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Autore: Soul of Paper    04/09/2014    7 recensioni
Il mio finale della quinta serie. Cosa sarebbe successo se dopo aver ricevuto quella telefonata notturna a casa di Madame Mille Lire nella quinta puntata ed essersi seduti su quel divano, le cose fossero andate diversamente? Cosa sarebbe successo se Gaetano non avesse permesso a Camilla di "fuggire" di nuovo? Da lì in poi la storia si sviluppa prendendo anche spunto da eventi delle ultime due puntate, ma deviando in maniera sempre più netta, per arrivare al finale che tutte noi avremmo voluto vedere...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nota: Lo so che sono in ritardo sulla tabella di marcia ma spero che il lungo capitolo compensi l’attesa ;). Vi lascio alla lettura e vi do appuntamento alle note a fine capitolo.



 
Capitolo 39: “In amore e in guerra…”


 
“Camilla, si può sapere che è successo? Livietta mi ha detto che Gaetano ha deciso di partire col treno e se ne è andato?”
 
“Mamma… per favore…” la prega Camilla con un sospiro, rimpiangendo la sua decisione di cercare di calmarsi, ricacciare indietro a forza le lacrime, lavarsi il viso ed uscire dalla stanza che aveva preso quasi d’istinto quando aveva sentito rientrare sua madre ed Amedeo.
 
Se l’aveva fatto era stato proprio per evitare prediche e domande di questo tipo, per evitare l’insopportabile preoccupazione di sua madre, anche se il suo unico desiderio sarebbe stato quello di chiudersi in camera e di rimanerci almeno fino al mattino dopo, ma non si poteva. Anche perché c’era prima di tutto Livietta a cui pensare.
 
Ma Livietta si era eclissata in camera sua e Andreina l’aveva subito intercettata.
 
“Niente ‘per favore’ e non provarci nemmeno a raccontarmi le solite storie, tipo che doveva rientrare al lavoro o cose del genere. È per via di Ilenia, della discussione di stamattina?”
 
“In parte sì mamma, ma non ne voglio parlare e poi… ultimamente tra me e Gaetano sono venuti a galla diversi problemi e… per quanto lo amo, non so se… temo che non ci sia futuro tra noi,” ammette con voce amara, carica di tristezza.
 
“E quali sarebbero questi problemi? Che tu vuoi indagare ancora sul caso di Ilenia e lui ha paura e vuole che la smetti? E per questo vale davvero la pena di perdere l’uomo che ami?”
 
“No, mamma, non si tratta solo di Ilenia, ci sono anche altri problemi, problemi seri, in realtà un problema serio e la sua presa di posizione per questa storia di Ilenia ne è una conseguenza. Ma ti prego, non voglio parlarne, non ora,” ribatte Camilla, punta sul vivo, sentendosi ancora ovattata, come in una bolla, tra le lacrime e poi la corsa per mettere in piedi questa inutile maschera a beneficio di sua madre.
 
Maschera che rischiava di incrinarsi sempre di più ad ogni parola dell’altra donna e lei non poteva permetterselo, non ora, doveva arrivare almeno alla solitudine della sera, della notte, prima di poter fare a meno di questa specie di anestesia protettiva in cui il suo corpo l’aveva avvolta.
 
“E se non ora quando? Camilla, per la carità di dio, quale sarebbe questo problema insormontabile? Quale sarebbe questo problema per cui hai deciso di gettare la spugna così, senza nemmeno combattere, proprio tu che, come dimostrato dal caso di Ilenia, non ti arrendi mai, nemmeno quando non c’è più niente da fare? Dio solo sa quanto hai perdonato a Renzo e quanto ti sei incaponita sul vostro matrimonio! E ora dopo pochi mesi con Gaetano alla prima difficoltà molli tutto?” esclama Andreina, incredula da questo atteggiamento della figlia, così passivo e rassegnato, non da lei, “non ti ho mai vista così innamorata di qualcuno, così felice con qualcuno. Mi spieghi che senso ha? Cosa può essere cambiato in questa settimana che siete stati qui a Roma? Quando siete arrivati qui eravate il ritratto della felicità!”
 
“Appunto mamma,  proprio perché amo Gaetano da morire non voglio, non posso permettermi di ripetere con lui gli stessi errori commessi in passato, lo capisci? Non… non posso permettermi di portare avanti di nuovo un rapporto in cui sono la sola a credere veramente. Non posso permettermi di legarmi ancora di più a lui, di andare avanti sapendo che non c’è futuro tra noi.”
 
“Ma chi l’ha detto che non c’è futuro tra di voi? Chi l’ha detto? Gaetano?” domanda Andreina, sempre più preoccupata dalla rassegnazione che sente nel tono della figlia.
 
“Mamma… Gaetano non si fida di me, lo capisci? Non si fida di me! E se non c’è la fiducia non si va da nessuna parte e lo sai anche tu,” spiega infine, esasperata dal pressing della madre.
 
“Questa è una grandissima stupidaggine, Camilla: anzi, mi è sempre sembrato che Gaetano si fidasse e si fidi molto di più della tua intelligenza e delle tue intuizioni che delle sue, altrimenti non ti avrebbe permesso di intrometterti in tutti i suoi casi in questi anni, e se questa volta invece non è d’accordo con te sulle indagini su Ilenia e sulla tua convinzione che sia innocente, questo non significa che non si fidi di te in generale,” ribatte Andreina, stupita dal tono assoluto con cui Camilla aveva pronunciato quelle parole.
 
“Il problema non è il caso di Ilenia in sé, anche se il fatto che ultimamente Gaetano mi tratti come se fossi una pazza spericolata non è che un’ulteriore conferma della sua mancanza di fiducia nei miei confronti. Ma il problema principale è che Gaetano magari si fida di me o si fidava di me come persona, come investigatrice dilettante, tutto quello che vuoi, ma non si fida di quello che provo per lui, del fatto che io lo amo e-“
 
“E questa mi sembra un’altra idea assurda che non so come ti sei messa in testa: Camilla, quell’uomo ti ha inseguita per dieci anni senza arrendersi! Quindi o è un masochista o mi sembra evidente che sia sempre stato convinto che tu ricambiassi i suoi sentimenti, anche se non potevi o non volevi ammetterlo…” le fa notare Andreina con un sospiro e un sopracciglio alzato.
 
“Gaetano ha sempre saputo che non mi era indifferente, mamma: non essendo uno stupido non ci avrà messo molto a capirlo dato che probabilmente se ne sarebbe accorto pure un cieco. E sicuramente ha sempre saputo che sono attratta da lui e che tengo a lui ma… non è convinto che lo ami davvero, che lo ami quanto lui mi ama o quantomeno quanto ho amato Renzo o quanto lui pensa ami ancora Renzo… Mamma, quando Gaetano ha saputo quello che è successo con Marco ha reagito malissimo e mi ha detto… mi ha detto di avere paura che se e quando Renzo dovesse tornare alla carica, chiedermi di riprovarci con lui, io acconsentirò e lo pianterò in asso da un momento all’altro. Che forse adesso sto con lui solamente per una ripicca nei confronti di Renzo e Carmen. Capisci adesso qual è il problema, maledizione?” esclama, alzando la voce e diventando sempre più un fiume in piena mano a mano che perde la pazienza e il controllo.
 
“Capisco il problema e sinceramente capisco anche le preoccupazioni di Gaetano, Camilla, vedi-“
 
“Cioè pensi anche tu che se adesso Renzo dovesse suonare alla porta io mi getterei tra le sua braccia? Due minuti fa hai detto tu stessa che amo Gaetano e ora-“
 
“Camilla, vuoi farmi finire di parlare? Capisco le preoccupazioni di Gaetano perché sono le stesse che ho avuto io da quando mi hai detto di esserti lasciata con Renzo, Camilla. Con tutti i tiramolla che avete fatto, con la vostra storia passata è ovvio che avevo il timore che ci ricascassi di nuovo, non so se per quello che provi per Renzo, se per sensi di colpa, se per autolesionismo o comunque tu lo voglia chiamare. Ma poi devo ammettere che vedendoti in questi giorni con Gaetano mi sono rassicurata sul fatto che quello che hai con Gaetano è molto diverso da quello che avevi con Marco e anche con Renzo e-“
 
“E te ne sei accorta pure tu, quindi, ma Gaetano, che è il diretto interessato, quello che dovrebbe per primo sentire quanto lo amo, no, non se ne rende conto, mamma e-“
 
“E io ti conosco da una vita, Camilla, letteralmente, e per questo posso parlare con cognizione di causa e inoltre in questi casi le cose si vedono con molta più lucidità dall’esterno. Gaetano ti conosce da dieci anni, è vero, ma state insieme da pochi mesi, anzi, poche settimane, Camilla, è ovvio che possa avere delle paure, dei dubbi, specialmente dopo che ti ha dovuta inseguire appunto per un decennio, avendo vissuto sulla propria pelle quanto tu fossi attaccata al tuo rapporto con Renzo. Mi sembra naturale che possa avere paura di perderti, che non sia facile per lui confrontarsi con il fantasma di Renzo, con quello che è stato comunque l’uomo più importante della tua vita, il padre di tua figlia, con cui sei stata per vent’anni. Prova a metterti nei suoi panni, Camilla, come ti sentiresti al suo posto?”
 
“Anche io mi sono dovuta confrontare e mi confronto con i rapporti precedenti di Gaetano, mamma, con Eva innanzitutto e poi-“
 
“E tu vorresti paragonarmi un rapporto di pochi mesi, che è evidente che è iniziato male e finito peggio, con vent’anni di matrimonio? Camilla, c’è più storia pregressa tra te e Gaetano che tra lui e la svedese e lo sapete entrambi, su!” commenta Andreina, scuotendo il capo e alzando un sopracciglio.
 
“Ma non c’è solo la svedese, mamma, ci sono anche le decine e decine di donne che Gaetano ha fatto passare in questi anni e che impensierirebbero qualunque donna dotata di un minimo di cervello e buonsenso. Ma io ho deciso di fidarmi di lui, di quello che lui prova per me, nel momento stesso in cui ho iniziato una storia con lui, anzi, in caso contrario, non avrei proprio iniziato una storia con lui, lo capisci?”
 
“Camilla, l’hai detto tu stessa: hai deciso di fidarti di quello che lui prova per te. E come mai hai deciso di fidarti? Cosa ti ha fatto capire che potevi fidarti?”
 
“Non lo so… forse il modo in cui si è sempre comportato con me da quando ci conosciamo, il modo in cui mi ha sempre guardata e poi… soprattutto in quest’ultimo anno da quando ci siamo rivisti a Torino… mi ha dimostrato in mille modi quanto mi amasse e quanto volesse stare con me, e soprattutto che… che finalmente era davvero pronto ad una relazione stabile e seria,” risponde mentre, senza nemmeno rendersene conto un sorriso le increspa le labbra al ricordo, “sai, il fatto che da quando… da quando abbiamo ripreso a frequentarci e da quando ha cominciato ad occuparsi di Tommy lui ad un certo punto abbia smesso di vedere altre donne, anche se non c’era niente tra noi, mi ha fatto capire che davvero voleva solo e soltanto me e anche quanto ci tenesse alla stabilità e alla serenità di Tommy. E poi anche il modo in cui si è comportato con me prima che iniziassimo la nostra storia, il modo in cui mi ha rispettata e protetta in un momento in cui mi sentivo molto fragile, mi ha fatto capire che teneva più alla mia felicità che alla sua. E quando siamo diventati una coppia a tutti gli effetti… con Renzo è stato un signore, mamma, un vero signore e il modo in cui si è comportato con Livietta… né io né Renzo riuscivamo più a farci capire da lei, a raggiungerla e invece lui c’è riuscito, si è conquistato la sua fiducia e le è stato vicino quando lei ne aveva più bisogno. E credo che Livietta abbia sentito quanto era ed è sincero, che lo faceva perché le vuole bene, senza secondi fini e adesso… hai visto quanto si adorano, no?”
 
“Sì, ho visto,” conferma l’anziana, in un sussurro quasi commosso.
 
È un attimo, il tempo di un secondo e il sorriso svanisce dalle labbra di Camilla, le labbra contratte in una smorfia di dolore, mentre chiude gli occhi e abbassa lo sguardo per evitare di cedere di nuovo alle lacrime: la dannata consapevolezza infine la investe, la investe come un pugno alla bocca dello stomaco e sa che tutto quello non è altro che un ricordo, un ricordo che le brucia l’anima, perché tutto quel calore, quell’amore, quella gioia non le appartengono più, perché ha perso tutto.
 
“Camilla…” sussurra di nuovo Andreina, appoggiandole una mano sulla spalla, senza demordere nemmeno quando la figlia si volta per nasconderle il viso, “Camilla, non è troppo tardi, sei ancora in tempo per rimediare.”
 
“Mamma, per favore, quale parola della frase ‘Gaetano non si fida di me’ non ti è chiara? Lo so che lo amo, lo so benissimo, dannazione, e so che mi ama anche lui, ma l’amore da solo non basta, non superati i vent’anni, non se si vuole una relazione seria e lunga, non quando si hanno figli e delle responsabilità!” esclama esasperata in quello che è quasi un urlo, odiando sua madre come raramente prima d’ora per la sua maledetta insistenza, per costringerla ad affrontare tutto questo, tutto insieme, ora che non si sente pronta per farlo. Per costringerla ad affrontarlo davanti a lei, sapendo quanto odi essere vulnerabile al suo cospetto, al cospetto di colei che è sempre stata la sua detrattrice più inflessibile.
 
“Camilla, guarda che ho capito benissimo: il mio cervello e le mie orecchie funzionano ancora perfettamente nonostante i tuoi tentativi di assordarmi! Ma, di nuovo, l’hai detto tu stessa: la fiducia non è una cosa che appare dal nulla o che scompare nel nulla senza motivo, è una cosa che si costruisce e che si mantiene nel tempo, con la conoscenza, con le esperienze vissute insieme. Hai deciso di fidarti di quello che Gaetano provava e prova per te perché in questi anni, in questi mesi, ti ha dimostrato con i fatti, più che con le parole, quanto ci teneva e ci tiene a te. Non pensi che è di questo che ha bisogno Gaetano? Che non è che non si fidi di te ma forse voglia semplicemente essere rassicurato, ricevere delle conferme da te?”
 
“E tu pensi che non l’abbia fatto? Mamma, da quando io e Gaetano stiamo insieme non ho fatto altro che dimostrargli in ogni modo, con le parole e con i fatti, quanto lo amo, quanto lui è importante per me, e che lo è sempre stato, sempre, perfino dieci anni fa. Ma lui sembra… sembra non essersene nemmeno accorto, sembra non averlo percepito, nonostante tutto quello che abbiamo vissuto insieme anche… anche pochi giorni fa proprio qui a Roma e proprio per questo i suoi dubbi sono stati come una doccia gelata per me. Perché se ha ancora tutti questi dubbi adesso, quando siamo ancora nella fase da Luna di Miele, dopo che abbiamo passato insieme delle settimane che, nonostante tutti i problemi che abbiamo dovuto affrontare, sono state assolutamente meravigliose, perfette al di là di ogni mia più rosea aspettativa, cosa succederà andando avanti con il tempo? Quando ci saranno gravi problemi da affrontare, quando subentrerà la routine, le incomprensioni che capitano a tutte le coppie o se semplicemente io e Renzo dovessimo recuperare un rapporto più civile e meno teso che nelle ultime settimane?”
 
