riaprì la porta rivolgendosi seria ad Hermione.

            “Puoi andare se vuoi.” L’altra scosse repentinamente la testa in segno di diniego.

            “No. Ti aspetto.” Ginny fece un’impercettibile alzata di spalle poi sparì dietro la pesante porta di legno massiccio. Un quarto d’ora dopo uscì dalla porta con una gonna più corta di quella solita della divisa della scuola e una camicetta priva di cravatta e leggermente sbottonata nella parte superiore. Con un incantesimo arricciò un po’ alle punte i capelli e li fece ricadere liberi sulle spalle tenendo il mantello nero con lo stemma Grifondoro su un braccio. Si diede un’ultima occhiata allo specchio e si voltò sorridente verso Hermione.

            “Andiamo.”

 

*******

 

            Nella Sala Grande del castello, invece, un ragazzo consumava pigramente la colazione dando un’occhiata disinteressata alle notizie della Gazzetta del Profeta arrivatagli poco prima. Rita Skeeter aveva scritto un altro incredibile articolo sul famigerato Harry Potter, il mago più potente di tutti i tempi dopo Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Storse le labbra perfette in una smorfia di assoluto disgusto facendo scorrere lo sguardo su alcune righe dell’articolo.

 

            Harry Potter. Un nome, una leggenda, un semplice ragazzo di periferia. I più piccoli lo venerano, i più grandi lo stimano, i suoi nemici lo temono. Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato lo teme.

 

            Draco Malfoy allargò le labbra in un sorrisetto ironico nel leggere quelle parole. Voldemort paura? Tutto ciò che in quel momento avrebbe avuto voglia di fare sarebbe stato urlare a tutti quanti che Voldemort non avrebbe mai temuto un piccolo verme come Potter, che probabilmente se avesse letto quelle poche parole avrebbe ucciso Rita Skeeter senza neanche un briciolo di reticenza. Se solo avesse voluto, avrebbe già ucciso anche Harry Potter. Ma era stato molto chiaro in merito, con lui e suo padre e tutti i Mangiamorte. Non è ancora tempo di grandi battaglie…

 

            Ma se è così perché non ci salva? Perché non salva tutto il mondo dalla morsa del male, perché non utilizza la sua maestria e le sue arti magiche oscure e potenti per sconfiggere chi potrebbe portare il Mondo Magico in crisi e potrebbe uccidere ogni singolo babbano, mezzosangue o impuro, portando alla distruzione della Comunità non Magica? E, con grande dispiacere, io, Rita Skeeter, attraverso le mie attendibilissime fonti, sono arrivata a sciogliere i nodi dal pettine mettendo in chiaro la situazione…Harry Potter è solo un mito… e nient’altro. Un diciassettenne come tutti gli altri, che frequenta ancora la scuola, che non ha alcuna maestria nell’uso della magia e che non sarebbe in grado di mettere in salvo da questo dramma che interessa il mondo intero neppure la sua civetta. È un ragazzino, che per di più ha trascorso gran parte della sua vita tra i babbani, è quasi un babbano in base all’educazione ricevuta per i primi undici anni della sua vita. Secondo voi riuscirebbe a salvare il mondo e ad uccidere il Mago Oscuro? Ne  dubito fortemente.

            Per anni egli non ha fatto che accrescere i suoi poteri, limare le sue capacità già molto elevate, spargere il sangue delle sue vittime su una terra del tutto innocente di tutto il male al quale ha assistito. Credete che sarebbe tanto difficile per lui mozzare per sempre il respiro di un bambino come Harry Potter? No, per questo io dico che Harry Potter non vale nulla per il bene della nostra comunità, per il mio bene e per il vostro bene e quello dei vostri figli. Forse Silente è troppo vecchio per rendersi conto…

 

            Draco?” quella voce. Troppe volte l’aveva sentita per poterla dimenticare, troppe volte aveva pronunciato il suo nome, con allegria contagiosa, con passione ardente… troppe volte lui si era lasciato cullare addormentandosi e abbassando tutte le sue difese. Troppe volte…

            Giulia…” il suo cuore smise di pulsare prepotentemente nel petto e il sangue riprese ad affluire correttamente per tutto il suo corpo.

            Perché? Perché con lei non era lo stesso? Perché le farfalle che aveva avuto fino a un momento prima nello stomaco, quando aveva creduto che fosse qualcun altro, erano volate via e non avevano lasciato nulla se non… indifferenza? Il suo sorriso era bianco e trasmetteva tutta la chiarezza dei suoi sentimenti ma lui, lui era degno di…

            “Cosa fai questa mattina?” disse sedendosi accanto a lui irritando Blaise, che dovette stringersi di più a Tiger per farle posto. Draco piegò il giornale abbandonando il muffin che stava piluccando fino a poco prima sul suo piatto.

            “Credo che rimarrò qui.” E poté leggere dispiacere, puro e semplice dispiacere nei suoi occhi verdi, quei bellissimi occhi verdi maledettamente espressivi…

            “Però se vuoi potremmo stare assieme in Sala Comune stasera...” si affrettò a dire mordendosi subito dopo la lingua per tale oscenità. Sorrise e lui non poté fare a meno di gioire per essere stato la causa di quell’esplosione di allegria.  

            “Oh va bene…hai bisogno che ti prenda qualcosa ad Hogsmeade?” ed era di nuovo felice. Genuinamente felice di poter stare con lui, e questo era da lei… lei che per tanto tempo lo aveva fatto impazzire con quel suo comportamento da bambina.

            Niente…” poi sembrò pensarci un po’ di più ricordandosi di qualcosa di importante.

            “Oh, un po’ di lucido per scope effettivamente mi servirebbe.” Lei sorrise di nuovo mettendolo improvvisamente di buon umore.

            “Bene, lucido per scope… ci vediamo dopo.” Così dicendo gli posò un lieve bacio sulle labbra per salutarlo e se ne andò di gran corsa fuori dalla Sala Grande. Blaise tornò al suo posto pulendosi lo sporco invisibile (Che poi tanto invisibile non è!) lasciatogli da Tiger.

            “Certo che quella farebbe di tutto pur di accontentarti come d’altronde tutte le ragazze di questa maledetta scuola.” Il biondino si voltò verso il cugino con una certa nota di spavalderia.

            “Non si può dire lo stesso di te invece.” Il moro si rabbuiò ancora di più a quell’affermazione.

            “Già.” Disse solamente arrendendosi all’evidenza. Draco rise impercettibilmente, poi riprese il muffin dal piatto addentandolo con gusto.

