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Autore: Allison Gray    04/09/2014    0 recensioni
È "l'inizio" che come dato di fatto esiste. Proprio per questo motivo ho deciso di rendere "un inizio" ogni capitolo di questo strano diario di bordo, questa stramberia che mi sta passando per la testa. Chi di voi non ha mai sentito il bisogno di riportare su carta un pensiero, anche solo una parola o chi più audace, ha avuto il coraggio di liberare una storia intera, al galoppo su un foglio bianco. Così vi guiderò un pó nella mia mente, tra le mie fantasie; a volte saranno solo riflessioni, altre saranno storie alimentate da situazioni che racchiuderanno l'essenza di un sogno o di un legame. Leggete il primo capitolo, che aiuterà ad introdurre il lettore nel giusto stato d'animo, la sua brevità non vi ruberà tempo prezioso e chi lo sa che non vi incuriosisca e non vi rispecchi almeno un pó! Buona riflessione :)
Genere: Fantasy, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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TERRA, SPEZIE E GELSOMINO
 
Se la farfalla fosse cosciente della sua breve vita, se veramente se ne capacitasse, non passerebbe neanche una piccola parte di essa pensando a sbattere le ali, anzi proverebbe a spingersi sempre più in alto fino a consumarle.

È cosi che l’uomo vive la sua vita: senza pensare all’ordine delle cose ma semplicemente alla loro finitudine e corruttibilità. La morte ci spaventa ma non fa altro che rendere la vita più frizzante e “viva”: l’amore, di conseguenza, è un inno alla vita, poiché  ci fa sentire vivi e amati, ci permette di farci beffe di essa.
La vita è controsenso: vita e morte, amore e dolore, felicità e noia, vitalità e inattività.

Questi erano i discorsi che mi passavano inesorabili per la testa cosi come inesorabilmente cadevano i grossi fiocchi di neve sulla punta del mio naso arrossato. Piccoli cristalli, simbolo di perfezione. La perfezione: cos’è? Solo convinzione, credo. Chi detta la perfezione? Solo chi crede di esserlo che silenziosamente condiziona chi lo circonda.

Beh per me la perfezione è tutto questo: la neve, un filo d’erba che ancora resiste al primo freddo, il sorriso dei bambini dalle manine gelate che corrono e si lanciano palle di neve grosse come mele. Lo è un cielo inquietantemente bianco che mi allontana e tiene stretta allo stesso tempo al ricordo di un’estate magnifica, piena, che mi ha scaldato la pelle.

Un bacio. Quanto può fare un bacio ad una persona? Reagisci incontrollabilmente, ti trasformi, diventi puro istinto, carne in cui scorre sangue bollente pompato da un cuore che scalcia e scalpita come se volesse uscirti dal petto.

Questo mi ha sconvolto. Doveva essere un incontro fortuito, una “ragazzata” come mi ero sentita dire. Giuro ho agito con indifferenza, mi sono lasciata trasportare dal corpo. “Ne starò alla larga. Non mi farò coinvolgere” avevo promesso a me stessa. E ce la stavo facendo, alla grande. Ma quella neve, quella perfezione, mi faceva ripensare all’imperfezione di tutta quella situazione: dal luogo alle circostanze, dalle parole ai respiri, a noi. E poi mi sono innamorata. Mi sono follemente persa in tutto quel disordine, mi ha colto di sorpresa. Lui mi ha colto di sorpresa. Io amo le imperfezioni e per quanto quella neve fosse meravigliosa, la perfezione mi annoia.
Faceva freddo pur essendo estate, le due di notte erano suonate da un po’, ma lui non se ne andava. Le chiacchiere sommesse facevano meno rumore dei denti che battevano, e io tremavo, ma non dal freddo: avevo paura di fare qualcosa di moralmente sbagliato, che l’etichetta non apprezzava, una signorina per bene come me non poteva permettersi di intrattenersi con un viaggiatore che sosteneva di aver visto terre lontanissime come il Giappone o le Americhe del Sud, terra dei selvaggi. Non sapevo nulla di quest’uomo, solo il suo nome e i suoi occhi color del cioccolato. Poi conobbi anche le sue labbra.

Ricordo chiaramente come si avvicinò a me e un istante prima di chiuderli mi guardò con i suoi occhi liquidi e mi scrutò l’anima, ho paura al pensiero che abbia letto nei miei ciò che io lessi nei suoi: una scintilla illuminava la loro curiosità e il desiderio di scoprire li bruciava. Ma io lottai e non abbassai lo sguardo, a quel gioco avrei vinto io!
Quando sentii le sue ciglia scure sfiorare le mie e un secondo dopo le sue labbra, mi abbandonai al suo abbraccio ma senza cedere a lui il controllo. Mi fece scorrere una mano lungo il braccio, poi l’avambraccio e infine si fece cingere il collo. Quando si abbassò leggermente per sussurrarmi all’orecchio qualcosa in un’antica lingua, sentii la sua barba incolta solleticarmi la guancia sinistra. Ciò che non potrò mai dimenticare è quel suo profumo di terra, spezie e gelsomino. Sentivo il suo cuore battere all’impazzata… o forse era il mio che rischiava di esplodermi nel petto. Non ero abituata a tutto quello, a tutte quelle regole infrante in una frazione di secondo, ma se devo essere pienamente sincera non mi sentii mai più cosi bene dopo quella notte, quegli attimi rubati alla notte.

Stava calando la sera e i fiocchi smisero di cadere. Bene era ora di tornare a casa, mi stavano aspettando in ansia. Ma quella sensazione di libertà, quella luce che ci illuminava, quella notte: non volevo dimenticarmene.
Non lo rividi più ma la dolcezza della sua bocca e il suo respiro caldo sono ancora nei miei pensieri. La sua mano tra i miei capelli e i suoi occhi da leone saranno un piacevole ricordo.

Non smetterò mai di essergli grata: mi ha donato un assaggio di quella libertà primordiale, dell’eccitazione di rompere gli argini, dell’avventatezza.
Quella notte scappai di nuovo da camera mia e mi rifugiai su di una collina e aspettai lo schoccare delle due di notte. Alzai lo sguardo; il cielo era limpido, la luna assente. Una stellata impressionante mi sovrastava: non potei evitare di pensare a lui; in quel momento, disperso da qualche parte tra foglie di piante esotiche e tessuti di seta, stava osservando lo stesso cielo. E se anche lui stesse pensando a me? Credo che non lo scoprirò mai.
  
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