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Autore: TerremotiAmbulantiWeasley    03/09/2014    11 recensioni
"Tu non sai niente. Ti sei mai chiesto che cosa è successo veramente. Ti sei mai chiesto come stavo, cosa stavo passando. Tu non sai cosa significhi essere lasciata da sola, di nuovo. Tu non sai cosa vuol dire illudersi di essere felici, vedere crollare ogni certezza che avevi, far finta di star bene, andare avanti, isolarsi e fingere che non sia successo niente."
"Trovai l'unica cosa capace di salvarmi. Ero incinta."
"Non si dimentica chi ha avuto un posto nel proprio cuore: lo si accantona per far spazio a qualcun altro, ma resta lì a nutrirsi di ricordi, ad attendere che, di tanto in tanto, un pensiero gli sia dedicato, a sperare di non sprofondare nell'oblio per sempre, consapevole di esserci stato."
"Quando le cose vanno male io trovo sempre un modo per farle andare peggio."
"Ho sempre avuto un debole per le cose impossibili."
"Mi hai distrutta. Ora non riesco a sentire nulla."
Una scuola. Dei ragazzi. Le loro storie. Sorrisi, risate, ferite e cicatrici. Vecchi rancori, ribellione, amicizie e feste illegali. Ritorni, sorprese e nuovi inizi.
L'ultima possibilità di realizzare i propri sogni, di affrontare le proprie paure. Di star bene, di costruire una famiglia.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Luke Castellan, Percy Jackson, Quasi tutti, Talia Grace
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Penso che quando avrete finito di leggere questo capitolo mi odierete tutti. Sì, credo che vi vedrò sotto casa mia a urlare vendetta :')
Una cosa seria, tutto quello che è successo a Talia è INVENTATO. Nella vita reale non accadrà mai. È semplicemente il mio essere sadica e catastrofica come se non ci fosse un domani.
Buona lettura!





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Nothing's ever perfect, you know?

Pacific Coast Academy, California. 1 Ottobre, 0.00 a.m.
Talia.

È proprio vero, le storie migliori iniziano a mezzanotte.
« Ai tuoi ordini, Talia! »
Lo sparo.
"Talia".
Le luci.
"Talia".
L'ospedale. La diagnosi.

"Talia".
La mamma che muore.

Piango.
Corro via.
Era sua! Era la voce di Luke Castellan. È stata la sua voce a salvarmi dal baratro ieri notte. Ed è stata sempre la sua a riportarmici, adesso.
Rivedo la scena, ancora. E ancora. Ancora. Ancora.
BASTA, PER FAVORE!
Scappo, scappo da tutto mentre le lacrime mi rigano il viso e i singhiozzi iniziano ad aumentare. E il fiato finisce.
"Lei è malata, signorina".
Mi aggrediscono senza preavviso, i ricordi. Riversandomi addosso tutto il dolore che credevo di aver dimenticato, con cui credevo di aver imparato a convivere.
Trascinandomi nel buio, ancora una volta.
"È inguaribile".
Sono una mina vagante, un giorno salterò in aria e distruggerò tutto quello che è intorno a me. E farò del male a tante persone. Ad alcune l'ho già fatto, ad altre lo sto facendo.
Ho bisogno delle medicine. Non voglio sapere cosa potrebbe succedere altrimenti.
Entro in camera. Accendo la luce e cerco di regolare il respiro, ormai completamente fuori dal mio controllo, sperando di non svegliare Annabeth. Mi avvicino al comodino, apro il primo cassetto e... non c'è niente.
Sento il panico e l'agitazione travolgermi.
Inizio a fare un casino, rovistando dovunque. Non me ne frega nulla del rumore.
« Talia, che succede? »
Sento la voce di Annabeth, assonnata, ma non l'ascolto, il mio cervello non risponde. Devo trovare le medicine, devo trovarle.
Sento i brividi lungo la schiena, il panico, la paura di stare ancora male.
« Dove sono? DOVE CAZZO SONO? » urlo, isterica, mentre gli occhi si riempiono di lacrime di rabbia e il respiro aumenta e il cuore mi fa male, troppo male.
« Talia, che succede? »
Annabeth è in piedi alle mie spalle. È preoccupata, lo so.
Finalmente le vedo. Nascosto sotto il materasso, eccolo il tubetto che mi stava facendo impazzire, davvero.
« Cosa sono quelle? »
La ignoro mentre ingoio una pillola, senza nemmeno bisogno dell'acqua.
Respiro. Respiro un'altra volta e un'altra ancora.
Il cuore torna a battere normalmente, non sento più i polmoni bruciare e pian piano la paura svanisce. Ce l'ho fatta anche stavolta.
Le lacrime però continuano a scendere. E i singhiozzi iniziano ad aumentare, mi accascio per terra, mentre piango tutte le lacrime che ho tenuto dentro negli ultimi due mesi. È un pianto liberatorio, ne ho uno dopo ogni attacco.
Una mano calda mi si posa sulla spalla.
Alzo gli occhi per incontrare le pozze grigie di Annabeth. Non le ho mai visto quello sguardo. È preoccupata, immensamente preoccupata, è scioccata, incazzata e delusa.
Come ho già detto, farò del male a tante persone
« Talia, cosa...? »
Non posso rivelarle la verità. La conosco. Farebbe di tutto pur di farmi curare. Ma io non voglio. Preferisco vivere fino all'ultimo.
« Nulla, torna a dormire. » dico, alzandomi.
« NULLA! TALIA, CAZZO, ERI DISPERATA E ORA MI DICI CHE NON ERA "NULLA"! » urla e credo di non averla mai vista così.
« Lasciami in pace. » sussurro, con voce fredda e scostante.
Annabeth mi guarda e, per la prima volta da quando la conosco, non mi lascia stare, anzi, continua a fissarmi come una mamma guarda la figlia che ha fatto troppo tardi il sabato sera.
« Scordatelo, non ti faccio andare a dormire finché non mi dici cosa ti sta succedendo. »
« Andare a dormire non era nei piani. - dico e, schivandola, raggiungo la porta. - Non preoccuparti per me. Mi conosci, ho bisogno di stare un po' da sola. Stai tranquillo, va tutto bene. » le faccio un sorriso di circostanza. Ma è finto e lei lo sa.
« Potrai non fidarti degli altri, Talia. Potrai avere paura di essere tradita, presa in giro. Evitali, difenditi pure. Ma non farlo da me. »
Queste sono le ultime parole che sento pronunciare ad Annabeth, prima di chiudermi la porta alle spalle e scappare via, come sempre.
***
Annabeth.