“E invece secondo me le cose con il tempo non possono che migliorare, Camilla: è di tempo che avete bisogno. Anche se gli hai dato tutte queste dimostrazioni da quando state insieme, sono passate poche settimane, Camilla, solo poche settimane, che, per quanto meravigliose, probabilmente non bastano per cancellare del tutto le insicurezze e i dubbi nati in questi dieci anni di rifiuti da parte tua, anche se avevi i tuoi buoni motivi. Insomma, tu ci hai messo dieci anni per fidarti del tutto dei suoi sentimenti, no? E lui non ne ha mai fatto mistero, anzi, ancora un po’ baciava la terra su cui camminavi. Lui invece deve fare i conti con dieci anni passati nel ruolo dell’innamorato respinto, dieci anni in cui hai sempre preferito Renzo a lui anche se, ripeto, avevi i tuoi buoni motivi. Non pensi che dovresti concedergli e concedervi un po’ più di tempo, Camilla, per consolidare questo rapporto, per rassicurarlo con i fatti, mano a mano che passano i giorni, le settimane e i mesi che quello che provi per lui non è una cosa passeggera dovuta appunto alla fase da Luna di Miele?”
 
Camilla rimane per un attimo spiazzata, mentre le parole di sua madre le entrano in circolo come un veleno o forse come una medicina, perché hanno un senso, perché hanno insinuato in lei il tarlo del dubbio.
 
“E poi, comunque Camilla, se posso permettermi e poi non parlo più, tu dici che hai fatto di tutto per dimostrargli quanto lui è importante per te, però in questa settimana mi sembra che Gaetano sia passato in secondo piano, tutti noi siamo passati in secondo piano rispetto a questa indagine, ma nel suo caso… era la vostra prima vacanza insieme. E per quanto capisco il tuo attaccamento a Ilenia e il tuo senso del dovere e di protezione nei suoi confronti… cerca di capire anche Gaetano. Ti ha assecondata in tutto, nonostante le minacce di quel maleducato del fratello di Marco e i possibili rischi per il suo lavoro, molto più di quanto avrebbe fatto credo qualsiasi altro uomo al suo posto, forse anche perché ovviamente gli piace indagare insieme a te ma… c’è un limite, Camilla e non pensi che Gaetano avesse in mente qualcos’altro per questa vacanza e che abbia bisogno adesso di sentire che è lui la tua priorità assoluta, a parte Livietta?”
 
Di nuovo Camilla è senza parole, perché quello che le ha detto sua madre rispecchia quello che le ha rinfacciato Gaetano con quel tono così carico di amarezza: “non so se non hai delle priorità o se tra le tue priorità semplicemente non rientro anche io”. E Camilla si rende conto che sua madre ha ragione, che, forse per gli anni di conoscenza pregressa con Gaetano, per la loro passione comune per le indagini, per il modo così… naturale con cui era avvenuto tutto tra loro in queste settimane, tanto da farla sentire come se stessero insieme da sempre, si era dimenticata che non stavano davvero insieme da una vita e aveva dato per scontate troppe cose che non erano affatto scontate, a partire dall’aiuto, dal sostegno e dalla pazienza dimostrata da Gaetano durante queste sue indagini parallele a cui non era affatto tenuto a partecipare, anzi, a cui, per il ruolo che ricopriva, non avrebbe dovuto affatto partecipare. E non aveva tenuto conto delle esigenze e delle aspettative del Gaetano compagno, del Gaetano uomo, che erano ben diverse da quelle del Gaetano poliziotto, da sempre suo “complice in indagini criminali”.
 
Perché il fatto che per lei fosse scontato, fosse ovvio l’amore che prova per lui, il fatto che lui fosse al centro del suo “cerchio magico”, come lo definiva Livietta da bimba, non significava che dovesse necessariamente essere altrettanto scontato per lui dopo nemmeno due mesi di relazione, né che fosse lecito per lei aspettarselo o pretenderlo. E dopo quella magica notte nel loft probabilmente si era adagiata sugli allori e non era più riuscita a trasmetterglielo, a trasmettergli quanto la sua presenza al suo fianco fosse fondamentale per lei e che il suo desiderio di aiutare Ilenia non veniva affatto prima di lui, prima di loro due, prima del loro rapporto e, anzi, gli aveva lanciato il segnale diametralmente opposto e la presenza di Marco aveva fatto il resto...
 
E alla consapevolezza dei suoi errori si unisce la speranza, la speranza di potervi porre rimedio. E la speranza può fare bene tanto quanto può farti male, specie quando, come ora, sente che è ormai troppo tardi, che il treno è letteralmente partito.
 
Anzi no, pensa tra sé e sé, azzardandosi per la prima volta a guardare l’orologio sulla parete della cucina.
 
“A che ora parte il suo treno, Camilla? O è già partito?” domanda sua madre, avendo colto perfettamente l’occhiata, per quanto breve, avendo come sempre quella maledetta e benedetta capacità di leggerle dentro.
 
“Tra quaranta minuti mamma, alle 19…“
 
“E allora mi spieghi che cosa aspetti? Va’ da lui: non è troppo tardi!” la esorta guardandola negli occhi e stringendo la mano ancora appoggiata sulla sua spalla.
 
“Mamma, tu non l’hai visto, non hai visto quanto era deciso, categorico: non accetterà mai di rimanere qui e-“
 
“E allora tu non chiederglielo, Camilla,” risponde Andreina con un mezzo sorriso e un sopracciglio alzato.
 
“Vuoi dire che…?” domanda, incredula, capendo immediatamente cosa vuole dire sua madre e comprendendo altrettanto immediatamente che è l’unica possibilità che ha di fare capire a Gaetano davvero, con i fatti e non con le parole, qual è la sua priorità.
 
Ma c’è anche un’altra priorità a cui pensare: l’unica persona al mondo importante quanto e più di Gaetano.
 
“E Livietta?”
 
“Livietta può passare ancora qualche giorno qui se serve: gli amici non le mancano e lo sai quanto sono felice di avere la mia nipotina per casa, dato che la vedo così raramente. E sono sicura che lei sarà più che felice se questo significa che tu e Gaetano fate pace. Dai, cosa aspetti? Se non ti sbrighi, col traffico di Roma, il treno parte!”
 
Camilla esita per un solo secondo al pensiero di fare questa pazzia, sapendo benissimo a che cosa sta rinunciando, ma sapendo altrettanto bene quanto c’è in gioco e non serve nemmeno soppesare i pro e i contro, perché non c’è paragone: il suo cuore ha già deciso. Con la sua coscienza dovrà fare i conti dopo, ma, come le aveva detto una volta Gaetano, preferiva di gran lunga essere in conflitto con la sua coscienza che con lui.
 
Corre verso la stanza di Livietta e, come previsto, la trova chiusa a chiave. Bussa rapidamente e forte per farsi sentire, sperando che la figlia non si sia trincerata dietro le sue cuffiette con la musica a palla.
 
“Livietta, Livietta, volevo dirti che raggiungo Gaetano in stazione e potrei-“
 
Non riesce a finire la frase che la porta si spalanca ed emerge Livietta con gli occhi ancora arrossati e uno sguardo deciso.
 
“Non ti azzardare a tornare fino a che non avete fatto pace, ok?” le intima, aggiungendo poi con tono sarcastico ma affettuoso, “anche perché piuttosto che sorbirmi di nuovo uova al tegamino per i prossimi mesi, chiedo asilo politico alla nonna.”
 
“Livietta…” sussurra Camilla con un sorriso commosso, abbracciandola forte per qualche secondo, fino a che l’adolescente scioglie l’abbraccio.
 
“Che fai ancora qui? Sbrigati, mamma!”
 
Camilla sorride di nuovo, afferra la borsetta, per il resto non c’è tempo, e corre verso la porta di ingresso, scende le scale facendo i gradini a due a due, sale in macchina e mette in moto.
 
Percorre il primo tratto di strada premendo sull’acceleratore, ai limiti della prudenza e del codice della strada, ma poi arriva il traffico della Tiburtina. Più volte è tentata di mollare la macchina e andare in metro, ma il tempo stringe.
 
Prova a telefonare al numero di Gaetano ma lo trova occupato. Maledicendosi per la sua idiozia e soprattutto per non essersi decisa in tempo, parcheggia nel primo spazio libero e si fa l’ultimo pezzo a piedi, o meglio di corsa, con i polmoni che bruciano e i muscoli che protestano.
 
Uno sguardo rapido al tabellone che conferma che il treno è in partenza: sono ormai le 19. Va direttamente al binario: si beccherà una multa dal controllore se necessario, non le interessa nulla arrivati a questo punto.
 
Con un ultimo sprint degno di un velocista arriva finalmente al binario… giusto in tempo per vedere il frecciarossa allontanarsi inesorabilmente fino a scomparire.
 
Il fiato le viene a mancare del tutto, mentre sente ogni singola giuntura protestare e farle sentire tutto il peso di ognuno dei suoi cinquant’anni. Esausta, crolla sulla panchina più vicina, la voglia di piangere ritorna prepotente ma la uccide sul nascere: deve esserci un’altra soluzione. Quello era l’ultimo treno della giornata, quindi… potrebbe forse andare in auto? Ma non ha mai guidato per così tanti chilometri da sola, poi di notte… Non è possibile e lo sa anche lei.
 
Non le resta che aspettare il giorno dopo per raggiungerlo e cercare di spiegarsi, sperando che non sia troppo tardi. Sa benissimo che vederlo adesso, parlargli adesso, sarebbe stata tutta un’altra cosa, non fosse altro perché avrebbero avuto quattro ore di viaggio da fare insieme, in cui lui non avrebbe potuto evitare di ascoltarla.
 
Con mano ancora tremante estrae il cellulare dalla borsa, compone di nuovo il suo numero ma questa volta è staccato e viene dirottata sulla segreteria telefonica. Ha sempre odiato le segreterie telefoniche: il bip, l’ansia di dover dire tutto in pochi secondi, senza nessun interlocutore dall’altra parte. Chiude senza lasciare il messaggio.
 
Esita ancora per un attimo sul da farsi, sta per ritirare il telefono in borsa quando le squilla e le vibra tra le mani, cogliendola di sorpresa a tal punto che sta per farlo cadere.
 
“Gaetano!” risponde senza nemmeno guardare il numero sul display.
 
“Mi dispiace deluderla, professoressa, ma non sono il suo principe azzurro: ha sbagliato vicequestore,” risponde la voce dall’altro capo della cornetta, beffarda come sempre.
 
“Dottor De Matteis?” domanda, non sapendo se ridere o se piangere, incredula del fatto che la chiami a quest’ora, dopo che si erano salutati – e in che modo – poche ore prima.
 
“La sua perspicacia è sempre sorprendente, professoressa, ma bando ai convenevoli: la chiamo perché deve venire qui in questura, subito,” ribatte, perentorio quanto sarcastico.
 
“Dottor De Matteis, ci siamo visti poche ore fa, è tardi e ora non posso proprio venire da lei e in realtà domani dovrei-“
 
“Professoressa, forse non ci siamo capiti, questo non è un invito o un suggerimento: DEVE venire qui subito,” la interrompe alzando la voce, con un tono marziale e freddo, gelido, ancora più del solito.
 
“Dottor De Matteis, se è per quello che è successo prima nel suo ufficio, le-“
 
“Professoressa, quale parola della frase – deve venire in questura – non le è chiara? Ha due opzioni: o si presenta da me spontaneamente entro un’ora o la faccio venire a prelevare da una volante. Le è chiaro adesso?”
 
“Chiarissimo,” risponde Camilla, spiazzata e preoccupata, perché il tono dell’uomo è serissimo e non sta affatto scherzando, né bluffando.
 
“Bene, la aspetto!”
 
Ci mancava solo questa! – pensa mentre si avvia verso la macchina.
 
In auto prova ancora qualche volta a chiamare il numero di Gaetano, inutilmente, dato che il telefono è sempre staccato.
 
Arriva in questura e viene intercettata da Grassetti che la guarda con un’aria che sembra quasi imbarazzata, mentre la conduce verso l’ufficio di De Matteis. Stavolta niente anticamera: non sa se esserne sollevata o inquietata.
 
Si spalanca la porta e il cuore le fa un tuffo nel petto, finendole prima nello stomaco e poi in gola.
 
“Gaetano!” esclama, vedendolo seduto su una delle due sedie imbottite poste simmetricamente di fronte alla scrivania di De Matteis, i battiti che accelerano all’impazzata, mentre viene avvolta da un senso di gioia e di sollievo talmente potente da farle sentire le gambe e le braccia come se fossero fatte di gelatina.
 
Il suo primo impulso è correre da lui e abbracciarlo: non esiste altro in questo momento, né De Matteis, né Grassetti, né le circostanze. Ma, compiuti i primi due passi, il suo cervello registra l’espressione grave sul volto di Gaetano e si pone infine la fatidica domanda: cosa ci fa lui lì? Improvvisamente i suoi occhi, prima concentrati solo su di lui, notano altri dettagli: De Matteis, in piedi dietro la sua scrivania, l’atteggiamento solenne del giudice che sta per emettere una sentenza di condanna capitale, Mancini, seduto sui divanetti d’angolo, l’espressione soddisfatta del gatto che ha appena mangiato il topo.
 
“Che succede?” domanda, guardando Gaetano e poi De Matteis, mentre un peso le piomba sullo stomaco e il cuore le batte ancora all’impazzata, ma per tutt’altro motivo: sente in bocca un gusto metallico che le dice che la risposta non le piacerà.
 
“Si accomodi, pure, professoressa, come vede le ho riservato un posto accanto al suo principe azzurro: ne avremo per un po’,” proclama De Matteis con il solito sarcasmo, ma la voce è ancora più dura del solito, quasi esasperata.
 
Lancia di nuovo un’occhiata a Gaetano mentre si siede vicino a lui e l’espressione rassegnata sul suo viso le fa temere il peggio.
 
De Matteis fa un cenno verso Mancini, che si avvicina con un cellulare e lo usa per accendere lo schermo sulla parete in fondo all’ufficio. Si vedono al bar, in compagnia di Marchese e di Sammy e soprattutto sentono le loro voci, mentre discutevano gli sviluppi del caso Scortichini. Poi Mancini manda avanti il filmato e si vedono di nuovo in compagnia del punkabbestia, mentre parlano con lui. La qualità video non è un granché, paiono riprese fatte con un cellulare, ma l’audio è nitidissimo, quasi come se Mancini fosse stato accanto a loro mentre faceva queste registrazioni. Come avevano fatto a non notarlo?
 
“Sa, professoressa, cominciavo a stupirmi, quasi a preoccuparmi per non averla avuta tra i piedi in questi giorni, per il fatto che mi avesse dato retta quando le ho intimato di tenersi fuori dal caso Scortichini. Mi sono anche detto che evidentemente lei e Berardi avevate di meglio da fare durante questa Luna di Miele che mettervi ad indagare,” esordisce De Matteis, quando Mancini mette in pausa il video, sempre più sprezzante, con un sorrisino derisorio che non gli raggiunge però gli occhi, mentre Camilla nota la mascella di Gaetano contrarsi e il modo quasi spasmodico con cui afferra i braccioli della sua sedia.
 
“Ma invece, come sempre, il suo comportamento incosciente ed inqualificabile supera le mie peggiori previsioni. Perché non solo lei e Berardi vi siete immischiati in questa indagine, ma avete istigato un mio sottoposto a violare il segreto investigativo e avete perfino coinvolto la moglie di un altro mio sottoposto, ottenendo e divulgando informazioni riservate, introducendovi in scene del crimine e rischiando di comprometterle e contaminarle!” urla, sbattendo i palmi delle mani sulla scrivania fino a farla tremare e squadrandoli entrambi con uno sguardo raggelante, “ma se tutto questo è già gravissimo da parte sua, professoressa Baudino, è a dir poco inconcepibile che una condotta simile venga messa in atto da parte di un funzionario di polizia! Berardi, non so se la sua sia incoscienza, sprezzo delle regole, delirio di onnipotenza, o se in presenza della Baudino lei non sia in grado di ragionare col cervello e col buon senso e si lasci invece guidare da altre parti anatomiche ma-“
 
“Adesso basta: non le permetto di trattarci in questo modo!” esclama Gaetano, perdendo infine la pazienza e alzandosi dalla sedia per affrontare De Matteis faccia a faccia.
 