 

*******

 

            I vicoli della piccola cittadella erano bui e stretti, vi si sarebbe potuto perdere qualcuno che non vi era mai passato prima, ma la strada principale era affollata e larga e piena di negozi dove fare compere. Mielandia, Zonko, Madame Zefira, Mr. Quidditch, I Tre Manici di Scopa, La Testa di Porco. C’era una così grande varietà di negozi e locali dove passare allegramente il tempo che spesso, soprattutto ad Harry e Ron, il tempo a disposizione non bastava mai. Ma il negozio che ai due amici piaceva di più era sicuramente “Lo Stanzino delle Scope”. Il nome forse non era un granché ma sicuramente era il negozio più bello del paesino dal punto di vista di un accanito tifoso e giocatore di Quidditch. Trattava ogni tipo di scopa, dalle più vecchie alle più veloci, vendeva ogni tipo di trattamento per il proprio manico e particolari oli che garantivano l’inalterabilità della sua velocità nel corso del tempo. Negozio dove, fatta esclusione di Mielandia, Harry e Ron facevano tappa fissa per il solo piacere di fissare i nuovi modelli in vetrina, lasciando Ginny ed Hermione libere di vagare per un po’ da sole senza la presenza asfissiante dei due ragazzi.

            Quando si trattava di Quidditch anche Harry diventava insopportabile. Così Ginny ed Hermione avevano optato, come d’altronde facevano sempre, per una buona burrobirra da Madama Rosmerta, in attesa che i due si scollassero dal vetro.

            “Allora ragazze, cosa posso portarvi?” una donna grassoccia con un largo grembiule legato ai fianchi prosperosi comparve di fronte alle due ragazze con un piccolo block notes dove appuntare le ordinazioni e una piuma malridotta. Ginny le sorrise sinceramente.

            “Due burrobirre fumanti.”

            “Altro?” chiese con il suo timbro forte la donna rispondendo al sorriso.

            “No.” Risposero all’unisono.

            “Bene, arrivano tra un momento.” Così dicendo scomparve dietro il bancone. Proprio in quel momento entrò nel locale una ragazza mora con i capelli leggermente mossi legati in una coda. Vide Ginny seduta poco distante dall’entrata e la salutò gesticolando più del solito e baciandola su una guancia una volta che si fu avvicinata abbastanza da poterlo fare.

Hey, è da un po’ di giorni che ti cerco ma non ti trovo mai da nessuna parte, è successo qualcosa?” chiese sedendosi accanto ad Hermione e abbandonando la sua tracolla pesante sulla sua coscia. La bruna si spostò un po’ scocciata.

            Non aveva mai sopportato quella Serpeverde amica di Ginny, come d’altronde lei non aveva mai sopportato Hermione, anche se non lo dava mai a vedere limitandosi semplicemente a ignorarla, come stava facendo in quel momento. La rossa sembrò non rendersi conto del fastidio dell’amica, contenta di rivedere Mery, la sua vecchia compagna di guai.

            “No, è che sto studiando molto con Giulia…” a quel nome l’altra strabuzzò gli occhi spalancando leggermente la bocca come un pesce fuor d’acqua.

            “Giulia? Ma non avevi già finito di scontare la punizione?”

            “Si ma siamo diventate amiche, sai avevi ragione, è molto simpatica alla fin fine.” L’altra la guardò ancora più stupita di prima.

            “No, Ginny e Giulia amiche, certo che…” stava per fare qualche allusione ma data la presenza ben visibile di Hermione preferì deviare il discorso su un sentiero meno ripido.

            “Ricordi vero di domani?” Ginny corrugò la fronte senza capire.

            “Non mi dirai che ti sei già dimenticata?”

            “A dire il vero… si.”

            Bhè comunque non importa, è stato rimandato tutto alla prossima settimana, giovedì precisamente.”

            “Ma COSA esattamente è stato rimandato tutto alla prossima settimana?” la moretta sorrise sollevando le sopracciglia in una espressione buffa.

            “Questa è una sorpresa.” Ginny la guardò seriamente incrociando le braccia al petto.

            Mery?”

            “Dai Gin, stai tranquilla!”

            “Non sono mai stata tranquilla con te e sai una cosa?” l’altra accennò un no con la testa sorridendo divertita.

            “Ho sempre fatto bene.” Poi arrivarono le burrobirre in tavola e Ginny si riprese prendendo una lunga sorsata dal suo boccale fumante.

            “Ne vuoi una anche tu?”

            “No grazie…” disse la riccia alzandosi dal suo posto e prendendo la tracolla.

            “Io vado, devo ancora sbrigare un sacco di faccende e poi… mi aspettano!” la rossa corrugò la fronte poi decise di non indagare oltre salutandola con un bacio sulla guancia. Non appena la ragazza mora uscì dal locale facendo svolazzare da tutte le parti la sua gonna a pieghe verde smeraldo Hermione si sporse verso Ginny, che proprio in quel momento aveva ripreso a bere dal suo boccale, chiedendo spiegazioni.

            Ginny, non credo di aver capito molto ma… dov’è che vai giovedì?” l’altra fece spallucce posando con un tonfo il boccale sul tavolo, dove andarono a posarsi alcune gocce del liquido caldo.

            “Ah non lo so!” la moretta si avvicinò ancora di più per essere sicura che nessuno ascoltasse la loro discussione.

            Ginny… ma ti rendi conto di ciò che stai facendo? Come ti è saltato in mente di accettare senza sapere neanche dove esattamente devi andare?” disse agitandosi sulla panca e portando una ciocca di capelli dietro l’orecchio.   

            “A dire il vero non ho accettato, ma mi ha accennato che aveva paura… ah si, di Blaise. Dice che se avesse avuto strane idee, in mia presenza non avrebbe potuto fare niente.” L’altra strabuzzò gli occhi a quelle parole.

            “Ma Ginny, e come credi di dirglielo a tuo fratello? Se non ti manda neanche in Dormitorio senza che qualcuno di fiducia ti accompagni credi davvero che ti manderebbe sola con una Serpeverde in un luogo misconosciuto dal mondo?” Ginny roteò gli occhi.

            Hermione sta calma, stai rendendo la situazione tragica… semplicemente non dirò nulla a mio fratello, se fosse per lui non andrei neanche in bagno da sola… e non verrà mai a saperlo, a meno che qualcuno non glielo dica ovviamente.” Immediatamente le guance rosee di Hermione divennero di un forte color porpora.

            “Non dirò niente a Ron, ma se ti scopre…

            “Non succederà.”

            “E se ti succedesse qualcosa? Se fosse tutta una trappola per…

            “HERMIONE! Calmati, non mi succederà assolutamente niente. E poi credo che tornerò quasi subito, non ho mai amato fare la terza in comodo.” Così dicendo vuotò del tutto il boccale con un unico sorso asciugandosi delicatamente la bocca con un fazzoletto. Hermione si rilassò poggiandosi allo schienale della panca di legno massiccio.

            Ragazzeeeeee, hey!” un ragazzo dalla chioma rossa attirò l’attenzione di Ginny, Hermione e tutto il locale, facendo ondeggiare le mani in segno di saluto. Ginny ebbe solamente il tempo di portare l’indice alla bocca mostrandolo ad Hermione prima di accogliere affettuosamente la furia di suo fratello Ron.

