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Autore: fire_94    05/09/2014    1 recensioni
La Profezia della Distruzione e della Creazione narra della nascita di due bambine dotate di poteri divini. Una di loro distruggerà ogni cosa, mentre l'altra è l'unica che può fermarla.
Erynn porta sulla mano il marchio del Dio della Distruzione, ma non capisce perché dovrebbe voler far del male a qualcuno, soprattutto alla gente che ama. E mentre cerca di combattere il proprio destino, un altro grande problema busserà alla sua porta...
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sesto Capitolo

 

 

L'aria oggi è più calda del solito, il sole mi irradia con i suoi raggi cocenti, illuminando in pieno le pagine aperte del libro che ho sulle ginocchia. Sono seduta su un masso bianco molto grande, dalla forma irregolare; attorno a me non c'è niente a parte gli alberi e alcuni insetti che, ogni tanto, mi volano intorno alla testa per poi sparire dalla mia vista. Io tuttavia non ci faccio molto caso, dondolo le gambe mentre leggo tutta assorta.

Dopo aver scoperto di come è nata la Fenice, ieri sera, ne sono rimasta talmente colpita che oggi ho tutta l'intenzione di imparare di più su questi miti, su Ferah e su Cynah. Perciò sono venuta sul sentiero che porta al tempio degli Anziani, fermandomi tuttavia a metà strada, per poter stare da sola, in tranquillità. Mi sono distanziata un po' dal sentiero, giusto per star sicura che nessuno mi disturbi.

Fino ad ora ho trovato poco e niente al riguardo di Ferah, in realtà, dice soltanto che fu la Dea sia della Creazione che della Distruzione, e che fu succeduta dalla figlia Cynah, la quale però non fu in grado di reggere entrambi i ruoli. Divenne così la Dea della Creazione, mentre a diventare Dea della Distruzione fu un'altra, una certa Mioh. Queste due furono quindi succedute da altre due, anche se nel libro non sono citati i loro nomi.

Mi asciugo la fronte sudata con il polso, senza molto successo. Le gocce di sudore continuano a calare incessanti.

Tiro un respiro profondo, quando sento un rumore di passi non molto distante. Mi giro subito in direzione del sentiero, che da qui riesco a vedere sporgendomi oltre il tronco di un albero giovane e robusto. All'inizio scorgo soltanto un paio di stivali di cuoio sporchi di terra che calpestano l'erba con noncuranza; poi, lentamente, faccio risalire lo sguardo per poter vedere la figura intera. Sobbalzo per la sorpresa nello scoprire che si tratta di Alas.

A giudicare dal modo in cui cammina, quasi pestando i piedi a ogni passo, capisco che è arrabbiato. Però non riesco a capire perché si trovi qui. Gli Anziani hanno forse richiesto la sua presenza? Non vedo perché dovrebbero, ma in effetti ci sono parecchie cose che non capisco.

Solo speravo che questa faccenda non riguardasse anche lui. Non voglio che venga coinvolto.

Scendo dal masso dove mi trovo con un piccolo saltello, chiudendo il libro con un tonfo. Lo metto sottobraccio e corro verso Alas, agitando una mano sopra la testa per attirare la sua attenzione.

«Al!», lo chiamo.

Lui si volta verso di me, con una faccia stupita. «Cosa ci fai tu qui?»

«Volevo farti proprio la stessa domanda!», gli rispondo.

Alas arrossisce e distoglie lo sguardo. «Io...», comincia, ma si blocca e si morde il labbro. Lo capisco dai suoi occhi, anche se sfuggevoli, che è preoccupato, oltre a essere arrabbiato. Però a quanto pare trova difficile spiegarmi il motivo.

Deciso di dargli una mano per ammorbidire l'atmosfera. «Io comunque cercavo un posto tranquillo per leggere,» spiego, agitandogli il libro sotto gli occhi.

Alas sembra rilassarsi un po', adesso. «Ah, sì? È interessante?»

Credo stia cercando di sfruttare l'occasione per evitare di dovermi rispondere alla precedente domanda. Per il momento lascio stare, ma non ho intenzione di lasciarlo andare senza scoprire cosa sta combinando qui.