“E invece a lei è tutto permesso no, Berardi? Coprire di ridicolo noi e l’intero corpo di polizia, trattandoci come se fossimo dei poveri deficienti, incapaci di cavarcela senza il contributo di una professoressa di lettere? Il fatto che lei non sia in grado di muovere un passo senza la Baudino non significa che siamo tutti nella sua stessa situazione, per fortuna!” grida De Matteis, sporgendosi ancora di più oltre alla scrivania, fino ad arrivare a pochi centimetri dal viso di Gaetano, “e poi cosa vorrebbe fare, eh? Siamo arrivati alle minacce? Continui così Berardi, si scavi pure ulteriormente la fossa: quando i nostri superiori avranno notizia di quello che è successo qui vedremo che fine farà la sua carriera da miracolato!”
 
“Gaetano!” grida Camilla non appena lo vede muoversi in avanti, alzandosi in piedi e frapponendosi tra il corpo dell’uomo e la scrivania di De Matteis, abbracciandolo in vita per bloccarlo ed evitare che ceda alle provocazioni e commetta qualche sciocchezza.
 
Si guardano negli occhi e Gaetano immediatamente si calma: sentire il calore e il contatto di lei, sensazioni che fino ad un’ora fa non pensava avrebbe mai più potuto provare ha come sempre un effetto devastante su di lui.
 
Tanti anni prima le aveva confessato che lei gli conferiva quella lucidità che gli era indispensabile, nel lavoro e nella vita, anche se poi a volte gliela toglieva completamente, come nessun’altra persona al mondo era in grado di fare. Ed è tuttora così, esattamente come allora, anzi, probabilmente ancora di più.
 
Un altro sguardo, un cenno di intesa e poi Camilla rompe il contatto visivo, voltandosi per affrontare De Matteis.
 
“Adesso basta, dottor De Matteis,” sibila Camilla, decisa e fiera, fulminandolo con uno sguardo ferale, “lei non ha alcun diritto di trattare Gaetano in questo modo, anche perché lui non ha alcuna colpa. La responsabilità di quello che è successo è solo ed esclusivamente mia: è stata mia l’idea e l’iniziativa di condurre queste indagini nonostante lei mi avesse intimato di non farlo. Gaetano ha provato in tutti i modi a farmi desistere, ma io ho voluto proseguire.”
 
“Camilla-“ cerca di interromperla Gaetano, ma lei continua imperterrita, sapendo qual è la cosa giusta da fare.
 
“Gaetano non era d’accordo fin dal principio, e se ha partecipato a questo incontro e a parte delle mie indagini è stato per tenermi d’occhio e per evitare che mi cacciassi nei guai e per assicurarsi proprio che non ci fosse nemmeno il minimo rischio di contaminare le prove. Avete sentito con le vostre orecchie la sua insistenza affinché vi mostrassi la lettera di Ilenia e inoltre, anche se non ne è stata mostrata la registrazione, dato che l’ispettore Mancini si è premurato di seguirci e di riprenderci, avrà probabilmente anche visto e ripreso cos’è successo dopo il nostro colloquio con il punkabbestia e saprà quindi che Gaetano ha espresso chiaramente la sua intenzione di chiudere con queste indagini e, a seguito del mio rifiuto di lasciar perdere, ha deciso di… di lasciarmi e di tornare da solo a Torino.”
 
“Camilla-“ prova di nuovo a fermarla Gaetano, prendendola per l’avambraccio per portarla a girarsi verso di lui, ma lei si scosta.
 
“Gaetano, per favore, non serve che continui a cercare di proteggermi. Se qui c’è qualcuno che ha sbagliato sono io ed è giusto che mi prenda le mie responsabilità, mentre non è giusto che paghi tu per colpa mia,” ribatte Camilla, lanciandogli un’occhiata per implorarlo di non interromperla e di lasciarla fare.
 
“E lei quindi vorrebbe farmi credere che proprio oggi, guarda caso la coincidenza, avrebbe avuto termine l’idillio amoroso tra lei e Berardi e che lui avrebbe preso le distanze da lei? A maggior ragione dopo questa scenetta commovente?” domanda De Matteis incredulo, con un sopracciglio alzato, mentre Gaetano sembra come paralizzato, sconvolto.
 
“È stato proprio lei a sottolineare l’assenza di Gaetano quando le ho fatto visita oggi, dottor De Matteis e a chiedermi se c’erano problemi in paradiso. E forse non l’ha notato, ma ho evitato di risponderle direttamente, distraendola volutamente con una provocazione, dato che non mi andava di parlarne,” replica Camilla, sentendosi male ad ogni parola che pronuncia, non solo perché ammetterlo ad alta voce rende mille volte più reale, più definitivo il fatto che tra lei e Gaetano sia finita, ma perché conosce perfettamente le conseguenze di quello che sta dicendo, sa che sta mettendo una gigantesca pietra tombale sopra la possibilità di riconciliarsi con Gaetano, sa che, anche volendo, non potrà più farlo, che l’unica possibilità per Gaetano di evitare gravi conseguenze è di prendere le distanze da lei, o meglio che lei prenda le distanze da lui, dato che lui non lo farebbe mai, ma sa anche che è giusto così: lei è incensurata e non rischia poi molto, anche perché non era assolutamente tenuta a rispettare il segreto di indagine e non ha commesso alcun reato. Chi rischia invece sono Marchese e Gaetano e non può permettere che lui si rovini la vita e la carriera per colpa sua.
 
“E se vuole può controllare ma sul frecciarossa per Torino delle 19 c’era un biglietto, uno solo, prenotato oggi a nome di Gaetano. Immagino che quando lei l’ha rintracciato intimandogli di presentarsi qui, come ha fatto poi con me, lui fosse già sul treno, pronto per partire, e anche questo non le sarà difficile verificarlo e-“
 
“E a me sinceramente della sua vita sentimentale con Berardi importa ben poco, professoressa, per quanto, se quello che mi dice è vero, mi congratulo con lui per aver finalmente visto la luce,” la ferma De Matteis con il solito sarcasmo, “però fatto sta che fino ad oggi l’ha aiutata in queste indagini e-“
 
“Le indagini le ho condotte io per conto mio e su mia iniziativa personale. Gaetano ha deciso di accompagnarmi all’incontro con i punkabbestia perché temeva per la mia incolumità e perché conosceva gli amici di Black, visto che si è occupato delle indagini sul suo omicidio e i punkabbestia si sono infatti fidati di lui. Ma non ha fatto nulla per intromettersi nelle indagini ufficiali o intralciarle, anzi, come emerge dalle registrazioni ha insistito per avere la presenza dell’agente Marchese, ufficialmente incaricato di queste indagini, al colloquio e ha cercato in ogni modo di dissuadere me e Sammy, la moglie dell’ispettore Mancini, dal parteciparvi. Inoltre ha dato precise istruzioni ai punkabbestia di contattare direttamente Marchese e non lui, se avessero avuto novità da riferire sul caso e-“
 
“E quindi secondo lei questo giustificherebbe il silenzio di Berardi, e quindi la sua complicità, alle sue indagini, o il fatto di avere ottenuto informazioni riservate dall’agente Marchese e di averle condivise con lei e con la moglie dell’ispettore Mancini?” la interrompe di nuovo De Matteis, con un sopracciglio alzato e l’aria di chi non crede ad una sola parola di quanto gli viene detto, “oltretutto da questo filmato mi pare altrettanto evidente che Berardi conosce praticamente ogni singolo dettaglio del caso Scortichini e quindi ha fatto ben di più di partecipare a questo incontro con i punkabbestia!”
 
“Camilla, basta,” interviene infine Gaetano, posandole una mano sulla spalla per spingerla a voltarsi verso di lui e ad arretrare di un passo, per poi continuare, guardandola negli occhi con determinazione, “sei tu che non devi continuare a cercare di proteggermi. Quello che ho fatto l’ho fatto per mia scelta e soprattutto perché ritenevo e ritengo fosse la cosa giusta da fare, nell’interesse di tutte le persone coinvolte in questo caso e della promessa che ho fatto quando sono entrato in polizia, cioè quella di fare tutto quello che era in mio potere per cercare la verità e per salvaguardare la giustizia.”
 
“Gaetano,” cerca di protestare, di fargli capire con lo sguardo di non farlo, di lasciare parlare lei, di permetterle di prendersi la colpa, ma lui scuote il capo e si frappone tra lei e la scrivania, e quindi tra lei e De Matteis.
 
“Berardi, certo che a lei la faccia tosta non manca: secondo lei ignorare tutte le regole e le procedure salvaguarderebbe la giustizia?” domanda De Matteis, incredulo, con tono e sguardo di sfida.
 
“Non ho ignorato tutte le regole e le procedure, dottor De Matteis, ho semplicemente collaborato con l’agente Marchese invece che con lei direttamente, come sarebbe stato logico e consuetudine fare e ho dovuto farlo di nascosto, ma perché è lei col suo atteggiamento che mi ha costretto a farlo. Che mi ha costretto ad usare dei sotterfugi per fare qualcosa che avrei potuto, anzi, dovuto fare alla luce del sole, se lei avesse davvero avuto a cuore il buon esito di queste indagini e la ricerca della verità, invece del suo orgoglio e dei suoi risentimenti personali nei confronti di Camilla e-“
 
“Non le permetto di-“
 
“Ha parlato fino adesso, ora lasci parlare me, dottore,” sibila Gaetano, fulminando l’altro uomo con uno sguardo tale per cui De Matteis esita per un secondo, arretrando di un passo dietro la scrivania, “la colpa di queste indagini clandestine è soltanto sua, dottor De Matteis. Lei parla di regole e procedure, benissimo, vogliamo parlare di qual è la consuetudine quando si ha a che fare con un caso di omicidio legato ad un altro precedente caso? Si cerca di ottenere ogni informazione sul precedente caso da chi se ne è occupato e, se possibile, si chiede la sua collaborazione, perché sicuramente è a conoscenza di informazioni che potrebbero essere risolutive, perché potrebbe aiutarci a vedere e a interpretare aspetti del nuovo caso sotto una luce diversa. A volte, se il caso precedente è irrisolto, si uniscono i due casi. E cosa si fa se ad occuparsi del caso precedente è stata addirittura la stessa squadra omicidi che lei ora dirige, quando era diretta dal suo predecessore, che oltretutto si trova in città al momento, disponibile a collaborare, e che dirige la squadra omicidi della città di residenza della famiglia di una delle principali indiziate? Le dico cosa avrei fatto io al suo posto: avrei colto l’occasione al volo per instaurare una cooperazione, per aiutarsi a vicenda, ottenere il maggior numero di informazioni possibile, scambiarsi le idee e collaborare alla ricerca della verità.”
 
De Matteis sembra ancora esitante, chiaramente sorpreso e spiazzato dall’atteggiamento di Gaetano.
 
“E lei invece che cosa ha fatto dottor De Matteis? È stato aggressivo fin dal primo istante, insultandomi, deridendomi e minacciandomi di rovinarmi la carriera se solo avessi osato mettere il naso nelle sue indagini, minacciando ripercussioni su Camilla e la sua famiglia, mettendo fin da subito in chiaro che a lei della ricerca della verità non gliene fregava un bel niente, a lei l’unica cosa che interessava e che interessa è questa specie di rivalità su chi sia il migliore poliziotto tra me e lei e soprattutto le vicende personali pregresse tra lei, suo fratello e Camilla. A questo poi si è aggiunto l’ispettore Mancini, con il suo continuo mobbing e atteggiamento da bullo nei confronti dell’agente Marchese, atteggiamento che lei non solo non ha evidentemente mai fatto nulla per frenare, come sarebbe di nuovo suo dovere fare, ma che ha invece tollerato e continua a tollerare, come se fosse lecito e normale e-“
 
“Io non faccio mobbing e non le permetto di darmi del bullo!” lo interrompe Mancini, che fino ad allora si era tenuto in disparte, alzando la voce, “e se sono duro con l’agente Marchese è perché non solo non ha alcun talento per l’investigazione, ma manca anche di disciplina e a questo punto direi di spirito di corpo e di onestà, visto che non si è fatto alcuno scrupolo a violare le regole e divulgare informazioni riservate e-“
 
“Ed è difficile dare il meglio di sé, anzi, è difficile anche solo lavorare senza commettere passi falsi se si ha qualcuno che ci sta costantemente col fiato sul collo, ispettore, pronto a cogliere, sottolineare e sfruttare ogni nostro minimo errore. È difficile provare spirito di corpo quando i primi a non averlo sono i propri superiori, quando si è maltrattati costantemente per ragioni che nulla hanno a che vedere con il proprio mestiere e che tutto hanno a che vedere con la propria vita privata, a maggior ragione quando al limite dovrebbe essere l’agente Marchese ad avere diritto di provare risentimento nei suoi confronti, Mancini, e non viceversa. E quando, lo ripeto, chi dovrebbe vigilare e tutelare i propri sottoposti non lo fa e tollera il crearsi di situazioni di questo tipo. E, soprattutto in questo caso, a tutto questo si è aggiunto il fatto che entrambi, per via di nuovo di risentimenti personali, avevate già deciso senza uno straccio di prova in mano chi fosse il colpevole, azzeccandoci col senno di poi, per carità, ma non è così che un poliziotto dovrebbe operare. Tanto che avete spinto l’agente Marchese a bypassarvi, per riuscire a compiere il suo dovere. L’agente Marchese ha fatto quello che avrebbe dovuto fare lei, De Matteis: ha scambiato con me informazioni sul caso e-“
 
“Anche io le ho chiesto le informazioni che mi servivano, Berardi!” ribatte De Matteis in quello che è quasi  un urlo, “e lei e la professoressa siete stati come minimo reticenti. Quello che avete riferito a Marchese potevate, anzi, dovevate riferirlo a me e-“
 
“E ci ho provato, De Matteis, ma lei me l’ha reso impossibile! Innanzitutto lei mi ha chiesto alcune informazioni, De Matteis, ma il problema è che non aveva il quadro completo dei due casi e quindi non poteva sapere quali delle svariate informazioni in mio possesso sul caso di Black e su Ilenia Misoglio avessero effettivamente una rilevanza per il nuovo caso, come non potevo saperlo io, non avendo la sfera di cristallo. L’unico modo per capirlo era mettere insieme le informazioni, tutte le informazioni, in modo sistematico, scambiandocele, ma come ho provato ad aprire bocca o a suggerire qualcosa mi è stato intimato di tenermene fuori, mi è stato precluso l’accesso a qualsiasi dettaglio, anche minimo, su questo caso. E i risultati si vedono, dottor De Matteis, visto che praticamente tutto quello che sapete sul caso Scortichini, a partire dalla vostra prova regina, i famosi pantaloni, fino al ritrovamento del cascinale e del cadavere di Marcio e presumibilmente del Vecchio, lo sapete grazie alla nostra collaborazione con l’agente Marchese. Fosse stato per lei e per l’ispettore Mancini non avreste probabilmente ancora nemmeno uno straccio di prova in mano!”
 