 

*******

 

            L’acre odore di muffa mescolato a quello pungente delle migliaia di intrugli perfettamente posizionati sugli scaffali gli stava dando alla testa. In più lo spazio ristretto e chiuso era tanto impregnato di quell’odore disgustoso che gli sembrava quasi non ci fosse più spazio per l’ossigeno vitale di cui aveva bisogno in quel momento. Richiuse la porta inspirando a pieni polmoni l’aria pulita del corridoio. Forse avrebbe fatto meglio a chiedere al professor Piton. Forse lui era abituato ad entrare lì dentro. In questo modo si sarebbe potuto risparmiare di entrare in quella stanza maleodorante rischiando di soffocare per assenza di ossigeno. Ma sapeva che sarebbe stato troppo pericoloso. Se avesse chiesto spiegazioni? Se gli avesse sequestrato la pozione? C’erano troppi se ed inoltre senza pozione non avrebbe potuto seguire le indicazioni del padre, andando incontro a morte certa. Se Piton li avesse traditi di nuovo? Se in verità fosse sempre stato dalla parte di Silente? Se fosse stato solo un doppiogiochista? Ancora troppi se nei suoi pensieri, perciò era sicuro che sarebbe stato senza dubbio meglio sopportare quell’odore per qualche minuto invece che un’altra estate chiuso nella sala torture di Malfoy Manor.

 

            Draco, si può sapere che cosa ti è saltato in mente?” Draco chinò il capo mantenendo straordinariamente fermo tutto il suo corpo. Non avrebbe tremato, non avrebbe pianto, non lo avrebbe implorato. Non avrebbe fatto niente di tutto questo. Non era più un bambino ormai, era un uomo, un futuro Mangiamorte. Avrebbe mantenuto il capo chino in segno di rispetto verso suo padre, colui che aveva contribuito a darlo alla luce, ma non si sarebbe fatto intimorire da nulla. Neanche da Voldemort in persona. Probabilmente avrebbe affrontato anche la morte, in quel momento, a cuore aperto. Giusto per sentire il gusto di vedere lo sguardo di suo padre più furente di quanto già non fosse.

            “Nulla, padre.” Lo sguardo di Lucius Malfoy divenne ancor più duro di quanto già non fosse e una leggera contrazione della mascella mostrò a Draco quanto in verità fosse profondamente adirato.

            “Ti ripeto, Draco Malfoy, CHE-COSA-TI-E’-SALTATO-IN-MENTE?” il suo urlò penetrò le mura del castello disperdendosi nell’aria calda di fine Giugno. Draco poteva benissimo vedere dal basso, con la testa china, il piede del padre chiuso in una scarpa nera e lucida molto costosa che sbatteva incessantemente sul marmo bianco della Sala d’Ingresso. Non gli aveva dato neppure il tempo di entrare. Erano entrambi lì, sulla soglia, quando Lucius cominciò il suo interrogatorio. Ovviamente Lucius sapeva già tutto. E Draco sapeva che suo padre era già al corrente di tutto. Pansy sapeva essere molto vendicativa quando voleva ed inoltre Draco sapeva che non gli avrebbe mai perdonato di preferire una Grifondoro dai capelli color carota, come lei sempre diceva, ad una ragazza bella e seducente come lei. E Lucius Malfoy si era sempre divertito profondamente a spaventare il figlio, guardandolo tremare e chiedere infinite volte perdono. Ma questa volta non avrebbe tremato, né chiesto perdono.

            Draco alzò la testa e lo guardò dritto negli occhi mostrando per la prima volta una freddezza calcolatrice che non aveva mai avuto, un’espressione gelida vuota di ogni sentimento. Lucius Malfoy si avvicinò ancor di più al figlio scrutandolo attentamente attraverso le sue iridi chiare come il cristallo.

            “Sei cresciuto Draco.” gli disse posandogli una mano aperta sulla spalla. Ma Draco non sentì di essere felice per l’ammirazione del padre, anche perché sapeva che non lo ammirava affatto. Continuò a rimanere immobile mantenendo lo sguardo fermo su quello del padre. Poi Lucius Malfoy diede le spalle al figlio e cominciò a dirigersi verso il piano di sopra. Il rumore dei suoi passi era attutito dal tappeto verde muschio, l’aria era intrisa di odio, ostilità. Nessun altro sentimento viveva in quella casa a parte la sfiducia e il rancore. Draco per la prima volta da quando era entrato mollò la presa ferrea che aveva sulla sua bacchetta, nascosta sotto al mantello. Ma in quel momento Lucius si voltò di scatto ed in una manciata di secondi scaraventò il figlio a terra con un potente incantesimo. Tutto ciò che Draco poté distinguere prima di svenire completamente fu il suo sangue di un rosso vivo, fresco, spandersi come una macchia d’olio gigante sul pavimento dell’atrio, facendo uno spaventoso contrasto con il candore del marmo bianco striato da piccole venuzze nere; e poi l’urlo della madre appena uscita dal salone; ed il rumore dei suoi passi, delle sue scarpe di ottima fattura a contatto con il suo sangue caldo.          

 

            Aprì nuovamente la porta avvolgendo la chiave in un pezzo di stoffa, per evitare che il rumore attirasse qualcuno. Non che in verità potesse succedere, dato che quasi tutta la scuola era ad Hogsmeade, ma preferiva comunque prendere precauzioni. Meglio prevenire che curare. Così estrasse dalla tasca la boccetta ancora integra arrivatagli via posta dal padre e cominciò a cercare tra gli scaffali sperando di trovarne una uguale. Ne avrebbe avuto per molto tempo con le mille e più pozioni che c’erano in quella stanza. Voleva assolutamente capire cosa fosse quella strana sostanza, questo perché di certo non aveva alcuna intenzione di bere un intruglio di cui non conosceva gli effetti. Soprattutto un intruglio fatto dal padre. Dopo più o meno un’oretta si lasciò scivolare a terra esausto. Era riuscito a cercare solo su uno scaffale e non aveva trovato niente paragonabile solo lontanamente alla sua pozione. Veritaserum, Polisucco, altre pozioni che lui non aveva mai visto, figurarsi realizzato… doveva ammettere che Piton avrebbe potuto avvelenare tutta la scuola con tutto quello che aveva nel suo deposito. Doveva avere proprio un grande controllo su se stesso se non aveva ancora provato a somministrare niente di tutto quello al suo acerrimo nemico Harry Potter.

            Rise al pensiero di trovare dopo pranzo Potter morto avvelenato nella Sala Grande. Probabilmente tutta la scuola avrebbe pianto, allagando la Sala. La Granger gli si sarebbe buttata al collo strozzandolo ed uccidendolo, se solo ci fosse stata una minima emissione di fiato dalla sua bocca, e l’amico Ron si sarebbe scaraventato su di lui, Draco, solo per il piacere di spegnere il sorriso sulle sue labbra. E Poi Ginny, la sua Ginny, sarebbe stata immobile, avrebbe pianto silenziosamente e sarebbe scappata via. Se lui, Draco, fosse morto, sarebbe mai stata in grado di fare la stessa cosa? Quando avrebbe letto della sua morte sulla Gazzetta del Profeta in seguito ad una battaglia, avrebbe pianto per lui? Sperava davvero che forse, se qualcuno lo avesse ricordato provando sentimenti diversi dall’odio e dal rancore, la sua vita da morto sarebbe stata migliore.

