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Autore: SynesthesiA    04/09/2014    1 recensioni
Syr è impulsiva e ribelle e le regole le stanno strette.
Ginger è troppo intelligente per non porsi domande.
Sniper vorrebbe solo che suo padre lo lasciasse libero.
Trevor porta sulle spalle il peso di un'eredità antica.
Quattro ragazzi che vengono da quattro mondi differenti, legati solo da un eterno conflitto. Quando l'equilibrio viene stravolto da inspiegabili eventi, la scelta è solo una.
Cercare chi è il vero Nemico.
Genere: Azione, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~​Trevor~
Assassino
-Wells. 
-Dimmi. 
-Tu non centri nulla, vero? 
-Con cosa?- Ryan è uno degli unici con cui si possa parlare, là dentro. Non che questo lo renda particolarmente simpatico, ma almeno è accettabile. Ace continua in ogni caso a fare l'iperprotettivo e se ne sta guardingo a pochi metri di distanza. 
-Con quello che è saltato fuori oggi nella gazzetta. 
-Ti dispiacerebbe essere più specifico?- Trevor spezza la piatta uniformità dei toni della conversazione con uno un minimo più seccato. 
-Il tizio, Dawson in teoria. L'hanno trovato sulla strada qui intorno. 
-Ma che..- Non capisce che diavolo voglia dire una frase del genere. 
-Cani, Wells. Lo sanno tutti quanto ti stanno simpatici gli eredi.- Ryan si alza dalla panca, e si calca sulla testa il berretto color trifoglio. -Ti auguro che sia una coincidenza, tutto sommato non sei male. 
-Lo prendo come un grosso complimento. 
-Loro sono per te, immagino.- Solleva un braccio per indicare due uomini sui ventott'anni in canottiera nera e pantaloni militari. 
-Già, in effetti guardano proprio me a quanto pare. Che palle. 
-Occhio, che non ci penso neppure ad immischiarmi per salvarti. 
-Già, lo so. Non che ci tenessi, grazie lo stesso. 
-Trevor Wells, ti vuole Wilbur. Abbastanza in fretta a quanto pare.- a parlare è quello più biondo tra i due scimmioni. D'ora in poi ti chiamerai Semola, mio caro.
*
Semola lo tiene per una spalla con una mano della dimensione di una padella, l'altro invece lo controlla da dietro seguendolo con passo da accademia militare. 

Prendi la mano che ti tiene la spalla, afferrando le ultime due dita. Gira verso l'alto. La tua altra mano spinge il gomito verso l'esterno e il basso, la gamba destra è ferma mentre la sinistra indietreggia creando il vuoto e una rotazione improvvisa. Cambio di gamba. La rotazione continua. Semola non può che essere protratto in avanti con la testa color frumento che corre pericolosamente verso il collega. Quello si è preparato, ma un cranio ad alta velocità collide con il suo ginocchio mandandolo a terra. Un colpo sullo sterno e per qualche secondo è sistemato. Un calcio a semola per la quiete, e poi un bel destro sui denti dovrebbe risolvere i problemi anche con l'altro. Come sono prevedibili questi scimmioni dei verdi. 