«In realtà, speravo avesse qualche informazione sulla Fenice,» dico.

«La Fenice?», ripete lui, sorpreso.

Annuisco. «Tu ne sai qualcosa?»

«No. So solo che rinasce dalle sue ceneri.»

Mi viene quasi da ridere. «Quello lo sanno tutti, Al!», lo prendo in giro.

Alas mi risponde con una scrollata di spalle. «Allora scusami.» Il suo sguardo tradisce la sua malinconia, e si posa sul pavimento. Lo vedo stringere i pugni, come se volesse colpire qualcosa per sfogarsi. A quanto pare, non riesco a distrarlo molto dai suoi pensieri. Mi sento anche un po' in colpa, so che in fondo è colpa mia.

Mi avvicino a lui di un passo. «Al, che cosa c'è?», gli chiedo allora, senza però guardarlo in faccia. Lo conosco abbastanza da sapere che se lo guardo negli occhi allora potrebbe non riuscire a raccontarmi tutto.

Chiude gli occhi per qualche secondo, poi quando li riapre, tira un respiro profondo. «Ho incontrato tuo padre, ieri,» mi dice. Ha un tono di voce duro che non gli ho mai sentito prima d'ora e che, in un certo senso, mi fa quasi male. «Mi ha detto che quando ti sarai sposata, te ne andrai.»

Non so bene cosa rispondergli. Vorrei raccontargli del mio piano di fuggire subito dopo il matrimonio e cercare l'altra ragazza nominata nella profezia, per chiederle di aiutarmi, di assicurarsi che io non perda in qualche modo il controllo. Ma non posso, altrimenti lui vorrà venire con me, ma sarebbe troppo pericoloso, non posso permetterlo.

«Il signor Oba abita lontano da qui,» spiego, con voce atona, gli occhi rivolti a terra.

«Ma perché hai accettato? Non dovresti farlo!» Ha alzato il tono, ma ancora non mi guarda in faccia.

«Al, mi dispiace, davvero...»

«Non puoi andartene così! Non pensi a come mi sento io? Non pensi a come potrebbe sentirsi tua sorella?» Ormai sta praticamente urlando.

Quelle sue parole sono come un pugno nello stomaco per me. Non ho mai preteso che comprendesse la mia situazione, perché non può, e sapevo che avrebbe sofferto, però... speravo che almeno lui cercasse di consolarmi, che mi aiutasse a superare la situazione. Ma probabilmente la stupida sono stata io.

Chiudo gli occhi, mi tremano le palpebre mentre cerco di combattere contro le lacrime. «Credi davvero che sia facile per me? Credi che io voglio davvero sposarlo? O che voglia lasciare Eryss per sempre e andarmene e non tornare mai più?», sbotto. Ho il volto in fiamme.

Sento un forte calore sul dorso della mia mano, proprio dove c'è il simbolo. Ma non ci faccio caso.

Alas mi fissa in silenzio adesso.

«Io... io non ce la faccio più di gente che mi accusa di cose di cui non ho colpa! Non ce la faccio più...» Ormai sto gridando.

Agito il braccio sinistro, fendendo l'aria come se fossi armata di spada e volessi colpire Alas. La polsiera con cui nascondo il simbolo si straccia all'improvviso, lasciando che il bagliore rosso risplenda nel bosco. Sento che il calore che provavo poco fa sta crescendo sempre di più, e ora dalle dita mi risale su tutto il corpo.

La vedo soltanto con la coda dell'occhio: una fiamma rossa saettante che assale il primo albero che incontra sulla propria strada.

Sconvolta, mi giro a guardare la pianta venire divorata dal fuoco; il senso di calore sul mio corpo adesso è già passato, di botto, come se non ci fosse mai stato.

Alas sposta lo sguardo dall'albero a me in modo quasi frenetico, con la bocca aperta per la sorpresa.

Io però non gli faccio nemmeno caso.

Mi porto la mano davanti agli occhi. La fiamma stilizzata che è racchiusa nel cerchio si muove, e la luce che la illumina è di un colore giallo, che mano mano diventa sempre più rossa, facendola sembrare quasi reale. Questa mattina non era così, sta cambiando...