Talia, perché non ti fidi di me?
È la domanda che mi tormenta.
Continuo a rivederla, accasciata per terra, spenta, quasi senza vita. 
Lei soffriva e io non sapevo cosa stava succedendo. Lei soffriva e io non potevo aiutarla
L'ho lasciata andare via.
E ora mi sento in colpa.
Se le succedesse qualcosa io... non me lo perdonerei mai.
Corro per il campus da un'infinità di tempo e non riesco a trovarla, cazzo!
Percy.
Non so perché ma ogni volta che ho un problema penso a lui. Lui continua ad essere la mia ancora di salvezza. E con questa certezza raggiungo la sua stanza.
Entro e, fortunatamente, lo trovo ancora sveglio, intento a guardare il soffitto, incantato.
« Percy! » 
« Annabeth, ma cosa...? »
Lui scatta in piedi, vedendo la mia espressione sconvolta, mi prende per un braccio e insieme andiamo fuori in giardino, mentre continua a ripetermi "andrà tutto bene".
« Io non ci sto capendo più nulla. » urlo, adirata.
« Annabeth, calmati. Ci sentirà qualcuno. Cos'è successo? Perché stai così? »
Percy mi guarda, preoccupato.
« Talia... Non so cosa è successo, è arrivata in camera... urlava, poi ha... preso delle pillole o non so cosa e ha iniziato a singhiozzare... Io non sapevo cosa fare. »
Sto piangendo. Io l'ho lasciata andare, è colpa mia, mi ripeto, come una cantilena.
Percy sbianca e dice a bassa voce:« E poi, Annabeth, non l'hai lasciata andare via, vero? » mi chiede, guardandomi in modo in cui non ha mai fatto. Come se già sapesse.
Non rispondo.
Ed è allora che capisco.
« Tu sai, cosa le sta succedendo, non è vero? » dico, guardandolo con gli occhi ridotti a due fessure, incazzata, delusa.
« . »
Mi basta quello.
Mi sto allontanando, decisa a trovare Talia da sola, quando sento una risata sprezzante e amara alle mie spalle.
È Percy.
« Ma sì, dai, scappa pure. Ormai sei diventata brava solo in quello, scappare e lasciare andare la gente. Non è così, Annabeth? - pronuncia il mio nome come se fosse un'insulto. Non l'ho mai visto così furioso, nemmeno l'anno scorso. - Hai lasciato che Clarisse se ne andasse. Hai fatto lo stesso con Silena, Katie. Hai abbandonato me. E ora stai abbandonando Talia. »
« Non è vero! Io non ho abbandonato nessuno e non ho intenzione di farlo. » sbotto, arrabbiandomi.
« Ah, sì? - ghigna, guardandomi. - E dov'è Talia allora? »
Fa male e ha dannatamente ragione.
« Cosa ti è successo, Annabeth? Tu non eri così. Combattevi in quello per quello in cui credevi, eri sempre pronta a puntare il dito contro qualcuno per difendere ciò che pensavi. Eri istintiva, scaltra. Aiutavi tutti e soprattutto davi speranza agli altri. Credevi sempre che tutto sarebbe andato meglio, che tutto si sarebbe aggiustato. E adesso invece, guardati, sembri la brutta copia di quello che eri prima. »
E mai come in questo momento vorrei urlare che non è vero, che io sono sempre la stessa, che continuo a prendermi cura degli altri ma so che quello che dice è la verità. Non riesco a prendermi cura nemmeno di me stessa nell'ultimo periodo.
« Ecco perché Talia non ti ha mai raccontato cosa le succede. Non vuole essere abbandonata. » conclude, avviandosi verso la porta per i dormitori.
« Tu non sai niente, Percy. »
È l'unica cosa che riesco a dire.
« Invece sì, Annabeth. So molto di più di quello che credi. » e, così dicendo, scompare dalla mia vista ed io, finalmente rimasta sola, mi sciolgo nei singhiozzi che non ho più la forza di trattenere. E resto lì, a piangere, mentre la pioggia inizia a cadere.