“E quindi secondo lei io dovrei ringraziarla e magari premiare l’agente Marchese per la sua impeccabile condotta? Secondo lei, lo ripeto,  questo giustifica violare il segreto di indagine e riferire informazioni riservate non solo a lei ma anche a una professoressa di lettere e alla moglie dell’ispettore Mancini, entrambe legate alla principale sospettata, per non dire alla colpevole e-“
 
“E se sapete, se avete adesso praticamente la certezza che Ilenia Misoglio è colpevole è proprio grazie alle nostre indagini, a questa divulgazione di informazioni, dottor De Matteis. Questo a riprova che nessuno di noi si è fatto influenzare dai legami personali con Ilenia Misoglio, a riprova della nostra correttezza e buona fede, come lo è anche il fatto che nessun dettaglio sul caso Scortichini è trapelato sui mezzi di informazione, se non quelli che voi stessi avete deciso di lasciar trapelare. Per quanto riguarda la moglie dell’ispettore Mancini, penso che sia evidente che, essendo una praticante avvocato, nonché la moglie di uno degli agenti incaricati del caso, aveva e ha tutto l’interesse a mantenere il massimo riserbo sulla sua partecipazione a queste investigazioni e su quanto da lei appreso nel corso di esse, per tutelare non solo se stessa e la sua carriera ma anche la carriera di suo marito…”
 
Il suono gutturale che emerge dalla gola di Mancini a quelle parole, come l’inizio di una risata amara e la sua espressione mentre scuote il capo, fanno intuire sia a Gaetano che a Camilla che la vita matrimoniale di Sammy e di Mancini naviga in pessime acque: è evidente quanto Mancini si senta tradito e quanto sia carico di risentimento e sfiducia nei confronti della moglie e, conoscendo Sammy, entrambi sanno che non prenderà affatto bene il modo in cui Mancini li ha spiati e il fatto che sia stato proprio lui a denunciarli a De Matteis. Mentre entrambi si chiedono dove sia Sammy e se sappia già,  quasi istintivamente si cercano con lo sguardo, perché sono colti dallo stesso pensiero, la loro mente corre alla sera della rimpatriata di classe, a due coppie che ballavano felici e innamorate.
 
Sembrano scene di una vita precedente, ma è passata appena una settimana, esattamente una settimana.
 
Pochi attimi, sguardi che celano un mondo di significati, di domande, di dubbi, di dolore. Pochi centimetri e un muro invisibile a dividerli.
 
Senza lasciare lo sguardo di Camilla, Gaetano riprende a parlare.
 
“E in quanto a Camilla, dottor De Matteis, ho saputo da suo fratello che ha… collaborato ad alcuni dei suoi casi in passato e-“
 
“E mio fratello si è forse dimenticato di dirle che non ero assolutamente d’accordo, che ho cercato in ogni modo di evitare che la Baudino si immischiasse nei miei casi e che mi sono ritrovato mio malgrado costretto a tollerare a cose fatte il suo intervento inopportuno e-“
 
“Inopportuno ma risolutivo, immagino, come immagino che non una singola informazione riservata su quei casi sia trapelata sui mezzi di stampa, che nessuna scena del crimine sia stata contaminata, né nessuna prova sia stata sottratta,” obietta Gaetano deciso, intuendo immediatamente, dallo sguardo dell’altro uomo, di avere colto nel segno, per poi aggiungere, alternando lo sguardo tra De Matteis e Camilla, “dottor De Matteis, nonostante i… trascorsi tra lei e Camilla e suo fratello a livello personale, non può non ammettere l’onestà di Camilla, la sua discrezione e riservatezza, e soprattutto non può non ammettere che Camilla ha un vero e proprio talento per l’investigazione. Anzi, non so lei, ma personalmente credo di poter affermare che Camilla è in assoluto l’investigatrice più capace e più brillante che abbia mai conosciuto nella mia carriera!”
 
Camilla lo guarda, sorpresa da queste parole, che sembrano contrastare con l’atteggiamento di sfiducia degli ultimi giorni e delle ultime ore, in cui si era sentita trattare come una specie di mina vagante, una pazza spericolata, un pericolo per sé e per gli altri. Le sembra di ritrovare il suo Gaetano, l’uomo che praticamente da subito aveva avuto fiducia in lei, nelle sue capacità, che, nonostante le sue “minacce” e i suoi avvertimenti di tenersi lontana dai guai, le aveva sempre mostrato stima, ammirazione, per non dire adorazione. All’investigatrice e anche, e soprattutto, alla donna.
 
“Ne saranno felici i suoi colleghi, i suoi superiori e tutte le persone con cui ha lavorato, Berardi!” commenta De Matteis, sempre più sarcastico, aggiungendo con un sopracciglio alzato, “e comunque dopo questa specie di glorificazione, mi riesce difficile credere alle affermazioni della sua onestissima professoressa sulla fine della vostra relazione o su come lei fosse contrario al fatto che ficcasse il naso in queste indagini.”
 
“Noto che ha evitato di darmi una risposta diretta, dottor De Matteis,” replica Gaetano, imitando quasi perfettamente l’espressione dell’altro uomo, anche se poi la sua espressione e il suo tono si tingono di un’amarezza che non sfugge a nessuno dei presenti, “è vero, io e Camilla ci siamo… ci siamo lasciati e non volevo che proseguisse con queste indagini, l’ho pregata di tornare con me a Torino, di lasciare perdere, inutilmente, ma i problemi che purtroppo esistono tra me e Camilla non incidono sulla mia capacità di valutare le sue indiscutibili capacità e la sua altrettanto indiscutibile intelligenza. Perché, a differenza sua, De Matteis, non lascio che i miei problemi personali incidano sulla mia lucidità e obiettività nello svolgimento del mio lavoro.”
 
“Ah, no? E allora perché avrebbe mollato l’investigatrice onestissima, intelligente e brillante per tornarsene a Torino e perché era contrario alla sua partecipazione a queste indagini dato che, a sentire lei qualche minuto fa, dovremmo nominare la Baudino a capo della polizia già che ci siamo? Mi sembra schizofrenico, Berardi. Schizofrenico o bugiardo,” gli fa notare De Matteis con tono aspro, mostrando chiaramente quanto non abbia gradito l’ennesima frecciatina dell’altro uomo.
 
“Se fin dall’inizio ero preoccupato che Camilla partecipasse a queste indagini, era sia per via del suo atteggiamento, dottore, perché temevo che succedesse quello che sta succedendo adesso e non volevo che Camilla avesse dei problemi, sia, perché andando avanti ha continuato a moltiplicarsi il numero delle vittime e ad azzerarsi la probabilità che Ilenia Misoglio potesse essere innocente. La mia priorità assoluta era ed è la sicurezza di Camilla e delle persone a lei e a me care, che non capiti loro qualcosa di male. E il fatto che sono convinto che Camilla sia il più grande talento investigativo che conosco, non significa che non mi renda conto che non è un poliziotto, che non ha alcun addestramento né alcuna competenza per gestire situazioni di pericolo, dalle quali dovrebbe tenersi alla larga e dalle quali ho sempre cercato con ogni mezzo di tenerla alla larga!”
 
“Esatto, Berardi, finalmente lo ammette anche lei: la Baudino non è un poliziotto ma una professoressa senza arte né parte e proprio per questo dovrebbe tenersi alla larga dalle situazioni di pericolo, che includono le indagini per omicidio!” controbatte De Matteis, alzando di nuovo la voce, “ed è ironico che, per quanto lei si atteggi da paladino e principe azzurro, sia stato proprio lei a spingerla in prima linea, mentre io, che sarei l’orco cattivo, ho sempre cercato di tenerla lontana dai guai, molto più di quanto non abbia mai fatto lei!”
 
Camilla osserva attonita i due uomini che si fronteggiano in questo duello verbale: le mani di entrambi appoggiate ai due bordi della scrivania, che ormai funge quasi da barriera tra loro, i busti protesi l’uno verso l’altro, i volti a pochi centimetri, gli sguardi degni di due leoni che stanno per affrontarsi nella battaglia della vita, per stabilire chi è il più forte, chi guiderà il branco.
 
Nota che Gaetano sembra accusare il colpo ed indietreggiare di un passo sotto l’ultima stoccata di De Matteis, ma poi si riproietta in avanti, con rinnovata decisione.
 
Tollerando le sue indagini, non facendo nulla di concreto per fermarla, di fatto, ma lasciandola agire di nascosto, senza il suo appoggio? È così che l’avrebbe tenuta lontano dai guai? Perché non chiede a suo fratello di quando Camilla è stata presa in ostaggio con una pistola puntata alla tempia mentre indagavano insieme su uno dei suoi casi, dottor De Matteis?” domanda durissimo, mentre sia lui che Camilla notano l’espressione di stupore sul volto di De Matteis, misto a qualcosa che potrebbe anche sembrare preoccupazione, “la verità è che a lei i risultati che portava la professoressa senza arte né parte probabilmente facevano comodo, De Matteis, ma non lo ammetterebbe mai nemmeno sotto tortura. Ma poi è successo quello che è successo con suo fratello e siamo passati alle minacce e ai veti, forse perché c’ero anche io presente e allora è scattata la difesa del territorio. Perché lei non tollera che qualcuno possa rubarle la scena, De Matteis, che qualcuno possa essere più abile di lei o semplicemente arrivare alla soluzione prima di lei. Mentre io non ho problemi ad ammetterlo, non ho problemi ad accettare un aiuto, se serve, soprattutto se ad offrirmelo è la mente investigativa più brillante che abbia mai conosciuto. Quando mi sono reso conto dell’incredibile talento di Camilla e della sua cocciutaggine nell’aiutare le persone a cui tiene quando sono in gravi difficoltà, ho cercato sempre di proteggerla ma guidandola, mettendole dei paletti, collaborando con lei in modo che potesse aiutare gli altri e coltivare il suo talento senza correre rischi inutili. E in questo modo ho, abbiamo aiutato decine di persone, in molti casi abbiamo salvato loro la vita, dottor De Matteis. E non me ne frega niente se ad avere avuto l’intuizione risolutiva è stata una professoressa di lettere e non io o uno dei miei sottoposti, De Matteis, quello che conta per me è che quando mi guardo allo specchio so di avere la coscienza a posto, so di avere fatto tutto il possibile, so di non avere messo la forma prima della sostanza, la mia carriera prima del mio giuramento di servire e proteggere gli altri.”
 
“Molto nobile, Berardi, complimenti: peccato che sembrino frasi di un Robin Hood, di un giustiziere più che di un vicequestore di polizia. Spero che le vorrà ripetere di fronte al questore, così magari perderà questa sua strafottenza e questa sua aura di superiorità e santità di cui si ammanta sempre!” sibila De Matteis, ormai furioso e tanto vicino a Gaetano da alitarsi in faccia.
 
“Non vedo l’ora di parlare con il questore, De Matteis, sono proprio curioso di sapere cosa ne pensa del suo menefreghismo nei confronti del mobbing di un suo sottoposto, delle sue intimidazioni ad un’anziana per costringerla a permetterle di ispezionare la sua casa senza un decreto del giudice, delle sue ripetute minacce di rovinarmi la carriera e la vita, del suo intimarmi di spegnere il cervello per quanto riguarda il caso Scortichini e venire quindi meno ai miei doveri di cittadino e di poliziotto o del fatto che, per tutti i motivi precedentemente elencati, di fatto, voi non siate riusciti a cavare un ragno dal buco nel caso Scortichini e che non avreste nulla in mano senza l’intervento e la collaborazione della professoressa senza arte né parte, della praticante avvocato, dell’agente Marchese e del sottoscritto. Fossi nel questore, io due domande me le farei, se si tratta di un caso isolato o se la vostra impeccabile gestione dei vostri sottoposti e dei potenziali testimoni abbia influito negativamente su altre inchieste!”
 
È un secondo: Camilla riconosce l’espressione sul viso di De Matteis, la stessa che aveva quando il padre di Ilenia le aveva quasi spaccato il polso. Ma non può mettersi in mezzo, per via della scrivania. Abbraccia Gaetano alla vita, da dietro, e lo tira verso di sé. Colto di sorpresa, Gaetano non può evitate di arretrare di un paio di passi, proprio mentre De Matteis si proietta in avanti e, trovando solo l’aria da afferrare, si sbilancia, evitando per un soffio di spalmarsi sulla superficie della scrivania.
 
Uno scambio di sguardi omicidi tra Camilla, Gaetano e De Matteis, che si sta rimettendo in piedi, la tensione che si taglia con un coltello.
 
Proprio in quel momento si sente il rintocco delle nocche sul legno: qualcuno bussa alla porta.
 
“Avanti!” quasi urla De Matteis, che si sta ancora ricomponendo.
 
Entrano, con l’aria un po’ intimorita, Sammy e Marchese, accompagnati da Grassetti. Camilla nota lo sguardo killer che Mancini lancia verso Marchese, mentre Sammy, vedendoli tutti riuniti nella stessa stanza, non riesce a celare il panico che si impossessa di lei.
 
“Che… che succede?”
 
“Finalmente sei arrivata, amore,” sibila Mancini, pronunciando la parola amore come se gli desse il voltastomaco, “e proprio nello stesso momento di Marchese: che straordinaria coincidenza!”
 
“Cosa? Amore, io-“
 
“Forse è il caso che lei e sua moglie discutiate un attimo in privato, Mancini,” interviene De Matteis, con l’aria di chi vuole evitare di assistere a quella che ha tutta l’aria di essere un litigio esplosivo, “potete andare nel suo ufficio. Marchese, tu invece rimani qui: dobbiamo parlare, urgentemente!”
 
“S-sì, dottore,” balbetta Marchese, sudando freddo, mentre Mancini si avvicina a lui e a Sammy con aria di chi potrebbe uccidere, prende la moglie per un braccio e inizia a trascinarla verso la porta.
 
“Pietro, ma sei impazzito? Piano!” protesta Sammy, cercando di liberarsi dalla presa del marito.
 
“La lasci! Non vede che le fa male?” si intromette Marchese, sbarrando la strada a Mancini con una decisione ed un coraggio che sorprende tutti i presenti, dato il modo in cui aveva sempre tollerato e subito le prepotenze del superiore.
 
“Levati di mezzo Marchese: non pensi di esserti già intromesso abbastanza tra me e mia moglie?” sibila Mancini, come una pentola a pressione pronta ad esplodere, “perché Sammy, fino a prova contraria, è ancora mia moglie, anche se forse ve ne siete scordati entrambi!”
 
“Ma che cosa stai dicendo, Pietro? Sei davvero impazzito?!” domanda Sammy, ferita, non capendoci più niente.
 
“A come te e il tuo amichetto qui vi siete divertiti a prendermi per scemo!” urla di rimando, rivolgendosi poi di nuovo a Marchese, “scommetto che non vedevi l’ora, eh, Marchese, di trovare l’occasione di intrometterti tra noi e ce l’hai fatta, complimenti, sarai soddisfatto, eh?”
 
“Basta, Mancini: questa è una questura, lei è in servizio, Marchese è comunque un suo collega e i vostri problemi personali, se volete, potete risolverli in separata sede! Vada a parlare con sua moglie che poi vi aspetto entrambi. Marchese, come ho già detto, tu rimani qui,” intima De Matteis, fermo, osservandoli mentre escono dall’ufficio, per poi aggiungere, dopo un attimo di esitazione, come se stesse decidendo il da farsi, “e in quanto a voi due, credo che ci siamo detti tutto quello che c’era da dirci e che a questo punto parleremo di fronte al questore, visto che lei, Berardi, sembra non vederne l’ora. Vi chiamerò non appena il questore ci concederà udienza, naturalmente gli anticiperò quanto accaduto. Ora potete andare, ma ovviamente non lasciate la città. Credo che i suoi piani per Torino saltino, Berardi, e che dovrà farsi sostituire almeno per qualche altro giorno… sempre che, quando avremo finito col questore, avrà ancora qualcosa ad aspettarla a Torino. Ma non si preoccupi: tra stazioni in paesini sperduti sempre sguarnite e la piaga del traffico cittadino, sicuramente non faticherà a trovare un’occupazione alternativa.”
 
“La ringrazio per i consigli, dottor De Matteis, ma potrebbe ritrovarsi lei a doverli seguire. E, considerato l’ordine compulsivo sulla sua scrivania, mi piacerebbe proprio vederla anche solo provare a dirigere il traffico all’ora di punta in centro città.”
 
