Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! ZEXAL
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Autore: vennalyrion96    04/09/2014    7 recensioni
Grazie all'aiuto di Yuma, il personaggio più temuto e famigerato della prima serie di Zexal si pente delle sue malefatte e si riconcilia con il dottor Faker. I suoi tre figli attendono con ansia il ritorno del padre Byron e finalmente, dopo cinque anni di sofferenze e brame di vendetta, la famiglia Arclight è di nuovo riunita per ricominciare una nuova vita. Il ritorno nella loro vecchia villa è il primo passo voluto da Tron per dimostrare ai figli di essere tornato il padre buono e gentile di un tempo. La casa è sottosopra, sporca, malandata e buia. Ma cosa è rimasto, allora, dei tempi felici? Dopo cinque anni, cosa mai ci sarà custodito? Di sicuro, tutto ciò che c'era al suo interno ci sarà ancora, ma cosa potrebbe trovare Tron nella soffitta, in cui nessuno aveva messo piede da molto più tempo? Quale mistero si cela all'interno di un prezioso ed antico baule? Cari lettori e lettrici, se siete presi dalla curiosità, non esitate a leggere, perché non ve ne pentirete (Spero ^^). Grazie per il sostegno e buona lettura da vennalyrion96 (Sabrina)!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Byron Arclight/Tron, Christopher Arclight/ Five, Michael Arclight/ Three, Thomas Arclight/ Four
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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~ Prologo ~
Ritorno a casa (Parte 2)


 
La porta d’ingresso di casa Arclight, ormai abbattuta, consentì l’accesso a tutti i membri della famiglia all’interno dell’anticamera principale.
I volti di Michael e Thomas, che fino a quel momento erano rimasti trepidanti d’attesa, assunsero un’espressione sempre più esterrefatta e meravigliata e i loro occhi fissarono il fondo dell’enorme salone con immensa eccitazione.
Tron e Chris, invece, rimasero calmi e composti e nei loro sguardi apparentemente diffidenti e distaccati, i due fratelli più giovani potevano intravedere benissimo non più l’effetto precario e tagliente dell’odio e della vendetta, bensì il risorgere di quella felicità che era venuta a mancare da molto tempo e che man mano stava riprendendo il suo originale vigore.
A rallegrarsi maggiormente di quel pensiero fu soprattutto Michael, il quale, nonostante il suo buon cuore, non vedeva comunque l’ora di redimersi da tutti i mali compiuti e desiderava ardentemente oltrepassare l’uscio per rivedere ciò che gli era mancato di più in tutti quegli anni.
Ad un tratto, lacrime silenziose cominciarono a scendere lentamente lungo il suo viso candido e il ragazzino, ormai completamente assorto dagli splendidi ricordi del suo passato, non riuscì a non accelerare il passo, tanto che fu il primo tra tutti a oltrepassare la porta che giaceva al suolo nonché il più propenso a penetrare e ad esplorare ogni angolo di casa sua, proprio come ai vecchi tempi.
All’inizio Chris aveva tentato di fermarlo, ma una voce lo aveva convinto a non farlo.
"Lascialo andare, Chris." ordinò Tron al primogenito, che era ugualmente felice, ma sempre disposto ad entrare in casa col maggior contegno possibile.
Thomas, contrariamente al fratello maggiore, seguì Michael trepidante e tutti e due giunsero a perdifiato a destinazione.
Tron li osservò di sottecchi e sussurrò divertito al figlio:
"Siamo appena arrivati e mi sembrano tornati bambini. Non trovi anche tu?"
"Sì, hai ragione. In fondo è comprensibile da parte loro. Quando tu scomparisti nel portale interdimensionale a causa del dottor Faker, io fui il primo a convincermi del fatto che tu non fossi morto e che era necessario continuare le mie ricerche in laboratorio. Purtroppo non potevo mantenere da solo i miei fratellini, tanto che fui costretto a mandarli in un orfanotrofio. Non potrò mai dimenticare il giorno in cui loro…"
Il ragazzo strinse forte i pugni a quell’amaro ricordo e voltò la testa in segno di rimorso.
Improvvisamente Tron, o meglio Byron, gli accarezzò le mani aprendole con la dolcezza degna di un vero padre.
