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Autore: Baetris    05/09/2014    1 recensioni
Irene è una ragazza di sedici anni e come tutti i suoi coetanei vive le avventure di tutti i giorni, tra feste e primi amori.
Ma Irene non è come gli altri.
Lei non ha semplicemente sedici anni, lei è l'emblema dell'adolescenza.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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La sveglia suona alle 7.30 e scendo a fare colazione.

"Irene, contenta dell'ultimo giorno di scuola?"

"Una cifra proprio."

"Non usare questo linguaggio." tuona mio padre.

"Che sbatti siete!"

Mio padre scuote la testa esasperato.

"Come mai sei a casa?"

"La riunione non è andata in porto, ho preso il treno ieri notte."

"Papà, devo parlarti."

"Dimmi." mi dice distrattamente mentre legge il giornale.

"Come dirtelo… Quest'anno è stato molto duro."

"Uhm."

"Ecco, forse lo è stato fin troppo."

"No! Il Milan ha perso!"

"Puoi smettere di leggere quel giornale?"

"Ti ascolto."

"Forse, anzi, molto probabilmente quest'anno non è andato benissimo dal punto di vista scolastico…"

"Cosa intendi?" mio padre si fa subito serio e abbassa il giornale.

"Credo che mi boccerrano."

"COSA?" mio padre inizia ad urlare, odio quando fa così.

"Non ti arrabbiare…"

"Come cazzo a non arrabbiarmi? Ti rendi conto di cosa vuol dire? Sei un disonore per questa famiglia! Tutti e sottolineo TUTTI in questa famiglia abbiamo avuto il massimo dei voti. Sempre."

"VOI non c'eravate mai! Prova a metterti nei miei panni!"

"Vai a scuola. Continueremo questo discorso con tua madre dopo."

Sto per andare a prendere lo zaino quando mio padre mi ferma: "Dammi le chiavi della vespa e il tuo cellulare."

"Sei impazzito? Come faccio ad andare a scuola?"

"Ti accompagno io, il motorino lo merita solo chi ha dei buoni voti."

"Tu sei pazzo."

"Non parlarmi in questo modo. Ah, dammi anche le sigarette."

"Cosa?"

"Irene non siamo stupidi. Torni a casa sempre con la puzza addosso."

Gli do il pacchetto di Camel e vado a prendere lo zaino.

Per tutto il tragitto sto zitta, mio padre non mette neanche la radio per sentire le notizie: l'unica notizia interessante ora è la mia bocciatura evidentemente.

Arrivo a scuola e vedo tutti i miei compagni sorridenti e felici per l'ultimo giorno di scuola: beati loro.

Ok, in effetti me la sono un po' cercata la bocciatura, ma non è SOLO colpa mia! 

Ma biasimarmi e rimuginare non serve a nulla, quindi tanto vale andare avanti.

"Ciao, Ire."

"Ciao, Gio."

Giovanni è un mio compagno di classe: simpatico e intelligente, appassionato di pallanuoto e abbastanza carino. Non è una bellezza standard, però non è neanche un brutto ragazzo.

"Come stai?"

"Bene, tu?"

"Io sto bene, tu non me la racconti giusta."

Giovanni ha la capacità di capirmi molto bene, anche se non siamo troppo in confidenza.

"Sai, la scuola è finita…"

"Capisco. Comunque mi dispiace, tu eri una delle poche che sopportavo della classe."

"Ahah, grazie."

"Andiamo in classe? Tra poco suona e non vorrei arrivare tardi."

"Tu entra pure, io aspetto un po'."

"Guarda che so che vuoi fumare, fa' pure."

"Grazie papi."

"Sai che sono molto salutista."

"Persino troppo."

"We, abbiamo mangiato pane e simpatia?"

Gli tiro un pugno amichevole sul braccio.

"Mmmh, ciclo?" scherza lui.

"No, sono acida di natura."

Lui ride ed entra a scuola.

Guardo il telefono e sono solo le 8.05, le lezioni iniziano alle 8.15 in genere.

Prendo una sigaretta che avevo nascosto nello zaino e la accendo.

Mi piace guardare gli altri cosa fanno: i migliori sono quelli che studiano per l'ultima interrogazione dell'ultimo giorno di scuola. Poveri.

"Ciao Irene."

Una voce adulta mi chiama da dietro: è la mia prof di arte, l'unica materia in cui vado bene. È una bella donna, sulla cinquantina che gli occhi azzurri e i capelli castani.

"Buongiorno prof."

"Dovresti smetterla." dice riferendosi alla sigaretta.

"Già."

"Allora, emozionata?"

"Prof, per favore. Tanto sappiamo entrambe cosa succederà."

"Se fosse per me non ti boccerei: sei troppo intelligente. Ma sai com'è… Se hai più di tre materie sotto..."

"Lo so, lo so."

Lei viene chiamata da un'altra insegnante e se ne va, lasciandomi da sola nell'angoscia.

 

  
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