Addio...
La pioggia
era fredda. Scendeva dal cielo in grosse gocce trasparenti che picchiettavano
debolmente sulle foglie degli alberi,raggiungendo con una morbida discesa l’erba
verde del bosco. Il cielo era un manto grigio indistinto fatto solo di nuvole da
cui scendeva,torrenziale,quella fredda pioggia. Hinata camminava,sfiorando con la
piccola manina bianca una foglia o un arbusto ogni tanto. I piedi erano scalzi e
fremevano al contatto con l’erba fredda e bagnata. La pioggia scendeva sulla
ragazza,insinuandosi tra i vestiti, scivolando sui lunghi capelli corvini,sulle
guance bianche e sul corpo affusolato di giovane donna. Ma Hinata non ci faceva
caso. Continuava ad avanzare, incurante del resto, il suo unico obbiettivo era
raggiungere la sua meta. Aveva semplicemente bisogno di questo. Le sue gambe
avanzavano in un gesto automatico verso il suo posto segreto,quello che fin da
piccola era stato il suo giardino segreto. L’oasi di pace in un mondo fatto di
guerra. Pochi passi oramai la separavano dal suo piccolo angolo di mondo,quello
che era solo suo. Suo e di nessun altro. Lo spiazzo si aprì davanti a lei in
quella che Hinata avrebbe definito bellezza. Non che fosse un luogo di enorme
splendore però per lei forse lo era,non per quello che appariva,ma per il suo
valore. Era un semplice cerchio d’erba fresca e muschio,attorniato da grandi
alberi i cui rami andavano a formare, sulla sua testa,una cupola verde e marrone
di intrecci arborei. Spiragli di cielo si intravedevano all’interno dei
complicati disegni che si venivano a formare. La pioggia li era meno fitta,
scendeva più delicata con un suono scintillante e dolce,quasi come un ninna
nanna. Hinata si mosse leggera al centro del cerchio perfetto e alzò lo sguardo
niveo su un manto grigio che la fissava di rimando,impassibile. Lacrime presero
a scendere lente dagli occhi chiari di Hinata. Lacrime dal sapore amaro che si
mischiavano ad una pioggia ancora più amara. Come ogni giorno suo padre non
aveva mancato di darle dell’incapace, maledicendo il destino per aver fatto
nascere lei prima della perfetta Hanabi. E come al solito lei era rimasta in
silenzio al centro di una stanza fatta solo di dolorosi silenzi e muti gridi
d’aiuto. A capo chino,aveva subito il torrente di malignità senza fiatare,
cercando di trattenere le lacrime in presenza di Hiashi Hyuga. E quando era
uscita dalla stanza era corsa via. Lontano. Lontano da tutto e da tutti. Lontano
da un mondo ingiusto. Lontano da quella casa fatta solo di fieri e glaciali
occhi bianchi, sempre pronti a scrutare e a giudicare,senza capire e sapere. Se
ne era andata di corsa senza voltarsi, senza dire una parola. Lacrime le
scendevano veloci sulle guance chiare, mischiandosi alla pioggia. E ora Hinata
si chiedeva perché. Non poteva farne a meno. Perché suo padre la trattava così?
Perché lei non era quello che tutti volevano? Domande le rimbombavano nella
testa alla ricerca di una risposta che non voleva arrivare, una risposta che
lei, per quanto si impegnasse, non riusciva a trovare. E piangeva, piangeva per
liberarsi della confusione che le annebbiava il cervello, nella speranza che
qualcuno si accorgesse del muto grido di dolore che quelle lacrime celavano,
forse troppo muto, perché nessuno correva a salvarla della voragine che
minacciava di sopraffarla. I suoi
occhi erano annebbiati di calde lacrime mentre guardavano il cielo,forse
aspettando una qualche risposta,un
segno che le dicesse che quello che stava per fare era dannatamente
sbagliato. Rimase in quella posizione per minuti, forse ore. E finalmente prese
la sua decisione. Dalla tasca del prezioso kimono bianco estrasse un kunai che
per un attimo brillò.
Lo alzò
all’altezza degli occhi e riuscì a vedere la sua immagina riflessa. Era
l’immagine di un piccolo angelo che non aveva altro da perdere perché lei non
aveva niente. Quello che successe
dopo fu molto veloce. La lama scivolo lenta sul polso chiaro e sottile di
Hinata,senza rumore. E la dolce Hinata cadde a terra, sporcando di rosso l’erba.
Tutto intorno la pioggia scendeva più forte, piangendo per la scomparsa di un
anima candida. Forse quella pioggia,con il suo suono scintillante e
melodioso,stava cullando Hinata nel suo ultimo sonno. Nessuna lo sa,ma ora
Hinata ci veglia da un posto un po’ migliore. Forse li finalmente riuscirà a
trovare la pace che qui le era proibito. E allora addio dolce Hinata,rimarrai
sempre nei nostri cuori e quando vedremo una stella penseremo al tuo sorriso che
da lassù ci guarda e ci scalda. Addio…
**spaces for me**
Chiedo perdono per l’alto tasso di depressione,ma questo è davvero un
periodo no l’unico modo che ho per
sfogarmi è scrivere….commentate in molti e se siete pigri pensate che state
rendendo felice un autrice! Grazie in anticipo!!
Princess Hina
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