"Non rammentare ciò che ormai è passato, figlio mio. E sappi che non è stata colpa tua, intesi?"
Di quel contatto Chris rimase colpito.
Non si aspettava un simile gesto e delle incoraggianti parole da così tanto tempo che neppure la calma gli fu di aiuto.
Il tocco delicato di quella mano guantata e quelle parole a lui così care gli ricordavano ossessivamente quell’uomo dolce e gentile che gli aveva insegnato a lavorare in laboratorio, a duellare, a fare da madre e da padre ai fratellini durante la sua assenza…
Il giovane Chris era nato indipendente ed intraprendente, ma la figura paterna era sempre stata come una guida per lui, un punto di riferimento a cui appoggiarsi, anche dopo il suo malsano cambiamento dopo il tradimento di Faker.
In poche parole, era la persona più importante della sua vita.
Dopo la scomparsa della moglie, Byron si stava perdendo d’animo dalla disperazione e aveva sofferto a tal punto da non sentirsi più in grado di mantenere né se stesso, né i suoi stessi figli, allora molto piccoli.
Per un breve periodo, Byron si era preso cura dei bambini, poi, non potendo lasciare ancora troppo a lungo la sua occupazione presso Faker, aveva affidato la gestione della casa e tutto il resto allo stesso Chris.
Fu così che fino a quindici anni di età, il ragazzo aveva rappresentato per Thomas e Michael un loro secondo padre, una figura gentile e amorevole a cui chiedere aiuto, sostegno e amore.
Ripensando a quei tempi, a Chris venne l’impulso di sorridere e quando Tron lo incitò a ricominciare daccapo, il grande tormento che da anni aveva assalito e dominato la sua mente svanì.
"D’accordo. Entriamo." disse Chris dirigendosi in casa accompagnato dal padre.
Nel frattempo, la luna stava pian piano facendo la sua apparizione in cielo e un piccolo e lieve fascio di luce azzurrina era penetrato attraverso la porta abbattuta illuminando la sontuosa raffinatezza della grande anticamera che precedeva il soggiorno.
Al ventenne venne un nodo alla gola di fronte ad uno scenario così sorprendentemente vivo.
Era come se quel bagliore lunare richiamasse l’attenzione di tutti gli oggetti riflessi nella grande stanza e incitasse loro a far rivivere nella mente del ventenne altri bei ricordi.
Tutto era rimasto come Chris aveva visto l’ultima volta, ad eccezione delle ragnatele che ormai infestavano gli angoli più cupi e della polvere che ricopriva il tavolo centrale e gli altri mobili ai lati e che privava loro della magnificenza che gli era propria.
Anche il meraviglioso lampadario si era trasformato in un ammasso di pulviscolo al punto che non appena entrò un soffio di vento, un ragno uscì allo scoperto e cadde per terra per poi fuggire all’esterno.
Era tutto così vivo e attivo, ma al tempo stesso si notava quanto fosse cambiato quell’ambiente nel corso degli anni.
In poche parole, la loro casa si era veramente trasformata da un luogo felice e prospero ad uno devastato dal buio e dal silenzio.
Chris, mentre si guardava intorno, ad un certo punto fu colto da un dubbio improvviso.
“Dove sono Thomas e Michael?” si chiese.
Proprio in quello stesso istante, le figure dei due fratelli fecero la loro comparsa facendo leggermente spaventare il bambino di fianco a Chris, che sobbalzò, facendo quasi cadere la maschera di ferro.
Michael parlò per primo.
"Venite a vedere di sopra! Ci sono ancora i nostri giocattoli, i nostri letti e…"
Chris cambiò espressione, che diventò seria all’istante.
"Oh, scusate, non volevamo spaventarvi." si scusò subito Michael.
Thomas si accostò al fratello minore e annunciò:
"Perdonateci, ma ci siamo imbattuti in oggetti a noi ancora molto cari. Che ne dite se iniziassimo subito a dare una bella ripulita a casa nostra?"
Tron scoppiò a ridere, suscitando in tutti i suoi figli una sensazione di assoluta sorpresa.
"Non essere frettoloso, Thomas. C’è il tempo di fare tutto, non temere. Innanzitutto cerchiamo di accendere le luci e speriamo che ci sia corrente."