            I suoi pensieri furono bruscamente interrotti dal rumore di passi che sembrava si avvicinasse sempre di più a dove si trovava lui in quel momento. Intascò la boccetta e, avvolgendo la chiave con il pezzo di stoffa richiuse la porta, scappando giusto in tempo prima che Piton sbucasse da dietro l’angolo. Lo osservò avvicinarsi allo sgabuzzino, aprirlo provocando un cigolio fastidioso e scomparire dietro la porta. Dopo un po’ ne uscì con qualcosa in mano. Richiuse la porta e per un attimo si guardò attorno circospetto. Che lo avesse sentito? Poi si voltò verso la direzione da dove era arrivato e imboccò di nuovo le scale che portavano di sopra. Draco emise un sospiro di sollievo. Decise, sempre per precauzione, di prendere la strada opposta andando diritto verso la propria Sala Comune. Non aveva voglia di apparire come un cucciolo abbandonato. Avrebbe aspettato che i suoi compagni arrivassero dal paesino tentando di decifrare il contenuto di quella strana sostanza. Anche se era già sicuro che non avrebbe fatto altro che un grosso buco nell’acqua.

 

*******

 

            Le viuzze di Hogsmeade erano davvero stupende per potervi passeggiare con gli amici. Le strade erano sempre affollate, i negozi altrettanto. Nonostante tutto però non c’era il bisogno di farsi largo a spintoni tra la folla. Si parlava, si scherzava, si rideva. Non si studiava. Era tutto così perfetto per Ginny. E constatando ciò si stupì di pensare che mancava davvero qualcosa di importante per rendere tutto perfetto. E si rese conto dell’imperfezione di quella giornata soleggiata apparentemente unica ed irripetibile. Non mancava lui, Draco. Mancava l’amore in generale. O forse era solo lei, solo lei che ne sentiva la mancanza e non riusciva a divertirsi come avrebbe dovuto. Forse per Hermione non era così. Forse per lei era davvero la giornata perfetta. Certo, per lei sicuramente era così. Era accanto al ragazzo che amava ed anche se era consapevole che lui ancora non lo aveva compreso era solo felice di poter passare un po’ di tempo con lui. Se solo avesse saputo che Ron non faceva che parlare di lei tutta l’estate. Se solo avessero avuto un pizzico di coraggio in più e fossero stati in grado di svelare i propri sentimenti all’altro. Fu attraverso il pensiero di suo fratello ed Hermione che la sua mente cominciò a vagare verso tempi lontani, tempi diversi, quando ancora la guerra non era imminente, ma abbastanza vicina da scorgerne i primi invisibili segni.

 

            Il lieve fruscio delle foglie della grande quercia che torreggiava imponente su di loro accompagnò la fine del loro bacio e con essa, l’inizio delle spiegazioni. Cosa aveva fatto Draco? Aveva baciato Ginny Weasley. E cosa aveva fatto Ginny? Aveva risposto al bacio di Draco Malfoy. Ma non era questo il tipo di spiegazioni che avrebbero voluto. Il rumore di un potente schiaffo risuonò nei giardini di Hogwarts mescolandosi allo sbattere continuo dei rami sotto il vento diventato improvvisamente più forte. Nello stesso momento una smorfia di disgusto si dipinse sulle labbra del biondino. Si alzarono entrambi di botto guardandosi in cagnesco. Ma nessuno dei due parlò. Incrociarono i loro sguardi furenti, come se fossero arrabbiati più con se stessi che con l’altro. Il vento forte fece scorrere velocemente le pagine del libro di Trasfigurazione di Ginny facendolo chiudere con un tonfo che li risvegliò entrambi. Fu quello il momento esatto in cui decisero di parlare assieme.

            “CHE DIAVOLO HAI FATTO?” dissero all’unisono e i loro sguardi si accesero ancora di più.

            “Te la farò pagare per questo Weasley!” disse sfiorandosi appena la guancia arrossata per lo schiaffo appena ricevuto.

            “Piuttosto sono io che dovrei fartela pagare a te, sei tu che… stupido… STUPIDO FURETTO!”gli urlò in faccia con tutto il disgusto che potesse trovare in se stessa, mentre sentiva ancora la piacevole sensazione delle sue labbra soffici sulle sue. Draco si mise a ridere aprendo le braccia e rivolgendo lo sguardo argenteo al cielo.

            “Dio, sta delirando. Io che… cosa? Cosa Weasley? Mi sei saltata addosso come una piovra! Non ho avuto il tempo di fare assolutamente niente. Dovrò lavarmi con la candeggina adesso.”e sulle sue labbra spuntò un sorriso di scherno mentre prendeva ad osservarla intensamente dalla testa ai piedi. Ginny incrociò istintivamente le braccia al petto e le sue guance si colorarono di rosso.

            “Cosa sono questi piccola Weasley? I vestiti smessi di tua nonna?”lei di risposta alzò lo sguardo e prese il libro a terra stringendoselo al petto.

            “Non cambiare discorso perché non sai rispondere Malfoy…” disse e poté benissimo leggere l’incredulità negli occhi di lui.

            “E soprattutto non ti avvicinare più a me, la sola idea di averti rivolto la parola mi scombussola lo stomaco.” Così dicendo si diresse verso la scuola a passo spedito. Aveva cambiato discorso perché non aveva nulla da rispondere? No, lui aveva semplicemente cercato un modo per offenderla.

            Poco dopo si diresse anche lui verso la scuola, quando vide che ormai la rossa era scomparsa definitivamente dietro il grande portone. Mentre camminava tentava in tutti i modi di capire perché avesse mai baciato una sporca Weasley. Non trovò mai una risposta alle sue domande, così decise di pensare ad altro. Ma ormai non riusciva a pensare ad altro se non alle sue labbra rosse e carnose e all’effetto che inaspettatamente gli avevano provocato.      

 

            Hey Gin, tu cosa ne pensi?” la rossa fu ridestata improvvisamente dai suoi pensieri. Si voltò verso Ron senza capire di cosa stesse parlando.

            “Riguardo cosa?”

            “Come riguardo cosa? È da tre ore che ne parliamo. Allora andiamo alla nuova gelateria che hanno aperto?” Ginny si voltò verso il fratello. Dietro di lui una grande insegna raffigurava una grossa coppa fatta interamente di cioccolato piena di tante piccole palline multicolori, infilzate da una cialda triangolare ed un’altra cilindrica striata di bianco e rosa.

            Un ombrellone quadrangolare di medie dimensioni copriva una vasta porzione di spazio tutta occupata da tavolini e sedie in ferro battuto. Quasi la metà dei tavolini era già occupata da persone che ridevano e scherzavano. Due camerieri dal grembiule verde bosco e un cappellino del medesimo colore portavano gelati lavorati in strambe forme e con bellissime decorazioni ai tavoli, scherzando con i clienti più affabili. Qualche vecchietto sorseggiava una coppa d’orzata o di caffè leggendo il giornale.

