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Autore: justme_stripped    05/09/2014    0 recensioni
“Apri gli occhi.” Mi sussurrò una voce all’orecchio. Sospirai nervosa prima di alzare le palpebre. Avevo paura di ciò che avrei potuto vedere.
La neve scendeva lenta e si posava sui rami degli alberi secchi e sulle rocce. Il vento gelido mi graffiava le guance facendomi rabbrividire.
Delle montagne circondavano una piccola valle di campi incolti e di casette di legno. Improvvisamente capii che se fossi caduta da quell’altezza non sarei sopravvissuta.
Genere: Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La prima volta in cui mi accorsi di essere diversa fu quando, insieme alla scuola, stavo visitando un museo.
La struttura era piuttosto imponente e arrivava a cinque piani d’altezza. Mentre stavo salendo le scale per arrivare all’ultimo piano, la mia maglietta si strappò improvvisamente sul dorso, facendo spazio alle piumose ali azzurro-argentate delle quali non sapevo neanche l’esistenza. Quelle ingombranti parti del mio corpo colsero alla sprovvista i professori, i quali vietarono a tutti gli alunni di avvicinarsi a me.
Prima di allora non mi era mai successo niente di simile, ma da quel giorno in poi evitai di salire oltre il quarto piano di un edificio.
Qualche giorno dopo l’episodio, un ragazzo sui sedici anni, Josh, mi venne a trovare a casa.
Inizialmente pensai che fosse uno dei tanti altri ragazzi che volevano vedere il “mostro”.
Poi, dopo essersi guardato intorno furtivamente, senza alcun preavviso, spalancò le sue ali argentee e capii che non era arrivato davanti alla mia porta per insultarmi.
Non mi feci ripetere due volte, quando mi chiese di partire con lui verso un posto dove non dovevo sentirmi diversa, non preparai neanche le valigie e me ne andai insieme allo sconosciuto.
Sobbalzai appena quando scoprii che esistevano altri come me.
Abbandonai la mia vecchia vita, la mia famiglia e la casa.
Tutto questo per sentirmi accettata…in un posto lontano da tutti.
E ora, passate due settimane dalla mia partenza, mi ritrovavo in un rifugio per ‘Oioni’, così ci chiamiamo. Le nostre origini mi erano ancora oscure, tutto ciò che sapevo era che i primi esemplari della nostra specie risalivano ai tempi della Grecia.
Quel luogo era davvero unico, isolato da tutto e tutti. Il rifugio era nel mezzo di una valle, dove la natura prevaleva su tutto. Mentre si camminava per le strade di terra battuta ci si poteva imbattere in famiglie di volpi o cerbiatti che non mostravano neanche un po’ di paura nei nostri confronti.
Sembrava un sogno, tanto era magico quel posto.
Se solo anche mia madre avesse visto quel bel paesaggio! A lei piacevano tantissimo le montagne innevate… Già, mia madre…
Come se mi stesse leggendo nella mente, Josh disse: “Dovresti chiamare i tuoi, così, per non metterli in agitazione.”
Annuii, abbassando lo sguardo sul mio piatto di pasta che avevo ordinato qualche minuto prima. Ora non avevo più fame.
La mia famiglia mi mancava. Tanto. Ma non potevo di certo tornare in quel posto dove tutti mi avrebbero guardata male e chiamata “strega” e dove soprattutto ero ricercata dalle più efficienti forze dello stato, quali FBI e CIA.
Abbandonai la forchetta sul tovagliolo, decisa ormai che non sarei stata in grado di finire il pranzo.
Josh, un po’ preoccupato, allungò una mano dall’altro lato del tavolo per prendere la mia e rassicurarmi. “Andrà tutto bene, te lo prometto” furono le sue parole affettuose.
Non osai nemmeno alzare il viso per guardarlo.
Mi sentivo male: la mia famiglia mi voleva bene e tutto quello che ero riuscita a fare era stato scappare da casa con un ragazzo, che non conoscevo, senza nemmeno avvertire della mia partenza.
Mi si strinse il cuore a pensare a mia madre che piangeva, mentre mi chiamava disperatamente sull’entrata di casa.
Mi sistemai meglio sulla panca, mentre delle lacrime corsero sulle mie guance.
Mi alzai dal tavolo non riuscendo a credere alle parole di Josh e uscii dal locale. Quando tornai all’esterno il pianto era diventato incontrollabile. Mentre mi asciugavo gli occhi col dorso delle mani nude, corsi lontana, pur non sapendo dove andare.
Mi pentii di non aver preso i guanti che avevo lasciato nella baita. Fuori nevicava ancora e il vento si era alzato ulteriormente, cercando di strapparmi la giacca che avevo addosso. Mi strinsi nelle spalle ed espirai formando una nuvola di vapore davanti a me.
Gli occhi mi bruciavano dalla tristezza e le gambe mi dolevano per la corsa senza sosta.
Non seppi bene il perché, ma quasi istintivamente tornai nella pineta dove Josh ed io eravamo atterrati.
Da quell’angolo si poteva scorgere un pezzo di cielo tra i rami dei sempreverdi che mi circondavano.
Uno stormo di uccelli neri planarono giocosamente tra le forti correnti e si lasciarono trasportare.
In quel momento invidiai quei volatili che pacatamente si dirigevano verso le cime delle montagne innevate. Loro erano liberi e uniti allo stesso tempo.
Rimasi per un tempo indefinito a fissare lo squarcio di cielo che avevo sopra di me.
Mi sedetti sugli aghi umidi e lasciai che i ricordi della famiglia mi rigassero nuovamente le guance.
Josh mi fissava, sapevo che era lì accostato ad uno degli enormi tronchi dei pini, ma rimasi immobile. Non cercai di allontanarlo e lui non se ne andò.
Dopo alcuni minuti, si avvicinò e mi si sedette affianco in silenzio.
Continuai a fissare le nuvole alte nel cielo. 
Lentamente mi si chiusero le palpebre dalla stanchezza e dalle troppe emozioni provate in un solo giorno.
Mi addormentai sul suo petto. 


-Angolo 'autrice'-
Hola, non so se qualcuno leggerà questo capitolo, ma io lo scrivo comunque.
Credo di averci messo quasi un anno ad aggiornare questa ff, ma ehi, l'importante è che abbia aggiornato, no? 
Il prossimo capitolo (perchè sì, ce ne sarà anche un altro), l'ho scritto mentre ero a scuola nell'ora di matematica, quindi potrete immaginare il tipo di emozioni che mi ha suscitato l'ambiente circostante haha
Spero che qualcuno legga e che sia di vostro gradimento! 
-C
  
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