Sentendo la proposta di Tron, Michael corse verso il muro più vicino e premette l’interruttore della luce.
Improvvisamente le minuscole lampadine a forma di goccia appese sul lampadario dorato si accesero di una luce fioca che in pochi minuti abbagliò totalmente la vista dei presenti.
Ogni particolare era ben visibile: le scale che conducevano al piano superiore, le varie porte, i dipinti appesi alle pareti ormai sopraffatte dall’umidità che le aveva rese sempre meno gradevoli…
Insomma, ogni minimo dettaglio strutturale dell’anticamera rivelava ciò che avrebbe potuto trovare in seguito tutta la famiglia.
"Bene, adesso sarà meglio che diamo un’occhiata in giro. Poi domani penseremo al resto." annunciò il piccolo Tron, nascondendo il più possibile il proprio stupore nel rivedere con i suoi stessi occhi ciò che aveva così tanto trascurato a causa del suo accrescere del desiderio di vendetta.
I tre figli di Tron, dopo aver sollevato tutti insieme il portone dell’ingresso ed averlo messo a posto, si incamminarono nelle varie stanze della villa e Chris, che era in testa al gruppo, fu subito attirato da una strana fonte di luce riflessa in una delle splendide colonne che sormontavano una lunga parete del corridoio più grande dell’intera casa.
Fu allora che ricordò tutto.
Sorpreso, il ragazzo alzò le sopracciglia e socchiuse la bocca in un profondo sospiro.
Nonostante ciò, lui non fiatò e continuò tranquillamente per la sua strada, seguito da Thomas e Michael.
La porta che aveva attirato l’attenzione del fratello maggiore e che ora si ritrovarono di fronte era semiaperta.
"Entriamo." disse Michael.
Chris si limitò ad annuire e allungò la mano sulla maniglia color oro.
La toccò dolcemente con i polpastrelli, poi, con un lieve movimento, la girò.
I suoi occhi azzurri si illuminarono alla vista di preziosi scaffali sulle cui superfici erano appoggiati tantissimi libri. Essi ricoprivano le mura dell’intera stanza come un horror vacui e da sempre avevano costituito uno dei più importanti patrimoni della famiglia Arclight.
Per Chris, la lettura era sempre stata un piacevole e stimolante passatempo durante la fanciullezza e persino nel periodo in cui la sua famiglia si era ritrovata improvvisamente stravolta dai piani di Tron.
Eppure, era stato proprio Byron ad ereditare al figlio quella splendida passione e la maggior parte dei libri all’interno della biblioteca erano appartenuti all’uomo fin dai tempi dell’università. Questi ultimi trattavano materie di ogni genere e tra le preferite di Chris spiccavano numerose branche della scienza quali la geofisica, l’archeologia, l’astrofisica, la chimica, la matematica e persino l’elettrotecnica…
La sua straordinaria intelligenza, il suo stimolo di approfondimento e la voglia sempre più viva di imparare a conoscere il mondo e l’universo lo avevano man mano trasformato in un bambino prodigioso e acculturato, ancor più di tutti i suoi coetanei che frequentavano la sua scuola.
I professori erano sempre stati stupiti del suo rendimento scolastico e i suoi voti avevano superato spesso le aspettative di coloro che provavano grande invidia nei suoi confronti.
Chris, inoltre, era portato a tutte le materie sebbene lui fosse sempre stato più affascinato dalla scienza. Tale era stata la soddisfazione del padre che ancor prima che il ragazzo diventasse maggiorenne, gli venne fatta una proposta inaspettata: gli venne chiesto, infatti, se desiderasse rientrare nel più importante circolo di studiosi e scienziati di Heartland City, capitanato dall’eccentrico dottor Faker e di cui faceva parte anche Byron. Fu così che Chris, all’età di soli quindici anni, era riuscito a costruirsi la sua prima esperienza lavorativa assieme al sempre più orgoglioso genitore.
Nel rivedere tutti i grandi tomi che per anni aveva assiduamente letto e consultato, a Chris gli si strinse il cuore, nonostante la sua scrupolosa abilità nel saper solitamente trattenere le proprie emozioni.