            Era davvero un posto meraviglioso, si ritrovò a pensare Ginny guardando tutto con aria assorta ed estasiata. Lo faranno il thè con il latte? Si chiese mentalmente dandosi della stupida per tale constatazione.

            “Per me va bene.” Così si sedettero tutti e quattro ad un tavolino aspettando il cameriere e riprendendo a scherzare allegramente.

 

*******

 

            Nel complesso la sua prima gita ad Hogsmeade non andò tanto male. Avrebbe tanto voluto girovagare per i negozi e bersi una burrobirra con Draco, ma era stata tutto il tempo con Mery e questo le era bastato. Probabilmente lui aveva visto tante volte la cittadella che ormai non provava più nessuna emozione nel visitare i negozi e passeggiare per le strade. Lei invece era tornata euforica da quell’esperienza. In Italia non c’erano posti così belli. Ogni cosa era nuova e fantastica. Aveva visitato tutti quanti i negozi e già se ne era fatta dei preferiti. Mielandia, dove aveva comprato un sacchetto di caramelle diverse per Draco e uno per lei, I Tre Manici di Scopa, dove per la prima volta aveva assaggiato la burrobirra, che in Italia non producevano, e se ne era perdutamente innamorata, Madame Zefira, dove aveva comprato un nuovo maglione. E quella gelateria, Roma, chiamata così in onore appunto della capitale dell’Italia, la adorava. Facevano un gelato quasi più buono di quelli che aveva assaggiato nella vera capitale del suo paese. E poi si era divertita moltissimo a passeggiare per la strada principale, tutta affollata di maghi e di studenti. Quando stava in Italia la scuola non acconsentiva gite di quel tipo. C’era solo tempo per spiegazioni, interrogazioni, compiti, ricerche… gli studenti non potevano fare altro e spesso avevano a malapena il tempo per studiare bene tutto quanto. In quel momento non riusciva neppure ad immaginare di doversi nuovamente allontanare da tutto quello che aveva trovato a Londra. Aveva incontrato Draco, aveva amici simpatici, aveva più tempo per divertirsi ed andare nello stesso tempo bene a scuola. E nello stesso momento in cui pensava tutto quello sperava ardentemente che il sogno che stava vivendo non finisse tanto presto come sentiva nel suo cuore che prima o poi sarebbe accaduto. Non avrebbe mai sopportato di doversi separare da Draco, non voleva neppure pensare ad una tale possibilità. Era stato l’unico ragazzo ad amarla per la sua allegria, per il suo sorriso e i suoi occhi verdi, come lui le diceva sempre. L’unico che non era stato subito attirato dal suo fisico e dalle sue forme prorompenti. L’unico con cui riusciva a parlare apertamente, l’unico con cui riusciva ad essere se stessa e basta, senza controfigure o doppie personalità. L’unico. Era stato veramente l’unica cosa di veramente importante nella sua vita dopo la tragica morte di sua madre.

            Entrò nel Dormitorio Femminile Serpeverde posando le buste ai piedi del letto. Poi prese la tracolla e ne estrasse un piccolo libricino finemente rilegato in pelle con una boccetta di inchiostro nero ed una piuma. Scese nella Sala Comune e assicurandosi che non ci fosse nessuno nei dintorni si mise seduta su una poltrona davanti al caminetto e prese a scrivere.

 

Ottobre,

Draco Malfoy

 

Siamo già ad ottobre, non riesco a credere quanto passi velocemente il tempo in questa scuola. Vedo le chiome degli alberi che circondano il castello tingersi di rosso, giallo, marrone. Molte foglie sono già sparpagliate sul prato, altre volano in un turbinio silenzioso, vengono trasportate dal vento, muoiono sulla liscia superficie del lago. Ed io sento che questo mio bellissimo sogno soffre della stessa caducità di queste foglie. Sento che è vicino il momento in cui aprirò gli occhi e non troverò più nessuno accanto a me o per meglio dire non troverò più lui, Draco. E ne soffro così tanto. È come se ogni giorno qui ad Hogwarts lo allontani da me, senza che io possa fare niente per impedirlo. E non capisco perché stia succedendo tutto questo. Lo osservo spesso senza che lui se ne accorga, senza che innalzi la solita maschera e nasconda i suoi veri sentimenti dietro ad essa. E so che è preoccupato. So che è impaziente, che sta aspettando qualcosa. Ma cosa?

Cosa vuoi Draco Malfoy? È qualcosa che posso darti? C’è qualcosa in cui posso aiutarti? Perché non mi chiedi aiuto? Come posso aiutare una persona se questa non mi dice cos’è che la tormenta notte e giorno? Oh Draco, è tutto così difficile con te. A volte sembra che mi ami davvero e probabilmente è così ma… ma sento che infondo al tuo cuore mi nascondi un segreto. Qualcosa che evidentemente per te deve essere molto importante. A volte mi guardi ed è come se i tuoi occhi mi trapassino da parte a parte. Altre volte ti comporti in modo così strano, come se vedessi quasi un’altra persona al mio posto. Noo, forse sto solo impazzendo ecco qual è il problema, sono io che mi preoccupo troppo. È davvero così Draco? Ho bisogno di sapere che le mie sensazioni sono inutili e stupide. Draco? Mi ami? Perché non mi rispondi? Quante volte ti ho posto questa domanda? Tante. Quante volte non hai risposto come avrei voluto che facessi? Troppe. Dici sempre che ti piaccio. Ma cosa vuol dire? Che mi ami? Per te piacere vuol dire amare? Credo di no. Credo che il tuo cuore non voglia aprirsi a nessuno e mi domando, perché? C’è stato qualcosa in passato che ti ha fatto soffrire così tanto da farti odiare l’amore? C’è stato qualcuno così stupido nella tua vita da farti soffrire in modo così orribile? Ma io ti amo Draco, da morire, perché non apri il tuo cuore a me? Non ti farò mai soffrire, come potrei far soffrire la persona che amo? E tu invece amore mio, perché mi fai soffrire così tanto? Perché quando mi guardi non c’è neanche un po’ di luce nei tuoi occhi? Perché i miei non fanno che brillare quando ci sei tu? Perché il mio cuore batte all’impazzata, le mie mani sudano, il mio corpo trema? Perché con te penso a quello che devo dire, muto il mio modo di fare? Perché sento sempre uno sciame di farfalle colorate nello stomaco? Forse perché sono solo una stupida idiota, è questo quello che tu mi diresti, ed anch’io a volte lo penso ma spero che dietro queste mie sensazioni ci sia dell’altro, amore ad esempio? Oh Dio basta, devo assolutamente calmarmi. Probabilmente tutto ciò che ho scritto fino ad ora non ha senso. Probabilmente tu mi ami e semplicemente non vuoi dirmelo perché tu sei così di natura. Si, sono sicura che è così. Non c’è niente da nascondere vero? Forse sei solo preoccupato per il tuo futuro e comprendo la tua preoccupazione. Spero solo che mi renderai più partecipe della tua vita d’ora in poi.