“Gaetano, per favore, andiamo,” interviene Camilla, prendendolo per un braccio, dato che sia lui che De Matteis stavano di nuovo chiudendo le distanze oltre i due bordi di quella scrivania che sembrava ormai quasi una trincea.
 
Si scambiano uno sguardo e Gaetano sospira e annuisce, avviandosi verso la porta con lei, ancora a braccetto.
 
Camilla apre e richiude con decisione la porta dietro di loro, prima che De Matteis possa ribattere, sapendo che altrimenti i due uomini potrebbero andare avanti all’infinito: a confronto, gli scontri tra lei e De Matteis sembravano quasi schermaglie amichevoli.
 
“Grassetti, si accerti che la Baudino e Berardi trovino l’uscita e poi vada pure a casa, che domani mi serve in forze.”
 
“Sì, dottore,” annuisce, scambiando per un attimo uno sguardo con Marchese, sapendo benissimo che tira una brutta aria per lui.
 
“Grassetti!” intima De Matteis, alzando di voce.
 
“Sì, dottore, vado subito, mi scusi,” si affretta a replicare, sparendo oltre la porta in men che non si dica.
 
“Marchese… immagino che tu sappia di cosa dobbiamo parlare, no?” esordisce De Matteis, non appena rimangono soli nell’ufficio.
 
“Dottore io…” esita Marchese, sentendosi sprofondare di fronte allo sguardo di De Matteis, duro e glaciale, ma è soprattutto la delusione che emerge dal tono e dagli occhi del superiore a farlo sentire uno schifo.
 
“Niente dottore, Marchese, lascia perdere con le formalità, dato che non hai avuto alcuno scrupolo, né alcun riguardo o cortesia nei miei confronti, quando mi hai pugnalato alle spalle e ti sei divertito a farmi fare la figura del cretino. Sei la più grande delusione della mia carriera Marchese: ho cercato di insegnarti il mestiere, ti ho dato fiducia, nonostante un inizio non proprio brillante, nonostante mi sembrasse a volte che non avessi passione per questo lavoro, che fosse un ripiego per te. E in questi giorni, mi sono prodigato in complimenti, ti ho dato carta bianca, ti ho perfino proposto per una promozione, per poi scoprire che le tue brillanti intuizioni non erano affatto tue, ma erano della Baudino o di Berardi! Che eri solo un pappagallo ammaestrato, una serpe in seno! Che non hai avuto un briciolo di rimorso, di coscienza, niente! Eppure avrei dovuto capirlo che non potevi essere migliorato tanto, Marchese: sono stato un idiota e ne prendo atto, ma è un errore che non ripeterò.”
 
“Mi dispiace… io… quando lei mi ha proposto la promozione mi sono sentito uno schifo, mi sono sentito in colpa, dottore, ma ormai… non potevo certo tornare indietro o dirle che quelle intuizioni non erano mie e-“
 
“Certo che potevi, che avresti potuto! Avresti potuto avere fiducia in me, per una volta, e avere le palle di prenderti le tue responsabilità, come l’uomo che dovresti essere!” urla De Matteis, furioso come Marchese non l’ha mai visto, “ma del resto di cosa mi stupisco, visto che non hai mai nemmeno avuto le palle di reagire al trattamento di Mancini, di farti rispettare o anche solo di venire da me per discuterne. Hai preferito andare a lamentarti da Berardi e dalla Baudino, no? A fare la parte della vittima, mentre io ero il mostro insensibile. E hai coinvolto pure la moglie di Mancini, probabilmente per una stupida rivalsa, no? Beh, spero che ti sia divertito e che ne sia valsa la pena, Marchese, perché spero che ti renda conto che con questo ti sei giocato definitivamente le poche speranze che avevi di fare carriera, se non direttamente il posto.”
 
“Dottore, lo capisco e sono pronto a prendermi le mie responsabilità, ma mi lasci spiegare, per favore, io-“
 
“Non c’è niente da spiegare Marchese: sono pieno di lavoro fino al collo, ho una squadra da portare avanti, una pluriomicida in fuga da ritrovare e ho già perso fin troppo tempo con te, soprattutto dato che per qualche giorno avrò una persona in meno, anche se forse a questo punto è un vantaggio. Sei sospeso dal servizio Marchese: mi devi riconsegnare pistola e distintivo. Avrai un colloquio con il questore che deciderà il da farsi e poi al 99% verrai sottoposto ad un procedimento disciplinare. Considerato il tuo grado, credo che il licenziamento sia praticamente certo.”
 
“Dottore-“
 
“Pistola e distintivo, Marchese, non farmelo ripetere,” taglia corto De Matteis, gelido e irremovibile.
 
Con mano tremante Marchese appoggia prima la pistola e poi il distintivo sulla scrivania: si sente come se gli fosse venuto addosso un tir, la testa gli gira, ma non vuole crollare, non di fronte a De Matteis.
 
“Puoi andare e mi auguro di vederti il meno possibile, Marchese,” sibila De Matteis, sedendosi alla scrivania e aprendo uno dei fascicoli.
 
“Dottore, comunque vadano le cose, mi dispiace davvero,” ribadisce Marchese, perché è la verità, perché non avrebbe mai voluto deludere De Matteis in questo modo, perché non avrebbe voluto ingannarlo.
 
“Marchese, o ti levi subito di torno o chiamo uno dei tuoi ex colleghi per farti accompagnare fuori,” intima De Matteis, senza sollevare lo sguardo dalle carte.
 
“D’accordo, d’accordo.”
 
Capendo che non può fare altro, Marchese esce rapidamente, chiudendo la porta dietro di sé. Ha fatto appena un paio di passi quando sente il rumore di vetro che si infrange sul pavimento. Ma, di nuovo, sa che non può fare altro che continuare a camminare e avviarsi all’uscita, forse per l’ultima volta indossando questa divisa.
 
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“Pietro, piano, piano, per favore, mi fai cadere… ho  i tacchi… Pietro, mi fai male, lasciami!” grida e lui le molla bruscamente il braccio, per poi allontanarsi per andare a chiudere la porta del suo ufficio.
 
“Ti ho fatto male? Non è nulla di paragonabile al male che tu hai fatto a me! Cosa pensi che ho provato quando ho scoperto che ti sentivi e che ti vedevi di nascosto con Marchese, eh? Che vi chiamavate a tutte le ore, che… dio mio! Sai cosa ho provato ad immaginarvi a letto insieme, a sentire ogni tua bugia, sapendo benissimo da chi correvi non appena potevi, non appena io non c’ero?” le domanda alzando sempre più la voce, sputandole addosso tutto il dolore, la rabbia che ha provato in questi giorni.
 
“Che cosa? Tu pensi che io abbia una relazione con Marchese? Ma sei impazzito? Non c’è nulla tra me e Marchese: l’ho lasciato per te, perché non lo amavo più, perché amavo e perché amo te! Ma come puoi pensare che…?”
 
“Come posso pensare che mi tradisci? Come posso pensarlo? Considerato che mi hai riempito di palle per giorni senza il minimo rimorso? Considerato che per l’appunto avevi già tradito Marchese e proprio con me, quindi non sei nuova a questi giochetti? Considerato che te la ridevi con il tuo amichetto e i tuoi amichetti alle mie spalle e-“
 
“Quando abbiamo iniziato la nostra relazione e mi sono resa conto di amarti ho lasciato Marchese praticamente subito e lo sai, non ho tenuto il piede in due scarpe! Se ho aspettato qualche giorno in più era perché lui era in accademia e non potevo comunque vederlo spesso e volevo cercare il modo giusto per chiudere una relazione durata anni! Al limite quello che ci ha messo mesi e mesi a lasciare la sua fidanzata sei stato proprio tu! Io ho rivoluzionato la mia vita per te, ho lottato contro tutto e tutti per noi due, per il nostro matrimonio e soprattutto non ti ho mai tradito, mai!” protesta indignata, bloccandosi quando all’improvviso quello che lui ha detto assume un altro significato, e dall’indignazione passa alla rabbia, “quindi tu mi hai… tu mi hai spiata, mi hai seguita… è per questo che siamo stati convocati tutti qui oggi, vero? Tu ci hai denunciato!”
 
“Sì, vi ho denunciato e ho fatto bene, visto che il tuo amichetto per farsi bello nei tuoi confronti e per avere una scusa per ronzarti intorno è arrivato a coinvolgerti in questa indagine, oltre che a raccontare tutte le nostre scoperte a quell’irresponsabile di Berardi e a quella pazza incosciente della tua prof., che ti ha messa già in pericolo dieci anni fa e vedo che continua a farlo anche adesso!”
 
“La prof. non è una pazza incosciente, è la persona più generosa e più buona che abbia mai conosciuto, mi ha aiutata più di chiunque altro abbia mai fatto per me! E il vicequestore Berardi è un signore, oltre ad essere un bravissimo poliziotto, forse il poliziotto migliore che abbia mai conosciuto e-“
 
“E io allora cosa sarei eh? Un pazzo, un bullo, come pensa il tuo bravissimo poliziotto? È questo che pensi di me? È per questo che mi hai pugnalato alle spalle in questo modo? Coprendomi di ridicolo, mettendoti ad indagare per conto tuo e proprio con Marchese, dannazione! Forse non ci sarai andata a letto, ma mi hai tradito non solo come marito e come uomo, ma anche come poliziotto, perché è evidente che come poliziotto per te non valgo niente se, invece di fidarti di me, di parlare con me, hai deciso di metterti a giocare all’investigatrice privata!”
 
“Come uomo e come marito ti ho sempre amato e rispettato, perché ho conosciuto un uomo dolce, innamorato, premuroso, gentile, ironico, meraviglioso. Ma sul tuo lavoro… è come se fossi il dottor Jekyll e mister Hyde… ti trasformi completamente, diventi… questa specie di generale di ferro. E ti ho giustificato in ogni modo, ho chiuso gli occhi sul tuo comportamento nei confronti di Marchese, perché… mi arrivavano le voci sai, su come lo trattavi, e poi ho visto anche coi miei occhi il tuo atteggiamento nei suoi confronti, ma mi dicevo che eri solo un po’ geloso e che… che eri severo con lui perché è il tuo carattere e perché ci tieni al tuo lavoro. Ma la verità è che il modo in cui lo tratti non è giusto, non è giustificabile, soprattutto dato che al limite dovrebbe essere lui ad avercela con noi e non viceversa, che lui non ti ha fatto niente e che comunque non hai il diritto di trattare nessuno dei tuoi sottoposti così. Io non vorrei mai averti come capo, Pietro, non vorrei mai dover lavorare con te, è questa la verità.”
 
“È stato Marchese a metterti queste idee in testa? O la Baudino e Berardi? Sono loro che cercano di metterti contro di me e-“
 
“Ma ti senti? No, nessuno ha cercato di mettermi contro di te! Non sono una specie di cretina suggestionabile, so pensare con la mia testa. Ed era da tanto che questa tua… metamorfosi quando indossi la divisa mi dava da pensare ma… cercavo di ignorare il problema perché so che non sei così, non con me. Ma poi c’è stata la cena di classe e lì per la prima volta mi sono sentita anche io sotto l’esame del generale di ferro, oltre a tutti i miei amici presenti. Tu hai iniziato da subito a non sopportare la prof. per via di quello che ti ho raccontato di dieci anni fa e poi sembravi addirittura risentito con Ilenia perché si era sentita male e perché le ero stata accanto. Tanto che, quando è finita sotto inchiesta sembravi quasi goderci, sembrava che non vedessi l’ora di condannarla, invece di essere almeno dispiaciuto, sapendo che era una mia amica. O forse è perché era amica anche di Marchese, non lo so ma… Ho capito che Ilenia non avrebbe mai avuto una possibilità con te, che avresti fatto di tutto per arrestarla e che non mi avresti mai ascoltata, se ti avessi chiesto di indagare in altre direzioni.”
 
“Se non sopportavo e non sopporto la Misoglio è perché quella santa della tua amica, oltre ad essere un’assassina, è stata a dir poco strafottente con me quando l’ho interrogata e-“
 
“E immagino come l’avrai interrogata! Guarda che li conosco i tuoi metodi, Pietro, me ne hanno parlato, so perché ti chiamano da sempre il Mastino o il Nazista e so che ti vanti addirittura di quanta gente riesci a fare piangere durante i tuoi interrogatori, prima di farli confessare,” ribatte Sammy, durissima, fulminandolo, mentre lui rimane zitto per qualche secondo, chiaramente colpito.
 
“Te l’ha detto Marchese anche questo? E tu gli credi?”
 
“Non me l’ha detto Marchese. Tu dimentichi sempre che sto facendo il praticantato da avvocato penalista, Pietro, che non sono una ragazzina stupida, sono anche io nel settore e le voci girano e ti garantisco che l’ho sentito da più fonti affidabili e lo so non da qualche giorno, ma da mesi. Ma sai quanti colleghi e soprattutto quante colleghe quando rivelo chi è mio marito mi guardano con commiserazione, con compatimento, come se avessi sposato un orco? E quanti dei tuoi colleghi anche? La tua fama ti precede, Pietro, ma io ho sempre fatto finta di niente perché mi sembrava incredibile che l’uomo che ho conosciuto io, l’uomo che ho sposato sia lo stesso che loro descrivono. Ma… anche adesso… tu non solo mi hai spiata per giorni, ti sei addirittura finto malato per controllarmi, non è vero? E io come una cretina che mi preoccupavo per te! E invece di fare quello che avrebbe fatto qualunque marito, di venirmi ad affrontare, di parlarne con me, sei corso a denunciarmi come una delinquente qualunque, ti sei nascosto dietro la tua divisa per colpirmi, per colpire Marchese. Perché è questo che fai tu: ti nascondi dietro la tua divisa per colpire gli altri.”
 
“Io non mi nascondo dietro la mia divisa, io rispetto la mia divisa, al contrario del tuo Marchese e se sono duro è perché ho a che fare con dei criminali, non con gentiluomini e li tratto come devo trattarli per riuscire ad arrivare alla verità e ad ottenere i risultati! E se non ti ho affrontato direttamente, se ho agito alle tue spalle è perché tu hai fatto lo stesso con me. Invece di dirmi in faccia quello che pensavi del caso di Ilenia hai preferito sputtanarmi con Berardi, con Marchese e con la Baudino e-“
 
“Io non volevo sputtanarti con nessuno, questa inchiesta parallela doveva rimanere segreta e nessuno doveva venirne a conoscenza. Ufficialmente il caso l’avreste risolto voi! Io non volevo certo crearti problemi sul lavoro, sei tu che stai rendendo la cosa pubblica! E comunque il tuo comportamento non è normale, voglio dire, perfino De Matteis, DE MATTEIS, ti ha invitato a chiarirti in privato con me prima di parlare con lui. Ma ti rendi conto che c’è arrivato lui e non ci sei arrivato tu?!” grida, mentre una rabbia che non aveva mai provato prima le monta dentro ad ogni parola che pronuncia.
 
“Ti rendi conto che sei tu che mi hai pugnalato alle spalle nel modo peggiore possibile, che hai dimostrato che non hai alcun riguardo, alcuna stima e alcuna considerazione, alcuna fiducia nei miei confronti, come uomo e come poliziotto e ora vuoi rigirare la frittata e ti comporti come se fossi la vittima? Se io mi nascondo dietro la divisa, tu sei davvero un avvocato perfetto: hai una faccia tosta da manuale!”
 