Beh, questa manovra evasiva sarebbe molto più semplice se entrambi non gli puntassero addosso una semiautomatica da poliziotto. Trevor decide che è più saggio adeguarsi alla situazione. 
In fondo al lungo corridoio scandito da porte su un lato e da panche e fioriere sull'altro, si trova un'ulteriore porta, più solida delle altre. "Wilbur Morris, Responsabile della Sicurezza Interna", scritto a lettere squadrate color pino. Perfetto, ora dovrà vedersela con uno dei livelli alti. Semola bussa marzialmente alla porta. Semola due, quello meno biondo, continua a tenerlo sotto tiro. Avete paura di me, vero belli? 
-Avanti-. La voce, per quanto attutita dalla porta rinforzata, non suona del tutto nuova alle orecchie di Trevor. 
Semola spalanca la porta, lo afferra per una spalla e lo trascina dentro all'ufficio. 
-Eccolo, non ha fatto nessuna resistenza-. Che idiota che sei, Semola. Hai una pistola in mano, che razza di resistenza dovrei fare? 
-Non è stupido, il ragazzo. 
Wilbur Morris, responsabile della sicurezza interna, è un uomo di quarant'anni o poco più. Volto marchiato da una cicatrice corta e larga, forse una vecchia bruciatura. Capelli castani a spazzola. Fronte ampia. Occhi piccoli e maligni. Spalle robuste ma secche. 
È seduto dietro una scrivania di legno verniciato di verde su una sedia dallo schienale altissimo e fronzoluto, dall'aspetto antico. Alle sue spalle, la parete esterna dell'edificio è un'unica grande vetrata da cui entrano i primi spiragli di luce della settimana. 
-Siediti-. Wilbur indica le due sedie davanti alla scrivania. Semola lo afferra per la spalla e fa per strattonarlo, ma Trevor, il cui livello di sopportazione sta per essere colmato, afferra le dita dello scimmione e si scrolla di dosso la manona facendolo arretrare di un passo. -So sedermi. 
-Ciao, Trevor. 
Silenzio. Uno sguardo carico di astio. È inutile, quella voce è seppellita in qualche angolo profondo della sua memoria, anche se non sa ancora dove. 
-Sai perché sei qui? 
Silenzio stampa. Se davvero ha già sentito quella voce, Trevor maledice il karma per avergliela fatta risentire. 
-Mi stai perforando con quegli occhi, Maliardo-. Maliardo? Anche questo l'ha già sentito. Tenta di non dare a vedere la curiosità dovuta al soprannome, ma la soddisfazione nello sguardo di Morris gli dimostra il fallimento. 
-Ti vedo confuso. Non domandi niente... eppure lo vorresti eccome. 
Lo sguardo di Trevor è fermo. Immobile. Forse un lampo fugace, un piccolo movimento delle pupille ha permesso all'ufficiale di intuire la sua situazione. Oppure è un bluff. Gli daremo filo da torcere. 
-Ti ricordavo selvatico, Trevor. Ma ora sei proprio una statua. 
Con un'espressione divertita, Semola due gli spinge la testa di lato, senza incontrare alcuna resistenza. -Beh, almeno non è rigido- ridacchia. 
Senza calcolare minimamente la battuta, Morris continua a tenere gli occhi fissi sul ragazzo. Tra i due sembra venirsi a creare un campo magnetico, tanto i loro sguardi sono fissi l'uno sull'altro. 
-Le due cose sono strettamente collegate, Trevor. Il tuo soprannome e il motivo per cui sei qui, intendo. 
Mutismo. Non ti darò la soddisfazione di rivolgerti la parola. 
-Come ben sai, ognuno di noi ha una capacità, un potere sovrannaturale. È per questo che ci uniamo a una delle quattro fazioni. Qualcuno eredita la capacità dai genitori, qualcuno la guadagna per caso alla nascita. È così dappertutto. Tu l'hai ereditata. 
Non sono stupido, l'hai detto tu. Conosco tutte le vostre stronzate. 
-La fazione di appartenenza dipende dal motivo per cui ci si unisce ad essa, Trevor. Chi nasce da genitori che fanno già parte di una fazione, non ha scelta. 
Si che ha scelta. Si ha sempre una scelta. È solo una questione di tempo. 
-Chi scopre i propri poteri per la prima volta, invece, viene in qualche modo attratto in una fazione da chi ne fa parte. La scelta non è comunque del tutto sua, come vedi. È la fazione che sceglie le persone, e non viceversa. 
Questo senza alcun dubbio. Ma la fazione non può trattenerle per sempre, se ciò non è quello che loro vogliono. 
-Eppure, Trevor, le persone all'interno di una stessa fazione concorrono allo stesso scopo, ossia primeggiare sulle altre. Ed evitano in tutti i modi di ostacolarsi a vicenda. 
Dove vuoi arrivare, di grazia? 
-Cambiamo discorso. 
Ma che diavolo.. 
-Non so se te ne sia giunta voce, ma hanno trovato un uomo morto a un isolato da qui. 
Trevor è confuso. 
-Ha i segni di morsi su tutto il corpo. Non serve aspettare l'autopsia per capire che è stato sbranato. 
Questa storia comincia a seccarlo. Perché l'ha fatto scortare qui come un criminale per fare questi discorsi generici? 
-Non è un segreto quanto ti stanno a cuore i tuoi compagni di fazione, Trevor. 
-Sono sempre stato con mia sorella sotto gli occhi di qualcuno di voi ufficiali, negli ultimi giorni- Trevor carica di disprezzo la parola "ufficiali", pronunciandola come se sputasse a terra. 
-Ah, finalmente sentiamo la tua voce!- risponde rapido Semola, con tono irritantemente divertito. 