Mantenendo perciò la solita compostezza e rigidità, lasciò che le sue gambe lo conducessero verso gli scaffali e che le sue mani, sempre tenute saldamente penzolanti lungo i fianchi, toccassero dolcemente la copertina e le pagine polverose di ogni singolo libro che gli capitava di avere di fronte.
Michael lo fissò sorridente e lo seguì palpitante fino allo scaffale più lontano.
Anche a lui erano sempre piaciuti i libri e fin da bambino era sempre stato attratto dalle lussureggianti illustrazioni dei vari trattati di archeologia che dominavano la parte superiore della biblioteca.
Mentre Chris esaminava il contenuto di vari saggi filosofici e scientifici all’interno di una libreria vicina, Michael ad un tratto si allontanò per salire al piano superiore della biblioteca attraverso una piccola scala.
"Thomas, vieni a vedere! Credo che oltre ai libri di storia, ci siano anche i nostri vecchi disegni!" disse il quindicenne molto estasiato.
Thomas, che nel frattempo si guardava intorno molto stranito da quell’ambiente che da piccolo aveva poco frequentato, cercò di rispondere alla richiesta del fratello minore ma un pensiero lo assalì d’un tratto, facendolo leggermente sobbalzare.
"Aspetta un attimo… ma dov’è andato Tron?" chiese abbassando lo sguardo.
Chris, senza staccare gli occhi da un grosso volume di astrofisica, gli rispose:
"Stai tranquillo… sarà andato a farsi un giro della casa. Ci raggiungerà più tardi."
Thomas trasse un profondo sospiro di sollievo e raggiunse i due fratelli intenti nella loro esplorazione.
“Avrà le sue ragioni per restare solo.” pensò il diciassettenne mentre osservava assieme a Michael alcune fotografie e disegni appartenenti al passato…
 
°°°
 
Tron si era separato da Chris, da Thomas e da Michael senza dire una parola e li aveva lasciati indisturbati durante l’intera esplorazione dell’abitazione.
Voleva restare solo per il momento, senza che niente potesse interloquire con i suoi pensieri.
Tutto gli era mancato: le allegre risate dei figli nel salotto, il profumo delicato del latte e del caffè tutte le mattine, il calore emanato dal caminetto dopo le faticose giornate di lavoro in laboratorio…
Ricordava perfino i particolari apparentemente più insignificanti del suo passato come la prima volta che aveva portato a casa le sue statuette di marmo preferite raffiguranti tre splendidi elefanti africani, i suoi fatidici esperimenti scientifici, il suo monocolo che portava sempre sull’occhio sinistro…
Tutto ciò era sempre stato presente nella sua memoria, ma il suo orgoglioso desiderio di distruggere Faker gli aveva reso l’esistenza sempre più dedita all’ambizione di farsi vedere superiore a chi l’aveva sempre voluto bene.
Quanto rimpiangeva di non essersi preoccupato di ridare ai figli il futuro che spettava loro!
Quanto avrebbe voluto essere sempre rimasto il Byron che tutti avevano conosciuto!
Il senso di rimorso lo rendeva sempre più malinconico, triste, freddo e sconsolato.
Si rendeva conto di essere stato un autentico ingrato, che invece di pensare di trovare una soluzione più razionale al problema del tradimento, aveva messo al bando ciò che per lui era sempre stato importante tanto quanto le emozioni: la razionalità e il buon senso.
Infatti, quando lui era ancora Byron Arclight, i figli lo avevano da sempre lodato non solo per il suo vivace spirito di padre audace e gentile, ma anche per la sua capacità di saper regolare saggiamente le giuste dosi di emozione e di ragionevolezza.
Invece, da quando fu creata una sua seconda identità, il suo stabile equilibrio emotivo era mutato totalmente per trasformarsi nell’esatto contrario: infatti, non si era più focalizzato sul futuro della sua famiglia, bensì sul suo malsano interesse personale secondo cui la vendetta nei confronti della persona di cui si era sempre fidato contasse più di tutto il resto.
Chissà come sarebbe continuata la sua vita se la sua personalità non si fosse creata un sosia dominato solo da pure passioni: Chris non sarebbe mai diventato l’essere freddo e distaccato che era oggi; Thomas non si sarebbe mai procurato quella cicatrice sul volto e nemmeno si sarebbe trasformato in un ragazzo la cui unica maggiore ambizione era quella di non limitarsi a mettere a tappetto i suoi avversari, bensì di umiliarli e di infligger loro la maggior sofferenza possibile.