“Io non sto rigirando nessuna frittata, perché con il tuo comportamento mi stai dimostrando che forse non ho sbagliato ad agire alle tue spalle, che non avevo alternativa! E che invece forse se mi sono sbagliata su qualcosa è sul tuo conto, Pietro, che forse tutte le persone che hanno cercato di mettermi in guardia su di te avevano ragione e che sono stata una stupida! Perché la verità è che tu sei un insicuro, Pietro, ecco cosa sei: un insicuro che usa il suo ruolo per sfogare le sue insicurezze sugli altri, su chi è sotto di lui. Sei tu che evidentemente non ti fidi di me, che di nuovo, sei insicuro su noi due: tu che mi tratti come una bambina immatura e manipolabile, tu che non sopporti che abbia delle amicizie, che esca se non ci sei anche tu, sei tu che hai iniziato a spiarmi e che invece di affrontarmi con le tue paure e i tuoi sospetti hai preferito denunciarmi, DENUNCIARMI!!” urla ancora più forte, “io non so più chi sei, Pietro, non so se sei l’uomo di cui mi sono innamorata, che ho sposato o… questo… questo… che non posso nemmeno definire un uomo. E non so se riuscirò mai più a fidarmi di te!”
 
“Il sentimento è assolutamente reciproco, Sammy: non ti riconosco più e di sicuro non riuscirò mai più a fidarmi di te, dopo quello che sei stata capace di fare e… dopo quello che sei riuscita a sputarmi addosso per giustificarti! E se ti tratto come una bimba immatura è perché è quello che sei: un’immatura che scarica le sue responsabilità e i suoi errori sugli altri! Ma adesso sarai costretta a prendertele le tue responsabilità, davanti alla legge!” grida lui di rimando, ormai fuori di sé, aggiungendo, quando la vede aprire la porta come una furia, “dove vai?!”
 
“Da De Matteis, no? A prendermi le mie responsabilità! Non è quello che volevi?!” sbotta lei, voltandosi per sibilargli, “spero che un giorno ti prenderai anche tu le tue e che crescerai, prima che sia troppo tardi. Perché se io a ventisette anni sono immatura, tu che ne hai più di quaranta, cosa sei, eh?”
 
E si avvia a passo deciso verso l’ufficio di De Matteis, nonostante i tacchi alti e le lacrime che le appannano la vista e le rigano il viso che cerca furiosamente di asciugare, mentre Pietro rimane bloccato a guardarla, un dolore al petto che sembra dividerlo in due, la testa che gli scoppia e una rabbia che lo consuma fin nelle viscere.
 
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Nel frattempo Camilla e Gaetano si avviano verso l’uscita dell’edificio, ancora a braccetto, senza nemmeno rendersene conto: forse per forza dell’abitudine o forse perché entrambi presi dai loro pensieri, fino a quando vengono intercettati dall’agente che aveva preso in custodia la valigia di Gaetano.
 
Con un certo imbarazzo sciolgono il contatto mentre Gaetano recupera il trolley ed escono dalla questura in un silenzio carico di tensione, avviandosi verso la macchina di Gaetano, che Camilla aveva parcheggiato un po’ distante.
 
“Allora…” esordisce Gaetano, ritrovando la voce e guardandola come a volerle leggere dentro, sembrando indeciso sul da farsi.
 
“Visto che resterai per forza di cose ancora per qualche giorno qui a Roma… mi chiedevo se…” inizia Camilla, aggiungendo, dopo un attimo di esitazione, mentre quegli occhi azzurri sembrano quasi illuminarsi, “insomma, questa è la tua auto ed è più giusto che la usi tu.”
 
Lo sguardo di Gaetano ritorna a farsi plumbeo ma Camilla non lo nota, perché ha aperto la borsetta per cercarci le chiavi della macchina, che ritrova ed estrae con una certa fatica. La verità è che avrebbe voluto proporgli di tornare insieme da sua madre, anzi di tornare insieme, in tutti i sensi, ma dopo quello che è successo in quell’ufficio sente di non poterlo fare, che non è la cosa giusta da fare, anche se lo vorrebbe da morire.
 
“Tienila tu, Camilla. Io per qualche giorno posso girare con la metro o in taxi: per ora ho ancora un lavoro e posso permettermelo,” ribatte Gaetano tra l’amaro e l’ironico, non muovendo un muscolo per raccogliere le chiavi che lei gli sta porgendo.
 
“E invece no, Gaetano, non puoi permettertelo e lo sai!” replica lei, decisa, porgendogli ancora le chiavi e aggiungendo in un sussurro, di fronte al suo sguardo confuso e sorpreso, “non di girare in taxi ma di lasciarmi la tua macchina. Tu devi prendere le distanze da me, Gaetano: è l’unica soluzione se non vuoi davvero perdere il lavoro!”
 
“E lasciarti prendere tutta la colpa? Camilla, non se ne parla nemmeno!” ribatte categorico, fulminandola con un’occhiata che pare incenerirla ed alzando la voce.
 
“Ma io non rischio praticamente niente, Gaetano: non sono una poliziotta e sono incensurata. Non è come nel caso dei diamanti, che c’era il riciclaggio e il favoreggiamento personale: qui di cosa mi possono accusare? Di intralcio alle indagini? Nella peggiore delle ipotesi mi faccio qualche mese di servizi sociali e lo sai. Quelli che rischiano il posto siete tu e Marchese e-“
 
“E tu pensi che una condanna penale sia una passeggiata? Che sia uno scherzo? Sai cosa vuol dire avere un precedente per il tuo lavoro di insegnante? Per l’affidamento di Livietta, se decidi di proseguire con l’iter di separazione da Renzo?”
 
“Certo che proseguirò con l’iter di separazione da Renzo, Gaetano!” sbotta Camilla, cominciando a perdere la pazienza, “ma qui non si tratta di te e di me, maledizione! Si tratta del tuo lavoro, della tua vita e non posso permetterti di gettarli via per qualcosa in cui comunque ti ho trascinato io. Lo vuoi capire che è l’unica cosa sensata da fare, soprattutto dato che, di fatto, avevi già deciso tu stesso di prendere le distanze da me, letteralmente, dato che mi hai lasciato per tornartene a Torino?”
 
“Ti ho lasciato per tornarmene a Torino proprio per cercare di farti ragionare, Camilla, per cercare di farti aprire gli occhi, di farti riflettere, perché ti fermassi in tempo, per evitarti che succedesse quello che poi è successo. Se stamattina mi avessi ascoltato quando ti ho detto che era arrivato il momento di fermarci probabilmente non saremmo in questa situazione!”

“E avevi ragione e mi dispiace, maledizione, mi dispiace da morire e questo è l’unico modo che ho per rimediare, Gaetano! L’unico modo che ho per evitarti di pagare per colpa mia: permettimi di farlo, per favore, permettimi di-“
 
“Di fare la martire? No, Camilla, ma capisci cosa ti dico quando ti parlo? Che se mi sono allontanato da te è stato per proteggerti, che è l’unica condizione per la quale ho accettato e accetterei di prendere le distanze da te e-“
 
“E quindi tu puoi prendere le distanze da me per proteggermi e io invece no?”
 
“Non è la stessa cosa: io tornandomene a Torino non rischiavo la galera o un processo. E poi è assolutamente inutile arrivati a questo punto, Camilla: da quella registrazione si capisce chiaramente che sono a conoscenza di tutta l’investigazione e che sono stato al cascinale dove è stato ritrovato Marcio e al questore non gliene fregherà niente del perché l’ho fatto, se è stata tutta un’idea tua. Cosa gli vorresti dire? Che mi hai plagiato? Ipnotizzato? Che accecato dall’amore non ero in grado di dirti di no? Non credo che questo migliorerà di molto la mia posizione ai suoi occhi…”
 
“No, ma che volevi proteggermi, che essendo il mio compagno non potevi certo denunciarmi e mi hai assecondata per paura che mi succedesse qualcosa, ma che ad un certo punto non te la sei più sentita di coprirmi, mi hai posto un ultimatum e, dato che io ho voluto proseguire comunque, ti sei allontanato da me, che è poi in gran parte la verità. E che… che quello che è successo qui non si ripeterà più… perché… perché ti terrai a distanza da me, perché tra noi è… è finita. Il questore non potrà non tenerne conto, Gaetano,” cerca di farlo ragionare lei, anche se ogni parola che pronuncia le brucia in gola e le pesa come un macigno, anche se tenere le distanze da lui è l’ultima cosa che vorrebbe, anche se la sola idea che sia finita per sempre la uccide.
 
“Se quello che vuoi è un modo per assicurarti che io ti stia lontano e che non provi a riavvicinarmi a te basta che lo dici chiaramente, Camilla, considerato quanto sembrava che non vedessi l’ora di annunciare a De Matteis e al mondo intero che ci siamo lasciati,” ribatte lui, duro, sentendosi ferito a morte da quest’insistenza di lei, dal modo in cui riesce a pronunciare le parole è finita, mentre lui non ci riesce, ancora no.
 
Perché la verità è che lui su quel treno aveva provato a salirci, ma, una volta arrivato al posto a lui assegnato, non era riuscito a rimanerci seduto per più di due secondi, prima di sentirsi soffocare, prima di sentirsi morire alla sola idea che non ci sarebbe stato più un futuro per loro, alla sola idea di dover rinunciare per sempre a lei e soprattutto prima di sentirsi male alla sola idea di lasciarla lì da sola a Roma con la sua cocciutaggine, un’assassina a piede libero e lui a centinaia di chilometri di distanza. Gli era improvvisamente sembrata così idiota quella presa di posizione, così inconcepibile ed era sceso dal treno quasi senza rendersene conto, prendendo di nuovo un taxi, deciso a farsi ascoltare da lei e, se non ci fosse riuscito, a rimanerle accanto finché fosse stato necessario, non arrendendosi fino a che non l’avesse riportata con lui a Torino sana e salva, a qualsiasi costo.
 
Era a pochi isolati dalla casa di Andreina quando il cellulare aveva squillato, quando era arrivata la convocazione di De Matteis. Non poteva chiamare a casa di Andreina, non dopo quello che era successo e poi non voleva fare preoccupare l’anziana. Aveva cercato Camilla sul cellulare ma risultava occupato e a quel punto era corso in questura, sperando di riuscire a trattare lui con De Matteis, sperando di riuscire a gestire la situazione da solo. Ma era stato chiaro fin da subito che De Matteis gli aveva teso un’imboscata in piena regola con Mancini e non gli era rimasto altro da fare che guardare quel maledetto nastro e attendere l’arrivo di Camilla.
 
“Se ti rispondo che è così, farai come ti chiedo e prenderai le distanze da me?” gli domanda dopo un attimo di esitazione, trattenendo a forza il primo impulso di negare con veemenza, di fargli capire che è l’esatto contrario di ciò che vorrebbe.
 
“Quando tutto questo sarà risolto, se vorrai sparirò dalla tua vita, sono anche disposto a cambiare appartamento, se serve, ma fino ad allora dovrai sopportarmi ancora per un po’, Camilla, perché non ho intenzione di lasciarti andare da sola al massacro. So cosa sto facendo e so come devo agire e-“
 
“E si è visto, infatti! A te aggredire in quel modo De Matteis – quasi fisicamente, se non ti avessi fermato – sembra il modo migliore di agire? E le battute su Mancini?”
 
“Volevo evitare, se possibile, di andare di fronte al questore, Camilla, far capire a De Matteis e Mancini che non conveniva a nessuno di noi, ma-“
 
“Ma mi sembra che non abbia funzionato e l’unico risultato che hai ottenuto è che ora avranno ancora di più il dente avvelenato nei tuoi confronti e anche nei confronti di Marchese. Praticamente hai ammesso che ci ha passato informazioni dall’inizio e soprattutto che tutte le sue intuizioni gliele abbiamo suggerite noi: lo hai messo ancora di più nei guai!”
 
“Marchese era già nei guai fino al collo dopo quella registrazione, Camilla, anzi, tra tutti noi è quello nella posizione peggiore, dato che è stato lui a violare il segreto di indagine e non noi, ma lui lo sapeva benissimo quando si è messo in testa di fare questa indagine parallela. Guarda che è soprattutto nell’interesse di Marchese che risulti che lui le informazioni non le ha passate a te o a Sammy ma a me, che sono stato io a chiedergliele, dato che sono comunque un collega e un suo superiore, anche se non diretto, verso cui poteva comunque sentirsi in soggezione e-“
 
“E quindi vuoi prendere tu le colpe? Dire che hai estorto a Marchese le informazioni?”
 
“No, voglio far capire al questore perché Marchese ha agito così, perché ho agito così, cioè per via delle minacce, del mobbing e del comportamento irragionevole di De Matteis e Mancini, che stavano compromettendo le indagini e che non ci hanno lasciato altra scelta che bypassarli e agire alle loro spalle. L’unica difesa possibile adesso Camilla è l’attacco, far capire al questore come i metodi di De Matteis e Mancini influiscano negativamente sul loro operato e su quello dei loro sottoposti, su come stiano abusando del loro potere. Ho ancora amici qui a Roma, in varie posizioni, e voglio sfruttare il tempo che mi resta per raccogliere dati, informazioni, trovare dei testimoni.”
 
“Come ad esempio chi? Tutti i testimoni che abbiamo sono o coinvolti esattamente come noi o sono miei parenti, Gaetano…” gli fa notare Camilla con un sospiro.
 
“Ad esempio… ad esempio Grassetti, lei c’era a casa di tua madre quando De Matteis ha iniziato con le minacce e c’era anche oggi e-“
 
“E Grassetti non accetterà mai di testimoniare contro De Matteis, Gaetano, te lo puoi proprio scordare.”
 
“Perché è il suo superiore?”
 
“No, perché ha un debole, una cotta per lui da sempre e dubito le sia passata, visto come lo guarda…” gli rivela Camilla con un altro sospiro.
 
“Quando si dice avere gusto in fatto di uomini…” commenta Gaetano strappandole un mezzo sorriso, “ma la cotta è ricambiata?”
 
“Se intendi denunciarlo per… relazioni improprie con una sottoposta, no, scordati anche questo: credo che De Matteis non la veda nemmeno, sinceramente a volte dubito che sia interessato a qualcuno che non sia se stesso…”
 
“Beh, allora una speranza comunque c’è… Camilla, sai come diceva Shakespeare: non c’è rancore all’inferno pari a quello di una donna respinta e-“
 
“Veramente lo diceva Congreve, e poi direi che, dati i casi di cronaca, sarebbe meglio dire che non c’è rancore pari a quello di un uomo respinto,” puntualizza lei, pensando a tutti i femminicidi che riempivano le pagine dei giornali.
 
Gaetano si ritrova suo malgrado a sorridere e ad alzare gli occhi al cielo: la prof. è sempre la prof. e quando Camilla fa così lui non può evitare di provare un desiderio lancinante di toglierle quell’espressione da maestrina a suon di baci. Ma non può più farlo e questa, in fondo, non è una novità nella loro decennale relazione. Forse è destino che sia questa la normalità tra loro, solo questa.
 
“Comunque, parlando seriamente, fossi in te non farei troppo affidamento su Grassetti, anzi, potrebbe essere molto pericoloso anche solo chiederle di testimoniare a tuo favore. Pensaci.”
 
“D’accordo, ci penserò ma… Camilla, questa volta te lo chiedo io, in nome… di quello che c’è stato tra di noi, di quello che hai provato per me e di quello che provo ancora per te e del… del bene che voglio a Livietta: fidati di me e lasciami fare,” le chiede guardandola negli occhi, notando con un sussulto come sembrino illuminarsi per un attimo, prima di riempirsi di lacrime.
 
“D’accordo, io mi fido di te, però… Gaetano, se non riesci a trovare abbastanza elementi, voglio che sia tu a fidarti di me e a lasciare che mi prenda io la colpa. Non ha senso che ti rovini la vita,” lo prega, trattenendo a stento il pianto e prendendogli le mani nelle sue, “per favore, Gaetano.”
 