Ti amo,

Giulia

 

            “Interessante.” Giulia chiuse di botto il diario con il cuore che andava a mille dalla paura. Draco. E se avesse letto quello che aveva scritto? E se invece non lo avesse fatto e la volesse costringere a mostrarglielo? Si sarebbe fatto una grassa risata sbattendoglielo in faccia. “Potresti farci un Romanzo!” le avrebbe detto, oppure “Come sei stupida!”.

            Strinse il quaderno tra le mani convinta a non mollare mai e poi mai la presa.

            Draco!” gli saltò addosso baciandolo e abbracciandolo forte. Poi non gli diede il tempo di dire o fare niente.

            “Vado a posare questi!” disse solamente e raccolte in una manciata di secondi le cose salì per le scale sbattendo la porta e strisciando a terra emettendo un profondo sospiro di sollievo. Fortunatamente non aveva avuto il tempo di leggere niente di compromettente. Posò tutto nella sua borsa e prese le buste ai piedi del letto scendendo di nuovo di sotto più calma. Vide Draco comodamente seduto su una poltrona davanti al camino e per un momento rimase immobile, nascosta esattamente a metà della scala a chiocciola, osservandolo. I suoi occhi sembravano stanchi, lui sembrava stanco e soprattutto molto agitato. Giulia sentì una lieve stretta allo stomaco.

 

            Lo osservo spesso senza che lui se ne accorga, senza che innalzi la solita maschera e nasconda i suoi veri sentimenti dietro ad essa. E so che è preoccupato. So che è impaziente, che sta aspettando qualcosa. Ma cosa?   

 

            Riprese normalmente a scendere le scale arrivando subito da Draco, che si voltò con un impercettibile sorriso. Lei prese una poltrona non molto lontana e la trascinò vicino a lui sedendosi e cominciando a vuotare tutte le buste del loro contenuto.

            “Ma quante cose hai preso?!” disse lui ridacchiando divertito. Lei alzò il volto sorridendo felice, poi tornò a smistare nelle sue buste.

            Allora…” disse prendendo da una busta un barattolo marrone con su disegnata una scopa scintillante. Glielo porse.

            “Questo è il tuo lucido, il miglior lucido di tutta Hogsmeade, l’ho preso in un negozio che aveva un nome strano che non ricordo.”

            “Lo Stanzino delle Scope?”

            “Ecco! Proprio quello.” Assentì vigorosamente con la testa facendo ballare allegramente i boccoli biondi.

            Poi…Draco, per nulla interessato, aveva già cominciato a leggere il piccolo pezzo di carta incollato sul retro del barattolo per verificare tutte le proprietà del lucido.

            “Ancora per te.” Gli disse e lui sgranò gli occhi per la sorpresa.

            “Sbaglio o ti avevo detto solo lucido per scope?” lei sbuffò con le braccia incrociate fingendo di essersi offesa.

            “E allora? Questi sono regali da parte mia, non li vuoi?” voltò la testa dall’altro lato. Dopo qualche attimo di titubanza Draco la fece voltare imprigionandole il mento tra le sue dita belle e affusolate. Le posò un bacio sulle labbra.

            “Certo che li voglio.” Le disse con un tono di voce basso a poca distanza dal suo volto, soffiando con il suo alito caldo sulla sua guancia.

            “Allora questo è per te, un maglione di cachemire bianco di Madame Zefira. Ti piace?” disse bruscamente interrompendo il loro contatto, temendo che lui potesse udire il battito accelerato del suo cuore. Draco prese il regalo e lo guardò per qualche secondo. Era davvero il tipo di maglione che lui usava sempre. Il tessuto né troppo spesso né troppo sottile, un piccolo scollo a vu dal quale far uscire il colletto della camicia, i polsini e l’orlo del maglione leggermente più stretti. Quanto doveva piacere a quella ragazza per far sì che arrivasse a tanto? Quanto doveva amarlo per osservare ogni sua minima caratteristica? Ma lui, lui era veramente degno di essere amato in quel modo?

            “Grazie.” Le disse semplicemente raccogliendo il maglione e riponendolo nella sua busta.

            Poi…” continuò lei. Lui la guardò ridendo.

            “Ma chi sei, Babbo Natale? O scusa, la Befana.” Lei strabuzzò gli occhi poi gli tirò un piccolo buffetto sulla spalla.

            “Stupido. Comunque tranquillo, ho quasi finito, ti ho preso solo una bustina di caramelle da Mielandia.” Così dicendo prese due sacchetti di carta marrone posandone uno sulle gambe di Draco. Lui si voltò verso di lei e le rivolse un sorrisetto divertito.

            “Hai finito?” le chiese ironico. Lei assentì e rivolse tutta la sua attenzione al proprio sacchetto di caramelle, con le guance rese color porpora dallo sguardo del biondino. Lo aprì assaggiandone una.

            Mmh, buona… al lampone!” disse chiudendo gli occhi.

            “Provane una anche tu, dai, sono davvero ottime!” lo esortò smorzando il proprio imbarazzo con un sorriso. Ma Draco non rispose. Fissava il sacchetto, poi la ragazza, ed era come se non fosse più presente, come se fosse rimasto solo il suo corpo in quella stanza. 

 

            Le strade di Hogsmeade erano sempre affollate durante i giorni fissati dalla scuola per le visite alla piccola ed accogliente cittadella. Con molta probabilità non c’era un solo studente che non avesse il desiderio di girovagare per le piccole viuzze mangiando dolci, osservando le vetrine e divertendosi con gli amici, anche per stare solo un po’ più lontano dalla scuola. E Ginny Weasley era una di quegli studenti che vivevano aspettando quei giorni.

            Blaise, io torno a scuola.” Draco Malfoy odiava quei giorni. Che senso aveva distruggersi le gambe camminando a spintoni tra la folla se non c’era niente da sbrigare, niente da comprare? Che senso aveva se Blaise ti continuava a parlare della sua ultima conquista senza darti la possibilità di ordinargli di chiudere la bocca?

            Draco?! Siamo appena arrivati! Devo ancora sbrigare la maggior parte delle cose!”

            “Spiacente, TU hai tante cose da sbrigare e sbrigatele, ma senza di me, io me ne vado.” Blaise lo guardò assumendo un’aria furbastra e gli diede una piccola gomitata.

            “Non sarà che qualcuno ti aspetta, vero?” il biondino lo guardò annoiato con le mani infilate nelle tasche del mantello aspettando che l’amico la piantasse con le sue fantasie.

            “Ok, ok chiudo la bocca.” così dicendo si dileguò dentro il negozio per scope sorridendo sornione, mentre Draco con un lieve cenno della mano in segno di saluto imboccava il piccolo viale sassoso che lo avrebbe portato direttamente al castello.