Tron girovagava per il piano superiore quando il suo pensiero fu improvvisamente rivolto al terzogenito Michael: quel tenerissimo ragazzo, l’unico della famiglia a non essere mai cambiato, che era sempre stato contro le ambizioni di suo padre e che aveva sofferto molto più di quanto si potesse immaginare.
E sebbene non solo Michael, ma tutti e tre i fratelli si fossero sempre opposti al volere di Tron, ognuno aveva avuto idee diverse su come cambiare la loro vita per farla tornare quella di un tempo: Chris, per esempio, aveva da sempre ubbidito a Tron alla lettera nella speranza che, forse, distruggendo Faker, il padre avrebbe intrapreso la strada più giusta; Thomas, invece, sebbene convinto di stare dalla parte del giusto e di star aiutando egregiamente il padre nel portare a termine i suoi piani, spesso aveva agito di testa sua senza pensare che si sarebbe presto rovinato la reputazione; mentre il povero Michael era sempre in costante ricerca della felicità in qualunque missione che Tron era solito affidargli.
In poche parole, qualunque fosse stata la circostanza in cui i tre fratelli hanno agito, c’era stato sempre e comunque il suo zampino.
“Quanto sono dispiaciuto. Forse quello che sto facendo ai miei figli per redimermi non è sufficiente… Spero almeno che in questo momento loro stiano trascorrendo serenamente del tempo insieme. Io invece merito tutto il dolore che sto passando e che per anni l’ho trasmesso ai miei cari figli per colpa di un sentimento tanto superbo e superficiale.” pensò lui tristemente mentre osservava attentamente la propria camera da letto avvolta dal più totale silenzio.
Da quanti anni non aveva dormito più lì dentro…
Il ragazzino aprì lentamente la cabina armadio ma fu colto da un’ondata improvvisa di polvere che lo fece tossire.
Il suo volto sfigurato assunse un’espressione curiosa e meravigliata nel rivedere i propri vestiti eleganti e accuratamente piegati sulle varie mensole dell’armadio.
Le sue camicie e giacche erano ancora stirate e appese in maniera perfetta sulle grucce di legno sopra la scarpiera.
Tutto era rimasto esattamente come aveva lasciato e i suoi accessori da gentiluomo non facevano che esaltare la disposizione accurata ed ordinata del suo guardaroba: i suoi occhiali, l’orologio da taschino, le cravatte, il cappello a cilindro e persino un monocolo riempivano senza esasperazione il contenuto dei cassetti insieme ad altri oggetti che era solito portare con sé anche al lavoro.
Tutto ciò gli era sempre stato caro, anche se, a dire il vero, il concetto di vera eleganza non l’aveva neppure scordato dopo aver assunto le nuove sembianze.
Guardandosi allo specchio, Tron capiva che, tutto sommato, non si era mai sentito del tutto trasandato in fatto di apparenza.
In fin dei conti, era sempre stata la sua agghiacciante faccia a far sentire impotenti coloro che avevano dovuto avere a che fare con lui.
Tron scoppiò a ridere a quel pensiero.
Poi, sempre divertito, appoggiò la propria mano sul bastone da passeggio che si trovava vicino alla finestra.
Iniziò a gironzolare per la stanza e a girare su se stesso come una trottola ricordandosi i tempi in cui poteva sentirsi un vero uomo per le strade, per la casa, al lavoro…
E mentre faceva ciò, gli veniva l’impulso di ridere sempre più forte, tant’è che si strappò di dosso la maschera di ferro e la gettò a capofitto sul morbido letto.
Dopo aver eseguito qualche giravolta, alla fine atterrò proprio vicino al cuscino e sussurrò:
"Forse è meglio che mi dia una calmata… in fondo sono un nobiluomo, no?" domandò a se stesso prima di scoppiare in un’altra risata a crepapelle.
Poi si rialzò e rimise al giusto posto la maschera di ferro a cui era tanto abituato.
Prima di chiudere la porta alle sue spalle, diede un’ultima occhiata alla sua stanza e sorrise, contemplando l’idea di tornarci non appena sarebbe arrivata l’ora di dormire.