E a quanto pare mi sta donando i suoi poteri.

Alas deglutisce. «Erynn, ma cosa..? Come hai fatto?», mi chiede, quasi intimorito.

Mi giro a guardarlo, con gli occhi che mi bruciano a causa delle lacrime. Indietreggio di alcuni passi, stringendomi la mano contro il petto. Mi rendo conto di non aver mai avuto così tanta paura in vita mia.

E se gli Anziani avessero avuto ragione fin dall'inizio?

Non si tratta di cosa voglio o non voglio fare, ho un potere distruttivo incredibile che non so controllare. Avrei potuto colpire Alas. Avrei potuto ucciderlo senza volerlo.

«Erynn, rispondimi!»

Non lo sento nemmeno. Mi sono di nuovo concentrata su quel fuoco che, lentamente, sta divorando lo sfortunato albero che si trovava sulla sua traiettoria. Non posso credere di essere stata io. Non l'ho mai desiderato, non l'ho neanche pensato! E non ho sentito nessun avvertimento, prima che accadesse, all'improvviso è successo e basta.

Il fuoco magico si spegne a poco a poco. In tutto avrà resistito forse un minuto.

«Erynn...», mi chiama ancora Alas, questa volta con voce dolce. Fa un passo verso di me, ma io scuoto la testa con forza per intimargli di fermarsi. Lui non mi dà retta. Mi afferra la mano fra le sue e mi fa distendere il braccio, con il simbolo ora in bella vista. La sua presa è gentile ma forte allo stesso tempo.

Tremo, e anche se non c'è niente che desideri più di correre via adesso, rimango immobile. Sta osservando il simbolo. Ormai sa.

Il mio cuore adesso sta galoppando. Non volevo che lo scoprisse, soprattutto non così. Adesso forse anche lui vuole che io vada via. Non potrei dargli tutti i torti, dopotutto avrebbe potuto esserci lui sulla traiettoria di quella fiamma, sarebbe potuto essere stato lui a morire. Il solo pensiero mi fa venire la nausea.

Vorrei scappare via e allo stesso tempo voglio restare, perché forse una parte di me si chiede cosa stia pensando adesso. Cosa pensa ora di me. Gli piaccio ancora?

Mi sembra quasi che il tempo si sia fermato, passa praticamente un'eternità, prima che lui parli di nuovo.

«Perché non me l'hai mai detto?», mi chiede. Il suo tono non è severo come mi aspettavo.

Lo fisso fra le lacrime. «Io... avevo paura che non avresti voluto più vedermi... Avevo paura...»

«Sei una stupida.»

Spalanco gli occhi per la sorpresa. «Cos...»

«Come hai potuto pensare una cosa del genere? Pensavo ti fidassi di me!»

Mi circonda con le sue braccia robuste. Rimango quasi senza fiato per alcuni istanti. Fra tutte le reazioni che avrei potuto aspettarmi, questa non compariva neanche nella lista, eppure è strano. Dopotutto, è una cosa che fa spesso. Tutte quelle poche volte in cui mi ha visto piangere, ha sempre reagito così. Perché credevo che questa volta potesse essere diverso?

Alla fine mi rilasso e appoggio la testa sul suo petto, ascoltando il ritmo regolare del suo respiro.

Forse ha ragione, sono una stupida. Mi fido di lui, eppure non ho mai trovato il coraggio di rivelarglielo. Non ho mai voluto nemmeno provare a cercarlo.

La sensazione del suo corpo così vicino mi piace, mi conforta in qualche maniera, eppure una parte di me vorrebbe soltanto scappare via, il più lontano possibile da lui e da chiunque altro. Si tratta di una parte di me che odio, così codarda. Cerco di ricacciarla indietro, ma la cosa mi risulta davvero difficile.

«Gli Anziani volevano vederti per questo, l'altro giorno?», mi chiede lui, ridestandomi dai miei pensieri.