            Il cielo plumbeo preannunciava un’imminente tempesta. Sbuffò. Era da circa un mese che non si vedeva altro che pioggia, pioggia e ancora pioggia. Non ne poteva più neanche lui di tutto quel grigiore nel cielo, lui al quale non era mai importato se era o non era una bella giornata, tranne durante le partite di Quidditch. Fortunatamente quel giorno non aveva ancora piovuto e con molta probabilità sarebbe passato ancora molto tempo prima che l’acqua scrosciasse a dirotto, per cui i suoi compagni ne avrebbero avuto ancora per molto a girovagare per la cittadella e nessuno sarebbe tornato al castello prima dell’ora di pranzo. Arrivato a metà strada entrò nel piccolo boschetto di pini e abeti vicino alla strada e si appoggiò ad un albero, guardandosi a destra e a sinistra. Che ore potevano essere? Probabilmente le dieci. Avrebbe dovuto aspettare ancora un quarto d’ora. Sbuffando ancor più sonoramente di prima prese a passeggiare tra gli alberi. Ad ogni suo passo piccoli rametti secchi scricchiolavano sotto i suoi piedi. Un vento leggero cominciò ad alzarsi aumentando sempre più di forza e soffiando via tutte le poche foglie sparse a terra. I suoi capelli biondi erano mossi dalle folate e giocavano tra loro sulla sua fronte. Odiava quando il vento gli scompigliava i capelli. Cercò di sistemarli con un gesto fulmineo della mano ma il suo lavoro fu subito distrutto da un nuovo soffio di vento invisibile. Poi, proprio mentre stava seriamente prendendo in considerazione l’idea di andarsene senza aspettarla, sentì un peso leggero scaraventarsi addosso a lui facendogli perdere un po’ l’equilibrio e due braccia circondargli il collo. Le sue labbra furono premute prepotentemente su quelle di lei dalle sue mani piccole e delicate, che gli imprigionarono il volto in una dolce morsa, e sulla lingua sentì uno strano sapore di burrobirra ancora calda. Poi lei si staccò da lui e lo abbracciò forte facendogli mancare per qualche secondo il respiro. Quando si staccarono la prima cosa che Draco vide fu il suo sorriso entusiasta e per un momento credette che il suo cuore avesse tremato per l’eccitazione.

            Aveva trovato davvero qualcuno capace di sorridere felice nel vederlo? Lui, un Malfoy, un futuro Mangiamorte. Aveva davvero trovato qualcuno capace di baciarlo in quel modo senza provare un pizzico di rimorso nel farlo? Qualcuno che fosse capace di fargli tremare il cuore per l’eccitazione?

            “Ma ti sei imbambolato? Andiamo sì o no?” lui si risvegliò dai suoi pensieri e imboccò nuovamente il viale che portava ad Hogwarts, affiancato da Ginny. A poca distanza dal castello si separarono, per evitare di essere visti assieme. La prima ad entrare fu Ginny. Sgattaiolò attraverso il portone principale e prese a scendere velocemente le scale che portavano ai sotterranei. Un lieve miagolio la fece voltare spaventata. Mrs. Purr zampettava allegramente dietro di lei. Il buio costante presente nei sotterranei scomparve davanti alla luce emanata da una lampada ad olio ed il cuore di lei perse un battito.

            “Signorina Weasley…” Gazza era molto vicino ed i suoi occhi raggrinziti scattavano fulminei da lei, ai sotterranei ed alle scale che lui stesso aveva sceso poco prima, controllando che non ci fosse nessun altro. La sua bocca, due fessure sottili e increspate, si aprì in un sorriso cattivo mostrando un dente d’argento e una fila di denti neri o, nel migliore dei casi, ingialliti.

            “Non dovrebbe essere da qualche altra parte?” la rossa smise di tremare e si mostrò fintamente calma di fronte a quello sguardo accusatorio.

            “Sono tornata ora da Hogsmeade, devo prendere un libro che ho dimenticato nell’aula di Pozioni.” Il custode si mostrò deluso per non aver colto uno studente in fallo e si allontanò borbottando qualcosa alla gatta. Ginny emise un sospiro di sollievo e continuò ad avanzare nascondendosi dietro una colonna. Poco dopo arrivò Draco.

            “Cos’è successo?” le chiese incuriosito.

            “Niente, Gazza mi ha fermata ma gli ho detto che stavo andando a prendere un libro nell’aula del Professor Piton.” Lui fece segno con la testa di aver capito e si diresse verso la sua stanza da Prefetto mormorando a bassa voce la parola d’ordine.

            “Purosangue.” Il ritratto si aprì e Draco e Ginny vi scivolarono dentro velocemente mentre si richiudeva alle loro spalle. Ginny si sedette sul letto aprendo alcuni sacchetti.

            Bhè è meglio che mi sbrighi, non voglio che Gazza si insospettisca troppo non vedendomi tornare.” Disse mentre Draco si sedeva accanto a lei.

“Questi sono per te, i nuovi dolcetti di Mielandia, ho preso un po’ tutti i gusti.” Ne prese uno e lo mangiò infilandolo interamente in bocca.

            Mmh, che buono, è al lampone!” disse chiudendo gli occhi per gustare meglio il dolce. Draco la guardava affascinato. Come poteva essere così bella per lui e non accorgersene? Così dolce e buona. Così bambina. Ogni cosa in lei lo attraeva dal profondo del suo essere. La sua semplicità. Il suo grande e intenso amore per la vita. Tutte cose che lui non aveva mai provato in sedici anni della sua vita, cose per le quali non era mai stato conosciuto. Lui era freddo, meschino, crudele e calcolatore. Ma perché? Probabilmente erano stati gli altri a renderlo così. “Tu sei un Malfoy”, “Quello è un Malfoy…”, “Guarda, Malfoy”. Forse per non tradire le aspettative degli altri era semplicemente diventato quello che tutti credevano che fosse. Forse in una lontana e remota parte di se stesso era diverso, sperava davvero che fosse così. Lei era bella, semplice, buona, dolce. Aveva vissuto con dei genitori che l’avevano amata dal profondo del loro cuore, che l’avevano cullata in braccio con una ninnananna per farla addormentare. Aveva vissuto con dei fratelli che da quando era nata non avevano fatto altro che riempirla di affetto, attenzioni e protezione. Non aveva visto il sangue del proprio padre quando aveva solo sei anni, non aveva dovuto reprimere i propri sentimenti per far credere di essere più forte, non aveva dovuto smettere di vivere la propria vita come voleva. Lui era ricco, pieno di galeoni. Ma si sentiva così povero. Come poteva essere così ricco e nello stesso tempo sentirsi povero come poteva esserlo un barbone? Lei non aveva un galeone, eppure era sempre felice, sempre allegra. Non era triste perché non poteva comprarsi un vestito o perché indossava gli abiti dei suoi fratelli. E si sentiva così immensamente ricca. Come poteva essere così povera e nello stesso tempo sentirsi così immensamente ricca? E gustava quel dolce al lampone chiudendo gli occhi, senza pensare che per comprare quei dolci a lui aveva speso quasi tutti i suoi soldi.