***

Pacific Coast Academy, California. 1 Ottobre 3.40 p.m.
Talia.

« Annabeth. »
Siamo nella Sala Comune del dormitorio, bloccate dentro mentre fuori grandina.
Siamo da sole. Sedute agli opposti della stanza.
È tutta la giornata che ci evitiamo. È tutta la giornata che evita tutti.
Stamattina non è stata Annabeth a svegliarmi, né l'ho vista a colazione e a pranzo. E durante le lezioni ha passato tutto il tempo al primo banco, uscendo di corsa dall'aula al suono della campanella.
In tutta la giornata ho scambiato solo due parole con Percy, infuriato e preoccupato per me. Mi ha chiesto se andava tutto bene e io gli ho risposto che sapevo badare a me stessa e lui ha detto che lo sapeva.
È stato strano. Di solito Percy evita sempre l'argomento quando ho degli attacchi troppo forti, cerca sempre di farmi ridere e divertire, per non pensare a ciò che è successo. Deve essere successo qualcosa ieri sera.
Fortunatamente, Castellan non mi ha degnata della minima considerazione e io ho fatto lo stesso. Per un giorno, non mi ha ossessionato. Questo è stato l'unico lato positivo della giornata.
Comunque, tornando ad Annabeth, credo che sia venuta a cercarmi ieri perché quando sono tornata in camera il suo letto era vuoto. Non me la sono sentita di raccontarle ciò che sta accadendo. Però adesso lo sono. Non voglio che pensi che io non mi fidi di lei, perché non è vero. Lei mi ha accolta nella sua vita, rivelandomi tutto quello che le era capitato. Ora tocca a me.
« Annabeth, senti... »
« No, Talia, è colpa mia. Mi dispiace tanto. Io... voglio solo sapere se stai bene? » chiede, alzando lo sguardo dal libro che stava leggendo. Mi sorride, dolcemente, e io ricambio.
« Sto bene, ora. Annabeth, dispiace anche a me. Tu sei la persona migliore che io abbia mai conosciuto ed è giusto che tu sappia quello che mi succede. »
Lei non risponde e aspetta che sia io a continuare.
« Me l'hanno diagnosticato ad un'anno. Coartazione istmica aortica. Era una situazione molto delicata, non dovevo subire traumi per non peggiorare la situazione. - faccio un respiro profondo, mentre le immagini di quella sera tornano nitide nella mia mente. - Avevo sette anni, Jason solo cinque. Mio padre ci aveva abbandonato. Mia madre si ubriacava e si drogava. Quella sera ci aveva portato in un night club perché non sapeva dove lasciarsi. Iniziò a bere, fino ad ubriacarsi. Mentre tornavano a casa a piedi, cominciò a urlare che noi le avevamo rovinato la vita, che ci voleva morti. Infilò la mano nella borsa e tirò fuori una pistola. Eravamo in una strada buio a abbandonata, nessuno vide nulla. Mi misi davanti a Jason, cercando di proteggerlo con il mio corpo, mentre provavo di far calmare nostra madre. Intanto sentivo un dolore lacerarmi il petto, mentre piangevo e urlavo. - faccio un'altro respiro profondo ma non cerco di fermare le lacrime, che ora mi rigano il viso. - Avvenne tutto in un secondo. Nostra madre si sparò dritta al cuore, suicidandosi davanti ai miei occhi. Jason urlò e corse verso l'autostrada spaventato. Io rimasi lì, immobile, finché non vidi una macchina arrivare ad una velocità assurda. Mi tuffai su Jason, spingendolo il più lontano possibile. Non so cosa successe dopo. La macchina mi prese in pieno e quando mi risvegliai ero in un'ospedale. »
Annabeth mi si avvicina e io l'abbraccio, mentre continuavo a piangere e a ricordare tutto il dolore che ho provato.
« Quando mi svegliai mi dissero che avevo passato due mesi in coma. Avevo subito un piccolo intervento che mi aveva salvato dalla morte ma la mia situazione era molto peggiorata. Dopo quel trauma, l'agitazione e il panico, i medici mi hanno spiegato che il mio cuore non avrebbe più retto una pressione tale. Mi hanno vietato di agitarmi e di provare emozioni negative. E, se mi rendo conto di non farcela più, devo prendere quelle medicine che hai visto ieri. È un calmante in grado di spegnere le emozioni. Mi calma e il cuore smette di farmi male, almeno per un po'. Se la situazione dovesse sfuggirmi di mano un'altra volta... »
« Deve esserci un modo per curarti. Tu devi guarire, hai capito? Tu guarirai. » dice, con gli occhi lucidi.
« Esiste un modo. È un'operazione molto delicata. Solo pochi medici in tutto il modo solo capaci di portarla a termine. E... le possibilità che quest'operazione abbiano successo sono bassissime, Annabeth. Preferisco vivere così. Lo so, non sei d'accordo ma... questa è una mia decisione. Voglio solo che tu mi stia vicino. »
La vedo aprire la bocca per ribattere, ma poi la richiude e si asciuga la lacrima solitaria che ha lasciato rigarle il viso.
« Sono con te, sempre. Percy aveva ragione, non sono più quella di prima, ma ciò non significa che non posso provare a tornare quella che ero. Io ti sosterrò sempre, ma non provare mai più a nascondermi cose del genere. »
Mi scappa una risata, guardando la sua espressione corrucciata e speranzosa al tempo stesso.
« Tu e Percy avete litigato, eh? » dico, tornando al mio solito tono allegro.
« Da cosa l'hai capito esattamente? » chiede lei, sarcastica.
« Lui ha avuto per tutta la giornata la faccia da foca imbronciata. Ci avrei scommesso che centravi tu. »
Ci lasciamo andare ad una risata divertita, anche se quello che ho detto non fa affatto ridere ma, ehi!, noi non siamo persone normali.
« Tra un paio di settimane c'è la prima festa illegale del campus, Chase. E noi ci andremo. Siamo giovani, sexy, single e con l'obbligo di divertirci. Cosa vuoi di più dalla vita? »
Lei ride e poi usciamo e non ci importa nulla della pioggia.
Siamo sotto un temporale e ridiamo. 
Ridiamo perché siamo insieme e nulla riuscirà a separarci. 
Ridiamo perché la nostra amicizia è più forte di qualsiasi altra cosa.