Continuò il suo normale tragitto fino alla fine del secondo piano. Aveva praticamente esplorato ogni singola stanza ed ognuna riservava per il ragazzino mascherato uno o più rievocazioni che a lungo andare lo portavano a fare dei veri e propri tuffi nel passato.
Improvvisamente, dopo aver percorso diversi metri più avanti dal luogo in cui aveva passato parte delle sue giornate ad effettuare esperimenti, Tron si trovò praticamente in un vicolo cieco. Dal momento che si trattava del secondo piano, pensò fin da subito di tornare indietro.
Tuttavia, ebbe comunque modo di alzare lo sguardo verso l’alto e vide qualcosa di particolarmente misterioso delinearsi di fronte a lui.
Una strana lucina blu, infatti, aveva attirato la sua attenzione e costituiva il perimetro di una strana botola bianca che si confondeva con la parete stessa del corridoio.
Non ricordava più bene le volte in cui era salito lì sopra.
“Quella dev’essere la soffitta. Voglio salirci, a qualunque costo!” pensò deciso Tron.
A questo proposito, lui iniziò subito a cercare nel ripostiglio più vicino il lungo bastone di ferro che sarebbe servito per aprire la grossa botola.
Quando lo trovò, lo infilò faticosamente nel gancio sovrastante e d’un tratto una scala scese di sotto fino ad arrivare all’altezza dei piccoli piedi di Tron.
Quest’ultimo trasse un lungo sospiro di sollievo e nel giro di pochi secondi si ritrovò circondato da vari oggetti ormai abbandonati.
Il silenzio che regnava nella soffitta era surreale e rendeva l’atmosfera sempre più cupa.
Tuttavia, l’alone misterioso del luogo suscitava anche fascino poiché la luce notturna che sovrastava il polveroso lucernario al centro della mansarda giungeva perfino verso la botola da cui Tron era entrato.
Come aveva fatto per le altre stanze, Tron iniziò senza paura la sua esplorazione, partendo dagli angoli in cui erano stati messi gli oggetti più insoliti.
Giocattoli vecchi, strumenti musicali ormai dimenticati, mobili di ogni forma e colore… tutto ciò costituiva solo una piccola parte dell’intera mansarda.
La sua vastità, infatti, era pressoché stupefacente e Tron ci mise più di mezz’ora per vedere e toccare con mano ogni singolo utensile.
“E’ incredibile!” pensò meravigliato il piccolo Tron mentre maneggiava con cura delle maschere che risalivano a una ventina di anni prima, quando Chris non era ancora nato.
Colto da una grande felicità e senso di curiosità, Tron accelerò il passo per vedere nel dettaglio ogni cosa che gli capitava tra le mani fin quando, inaspettatamente, una sedia a dondolo lo fece inciampare per terra.
"Ahia!" esclamò lui, mettendo una mano sulla caviglia e massaggiando.
Si rialzò lentamente con l’aiuto delle braccia e alzò la testa.
"Cosa c’è qui?" si domandò lui, fissando uno strano oggetto coperto da un grande drappo di seta lucente. Attorno ad esso, c’era un piccolo carillon, dei gioielli, dei gomitoli di lana con tanto di aghi da lana, boccette di profumo e dei vestiti da donna molto pregiati.
Tron cominciò a capire.
Preso da un’angosciante ansia, spostò rapidamente il velo di seta dall’enorme oggetto a forma di parallelepipedo che si stagliava imponente di fronte a lui.
Ciò che vide fu straordinario.
"Un baule…?"
Tron era confuso. Non ricordava di aver posseduto un baule prima d’ora… erano passati veramente tanti anni a quanto pareva.
Lui, senza perdere altro tempo, contemplò la maestosità e la raffinatezza di quel grande forziere: era interamente di legno, e tutto attorno era avvolto da dei lunghi fasci di metallo nero.
Il coperchio era curvo e sulla superficie frontale erano incastonate due molle di medie dimensioni di color oro.
Tramite quelle, Tron riuscì ad aprire il baule con facilità. Ciò che trovò al suo interno fu alquanto sorprendente e parte del contenuto era appartenuto a qualcuno di molto caro a lui e ai suoi figli: una donna.
