Il vecchio vigneto
A mia nonna e a mia zia
« Hai le guance rosse rosse, tesoro mio. » mi sussurrava all’orecchio, prendendomi in braccio.
Io l’abbracciavo stretto stretto e mi mettevo su di lui. Incominciavamo a girare per tutto il vigneto.
« Guarda qui che bell’uva, passerotto mio! » « Tieni, assaggia un po’, tesoro. » « Prendi questo fico, è dolcissimo. »
Il nonno mi riempiva di attenzioni. Io stavo sulle sue spalle e guardavo i filari verdi di foglie di vite e rossi e bianchi d’uva, i pochi alberi vicino ai muretti – fichi, peri, meli –, i ficodindia che crescevano spinosi. Il cielo, da lì, era azzurro intenso, luminoso, disteso.
Il nonno, dopo la passeggiata per il vigneto, si sedeva sul suo sgabello di ferula intrecciata e accendeva il grosso camino a legna, buttandoci legnetti, pezzi di legno più grandi e carta. Il fuoco scoppiettante, di un colore rosso/arancio che catturava, riscaldava le ossa e il cuore.
Il nonno cantava sempre vecchie canzoni, con voce rauca e le mani che si muovevano a tempo, e io stavo lì, ad ascoltarlo per ore e ore.
Il nonno è morto il 20 gennaio del 2001. Aveva 80 anni, ormai era invecchiato e si muoveva poco e niente. Col tempo era diventato rugoso, curvo e sempre più debole.
La vendemmia non la facciamo più, adesso il vigneto è pieno di erbacce. I rovi si arrampicano ovunque, espandono il loro dominio fra le viti. La casa è in disuso.
Che desolazione.
Ricordo ancora quando avevamo fatto i fichi secchi e ce li eravamo mangiati tutti in un giorno, sfidandoci. Quando avevo pestato l’uva per la prima volta, nel palmento vicino al vigneto, scuro e sempre fresco.
Il grande pranzo con tutti i parenti e gli amici che aiutavano per la vendemmia, seduti a tavola con davanti un piatto pieno e caldo e tante risa, voci, schiamazzi, battute. Il salotto delle vecchie signore, che si mettevano fuori e chiacchieravano di tutto.
Quei sorrisi, quei volti incancellabili che ancora rivedo lì, in quella campagna ormai selvaggia; quelle persone piegarsi per raccogliere un grappolo, offrirti un po’ d’uva da tavola, parlare e parlare... mentre ora sono solo ricordi che rimbombano nella mia mente, nei miei occhi, riguardando il vigneto.
Che desolazione.
Fine
Voglio ringraziare Livia per la recensione: Bellissima, dici? E triste... quello sì, di sicuro xD .. Grazie.
A presto.
Kò