-Che c'è Trevor, senti il bisogno di difenderti?- domanda Morris con un sorriso malizioso. 
La trappola è scattata. E lui ha agito esattamente come l'ufficiale desiderava. Era meglio che continuasse a tenere la bocca chiusa. 
-Un alibi del genere è del tutto superfluo, trattandosi di te. E lo sai bene.- Se gli occhi di Morris hanno fiammeggiato pronunciando quella frase, d'improvviso la sua espressione cambia radicalmente. -Sai perché tra gli strati alti sei chiamato Maliardo? 
-Lo posso supporre. 
-I maliardi, nella tradizione antica, erano quel tipo di incantatori che padroneggiavano l'arte della persuasione. Parlando, o suonando uno strumento, oppure servendosi semplicemente dello sguardo, convincevano le persone a seguirli e a compiere delle azioni contro la loro stessa volontà. I più esperti e dotati riuscivano ad espandere i propri poteri anche sugli animali, e in qualche caso isolato addirittura sugli oggetti. Come ben sai, questo potere appartiene alla famiglia Wells da generazioni.- Morris comincia a scaldarsi. -Il codardo di tuo padre poteva spostare una sedia chiedendoglielo gentilmente. 
-Mio padre non era un codardo.- ruggisce Trevor senza quasi rendersene conto. 
-Oh, sì che lo era- ghigna Morris con voce bassa e malevola. La luce proveniente dalla vetrata alle sue spalle sottolinea i contorni duri della figura, lasciando in ombra il suo volto, eppure i suoi occhi sembrano brillare di una luce quasi diabolica.
È troppo. Il ragazzo non ha neppure la cognizione del momento preciso in cui ciò avviene, ma un istante dopo, mentre il Responsabile della sicurezza interna sta pulendo la saliva dal proprio sopracciglio, la sua faccia impatta dolorosamente con la scrivania. 
-Ti sei condannato, ragazzo- sibila l'uomo da sotto le sopracciglia sottili. -Dave, mollalo pure. 
Semola allenta la presa dai lunghi capelli castani di Trevor, liberando la sua faccia dalla pressione selvaggia sul piano della scrivania. Sollevando gli occhi, nota Ace bloccato a terra da due Sprite dall'aspetto di agglomerati di sassi. 
Non riesco a darti una mano... Sospira mentalmente l'esserino. 
-Trevor Wells, recluta, è riconosciuto colpevole di aver assassinato Alan Dawson, tesoriere, in seguito all'offesa da lui ricevuta pochi giorni prima; e inoltre di aver vilipeso l'autorità del sottoscritto Wilbur Morris, responsabile della sicurezza interna, attraverso un'aggressione fisica. Per la sua evidente inadeguatezza alla convivenza civile, dispongo che sia costantemente controllato da un uomo armato, di giorno e di notte, fino a che non si ottenga il permesso di rinchiuderlo in una cella di sicurezza. Voglio tutto questo scritto sul verbale entro un quarto d'ora. Dave, il primo turno di sorveglianza è il tuo. Ora andatevene.
-Beh, questa volta sei nei casini sul serio. 
-Puoi dirlo forte. Ma la cosa migliore è che io, a Dawson, non ho fatto un bel niente. Non che l'idea mi sarebbe dispiaciuta... 
-Smettila, non è il caso di scherzare. 
Appoggiato con la schiena allo stipite della porta della camera, Semola li fissa con occhi vacui e acquosi, degni di una triglia lessa. Trevor raccoglie una pallina di carta dal pavimento e la lancia in faccia al gorilla. -Stai diventando brava con questi giochetti, Cris. 
-Tu fai attenzione a non stuzzicarlo troppo, chissà che io non sia meno brava di quanto credi. 
-Sai una cosa? 
-Dimmi. 
-Voglio vederci chiaro su questa storia. Voglio dire, non ci sono tanti cani randagi in libertà, in questa zona della città, non credi? 
- Che significa, sarà stato qualcuno delle altre fazioni. 
-In quel caso, voglio dimostrarlo. 
-Ci pensa la polizia a indagare su queste cose. 
-Conosci i capifazione. Riusciranno a mettere tutto sotto silenzio in un tempo ridicolo. 
-Ma cosa credi di poter scoprire di così sensazionale? 
-Chiamalo istinto, ma la faccenda mi puzza di bruciato. Penso che valga la pena di dare un'occhiata alla zona. 
Cris rotea gli occhi spazientita. -Senza contare che se alla fine del turno di questo idiota non ti troveranno qui, ti daranno la caccia. 
-Ed è così diverso dalla mia situazione attuale? 
-Argh, vinci sempre tu. 
-Per quanto ne avrà questo eroe?- taglia corto lui, indicando Semola. 
-Dieci minuti, un quarto d'ora forse. 
-Perfetto. Mi aiuteresti a legarlo? 



 
*****
Dopo un tempo geologico, rieccomi. Sì, sono Matrix vero, non una sua proiezione ologrammatica.
Ai quattro gatti che ancora ci leggono (e non recensiscono, vi possa venire un accidente) dedico un video riguardo alla mia assenza di tre mesi interi.

 
 
A breve ricomincia la scuola, quindi almeno nella prima parte dell'anno mi auguro che riprendere la routine mi aiuti ad essere un po' più regolare *Sì vabbé. Sappiamo benissimo entrambi che è un'idiozia* *Tu lasciami sperare*
Detto questo, non avendo una chiara idea di che altro dire, me ne vado (augurando a tutti coloro che leggono senza recensire una morte lenta e dolorosa. O almeno il cagotto.)

Adieu *inchino*.
  
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