Quella che aveva riempito di gioia la vita di Byron e che aveva sfortunatamente perso la vita dopo la nascita del piccolo Michael.
Dopo aver curiosato un po’ tra vari effetti personali della moglie, giunse infine sul fondo, dove si trovavano alcuni oggetti per bimbi neonati: pupazzetti a forma di orsetto o di altri animaletti, biberon vuoti, ciucci in plastica e anche qualche vasino di omogeneizzati vuoto.
Tron si commosse nel rivedere tutto ciò.
Eppure non aveva neppure terminato: sembrava che le cose all’interno del baule non finissero mai!
"Ma quanta roba c’è qui dentro?" domandò incuriosito il piccolo Tron.
Dopo aver praticamente svuotato il baule e aver esaminato tutto ciò che era stato in grado di trovare, si sedette sfinito sulla sedia a dondolo che l'aveva fatto inciampare poco tempo prima.
Lentamente, si lasciò cullare dai placidi movimenti della sedia e ritenendo abbastanza ingombrante tenere la maschera addosso, se la tolse e la mise accanto ad un orsetto di pezza lì vicino.
Si mise a pensare a sua moglie, a quanto era gentile, premurosa, dolce e incredibilmente bella: i suoi lunghi capelli rosa confetto lucenti e voluminosi, i suoi grandi occhi smeraldini proprio come quelli di Michael, le sue labbra morbide come una pesca matura, il suo viso chiaro e luminoso come quello di una dea scolpita nel migliore dei marmi…
Ricordando con soave precisione la sua bellezza e la sua bontà, Tron arrossì.
“Mi manchi tanto, amore mio...” pensò.
Poi, con maestria, guardò le sue mani: quante volte esse avevano accarezzato il ventre gonfio di lei durante il periodo di gravidanza…
Si toccò la bocca, sfiorandone leggermente il contorno: quante volte l’aveva baciata dolcemente sul collo e sulle labbra...
Una lunga serie di ricordi meravigliosi lo fecero sorridere all’istante, tanto che fece ondulare ancora più velocemente la sedia.
D’un tratto, rendendosi conto che la maschera gli era improvvisamente caduta nel baule, si inchinò per raccoglierla quando vide un piccolo libro che prima non aveva stranamente notato.
Preso dalla curiosità, Tron si allungò per afferrarlo e ne guardò la copertina quadrata rilegata in cuoio e leggermente imbottita.
Non aveva mai visto una cosa simile prima d’ora.
Come aveva fatto la moglie a possederlo senza che lui ne sapesse nulla?
Partendo dall’ultima pagina, lo sfogliò rapidamente e si accorse, dalla calligrafia, che non si trattava di un libro.
Era un diario segreto.
Lui sbarrò gli occhi.
Non riusciva a credere a ciò che stava vedendo.
“Come fa a trovarsi proprio qui un diario segreto? Io non riesco a capire…”
Tanto fu lo scetticismo di Tron che la voglia di leggere ciò che c’era scritto all’interno del diario diventava sempre più viva ed irresistibile.
Fu così che, con cautela, sfogliò rapidamente il tutto prima di arrivare alla prima pagina.
Poi, con grande desiderio di conoscere meglio il passato di un suo membro della famiglia, iniziò a leggere.
"Alison…"
 
Angolino dell’autrice:
Buonsalve a tutti voi! ^^ Non so davvero come scusarmi per il mio indecente ritardo D: Ho trascorso delle vacanze pessime e il livello di ispirazione è sceso a -1000 D: Mi voglio in particolare, scusare con tutti coloro che hanno da tanto atteso l’aggiornamento delle mie storie perché magari le hanno messe nei preferiti o nelle seguite… Voi siete veramente dei grandi ad avermi sopportato per così tanti mesi! E inoltre, come avete notato, il prologo è finalmente terminato e da ora in poi si entrerà nel vivo della storia… Riconosco che il prologo è stato particolarmente lungo, ma era essenziale per capire il seguito e volevo essere più precisa che mai… Spero almeno che non l’abbiate trovato noioso… Ringrazio inoltre tutti quanti e mi auguro che abbiate gradito questo manufatto che questa pazzoide ha avuto in mente di scrivere xD
Tanti saluti a tutti! <3
vennalyrion96
  
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