***
Luke.

Quando stamattina Annabeth mi ha dato il suo biglietto  per un momento ho pensato che avesse cambiato idea. Su di me, su di noi.
Avrei dovuto stracciarlo subito. Nulla è peggiore dell'illusione che le cose possano tornare com'erano prima.

Mi dispiace davvero, Luke.
Ho fatto tanti errori nella mia vita e ora devo rimediare.
Non ero pronta, avevo paura, sarei crollata se avessi continuato a stare al tuo fianco.
Ti prego, dimenticami.

Clarisse.





L'angolo della Foca ImbronshiataH

Buongiorno semidei!
Come state? Come vanno questi ultimi giorni di vacanza? :')
Sinceramente, io sono orgogliosa di me stessa. Non credevo di riuscire a scrivere questo capitolo in così poco tempo xD
Anyway, quanto mi volete uccidere da uno a dieci?
Sono stata maledettamente sadica con Talia, lo so.
Come avrete capito, qui volevo sottolineare l'amicizia che la lega ad Annabeth. In più iniziano a venire a galla tutte le cose che Percy e Annie hanno lasciato in sospese ^-^ e Luke... be', ormai avrete capito cosa gli è successo ;')
Ho creato delle immagine per ogni inizio capitolo. Ci ho messo degli anni quindi spero vi piacciano ^-^
Passando ai ringraziamenti seri, voglio ringraziare le 32 persone che preferiscono la storia, le 33 che la seguono, le 6 che la ricordano e le fantastiche 8 che hanno recensito lo scorso capitolo. Voi non sapete quanto mi aiutate, sopratutto in questo periodo in cui sto avendo dei seri problemi. Ogni giorno questi numeri aumentano e sono davvero felicissima perché non pensavo che una mia storia sarebbe mai arrivata a certi livelli. Grazie a tutti, davvero ❤️
Inizierò a scrivere il prossimo capitolo al più presto, lo giuro c':
Sono pronta alle critiche! *afferra Reyna e la usa per difendersi dai pomodori che le arrivano* A presto!
   
 
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