            Senza accorgersene il ragazzo si ritrovò a poca distanza dal suo volto. Gli occhi di Ginny erano ancora chiusi, lo sguardo sereno. Cosa stava aspettando? Che lui la baciasse? Che bisogno c’era di stare con gli occhi chiusi ad aspettare? Non avrebbe potuto baciarlo lei stessa o chiedergli di baciarla? Ed in quel momento si accorse che era esattamente così che voleva baciarla. Non voleva che lei lo baciasse o che glielo chiedesse. Voleva baciarla senza che lei potesse rendersene conto, sentendo il gusto della caramella infondo alla lingua. Si avvicinò di qualche centimetro e finalmente assaporò quel contatto portando una mano dietro la sua testa per avvicinarla di più a sé. Sentiva i suoi capelli sotto i polpastrelli, lisci come la seta, le loro punte che gli solleticavano il polso.

            “Che gusto è?” biascicò lei sulle sue labbra avvicinandosi di più e premendosi maggiormente al suo corpo. Le loro labbra si unirono nuovamente e Draco, accarezzando con il dorso della mano una guancia di Ginny, sentì gusto di lampone infondo alla gola.

 

            E come una fiamma l’amore divampa nel corpo, il cuore arde ed un lieve sapore dolciastro sale alla bocca, come il gusto al lampone di un amore maturo in un anima ancora acerba.

 

            La baciò. La baciò cercando di sentire il gusto di lampone infondo alla gola, la baciò chiudendo gli occhi, sperando di riuscire a riprovare quelle strane sensazioni che gli avevano scombussolato la mente e il cuore, che avevano fatto entrare nel suo stomaco uno sciame di farfalle impazzite. E per un attimo credette davvero di rivivere quel momento, di essere tornato indietro nel tempo. Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dalle emozioni dei suoi ricordi immaginando di averla lì davanti a lui, bella ed accessibile e, soprattutto, reale. La schiacciò sulla poltrona con il suo peso, immaginò di sentire il suo profumo, di attorcigliare le dita nei suoi boccoli infuocati. E quando riaprì gli occhi ripiombò nella realtà così bruscamente che dovette spostare lo sguardo per evitare che Giulia potesse leggere qualcosa nelle sue iridi di un grigio molto simile a quello dei nuvoloni di un temporale imminente; nei suoi occhi velati di lacrime che non avrebbero mai scorso sulle sue guance.

 

            … sento che infondo al tuo cuore mi nascondi un segreto. Qualcosa che evidentemente per te deve essere molto importante. A volte mi guardi ed è come se i tuoi occhi mi trapassino da parte a parte. Altre volte ti comporti in modo così strano, come se vedessi quasi un’altra persona al mio posto.

 

*******

 

Salve genteeee..!! Eccomi con un nuovo Capitolo, spero di non avervi fatto aspettare troppo, mi spiace MOLTISSIMO per questi miei continui ritardi, ma lo studio mi assorbe sempre di più e poi credo di essere anch’io troppo puntigliosa nel lavoro di perfezionamento di ogni frase, ogni parola, OGNI VIRGOLA..!! Tengo molto a questa storia che sto scrivendo e vorrei che ne uscisse fuori una bella ff con la “F” maiuscola, per questo magari spesso vi faccio attendere un po’ di più, ma spero che alla fine il risultato sia gradito..!! Altra cosa che mi preme dirvi: “VI PREGOOOOOOOOOO RECENSITEEEEEEEEEEEEEEEEEE..!!”.. cioè mi sto a poco a poco demotivando, nonostante ami con tutto il mio cuore questa storia nella quale sto cercando di riassumere molti aspetti tematici che considero importanti da esprimere nel migliore dei modi.. ma se vedo questo numero di recensioni così basso finisco per pensare che questa storia sia meglio cancellarla, e spero vivamente non pensiate anche voi ciò..!! Per cui chiedo umilmente di esprimere i vostri pareri ed aiutarmi a mandare avanti il tutto, altrimenti sento di scrivere esclusivamente per me stessa..!! Ringraziamenti speciali vanno a:

 

mAd wOrLd: In questo mare di lacrime privo di pesci rossi e amici (I commenti dei lettori..) tu sei il delfino che mi spinge a continuare a nuotare, sebbene incontri nel farlo molte difficoltà (FASE POETICA MODE ON..!! XD).. a parte gli scherzi, grazie ancora, spero che questa ff con la “F” maiuscola continui a sorprenderti senza deluderti, comincio a credere che tu sei l’unica in tutto il sito a seguirla ^^” .. grazie per i complimenti, per quanto riguarda invece i nuovi personaggi, l’intento iniziale è stato proprio quello di creare una ff originale, una storia degna di questo nome, non un’imitazione di molte altre.. cioè, ho letto numerose ff dove quello che dici tu, ovvero il nuovo personaggio di cui Ginny finisce per innamorarsi, è introdotto e descritto in maniera esemplare, rendendolo ugualmente originale e creativo, unico in un genere che continua a ripetersi.. ma altre nello stesso tempo in cui vedi sempre separazioni/gelosie/tradimenti/riappacificazioni.. ecco, è proprio questa riduzione ai minimi termini e al banale che vorrei evitare, spero di esservi riuscita..!! Giulia non è assolutamente nella maniera più categorica possibile l’ochetta tipica, ma più che altro una ragazza, come hai anche visto in questo capitolo, che spera in qualcosa nel quale al contempo non crede molto.. ovvero l’amore di Draco nei suoi confronti..!! E’ una ragazza molto sensibile e comprensiva, ma non continuo, la comprenderai meglio al proseguire della storia.. Angelo è un ragazzo che ti riserverà un mucchio di sorprese, vedrai XD per il momento è tutto quello che ti posso dire.. continua a recensire, non sai quanto mi rendi entusiasta con ognuna delle tue considerazioni positive..

 

maricuccia: Grazie mille per aver espresso tutti i tuoi dubbi e considerazioni positive..!! ^^ Allora, innanzi tutto la scena in cui Draco e Ginny si separano definitivamente è stata appositamente creata da me per indurre alla domanda che tu mi hai posto.. chi ha lasciato chi..?? Più che altro ti spiego, ho voluto creare quest’atmosfera di apparente imprecisione, ho voluto avvolgere il tutto in questo gioco implicito, proprio per far riflettere voi lettori.. prima di tutto, come segno simbolico del fatto che non c’è stato qualcuno con precisione ad aver posto fine al tutto, ma più che altro una consapevolezza condivisa da entrambi vinta spesse volte prima di quel momento dal desiderio di un contatto, del calore di un sentimento mai provato (Per quanto riguarda DRACO sicuramente.. :-P).. cosa voglio dire, mi spiego meglio: è un gioco applicato appositamente da me nella fase espositiva per farvi calare ancor di più nelle vicende e rendervi partecipi di una riflessione interiore vostra ed unica, in modo anche che in maniera più astratta possiate riflettere sul vero significato della storia, e non sulla storia romanzata in generale.. per quanto riguarda i ghirigori, nessun problema, grazie del consiglio, sul mio PC lo stacco è abbastanza netto, ma forse nel trasferire il tutto su pagina web risulta un po’ più difficile rendersi conto degli stacchi.. spero di sentire presto altri nuovi tuoi commenti..!! Thanks ^^”

 

  
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