”No, Camilla, questo non me lo puoi chiedere: io non ti lascio a prenderti la colpa anche per me, quindi scordatelo e… in ogni caso, se non trovo altro, ho un asso nella manica,” le spiega dopo un attimo di esitazione, stringendole più forte le mani prima di lasciarle andare e di estrarre il cellulare dalla tasca, “ho registrato tutte le loro minacce e gli insulti di oggi e, se necessario, ho intenzione di far capire al questore di che pasta è fatto De Matteis.”
 
“Ma anche tu non ci sei andato giù leggero, Gaetano e non so se-“
 
“Chi ha iniziato è stato De Matteis, Camilla e il questore lo conosco, non è uno stupido e capirà che stavo reagendo alle sue provocazioni. E comunque non ti permetterò di immolarti per me, toglitelo dalla testa, perché non cambierò mai idea,” proclama con tono definitivo e Camilla sa che non riuscirà mai a convincerlo del contrario.
 
“Sei più testardo di un mulo, lo sai?”
 
“Da che pulpito viene la predica…” ribatte lui con un sopracciglio alzato, facendola di nuovo sorridere, mentre due lacrime infine le solcano le guance. Adora vederla sorridere e deve stringere le mani a pugno per soffocare l’impulso di allungarle e asciugare quelle gocce salate.
 
“Almeno mi permetterai di aiutarti in questa… ricerca di informazioni?”
 
“No, Camilla: prima di tutto se agisco da solo ho più probabilità che qualcuno dei miei ex colleghi si apra con me e poi… indagare su dei poliziotti… questo sì che potrebbe farti passare grossi guai giudiziari e col questore e non voglio rischiare,” rifiuta sempre più categorico.
 
“Ma allora non posso fare niente per aiutarti?”
 
“C’è una sola cosa che puoi fare…” risponde lui, aggiungendo, dopo un attimo di esitazione, “tenerti lontana dai guai e dalle indagini: non peggiorare ulteriormente la tua posizione.”
 
Avrebbe voluto dirle “starmi vicino”, come qualche mese prima, quando era stato accusato dell’omicidio di Serena, ma non può più farlo: non vuole che lei si riavvicini a lui per pietà, per generosità, non vuole essere lui l’ennesimo dei “casi umani” a cui lei si dedica. Le aveva detto una volta che non voleva che lei stesse con lui per nessun motivo che non fosse l’amore e lo pensa ancora.
 
Camilla si limita ad annuire, anche se avrebbe preferito tutt’altro tipo di risposta. Ad esempio un “starmi vicino”, come le aveva chiesto qualche mese prima, durante il caso di Serena. Era assurdo che l’avesse sentito più vicino allora di adesso, dopo tutto quello che c’era stato tra di loro e che, era inutile raccontarsi palle, c’è ancora tra di loro, almeno da parte di lei.
 
“Cosa pensi di fare adesso? Hai già… prenotato un albergo?” gli domanda e, mentre lui la osserva in silenzio per qualche istante, la tentazione di proporgli di tornare con lei a casa di sua madre si fa sempre più forte, visto che lui non pare intenzionato a permetterle di “prendere le distanze”, forse c’è ancora speranza, forse è ancora in tempo per chiarirsi con lui e non ha alcun senso stare lontani.
 
“No, credo che andrò da mia sorella,” risponde prima che lei trovi il coraggio di parlare, guardandola di nuovo negli occhi.
 
“Francesca sarà contenta di averti come ospite e anche Nino,” abbozza lei, dicendosi che forse, razionalmente, questa è la soluzione migliore, che prima è meglio che risolvano questa situazione, che non vuole che lui si senta in un certo senso obbligato a tornare con lei per via dell’emergenza e delle circostanze, del senso di protezione che ha nei suoi confronti.
 
“Le chiavi però te le lascio, Gaetano, e non voglio sentire scuse: se devi fare le tue ricerche a maggior ragione è più giusto così,” ribadisce, estraendo le chiavi di tasca e porgendogliele di nuovo e questa volta lui accetta, senza parole.
 
La scossa elettrica che li percorre quando le loro mani si sfiorano è innegabile, ma entrambi cercano di ignorarla.
 
“Allora… se hai bisogno… se hai bisogno basta che mi chiami. Salutami Francesca,” lo saluta, soffocando a fatica l’impulso di abbracciarlo. Le sembra di essere tornata indietro di qualche mese: negli anni era diventata una maestra a spegnere sul nascere e a domare i suoi impulsi, i suoi desideri nei confronti di Gaetano. Ma ora è mille volte più difficile, dopo essersi abituata a poterli finalmente assecondare a non dover più fingere con lui.
 
“Lo stesso vale per te, Camilla: per qualsiasi cosa sai dove trovarmi,” risponde Gaetano, faticando ad ogni secondo che passa a mantenere questa facciata di formale cordialità.
 
Lei annuisce e si volta, incamminandosi verso la fila di taxi poco distante.
 
Gaetano esita per un attimo e poi apre la portiera e si butta sul sedile, quasi sgommando per allontanarsi il più velocemente possibile da lì, prima di cedere alla tentazione di offrirle un passaggio. Perché averla accanto a lui, a pochi centimetri dal suo viso… non pensa che riuscirebbe a trattenersi oltre.
 
Camilla lo guarda allontanarsi con un groppo in gola: aveva sperato fino all’ultimo che la fermasse, che le offrisse un passaggio. Sentendosi stupida e ridicola si infila nel taxi più vicino, fornisce al taxista l’indirizzo di casa, afferra dalla borsa l’immancabile libro e se lo piazza davanti al viso, sperando che l’uomo, un cinquantenne corpulento e gentile dal forte accento romano, non si accorga delle lacrime che le sfuggono dagli occhi e le inondano le guance e che ormai non riesce più a trattenere.
 
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“Fratellone, che ci fai qui?”
 
“Francesca… scusami, lo so che non ti ho dato alcun preavviso, però… mi chiedevo se potessi ospitarmi per qualche giorno… o almeno per stanotte, poi se vuoi mi cerco un albergo e-“
 
“Ehi, frena, frena: Gaetano, certo che posso ospitarti, non devi neanche chiedermelo, dopo tutto quello che hai fatto per me e poi sono anni che cerco inutilmente di convincerti a venire a stare qui da me per qualche giorno! Ma… che è successo? Non dovevi tornare a Torino domani?” domanda Francesca, stupita e spiazzata, guardando lui e la sua valigia.
 
“C’è stato un… un problema imprevisto con… con il lavoro e dovrò fermarmi ancora per qualche tempo qui a Roma,” le spiega Gaetano, rimanendo sul vago, sia perché sono sul pianerottolo, sia perché non è sicuro che sia il caso di raccontare proprio tutto a Francesca. Meno persone sanno quello che sta succedendo e meglio è.
 
“E Camilla? È dovuta tornare comunque a Torino?” gli chiede, sempre più confusa.
 
“No… Camilla è ancora qui a Roma ma… oggi ci siamo… ci siamo lasciati e quindi non posso certo rimanere a casa di sua madre,” ammette con uno sforzo quasi sovraumano, chiedendosi perché sia venuto qui invece che andare in albergo, dove nessuno gli avrebbe chiesto niente.
 
“Cosa?! Ma come è possibile?! Qualche giorno fa eravate il ritratto della felicità e… cosa è successo?” gli domanda, incredula e ora decisamente preoccupata, sapendo benissimo quanto suo fratello ami Camilla, quanto lei significhi per lui e cosa era successo quando lei se ne era andata a Barcellona: nonostante non stessero nemmeno insieme suo fratello l’aveva presa malissimo, era diventato l’ombra di se stesso.
 
“Per favore, Francesca, posso entrare?” domanda, la voce che si spezza, “scusami ma ora non mi va di parlarne e-“
 
Senza preavviso, si ritrova stretto in un abbraccio a morsa, che ricambia in maniera quasi disperata e che gli ricorda perché il suo istinto l’ha portato qui invece che in un hotel qualsiasi.
 
“Scusami tu, fratellone, non serve che mi dici niente, ok?” gli sussurra in un orecchio, stringendolo ancora più forte, “puoi restare qui tutto il tempo che vuoi: mi casa es tu casa.”
 
La ex mina vagante, come sempre, riesce a strappargli un sorriso a tradimento, prendendogli poi la valigia, nonostante le sue proteste – tanto è solo un trolley – e conducendolo verso la stanza degli ospiti.
 
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“Camilla, sei tornata finalmente: cominciavo a preoccuparmi!”
 
“Ciao mamma…” la saluta, posando le chiavi sul mobile dell’ingresso e posando la borsa come se pesasse un quintale.
 
“Camilla… hai un aspetto terribile…” commenta Andreina, notando i segni di un pianto prolungato e la stanchezza che emana da ogni singolo movimento.
 
“Mamma, finalmente!” esclama Livietta, uscendo dalla sua stanza, ma la sua espressione si rabbuia quando nota che è sola: mano a mano che le ore passavano e che il cellulare di sua madre e di Gaetano risultavano staccati, si era detta che dovevano essere insieme a “chiarirsi”. E anche se l’idea di sua madre con un uomo era qualcosa a cui preferiva decisamente non pensare, in questo caso sperava sinceramente di avere ragione.
 
“E Gaetano dov’è? Non dirmi che è partito lo stesso!”
 
“No, Gaetano non è partito ma è a casa di Francesca…” spiega con un sospiro, sentendo la testa che le scoppia.
 
“Perché? Ma quindi rimane qui a Roma?” domanda Andreina, confusa, aggiungendo, un po’ ferita, “se è in imbarazzo a tornare qui per quello che è successo oggi, non deve preoccuparsi a meno che… se pensa che sono stata troppo invadente e preferisce stare altrove…“
 
“Mamma, tu questa volta non c’entri niente. Gaetano resta a Roma perché… perché non ha altra scelta, ma non siamo tornati insieme. In realtà Gaetano in questo momento ha ben altri  problemi a cui pensare, che riconciliarsi con me.”
 
“Che vuoi dire? Quali problemi?”
 
“De Matteis… il fratello di Marco-“
 
“Sì, lo ricordo benissimo, quel cafone, non me lo scorderò più fin che vivo!” la interrompe Andreina, infervorandosi come sempre quando pensa a quel poliziotto.
 
“Ecco, credo che non se lo scorderà mai più nemmeno Gaetano. Mamma, De Matteis è venuto a sapere delle nostre indagini e ci vuole denunciare al questore. Siamo stati nel suo ufficio fino a poco fa. Gaetano, anche volendo, non può lasciare Roma e nemmeno io posso, fino a che non saremo a colloquio con il questore e non deciderà il da farsi. Io sinceramente non credo di rischiare un granché, ma Gaetano rischia il posto e anche Marchese, mentre Sammy… diciamo che questa storia non inciderà certo positivamente sul suo curriculum da aspirante avvocato penalista,” spiega, la preoccupazione e il senso di colpa evidenti nel tono di voce, “ed è tutta colpa mia!”
 
“Camilla, senti, che tu e la tua passione per le indagini prima o poi ti avrebbero cacciata nei guai sono anni che te lo dico e pure Gaetano era preoccupato, a ragione, ma tu sei testarda come un mulo!” commenta Andreina con un sospiro, avvicinandosi però alla figlia e posandole una mano sulla spalla, “ma Gaetano, Marchese e Sammy sono tutti più che maggiorenni, Camilla, e ognuno di loro, per vari motivi, ha deciso di partecipare a queste indagini. Tu non hai mica puntato una pistola alla tempia di nessuno, anzi, mi sembra che sia Sammy che Marchese fossero quasi più convinti di te e probabilmente avrebbero indagato lo stesso, con o senza la tua presenza e la tua approvazione.”
 
“Ma Gaetano no, mamma, lui si sarebbe già fermato, lo so, se è andato avanti è stato solo per me e… se dovesse avere problemi sul lavoro non me lo perdonerei mai!” proclama, mentre di nuovo le lacrime minacciano di scendere, “lui aveva ragione quando parlava di priorità e io… sono stata una stupida: ho sbagliato tutto!”
 
“Camilla,” sospira Andreina, trasformando il tocco sulla spalla in quello che è a tutti gli effetti quasi un mezzo abbraccio: un contatto monumentale per loro, “ascoltami, ti ricordi quando eri ragazzina e giocavi a scacchi con tuo padre? E, nonostante tu sia sempre stata intelligente, brillante, non vincevi mai. Ti ricordi cosa ti diceva papà?”
 
“Che non vincevo perché… perché non riuscivo a sacrificare qualche pedina?” ricorda Camilla con un mezzo sorriso nostalgico, mentre le tornano alla mente momenti sereni che aveva praticamente rimosso.
 
“Esatto! Tu sei sempre stata così: tu vuoi salvare tutti, Camilla, cambiare il mondo, ma non è possibile, non sempre. A volte bisogna fare delle scelte, capire cosa è più importante per noi, se salvare un pedone e per questo perdere tutto o proteggere la regina e il re.”
 
“Mamma…” sospira Camilla, commossa, sapendo che la madre ha ragione e capendo finalmente del tutto cosa voleva dirle Gaetano oggi, anzi, in questi ultimi giorni. Peccato che probabilmente sia troppo tardi.
 
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“Ehi, ehi, che irruenza: chi è che vuoi fare fuori?!”
 
“Molto spiritoso… fratellone…” riesce a dire tra un pugno e l’altro, colpendo il sacco con veemenza, come se non ci fosse un domani.
 
“Paolo è da mezz’ora che ti sento tirare pugni senza un attimo di pausa. Non pensi di esserti allenato abbastanza?” gli domanda, avvicinandosi per tenergli fermo il sacco.
 
“No!” si limita a rispondere l’altro, continuando a picchiare furiosamente.
 
“Ehi, fermati, fermo!” quasi urla Marco, afferrandogli il braccio destro ed evitando per un soffio un pugno, anche se involontario, guardando il rivolo rosso che corre lungo il braccio del fratello da sotto il guantone, “ma stai sanguinando!”
 
“Cosa?!” domanda Paolo, sorpreso, guardandosi il braccio e notando che il fratello ha ragione. Si slaccia il guantone ed entrambi vedono un taglio sul palmo che si è riaperto e che sanguina copiosamente, vista l’abbondanza di capillari.
 
“Cosa hai fatto alla mano?”
 
“Ma niente, è solo un graffio: mi sono tagliato per raccogliere un coccio di vetro, una sciocchezza,” minimizza Paolo, maledicendosi per avuto la brillante idea di sfogare la sua rabbia lanciando la bottiglia d’acqua sul pavimento del suo ufficio.
 
“Ma immagino che non sia per questa sciocchezza che stai cercando di pestare a morte il sacco, senza nemmeno renderti conto che sei ferito. Che è successo?” gli domanda preoccupato, prendendolo per il braccio e trascinandolo con sé in bagno, dove afferra il necessario per medicargli la ferita.
 
“Niente! Niente!”
 
“Questo non è niente, Paolo. Quindi o mi dici cosa è successo subito o continuerò a chiedertelo fino a che non mi risponderai. A te la scelta.”
 
“È per la tua amata professoressa e quel… quel coglione di Berardi,” impreca, per poi urlare quando Marco gli passa con troppo vigore il batuffolo col disinfettante sulla ferita, “e stai attento, maledizione!”
 
Marco dal canto suo è preoccupato: suo fratello ha sempre detestato il “turpiloquio”, come lo definiva lui durante i predicozzi fatti a Tom quando suo figlio si lasciava scappare qualche parolaccia, ottenendo come unico risultato quello di far sganasciare Tom dalle risate alla sola parola turpiloquio. Già Paolo mal tollerava parole come “casino” o “figo”, per dare del coglione a qualcuno doveva essere davvero fuori di sé.
 
“Cos’è successo con Camilla e con Berardi?” domanda, quasi temendo la risposta.
 