Annuisco. Poi deglutisco. Senza nemmeno rendermene conto, inizio a raccontargli l'intera storia, di quando appena nata mia madre mi portò al cospetto degli Anziani fino al giorno in cui mi hanno richiamata e io sono uscita prima di sapere cosa volessero davvero. Intanto, lui scioglie l'abbraccio, ma tiene le mani poggiate sulle mie spalle e mi fissa negli occhi. Nonostante la situazione, arrossisce, però non sembra importarsene.

Per qualche secondo restiamo a fissarci, senza dire niente.

Aspetto che sia lui a dire qualcosa, anche se passarono parecchi istanti.

«Forse era questo che volevano dirti,» dice alla fine. «Volevano avvisarti che i tuoi poteri si stanno svegliando.»

Non rispondo, non era questo ciò che speravo dicesse. Avevo sperato in qualcosa che potesse provare a rassicurarmi in qualche maniera. Gli avevo appena rivelato che temevo di poter essere pericolosa per lui, per la mia famiglia e per l'intero villaggio dopotutto. Invece stava cercando di analizzare la situazione in modo razionale. Pensai che fosse spaventato, forse anche più di me.

«E sai, forse so anche come funzionano,» continua Alas. «Prima eri arrabbiata, quando hai lanciato quella fiamma, no? Credo che il tuo potere sia mosso dai sentimenti. Se impari a controllarlo, non dovrai più preoccuparti di poter far del male.»

Le sue sono solo supposizioni fatte in pochi secondi. Non è detto che abbia ragione.

Però, ripensandoci, il mio simbolo ha cominciato a diventare strano e a brillare sempre di più da quando gli Anziani mi hanno richiamata. Da allora, sono stata sempre agitata, ho cominciato ad arrabbiarmi a causa di Bacco, a causa degli Anziani stessi, ho cominciato ad avere paura.

E tutti questi sentimenti negativi hanno accresciuto i miei poteri.

Fino a risvegliarli.

I miei sentimenti sono la chiave di tutto. Più mi arrabbio, più mi rattristo, e più possibilità ci sono che io perda il controllo.

«No,» dico alla fine, in tono fermo.

Alas mi fissa perplesso.

Mi libero dalla sua presa e mi allontano.

Non potrei mai imparare a controllare i miei sentimenti in poco tempo. Potrei averne meno di quanto penso, e in quel mentre potrei far del male a lui o a chiunque altro. Non voglio ferire nessuno. Voglio che tutte le persone a me care siano al sicuro. E non credo che sperare di imparare a controllare un potere tanto instabile possa essere la soluzione.

«Ma, Erynn...»

Non gli do il tempo di terminare la frase. Mi incammino in direzione del villaggio, con l'intero corpo che ancora trema. «Non posso controllarlo, non ho il tempo di imparare a farlo,» gli dico, fermandomi per qualche istante, girata di spalle. So che la mia scelta mi farà soffrire, e so anche che la cosa non gioverà affatto alla mia situazione, ma non saprei cos'altro fare.

«Adesso sono felice di avere un motivo per andarmene. Addio, Al. Non credo che ci rivedremo mai più.»

«Cosa?! No, Erynn, aspetta!»

Ma non lo sto ascoltando più.

Forse dopotutto gli Anziani hanno ragione, io sono destinata a distruggere ogni cosa. Non lo so, ma fino all'ultimo cercherò di combattere, anche se si tratta di una battaglia persa in partenza. Non posso arrendermi, non adesso.

Se sono davvero le mie emozioni a controllare i miei poteri, non sarò mai in grado di imparare a controllarle, perciò posso solo aspettare il momento in cui me andrò da qui, e intanto smettere di provarne. O quanto meno provarci.




Angolo autrice:
Ciao a tutti!
Mi scuso in antipico se troverete diversi errori di battitura o di altro genere, ma purtroppo ho dovuto riscrivere questo capitolo da capo a piedi, e se non faccio passare un'eternità prima di rileggerlo purtroppo nemmeno me ne accorgo. Quindi, quando sarà passato abbastanza tempo, verrò a correggere!
Per quanto riguarda Alas, il motivo per cui andava dagli Anziani verrà scoperto nel prossimo capitolo, quindi non temete, non mi sono dimenticata di spiegarlo xD
Bene, detto questo, spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Grazie a tutti! ^^

   
 
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