“È successo che non solo si sono intromessi nelle mie indagini, per l’ennesima volta, ma hanno coinvolto pure l’agente Marchese, che non ha esitato a violare il segreto di indagine e a farmi fare la figura del cretino, preferendo fidarsi di Berardi e della Baudino piuttosto che di me, e anche la moglie dell’ispettore Mancini, che è completamente fuori di sé… ma almeno mi ha fatto aprire gli occhi su questo fatto gravissimo, su quale serpe avevo in seno. E così ho dovuto sospendere Marchese, che sarà licenziato… così almeno magari la Baudino imparerà finalmente la lezione, soprattutto dato che pure il suo principe azzurro ora rischia il posto. È l’unica cosa positiva di questa storia: non vedo l’ora di vedere la faccia di Berardi quando si ritroverà col culo per terra, lui che fa tanto il superiore, il maestro di vita!”
 
Marco è completamente sconvolto di fronte al fiume di parole che esce dalla bocca di suo fratello, tanto che per un secondo si chiede se non sia ubriaco, ma poi coglie parole come licenziato, “culo per terra” – altro “turpiloquio” – e alla preoccupazione per lo stato psicofisico di suo fratello si aggiungono altri tipi di preoccupazione.
 
“Frena, fratello, frena. Mi stai dicendo che… per questa storia, tu pensi sul serio di far licenziare Marchese? E che vuoi far licenziare anche Berardi?”
 
“Marchese ha violato il segreto di indagine, che è gravissimo, e Berardi l’ha istigato a farlo, hanno violato scene del crimine, coinvolgendo dei civili… cose inconcepibili per un poliziotto, a maggior ragione per un funzionario come Berardi. Il questore adesso è in ferie per il weekend ma appena torna… ti garantisco che cadranno delle teste!”
 
“Suvvia Paolo, ma non puoi dire sul serio! Marchese ha sempre passato informazioni a Camilla e lo sapevi anche tu, dai, e Camilla ti ha aiutato in diverse indagini, e sapevi anche questo, ma facevi lo gnorri e non ti sei mai sognato di denunciarla. Non è niente di più, né niente di meno di quello che è già successo altre volte, cosa cambia adesso? Perché una reazione del genere, così… spropositata? Se è perché Camilla mi ha lasciato, non-“
 
“Anche se fosse? E comunque è anche per la presenza di Berardi, che le altre volte non c’era di mezzo e il suo comportamento è gravissimo e ingiustificabile!”
 
“Cos’è? Una gara a chi è il vicequestore che ‘ce l’ha più lungo’? Paolo, per favore, non puoi pensare di rovinare la carriera e la vita ad almeno due persone per una cosa del genere! Oltretutto mi sembra che ti abbiano aiutato, no? Che se sai quello che sai su questo caso è anche merito di questa inchiesta parallela, no?”
 
“E tu che ne sai? E comunque, sì, mi sembra proprio il caso: è un fatto inaudito ed è una questione di principio. Berardi e Marchese hanno dimostrato di non avere alcun rispetto per la divisa che portano!”
 
“Beh, allora non mi lasci altra scelta. Immagino che, visto che è una questione di principio, non ti dispiacerà se questa vicenda lascerà probabilmente una macchia anche sul tuo curriculum o sulla reputazione della nostra famiglia.”

“Ma che stai dicendo? Cosa c’entro io? Io non ho fatto niente di male!”
 
“Dipende dai punti di vista, immagino, ma comunque, se denunci Berardi, Camilla, Marchese e Sammy devi aggiungere altri due nomi alla lista degli indagati: me e Tom. O almeno me, perché Tom è in partenza per gli Stati Uniti e magari eviterei di coinvolgerlo, ma io sono più che pronto ad autodenunciarmi.”
 
“Ma sei impazzito, cosa stai dicendo?”
 
“Sto dicendo che anche io e Tom abbiamo contribuito a queste indagini, Paolo.”
 
“La Baudino e Berardi hanno avuto la faccia tosta di coinvolgere anche voi?! Non ci posso credere, dopo quello che lei ti ha fatto!” esclama, incredulo e ancora più infervorato.
 
“Ti garantisco che Berardi non voleva che ci mettessimo in mezzo, anzi, e Camilla non ha certo insistito, in realtà è tutto partito da un’idea dei ragazzi e da Tom. Sai, a quanto pare tuo nipote ha parecchi amici tra i punkabbestia e… credo che tu ti sia già fatto un’idea.”
 
“Tom ha amici tra i punkabbestia? Ti ho detto che devi stargli di più dietro, maledizione, tu sei sempre così permissivo!” sbotta, passandosi la mano sana tra i capelli, “ma quindi è stata solo una specie di… diciamo di testimonianza… non mi sembra che abbiate partecipato alle indagini.”
 
“Tom non più di tanto, ma io… mi conosci, se c’è l’azione non resisto! Diciamo che sono stato in un certo cascinale, dove è stato ritrovato un certo cadavere. Poi il giro della casa l’hanno fatto i due poliziotti, mi hanno fatto rimanere fuori perché non contaminassi eventuali prove, ma direi che già la stalla con il cadavere di Marcio è qualificabile come una scena del crimine, no? E immagino che non ci farai una gran figura di fronte al questore quando saprà che non solo uno dei tuoi agenti e la moglie di un tuo ispettore, ma anche tuo fratello ha deciso di… diciamo di dare un contributo alle tue indagini.”
 
“Cioè, tu, mio fratello, mi pugnaleresti così alle spalle?! PER LA BAUDINO?! Io non ci posso credere!” quasi urla Paolo, ferito, sentendosi doppiamente tradito, dopo l’inganno di Marchese, “dopo tutto quello che ti ha fatto tu stai ancora a pendere dalle sue labbra?! Magari a sperare di tornare nelle sue grazie?! Io non so come abbia fatto a stregarti così, visto che di donne più giovani e più belle della Baudino e con un carattere decisamente migliore è pieno il mondo!”
 
“Paolo, io non lo sto facendo solo per Camilla, ma per tutte le persone coinvolte in questa storia! Anche se spero sinceramente che non arriviamo a tanto e che questo ti faccia riflettere sul fatto che stai reagendo di pancia, in modo completamente sproporzionato rispetto a quanto è realmente successo, e anche rispetto a come tu stesso hai agito in passato! Paolo, stai usando la tua posizione, il tuo potere, per una vendetta personale verso Camilla e verso Berardi, che tra parentesi non capisco cosa ti abbia fatto per meritare un risentimento del genere: a malapena lo conosci! E questo è molto più grave e molto più indegno della divisa che porti di quello che possono aver fatto Berardi o Marchese!”
 
“Marco, io non-“
 
“Paolo, per favore, riflettici: tu hai sempre avuto le tue manie, il tuo amore per l’ordine, la disciplina, ma… ma tu non sei così, io ti conosco e non sei così. Tu sei una persona buona, Paolo, e non posso credere che arriveresti a tanto, che arriveresti a rovinare delle persone per una rivalità, per un rancore. Il questore grazie al cielo è in vacanza e sei ancora in tempo a fermarti. Ma se non lo farai… vorrà dire che dovrai portarmi le arance al gabbio. A te la scelta.”
 
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“Arrivo, arrivo!” grida in direzione della porta, visto che qualcuno sta suonando disperatamente il campanello. È quasi mezzanotte e sua madre sta dormendo, mentre Livietta si è chiusa di nuovo in camera sua con le cuffiette e la musica a palla.
 
È chiaro che è arrabbiata per l’assenza di Gaetano e, anche se non ha detto niente, Camilla sente che sua figlia la incolpa per quello che è successo. E, sinceramente, non può darle del tutto torto.
 
“Sammy?!” domanda, sorpresa e un po’ delusa quando vede la ragazza, realizzando improvvisamente che una piccola parte di lei aveva sperato che ci fosse un certo vicequestore dagli occhi azzurri dietro a quella porta.
 
“Prof.! Lo so che è tardissimo e che… che sono piombata qui all’improvviso ma… non posso tornare a casa, se mi presento da i miei si scatenerebbe il finimondo, le amiche single che ho sono tutte fuori per il weekend e non so dove andare. Posso stare qui per stanotte? Domani mi trovo un’altra sistemazione ma…” quasi balbetta, l’aspetto stravolto di chi ha pianto per ore.
 
“Ma certo, vieni, entra,” risponde, intenerita e preoccupata, facendole strada, anche se in fondo non è casa sua, ma è certa che sua madre non se ne avrà a male: in fondo è un’emergenza.
 
“Non dirmi che tuo marito ti ha cacciata di casa,” osa infine dire, guardandola negli occhi.
 
“No, anche se non mi stupirebbe, ma sono io che non voglio tornarci. Pietro è… è… prof., ha presente quando pensa di conoscere una persona, di conoscerla davvero fino in fondo e poi si rivela tutto l’opposto?” le chiede, il tono amarissimo e deluso.
 
“Sì, ho ben presente, purtroppo…” sospira, ripensando a quando aveva scoperto di Renzo e di Carmen, dello sconcerto e della delusione, dell’incredulità, “dai, vieni con me.”
 
Le fa strada verso la camera che aveva condiviso con Gaetano. Sa benissimo che Livietta non è dell’umore adatto per avere una compagna di stanza e Sammy ha già abbastanza problemi, senza doversi ritrovare a gestire un’adolescente sul piede di guerra.
 
“Se mi dai un minuto, divido i letti e li rifaccio. Spero non ti dispiaccia di dover condividere la stanza con me,” spiega Camilla, avvicinandosi a quelle lenzuola ed imponendosi di toglierle dal letto, compiendo ogni gesto in maniera quasi meccanica.
 
Se non fosse arrivata Sammy probabilmente avrebbe ceduto alla tentazione di dormire ancora in quelle lenzuola che mantenevano il profumo di lui, ma forse era meglio così. Era inutile farsi ancora più del male.
 
“Ma e… il dottor Berardi? Dove dorme?” domanda Sammy, stupita, guardandosi in giro e notando ovviamente la sua assenza.
 
“Gaetano dorme da sua sorella Francesca… ci siamo lasciati, Sammy,” chiarisce, non riuscendo a nascondere il dolore e l’amarezza dal tono di voce.
 
“Cosa?! Ma perché?! È per via… della denuncia di mio… di Pietro? Non mi dica che Gaetano se l’è presa con lei!” esclama con l’aria di chi, in caso di una risposta affermativa, potrebbe andare a strozzare Gaetano con le proprie mani, oltre ad un certo ispettore.
 
“No, Sammy, anzi, se non fosse per la denuncia di tuo marito, a quest’ora Gaetano sarebbe a Torino. Ci eravamo lasciati prima che scoppiasse tutto questo casino, per vari problemi e incomprensioni, che riguardano solo in parte queste indagini.”
 
“Quindi… è lui che si è rivelato diverso da quello che era?” domanda Sammy, ricordando il modo in cui la prof. le aveva risposto alla domanda di poco fa.
 
“No, in realtà… no. Forse sono io che mi sono rivelata diversa da quello che lui si aspettava, o almeno, così crede lui…” riflette Camilla, accorgendosi che non aveva pensato nemmeno per un solo secondo a Gaetano quando Sammy le aveva posto quella domanda. Perché Gaetano, anche in quel pomeriggio, le aveva dimostrato di essere esattamente come lei aveva sempre pensato, l’uomo che aveva sempre amato e che ama tanto da farle male.
 
“Lui voleva che lei rinunciasse alle indagini e tornasse a Torino con lui, vero? L’abbiamo notato sia io che Marchese che oggi tirava una brutta aria tra voi,” deduce Sammy, ricordando il modo in cui Gaetano se n’era andato come una furia e le battute che lei aveva poi scambiato con Marchese, anche se sembrava una vita fa.
 
“Sì, anche… che dire? Se gli avessi dato retta in tempo, forse non ci troveremmo in questa situazione…”
 
“Se ci troviamo in questa situazione è colpa di Pietro e al limite mia: avrei dovuto aprire gli occhi su di lui tempo fa, prof….”
 
“Sammy, ora tu sei ferita e delusa, però… non ti sembra di essere un po’ troppo categorica? Ho visto quanto sei innamorata di tuo marito e… forse è meglio se ci dormi un po’ sopra, non credi?”
 
“No, non penso. L’uomo di cui mi ero innamorata forse non esiste, forse è solo una maschera, una recita o... la personalità buona di un uomo dalla doppia personalità. E poi non credo riuscirò a chiudere occhio, sa?”
 
“A chi lo dici…” sospira Camilla, cominciando a dividere i letti, ringraziando il cielo di essere al primo piano, altrimenti chi li sentiva i vicini di sotto.
 
“Certo che… siamo messe proprio male, prof.!” commenta Sammy con un sorriso amaro, mentre la aiuta a spostare l’altro letto, “sembriamo uscite da uno di quei telefilm americani, sa, quelli con le amiche con tutte le sfighe possibili in amore che si confidano a vicenda?”
 
“Ci manca il boccione gigante di gelato, però,” ribatte Camilla, estraendo le lenzuola dall’armadio.
 
“Già…” annuisce Sammy con un altro mezzo sorriso amaro, prendendo dalla prof. un set di biancheria per iniziare a fare uno dei due letti “e un film strappalacrime su cui consumare chili di fazzoletti di carta.”
 
Camilla si limita ad annuire, intenta a rifare l’altro letto.
 
“Prof.?”
 
La voce la porta ad alzare lo sguardo e vede Sammy che le si avvicina, il suo letto ancora mezzo sfatto.
 
“Che cosa c’è?”
 
“Grazie,” risponde la ragazza semplicemente, e, prima che Camilla possa reagire, si ritrova stretta in un abbraccio, “non so come fa, ma riesce sempre a tirarmi un po’ su di morale, anche nei momenti peggiori.”
 
“Sammy…” mormora Camilla, di nuovo intenerita, del resto lo scricciolo di fronte a lei aveva sempre innescato i suoi istinti materni, ed evidentemente succede anche ora che Sammy è cresciuta.
 
E, mentre la stringe a sé, si rende conto che, quasi per magia, anche lei sta lievemente meglio. Forse quei telefilm in fondo non hanno tutti i torti.
 
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Una mano guantata e tremante infila una grossa busta in una buca delle lettere.
 
Maledice i chilometri extra che ha dovuto fare per precauzione, per non fare capire da dove è stata spedita.
 
Si sente debole, la gola che fa un male cane e questa maledetta tosse che arriva a tradimento da ieri e che toglie il fiato. Ma del resto gli ultimi giorni erano stati infernali, una corsa contro il tempo per coprire le sue tracce, per sparire nel nulla.
 
La sua vendetta però non è completa, perché manca un obiettivo, anzi, l’obiettivo principale.
 
Ma ora l’amo è gettato e non resta che aspettare. Perché conosce bene il suo pesce e sa che non potrà resistere al richiamo, non potrà evitare di finire nella rete e magari di trascinare anche gli altri pesci con sé.
 
E poi, finalmente, giustizia sarà fatta.
 


 
Nota dell’autrice: Ed eccoci alla fine di questo luuungo capitolo. La bomba è esplosa e ha coinvolto più o meno tutti. I nostri protagonisti sono due testoni, vittime dei non detti e dei malintesi, Mancini e Sammy sono più che ai ferri corti, Mancini è quasi impazzito, De Matteis non è messo molto meglio e in mezzo a tutta questa guerra, il killer rischia di approfittarne per colpire ancora. Il prossimo capitolo sarà molto più d’azione e, arrivati alla resa dei conti, alcuni personaggi potrebbero rivelare lati inattesi, o forse nascosti, positivi o negativi.
 
Come sempre vi ringrazio per la pazienza, per i vostri commenti che mi motivano tantissimo e per avermi letta e seguita fin qui e se vi va vi do appuntamento al prossimo capitolo ;)!
   
 
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